Ecco perche' con il Superbonus i condomini hanno ''ipotecato'' le loro case
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Gio, Mag

Ecco perche' con il Superbonus i condomini hanno ''ipotecato'' le loro case

Il senso della vita
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Ecco perché con il Superbonus i condomini hanno
Ecco perché con il Superbonus i condomini hanno "ipotecato" le loro case

 

Se camminando, guidando, abbiamo prestato attenzione agli immobili negli ultimi tempi abbiamo notato che molti di essi erano imprigionati da impalcature perché la loro facciata era in rifacimento. Chi è proprietario di uno o più immobili sarà stato invitato a partecipare ad una riunione di condominio se non è stato lui stesso a proporla per vedere di rifare la parte esterna del proprio edificio.

Con il video che vi proponiamo oggi intendiamo rivelarvi cosa si può celare dietro la facciata…

Il nostro incontro è nato dall’esigenza di comprendere meglio cosa stesse succedendo…

Il video che vi proponiamo è utile per i proprietari di immobili, amministratori, agenti immobiliari, commercialisti, architetti, geometri, imprenditori edili, per tutto quel mondo che ruota intorno alla casa.

Il video si intitola: "Ecco perché con il Superbonus i condòmini hanno 'ipotecatò le loro case!"
Relatore: Ivan Giordano, (giurista dell’economia e dell’impresa, tributarista, esperto contabile), direttore di ICAF: ICAF – Istituto di Conciliazione e Alta Formazione è un Organismo di Mediazione Civile accreditato al Ministero della Giustizia ed un Ente di Formazione accreditato al Ministero della Giustizia.

Attraverso un dialogo fitto, ben organizzato, il dott. Ivan Giordano ci farà luce sulle varie, molteplici problematiche che possono emergere dall’aver rifatto il volto ai propri stabili. Un modo per apprendere tante cose che non si sanno… Una spiegazione limpida, chiara, approfondita.

Oramai si sa si vive di facciate e di "facce rifatte", ma raramente siamo al corrente di ciò che si cela dietro una bella apparenza.

Ognuno mette, espone in vetrina quello che presuppone essere il meglio di sé che spesso non corrisponde assolutamente o solo in minima parte alla realtà.

Spesso dobbiamo saper valutare oltre alla forma con cui ci viene proposto un qualcosa anche la vera sostanza.

Un libro molto interessante da leggere che ci può venire in soccorso per comprendere il mondo è: "La REALTÀ della REALTÀ Comunicazione - disinformazione - confusione" di Paul Watzlawich. Da come si legge dalla copertina: "Se questo libro si presentasse come una guida o un manuale, potrebbe promettere al lettore di insegnarli come comportarsi con un rapinatore di banche, con una spia folle, come comunicare con uno scimpanzé e gli extraterrestri o come smascherare le frodi psichiche. Ma Paul Watzlawick si serve di questi esempi solo al fine di dimostrare che la realtà ha molte facce che sono a loro volta determinate dalle tecniche di comunicazione.

Quella del nesso tra comunicazione e realtà è un’idea relativamente nuova, infatti è solo negli ultimi anni che si è cercato di studiare indipendentemente i modi in cui le persone si spingono reciprocamente verso la pazzia e le diversissime visioni del mondo che nascono come risultato della comunicazione.

Watzlawick è appunto uno degli esperti che hanno lavorato in questo campo e con questo libro, la sua prima opera a carattere divulgativo, presenta, in una serie di esempi singolari e talvolta molto divertenti, alcune delle sue scoperte.

"La realtà della realtà" parte dagli elementari problemi della traduzione, in cui lievi sfumature di trasposizione da una lingua all’altra possono provocare serie ripercussioni addirittura nei rapporti internazionali e in cui gli errori nell’interpretazione del reciproco comportamento tra esseri umani e altre creature, come gli orsi, si sono a volte dimostrati fatali.

Si passa poi alla "disinformazione" deliberata, com’è usata nello spionaggio e nei test psicologici, mostrandone l’effetto sul senso della realtà della persona sulla quale è usata. Infine si arriva alle nuove frontiere della comunicazione: gli studi su altre specie come gli scimpanzé e i delfini, con cui recentemente si è giunti a comunicare a un livello molto perfezionato, e i tentativi di comunicazione con intelligenze extraterrestri, tra cui una completa descrizione del progetto OZMA, il primo tentativo scientifico di entrare in contatto con la vita extraterrestre".

È un testo molto attuale, seppur datato, e ci aiuta a comprendere la difficoltà della comunicazione e del linguaggio non solo del mondo degli umani…

Comprendersi è più complicato di quanto non appaia… Quante incomprensioni dovute a modi differenti di interpretare il linguaggio o per mancanza di culture simili o attrezzi… ma anche perché talvolta il linguaggio usato è volutamente confuso… Occorre perciò essere sempre in guardia onde evitare fraintendimenti che possono portare, arrecare molti problemi, danni…

Il libro si apre con una citazione "Venite adunque, e scendiamo a confondere il loro linguaggio, in modo che non s’intendano più". Genesi 11,7

Pensate che non solo il linguaggio parlato è complicato, ma anche quello della musica. Un’orchestra per suonare bene, all’unisono ha bisogno di un buon direttore d’orchestra altrimenti si sente spaesata e lo stesso compositore si trova ad ascoltare la sua musica interpretata in miriadi di modi, se non interviene in prima persona, a dire come deve essere suonata tant’è che i cultori di musica si appassionano alla partitura diretta da…, e suonata da… e cantata da…

Perché ognuno di noi, in effetti, cerca anche ciò che risuona alle proprie corde…

Ma ora vi copieremo il finale, l’ultimo capitolo del libro perché è proprio nel presente che si vive e si può comprendere… Osservare il presente, essere nel presente può divenire "salvezza"…

"Quia tempus non erit amplius ( Non ci sarà più tempo)" Apocalisse 10,6

"Se dell’olio viene versato da un recipiente a un altro, fluisce in un arco liscio e silenzioso. Per l’osservatore c’è qualcosa di affascinante nell’aspetto vitreo, immobile di questo rapido flusso. Forse ci ricorda quell’aspetto del tempo in cui i misteri sono ancora maggiori di quelli del futuro e del passato? Abbiamo visto che, incastrato tra queste due distese infinitamente lunghe del tempo che si spiegano in direzioni opposte, c’è il momento infinitamente breve del presente. È la nostra esperienza più immediata e più intangibile della realtà. Il presente non ha lunghezza e tuttavia è l’unico punto del tempo in cui quel accade, accade e quel che cambia, cambia. È passato prima ancora che possiamo diventarne consapevoli e tuttavia, dal momento che ogni momento presente è seguito immediatamente da un nuovo momento presente, il Presente costituisce la nostra unica speranza diretta alla realtà, di qui la similitudine Zen dello scorrere dell’olio".

Abbiamo visto che, come il quadrato in Flatandia che non riesce ad afferrare la natura di un solido tridimensionale, salvo che in termini di un movimento nel tempo, noi stessi non possiamo concepire il tempo come una quarta dimensione se non mediante l’immagine di un flusso. La nostra mente non riesce ad afferrare il tempo nel senso parmenideo come "intero, unico, immobile, contemporaneamente…", se non in condizioni molto speciali e per momenti effimeri. A ragione o torto questi momenti si chiamano mistici. Ci sono descrizione innumerevoli di questi momenti e per quanto diverse possano essere, i loro autori sembrano concordare che tali momenti siano in qualche modo eterni è più reali della realtà.

Il principe Myskin di Dostoevsky, nel romanzo "L’idiota", è un epilettico. Come per molti dei suoi compagni di dolore, gli ultimi pochi secondi che precedono un attacco grave (la cosiddetta aura) gli rivelano questa realtà:

"In quel momento mi diventa in qualche modo intelligibile la straordinaria affermazione che non esisterà più tempo. Probabilmente […] si tratta di quel medesimo minuto secondo in cui non riusciva a versarsi la brocca capovolta piena d’acqua, in quel secondo, di visitare tutte le dimore di Allah."

Ma il presente perenne non è quasi mai percepito senza le deformazioni e le contaminazioni che vi vengono introdotte dalla mente in base all’esperienza passata e alle aspettative riguardo al futuro. In tutta questa opera abbiamo visto come assunti, credenze, premesse, superstizioni, speranze e simili possono diventare più reali della realtà, e creare quella rete di illusioni chiamata nella filosofia indiana, maya. Pertanto, svuotarsi, liberarsi dal coinvolgimento col passato e col futuro è la meta del mistico.

"Il Sufi", scrive il poeta del tredicesimo secolo, Gialal ad-din Rumi, "è il figlio del tempo presente". E Omar Khayyam desidera ardentemente la liberazione dal passato e dal futuro, sebbene per mezzo di un’altra illusione ancora, quando canta: "Ah, mia beneamata, riempi la coppa che libera oggi dai rimpianti passati e dalle paure future".

Tuttavia, l’esperienza del presente perenne non si limita alle aure o all’ebbrezza. Sembra che anche momenti di grande pace o realizzazione nonché, paradossalmente, stati di grande pericolo, tendano a farlo avverare.

Accadde a Koestler nella cella della morte di una prigione spagnola, mentre occupava la mente con l’eleganza intellettuale della prova euclidea che i numeri primi sono infiniti:

mi travolse come un’onda. L’onda ebbe origine in una comprensione verbale distinta; ma ciò evaporò subito, lasciandosi dietro soltanto un’essenza senza parole, una fragranza dell’eternità, un tremito di freccia nell’azzurro. Devo essere rimasto lì fermo per alcuni minuti, incantato, con una consapevolezza muta che "questo è perfetto - perfetto", […] Poi galleggiavo sul dorso di un fiume di pace, sotto ponti di silenzio. Veniva dal nulla e fluiva verso il nulla. Poi non c’era alcun fiume né alcun Io. L’Io era cessato di esistere", mi riferisco a un’esperienza concreta che è incomunicabile verbalmente quanto il sentimento suscitato da un concerto di piano, tuttavia altrettanto reale - solo molto più reale. Infatti, il suo segno principale è la sensazione che questo stato sia più reale di qualunque altro sperimentato in precedenza.

Ed ecco l’ultimo paradosso. Tutti coloro che hanno cercato di esprimere l’esperienza del puro Presente hanno trovato il linguaggio terribilmente inadeguato.

"Il Tao che si può esprimere non è il vero Tao", scrisse Lao Tzu 2500 anni fa. Quando il maestro Shin-t’ou fu chiesto di spiegare l’insegnamento definitivo del Buddhismo, rispose: "Non lo capirete fino a quando non l’avrete". Una volta che l’avete, naturalmente, non avrete bisogno di una spiegazione.

E Wittgenstein, avendo spinto la sua indagine sulla realtà fino ai limiti della mente umana, concluse il suo "Tractatus" con la frase famosa: "Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere".

Questo, dunque, è il punto migliore per concludere quest’opera.

VIDEO. Ecco perché con il Superbonus i condomini hanno "ipotecato" le loro case. Con Ivan Giordano.

 

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L’Associazione si fonda su tre pilastri:

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