The divine gypsies: Canti devozionali, mantra. Il potere della parola
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Gio, Mag

The divine gypsies: Canti devozionali, mantra. Il potere della parola

Il senso della vita
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The divine gypsies: Canti devozionali, mantra. Il potere della parola
The divine gypsies: Canti devozionali, mantra. Il potere della parola

 

il 15 Aprile 1912 il transatlantico “Titanic” affonda in una collisione con un iceberg… Era il suo primo viaggio… Si dice che il buongiorno si vede dal mattino… All’epoca rappresentava il massimo della tecnologia navale ed era il più lussuoso transatlantico dell’epoca…

Le varie rivoluzioni industriali collegate a quelle tecnologiche hanno apportato grandi modifiche alla Terra come pianeta, al mondo come immagine, alla società non solo per il comfort apportato, ma soprattutto per le modificazioni, le trasformazioni sociali avvenute… La tradizione è lentamente, ma non del tutto sfumata, si sono offuscati i nomi come Cassiano, Giovanni della Croce, le loro pratiche contemplative ed i loro mantra si sono resi via via sempre più invisibili, quasi sono dissolti dalla conoscenza dei più.

I viaggi in America del primo ‘900 non solo hanno inaugurato nuove possibilità, in un territorio vergine, di costruirsi delle nuove vite, ma hanno condotto sia dall’Oriente che dall’Occidente nuovi Maestri a concimare lo spirito.

In questa tensione - tra Oriente ed Occidente - si spinge in America un nuovo vento e clima… Approdano pertanto Maestri illuminati come Paramhansa Yogananda che attrae con le sue parole, le sue tecniche di meditazione anche molti Occidentali del nuovo e vecchio mondo. Anche coloro che si sentono avventurieri dello spirito, ricercatori dello spirito, ma non si sentono portati alla vita monastica e a costituire una famiglia o hanno deciso di separarsi da essa. In molti apprendono il linguaggio di Paramhansa Yogananda.

Verrebbe da chiedersi il perché di tali fenomeni! L'Occidente si ispira ad Oriente per la spirituallità... Un astro si abbassa ed altro si innalza? Un polo magnetico che acquista più energia? Lo spirito essendo leggero è il primo ad avvertirlo e la vita materiale l’ultima perché la più pesante? Le influenze e le esperienze filosofiche, letterarie di Schopenhauer, von Keyserling, Pierre Loti, Pound, Hesse? Solo per citarne alcuni nomi, tra molti... Difficile da dirsi con certezza fatto sta che la spiritualità da fine 800 e nel 900 attinge e porta ad Oriente… Un Maestro come Paramhansa Yogananda richiama una moltitudine di seguaci. I Beatles, per esempio… Di questo Maestro sappiamo che: nel 1° agosto 2004, all'inizio della Convocazione mondiale della SRF, fu presentata la nuova opera di Paramahansa Yogananda dedicata all’interpretazione dei testi di Gesù: The second Coming (La seconda venuta di Cristo).

Paramahansaji racconta dell'apparizione di Cristo a lui, benedicendolo e della nuova scrittura dicendo:

“Non sono io l'autore. È Cristo”.

"Il mio singolare desiderio di discernere correttamente il vero significato delle parole di Cristo ha ricevuto una meravigliosa conferma una notte durante un periodo in cui stavo lavorando a queste interpretazioni. Era nell'Hermitage di Encinitas, in California. Ero seduto nella mia stanza buia in meditazione, pregando profondamente dalla mia anima, quando all'improvviso l'oscurità lasciò il posto a un celeste fulgore blu opale. L'intera stanza era come una fiamma opale. In quella luce apparve la forma radiosa del benedetto Signore Gesù.
Il suo volto era divino. Il suo aspetto era quello di un giovane sui vent'anni, con barba e baffi radi; i suoi lunghi capelli neri, divisi in mezzo, avevano una luce dorata. I suoi piedi non toccavano il pavimento. I suoi occhi erano gli occhi più belli e più amorevoli che avessi mai visto. L'intero universo lo vedevo brillare in quegli occhi. Stavano cambiando all'infinito e con ogni transizione di espressione ho capito intuitivamente la saggezza trasmessa. Nei suoi occhi gloriosi ho sentito il potere che sostiene e comanda la miriade di mondi.”
Paramahansa Yogananda The Second Coming…

E noi vi riportiamo un racconto: In un villaggio non pioveva da molto tempo. Tutte le preghiere e le processioni non erano servite a nulla: dal cielo non scendeva neanche una goccia. Presi dalla disperazione gli abitanti del paese si rivolsero al grande uomo della pioggia. Egli venne e chiese di potersi fermare per cinque giorni in una capanna ai margini del villaggio, con un po’ di pane ed acqua. Quindi rimandò tutti alle loro occupazioni quotidiane. Al quarto giorno cominciò a piovere. Tutti si rallegrarono e corsero dai campi e dai diversi posti di lavoro verso la capanna dell’uomo della pioggia per festeggiare con lui e chiedergli quale fosse il segreto. Egli rispose: “Non sono stato io a far piovere”. “Ma sta piovendo”, disse la gente. L’uomo della pioggia rispose loro: “Giungendo nel vostro villaggio mi accorsi che regnava un grande disordine esteriore ed interiore. Così mi ritirai nella capanna e cominciai a fare ordine in me stesso. Una volta raggiunta tale armonia anche voi avete fatto ordine, e quando è stato fatto ordine in voi anche la natura ha raggiunto il proprio ordine. Allora ha cominciato a piovere”. Nel periodo della pandemia 3 musicisti seguaci di Paramhanansa Yogananda, Marcella Candilera, voce, harmonium indiano, cembali, controcanti, cori, Amedeo D’Obici, tabla, mridanga, bongo, cembali, campanelli, shaker, Luigi Gagliardi: voce, chitarra, chitarra slide, tempura, ukelele,basso elettrico, controcanti e cori grazie ad un’idea, progetto di Gianni Santangelo si riuniscono e divengono “The divine Gypsies” e danno vita a: Tribute to Sri Krishna. Il video che vi porgiamo è proprio sulla realizzazione del loro doppio CD che vi presentiamo. In un periodo di caos, tensione, paura, i musicisti si riuniscono per dar vita a delle musiche e canti devozionali scorgendo che oltre il presente opprimente vi è sempre “luce”, “suono”. Nel corso del video si parlerà nel dettaglio del CD, di loro e delle musiche.

Nel sito di Marcella Candilera, invece, si può leggere:

MASARU EMOTO

Secondo la cultura giapponese l’acqua è un elemento estremamente sensibile e ricettivo in grado di registrare la vibrazione più sottile (definita ‘Hado’) dell’energia presente nel suo ambiente. Masaru Emoto, ricercatore giapponese, ha messo a punto una tecnica per esaminare al microscopio e fotografare i cristalli d’acqua esposta a parole scritte, a musica, preghiere, parole pronunciate, acqua di montagna, acqua inquinata. Con i suoi esperimenti ha dimostrato che la struttura dei cristalli d’acqua cambia notevolmente in base alla natura dei messaggi. Come scrive lui stesso:

“La parola scritta è un simbolo visibile dei pensieri e dei sentimenti ed è perciò carica di vibrazione e informazione. L’unica differenza che frasi e immagini hanno rispetto alla musica, è il fatto che le vibrazioni e informazioni contenute nelle lettere e nelle immagini sono basate su frequenze non udibili. Il pensiero abita in un regno di frequenze più elevate della parola. Abbassando la frequenza diventa parola e, se la parola è investita di melodia e ritmo, la chiamiamo canzone o musica. Non per niente in quasi tutte le tradizioni, l’intelligenza chiamata Dio (ma ognuno la chiami come preferisce) crea la materia tramite il suono, il verbo, la parola. Questa parola originaria, muovendosi verso la materia, abbassa la frequenza e diventa forma. Nella lettera è forma astratta, nel corpo biologico questo potenziale si trasforma in vita. Le informazioni contenute in questa parola creativa (crea-vita) creano appunto la forma materializzata, il corpo.”

Sappiamo dunque che il corpo fisico è composto al 90% di acqua che, sottoposta alle vibrazioni di parole e pensieri positivi forma dei cristalli bellissimi simili a quelli della neve, mentre se viene attaccata da vibrazioni di parole e pensieri negativi reagisce creando strutture amorfe e prive di armonia.

Il potere della parola è immenso noi desideriamo soffermarci invece sulla definizione di contemplazione: è il termine utilizzato in tutto il Medioevo per indicare la preghiera senza un oggetto. Era la forma suprema e la meta di ogni preghiera.

Si distinguevano tre forme di preghiera:
1 preghiera orale - oratio
2 preghiera meditativa - meditatio
3 preghiera contemplativa - contemplatio

Teresa d’Avila ci ha tramandato una ripartizione ancora più precisa:
1 preghiera orale
2 preghiera mentale (interiore, profonda)
3 meditazione (riflessione, eventualmente con lettura)
4 preghiera di raccoglimento (attiva e passiva)
Al di là di queste forme comincia la vera preghiera contemplativa:
5 preghiera della quiete 6 contemplazione (chiamata anche unio mystica, raccoglimento, arte di amore)

Le prime quattro forme si rivolgono all’intelletto e ai sensi dell’uomo: egli prega dunque utilizzando i sensi, i sentimenti e la ragione, occupandosi di contenuti della coscienza, quali immagini, parole, metafore o la natura, mediante i quali si attivano le potenze dell’anima. I mistici la chiamano meditazione; oggi si parlerebbe di riflessione. La contemplazione, invece, è possibile solo quando la ragione, la memoria e la volontà tacciono. Le potenze dell’anima sono passive nella contemplazione. Accade qualcosa a colui che prega. L’attenzione non è rivolta a contenuti di alcun tipo; anche le immagini religiose, le visioni, le voci interiori ed i pensieri vengono abbandonati nella contemplazione. La contemplazione è puro raccoglimento. All’orante accade qualcosa. È un risveglio alla nostra vera natura divina. Non esiste alcuna religione che non indichi un duplice cammino verso Dio. Per questo la teologia ha sviluppato i concetti di apofatico e catafatico (apo = via da; Kata = come da, conformemente a; phatis = discorso, parola).

Dato che noi, come mondo di Eumeswil, stiamo sostando su: “Pneuma, Verbum et Imago: vie verso la conoscenza e la comunicazione” queste realtà, ci preme analizzarle essendo apportatrici di un soffio vitale, di un respiro ampio, ricolmo di prana: energia vitale, cosmica ed i mantra del mondo occidentale ed orientale mettono in risalto la potenza della parola. Ciò che riportiamo meriterebbe approfondimento ampio dall’avventuriero spirituale, dal ricercatore spirituale.

Noi cerchiamo di inviare solo degli input invitando a non confondere e mischiare vie, sentieri spirituali che altrimenti non porterebbe ad alcun incontro ed indirizzarsi verso veri insegnanti ponendo molta attenzione perché, nelle epoche buie e dove è di voga la "new age" e non solo, ci sono tante pseudo vie e tanti furfanti! Anche la crescita spirituale - per alcuni imbroglioni - è fonte di lauto guadagno…

Ora riportiamo fedelmente Willigis Jäger su:

LA PREGHIERA MANTRICA

“Giorno per giorno, attraverso i nostri sensi, dunque mediante la vista, la parola, il contatto fisico, l’ascolto, ecc. entriamo in contatto con il mondo esterno. Ma possiamo anche rivolgere tali facoltà verso l’interno. Ecco che ci faranno da guida verso una realtà più profonda".

Tutte le religioni conoscono parole e suoni sacri che vengono continuamente ripetuti. Ad esempio nell’Islam i 99 nomi di Allah vengono recitati sgranando un filo di perle. Tuttavia si dice che il centesimo nome di Allah lo conosce solo il cammello, in quanto non può essere colto a livello intellettuale, se ne può solo fare esperienza. I sufi hanno le wazifa, gli induisti conoscono i mantra, i buddisti ripetono il nembutsu o i sutra. Anche noi cristiani disponiamo di parole e di preghiere che ripetiamo continuamente, come la preghiera di Gesù: “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me”. Ma anche il Kyrie è una preghiera di questo genere, così come l’alleluia, il maran atha, intonati e ripetuti più volte. Il suono dispone di una dinamica propria che va ben oltre le sue vibrazioni e che può condurci nel profondo della nostra consapevolezza. Ovviamente anche il rosario e le litanie appartengono alle forme mantriche di preghiera. Per semplicità, qui di seguito, chiamerò tutte queste forme solo “mantra”.

Il mantra cattura per così dire l’infinito nel finito. Si fa esperienza dell’infinito nel suono. Non si tratta dunque di una formula magica per ottenere un incantesimo; non ha nemmeno un carattere ipnotico ed una forza propria. Amplifica piuttosto potenze già presenti in noi. Ci collega a qualcosa che è già presente. Collega la nostra coscienza di veglia al profondo del nostro essere.

Tale profondità ha un’estensione maggiore rispetto al linguaggio e ai concetti. E così il mantra è pre linguistico ed è molto adatto ad allontanarci dalla coscienza di veglia, avvicinandoci ad un’esperienza più completa. Ora il contenuto della parola recitata non ha importanza: essa agisce ad un livello psico- spirituale non soggetto al nostro pensiero discorsivo. Il mantra ci collega a potenze e correnti che attraversano sempre il nostro corpo, ma che vengono amplificate grazie alla pratica ripetuta di preghiera. Fa vibrare qualcosa in noi, ci spinge verso un percorso interiore, portandoci alle vere fonti del nostro essere.

Nelle vecchie scritture del buddismo tantrico, si dice dell’OM: “Questo mantra è il più potente; la sua forza da sola è in grado di trasmettere l’illuminazione". E le Upanishad dicono: “Chiunque ripeta 35 milioni di volte il mantra sacro viene liberato dal proprio karma e da tutti i suoi peccati. Viene redento da ogni legame e raggiunge la liberazione assoluta".

Nei racconti di un Pellegrino russo leggiamo che lo staretz consiglia di ripetere dodicimila volte al giorno la preghiera di Gesù. Nella preghiera mantrica l’importante è la ripetizione. Dopo un certo periodo la preghiera sviluppa una dinamica propria. È essa stessa a pregare in noi.

VIBRAZIONI ED ARMONIA NEL MANTRA

Oggi sappiamo che ogni particella nell’universo dispone di una frequenza propria. L’identità di ogni cosa sembra avere a che fare con la propria frequenza. Già il filosofo Pitagora affermava che una roccia è musica pietrificata. La scienza ha scoperto che ogni particella nell’universo fisico dispone di un proprio schema di frequenze e vibrazioni. Il mondo è davvero suono, anche se noi non siamo in grado di sentire tutti i suoni. Noi esseri umani dipendiamo molto di più dalle vibrazioni di quanto riteniamo. Cleve Backster, un esperto della macchina della verità, fece una scoperta strana durante un esperimento effettuato su alcune piante. Stava cercando di verificare come reagiscono quando se ne bruciano le foglie con una candela. Gli apparecchi di misurazione cominciarono a reagire in modo estremo già al momento in cui aveva solo pensato di dare fuoco ad una pianta. Le piante dunque leggono il pensiero. Sappiamo del resto che le piante crescono meglio se curate da alcune persone piuttosto che da altre, dunque che reagiscono notevolmente alle vibrazioni emesse. Chissà che anche noi uomini non ne veniamo influenzati più di quanto non pensiamo.

Dunque le frequenze esercitano una notevole influenza sulla nostra vita. Se ce ne rendessimo conto meglio noteremmo che, pensieri negativi o carichi di invidia nella nostra famiglia, nella società, tra partner o colleghi di lavoro hanno un’influenza decisamente maggiore rispetto a quanto si ritenga normalmente. Ovviamente anche i pensieri benevoli che ci scambiamo hanno un loro effetto positivo. Una coesistenza armoniosa nasce da ciò che emaniamo a livello non verbale.

Una tale armonizzazione può essere misurata. Quando tra due persone si instaura un buon dialogo, le onde della corteccia grigia vengono a coincidere; questo avviene anche in presenza di armonia tra un sacerdote e l’assemblea dei fedeli, come del resto, naturalmente, anche tra marito e moglie. Perfino negli animali possiamo osservare come, ad esempio, branchi di pesci o stormi di uccelli cambino direzione all’improvviso come se avessero ricevuto un ordine. Un ricercatore scrive: “Il branco o lo stormo assomigliano più ad un singolo individuo, ad un unico organismo. I comandi provengono dal collettivo". La fisica chiama questo fenomeno armonizzazione e risonanza. Al giorno d’oggi si presume anche che le malattie sembrano nascere in particolare dal fatto che il nostro corpo non è in grado di vibrare in modo armonioso in tutti i punti.

INTONAZIONI

I mantra sono costituiti da vibrazioni. Quando li intoniamo cominciamo a vibrare anche noi. L’importante non è produrre da sé un suono, ma diventare cassa di risonanza. Il suono deve vibrare attraverso tutto il corpo. Ci si può addirittura rivolgere in modo particolare alle singole parti del corpo, come le gambe, il bacino, il petto, il collo, le braccia e la testa. La recitazione mantrica e l’intonazione di tali mantra sciolgono le contrazioni qui presenti.

Possiamo anche caricare tale suono di sentimenti, quali la dedizione, l’amore, la fiducia, la benevolenza. È anche idoneo a scaricare aggressioni presenti, che in un tal modo non vengono rivolte verso qualcuno di preciso. Ma tutti questi non sono che obbiettivi intermedi. In effetti dovremmo cercare di diventare una cosa sola con il suono in modo che poi esista solo il suono. Tutto il resto scompare, affonda per così dire in esso o è solo questo suono. L’obiettivo di tale tecnica è proprio quello di farne esperienza in noi e in tutto. Diventare un tutt’uno con il suono provoca un’apertura della consapevolezza. Tutto vibra nello stesso ritmo. I confini dell’ego crollano e noi facciamo esperienza di noi stessi in tutt’uno con il divino in noi ed in ogni cosa.

IL ROSARIO
Il rosario è la preghiera mantrica più nota ai cristiani - in particolare cattolici. Sviluppa il massimo della sua potenza quando viene recitato in gruppo, in modo monotono e ritmico.

Le mie esperienze di preghiera sono legate al rosario. Avevo circa sei anni e mi trovavo in chiesa per la recitazione del rosario con un paio di donne che, come d’uso, ripetevano in modo monotono e meccanico i misteri, alle quali poi si aggiungevano le altre donne del gruppo mormoratrici. Questo mi portò improvvisamente in uno stato di coscienza diverso da quello quotidiano ed io mi resi conto che dietro a tutte le parole esisteva una realtà che trascendeva la normale coscienza di veglia. Lo stesso si verificava quando, da bambino, ascoltavo le litanie che, col loro ripetersi monotono, mi trasportavano in un’esperienza di preghiera più profonda. La ripetizione ritmica e monotona è una componente fondamentale della preghiera mantrica. Ciò che qualche cristiano liquida con un certo disprezzo conduce il vero orante verso un cammino interiore, permettendogli di entrare più intimamente in contatto con Dio.

Come già menzionato, qualcosa di simile avviene anche con la preghiera di Gesù, che ha lo stesso effetto del rosario. Invece di disprezzare questa forma di preghiera dovremmo provare a sperimentarla in prima persona.

RIPETERE UNA PAROLA

Nella contemplazione, anche la ripetizione della “parola” rientra nella categoria della preghiera mantrica. Tale parola ci accompagna fino alla morte, anzi anche oltre alla morte. È una forma di abbandono di tutte le immagini e idee, per abbandonarci completamente alla volontà di Dio. Ci libera dalla tensione del mondo delle forme, tanto che non chiediamo più di andare in paradiso, ma che la volontà di Dio si compia in noi: “Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito”.

Tuttavia per giungere a questo, sarà necessario esercitare nel corso della vita. La preghiera- parola aiuterà solo colui per la quale è diventata preghiera incessante già nel corso della vita.

In Occidente abbiamo quasi completamente dimenticato le forme di orazione mantrica. Nelle religioni orientali vengono molto apprezzate. John Blofeld, nel suo libro “I mantra. Sacre parole di potenza” (Ed. Mediterranee), racconta di un vecchio monaco che, alla domanda sull’origine della calma serafica che emanava, rispondeva dicendo che il suono del mantra permetteva allo spirito di fare esperienza in modo misterioso della sua armonia nascosta con il tao, il cammino e il senso primordiale dell’essere. Blofeld scrive: “Io stesso sono stato quindi in grado di fare esperienza della superiorità della forma mantrica rispetto alla preghiera. Dal momento che le preghiere hanno un significato concettuale e pregiudicano la quiete dello spirito con il pensiero da esso evocato, lo spirito non può giungere ad uno stato tranquillo e indisturbato nel quale riflettere la quiete dell’origine. Rimane impigliato in dualismi - come ‘io, colui che prega’ o ‘Lui, colui al quale rivolgo la preghiera’. La preghiera, nel migliore dei casi, costituisce una forma propedeutica all’unione mistica. E per quanto riguarda poi le preghiere che contengono una richiesta, non ci può essere niente di meno spirituale di una preghiera intesa ad ottenere vittoria o condizioni atmosferiche particolari o un po’ di fortuna, cosa che può sempre avvenire a scapito di altri".

Angelo Silesia esprime lo stesso concetto in un verso: “Chi chiede a Dio dei doni, si trova in un bel guaio. Adora la creatura e non il creatore”. 

VIDEO. "Tribute to Sri Krishna" - by The Divine Gypsies: M. Candilera, A.D’Obici, L.Gagliardi, G.Santangelo

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

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