Verso la fine del mito Europa e il sorgere di Bitcoin, tra repressione ed utopia di El Salvador
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Ven, Mag

Verso la fine del mito Europa e il sorgere di Bitcoin, tra repressione ed utopia di El Salvador

Il senso della vita
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Bitcoin, tra repressione e utopia di El Salvador, alcune riflessioni sul Brics e la crypto arte
Verso la fine del mito Europa e il sorgere di Bitcoin, tra repressione ed utopia di El Salvador

 

Vi ricordate, una vecchia canzone, di Liza Minnelli che così faceva?:

I soldi fanno girare il mondo
Money makes the world go around

Il mondo gira
The world go around

Il mondo gira
The world go around

I soldi fanno girare il mondo
Money makes the world go around

Fa girare il mondo.
It makes the world go 'round.
Un marco, uno yen, un dollaro o una sterlina
A mark, a yen, a buck or a pound

Un dollaro o uno yen
A buck or a yen

Un dollaro o una sterlina.
A buck or a pound.

È tutto ciò che fa girare il mondo
Is all that makes the world go around

Quel tintinnio, tintinnio
That clinking, clanking sound

Ora non sentiamo più il tintinnio dei soldi, ma il mondo dei soldi assorbe l’attenzione dei più! Come fare soldi? E come farne sempre di più?

Certo perché per taluni non esiste mai l’essere appagati, soddisfatti! Per taluni, non esiste mai, il settimo giorno quello che quando ogni cosa è compiuta la si contempla! Non essendo, la stragrande maggioranza, dedita a far progredire la ricerca interiore “dell’energia solare”, ma la immaginano solo come pannello solare e spesso come una delle fonti di guadagno... Il senso di essere felici, in pace con se stessi, semplicemente sereni e così volgersi ad osservare il creatore ed il creato, con senso di gratitudine, pare impossibile…

Ed ecco - allora - per tutti coloro che conoscono il linguaggio della finanza, grazie alla presenza di Marcello Bussi, - oggi - ci soffermeremo ad osservare nel nostro video per il fine settimana: "Bitcoin, tra repressione e utopia di El Salvador e alcune riflessioni sul Briks e la cripto arte!" Ci spostiamo sui nuovi scenari che prendono sempre più campo nel mondo economico, finanziario. Marcello Bussi, con competenza, disincanto, sagacia, ironia, filosofia e quasi come uno storico dell'economia oltre che un eccelso narratore, ci trascinerà in modo avvincente, attraverso queste nuove realtà che stanno sempre più emergendo!

Noi invece vi riporteremo con il nostro scritto al nostro numero degli Annali del 2014 su: "Il Coraggio"

MITICA EUROPA
di Gianni Vannoni

Sapevano ciò che dicevano, gli antichi greci, quando affermavano che il mito non è un racconto meramente fantastico, in quanto offre la possibilità di superare la soglia costituita da alcuni limiti della ragione umana, per accedere ad un mistero di ordine superiore.

Non lo sapevano invece quei pastori del secolo breve, che si misero a cancellare ogni traccia del mito dalla religione, per renderla più conforme al breve volgere del secolo. Non furono coraggiosi, ma soltanto temerari. Credevano di accorciare il naso troppo lungo dei poeti e non si avvidero che invece stavano segando proprio il ramo sul quale erano seduti. “In verità, anche questi pastori continuavano ad essere di razza ovina!” Così parlo Zarathustra e un grande filosofo, pur essendo figlio di pastore, non se ne offese, ma lo annotò a futura memoria. Tanto di cappello.

Qui si potrebbe anche dire, e sia detto per inciso, che i cappelli sono due. L’uno per rendere omaggio a Nietzsche e l’altro per introdurre l’argomento che si è indicato nel titolo.

*
Una bella ragazza in riva al mare. Ha soltanto quattordici anni. Zeus la vede e se ne invaghisce. La ragazza si chiama Europa, è una principessa, figlia del re di Tiro. Zeus si toglie la barba, depone lo scettro e decide di mostrarsi sotto forma di toro. Anche questo è un modo di apparire. Un toro enorme, grande quanto una barca e sulla sua groppa la ragazza solca il mare fino all’isola di Creta. Si può dire che se la porta a casa, poiché Zeus era nato proprio a Creta. Questo è il mito del ratto di Europa. Ma si tratta di un vero rapimento? Le motivazioni del cuore avventuroso hanno sempre qualcosa di enigmatico, tuttavia conviene domandarsi se la filigrana dell’insolita vicenda sentimentale sia la paura, o non piuttosto il coraggio.

Alla principessa fenicia, per attraversare il Mediterraneo fluttuando sul rapido scafo taurino, la mano stretta a un corno, non fu in qualche modo necessaria una certa dose di coraggio o di intrepida incoscienza?

Il mito piacque al poeta latino delle "Metamorfosi", Publio Ovidio Nasone, e anche a uno scrittore del Novecento, Massimo Bontempelli, che lo rielaborò in un racconto intitolato “Viaggio d’Europa”. Del testo novecentesco, non facile a reperirsi, si riproduce di seguito un brano, in cui Europa domandava scherzosamente al toro cosa volesse.

Così parlando, ancora stava chinata e gli teneva una mano sul collo. Il toro molto pianamente spostandosi venne a fare una leggerissima pressione contro il fianco d’Europa, che quasi senza avvedersene si trovò seduta sul dorso. Allora lui dolce dolce ridrizzò le zampe e si rimise in piedi con Europa in groppa posta di fianco come sopra una cavalcatura. Questa volta le fanciulle batterono le mani.

Anche noi dobbiamo applaudire, perché non capita spesso di leggere cose di questa bellezza. Il racconto, che è paragonabile a un gioiello dell’art déco, fu scritto nel 1939; già allora era viva l’idea di una federazione degli Stati Europei, che poi, se Italia e Germania avessero vinto, sarebbe venuta a configurarsi come un "ordine nuovo". Certo, sarebbe stata un’Europa senza ebrei, senza massoni e … senza gli zingari! Ora ci provano i reietti, non gli zingari, gli altri, quelli che non si aggirano nei pressi delle stazioni ferroviarie ma stanno "dietro le quinte".

Mentre scrivo queste parole sento la voce del Grande Fratello, con il suo timbro un po’ metallico; mi dice:
- Attenzione, sindrome del complotto.

Spiegalo tu, al Grande Fratello, che questa è un’ipotesi euristica. Sarebbe errato scambiarla per un sintomo. Ti chiedo la cortesia di questo favore perché io sono figlio unico e quindi non ho fratelli, né piccoli, né grandi. Un semplice dato di fatto. Che cosa posso farci? Lo sapevo che mi avresti compreso.

Ma, poiché non si può vedere dietro le quinte, diamo un’occhiata a ciò che avviene sulla scena. Dal punto di vista politico, si assiste a una commedia che talvolta può anche far ridere, ma al di sotto, al livello sociale, c’è un Paese impoverito dallo sfruttamento, con tanti giovani senza lavoro e persone che si sono impiccate perché non potevano pagare le tasse. A un certo punto lo spettatore, se non è affetto da sindrome di Down, si accorge che la commedia superficiale ha come precipuo scopo quello di distrarre dalla visione di una tragedia e sulle sue labbra il riso si spegne. Diventa triste.

Allora appare il Mef. Tutti credono che sia Mefistofele, Mef per gli amici. Invece no, Mef va letto come un acronimo. È il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che per la gioia dei numismatici e dei collezionisti ha fatto coniare una bella moneta d’argento da cinque euro. Così il Mef vuole celebrare il semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, che va dal luglio al dicembre 2014. Sul dritto della moneta è raffigurato il busto di Cerere come allegoria dell’Italia, con la scritta “Repubblica Italiana”. Sul rovescio il ratto di Europa, con le dodici stelle della Comunità europea e la scritta “Presidenza Italiana Consiglio Unione Europea”.

Nello stesso tempo il presidente Matteo Renzi ha scritto su Twitter che la parola chiave del semestre italiano “deve essere coraggio”.

Coraggio e buon umore, verrebbe da dire, se è vero che “la polizia italiana fa ridere”, come sostiene una rom, che delinque abitualmente a Firenze, la città di Renzi, con gli altri zingari rumeni (cfr. Primo piano Firenze, “La Nazione”, 26 luglio 2014, p.3).

*
Non c’è dubbio che il toro sia un simbolo del coraggio e salire sulla sua groppa denota il piacere di avere coraggio. Ma questo di cui si parla è un toro molto particolare, perché è una manifestazione di Zeus, cioè della potenza divina. E soltanto se l’Europa ritroverà la sua fede in Dio potrà recuperare il senso del proprio destino e della propria missione nel mondo.

Che inerisca alla parte più civilizzata del pianeta una missione di salvaguardia della civiltà può sembrare autocelebrativo da un lato, tautologico dall’altro, sicuramente non è una spiritosa invenzione, alla maniera di certi filosofi del Settecento. No, non è nel secolo dei lumi che va cercato il punto di riferimento, ma nel secolo breve, in quella “letteratura della crisi” in cui la meditazione di autori come Spengler e Thomas Mann, Ortega y Gasset e Johan Huizinga si solleva ad altezze problematiche, in cui la crisi della civiltà prende coscienza di se stessa in quanto problema.

Dio creò l’uomo libero, perché potesse evolversi sviluppando la scintilla spirituale che Dio stesso gli ha donato, ma questa scintilla può anche spegnersi e l’uomo tramutarsi in una termite. L’organizzazione sociale delle termiti è la più antica e apparentemente la più adatta alla sopravvivenza, eppure ha qualcosa di sinistro e di repellente. Rappresenta una cultura molto elevata ma unicamente fondata su considerazioni di utilità economica, con l’esclusione di tutto ciò che è ludico, artistico o mistico. Le termiti hanno veramente realizzato l’ordine totalitario socialista, nel quale è negata la possibilità di qualsiasi evoluzione per l’individuo, completamente asservito agli interessi della collettività.

Proviamo a immaginare che cosa avrebbe scritto un autore come Bontempelli, qualora la sua rielaborazione del mito fosse andata oltre il termine assegnato. Zeus domanda a Europa se si trova bene a Creta, nella sua caverna sul monte Ida.

Europa risponde che il posto è bello ma si sente un po’ sola, perché ci sono soltanto le termiti che trasportano fuscelli. Zeus tende il braccio verso una nube, che al suo comando si era fermata sopra di loro e ne estrae un fulmine, seminando di faville il prato sul quale Europa è seduta. Quindi rivela alla principessa che aveva già seminato una razza intelligente, in grado di evolversi, ma le scintille spegnendosi si erano trasformate in tante termiti. Europa gli promette che questo non succederà di nuovo, che riuscirà ad impedire la trasformazione dell’uomo in un insetto. Allora dalle scintille sbocciarono delle fanciulle che si misero a danzare sul prato, in modo che Europa potesse unirsi a loro.

Anche noi, caro lettore, dobbiamo danzare con Europa, perché non capita spesso di incontrare fanciulle così belle, ancora splendenti della folgore di Zeus, in questo tempo in cui si cammina un po’ curvi e frettolosi, scantonando sotto la telecamera “amica”.

*
Eppure, ogni volta che penso alla telecamera, con quell’occhio onniveggente, non mi viene in mente una amica, ma una quisquilia: la banconota da un dollaro.

Mi conviene rivolgermi ad uno psicanalista? No, credo che il motivo sia molto semplice: anche lì, su quel pezzo di carta, hanno messo l’occhio onniveggente, iscritto in un triangolo. It’s freemasonry, my friend e scusa se te lo dico in inglese.

Ride il Mef, ma questa volta non è un acronimo.
Perché ride? Vorrei ridere anch’io…

Ho appena formulato questo pensiero ed ecco, mi ritrovo tra le mani un libro. Lo apro e leggo a p. 114: “Ho l’intima percezione che la massoneria sia un’organizzazione buona, che agisce per il bene dell’umanità”. E mi vien da ridere.

Il libro è un Oscar Mondadori, intitolato “Società segrete” e l’autrice è Sylvia Browne, che l’editore italiano definisce in copertina “la più famosa sensitiva d’America”. E continuo a ridere.

D’altronde, non c’è da stupirsi se rido. Qui il genere comico conosce un momento di grande vigore, s’impenna come un cavallo imbizzarrito e mette in mostra i suoi attributi paranormali.

Ora capisco perché il Mef ride. Ride della stupidità umana. E questo è un suo diritto. Ma io come posso ridere? La mia natura è umana e non angelica come la sua. Rimetto il libro nello scaffale.
- Che c’è da ridere? - mi domanda il libraio, un tipo permaloso e sgarbato.
- Niente- rispondo - pensavo che anche il diavolo sa essere gentile.
- Oh, allora vada al diavolo!
- Lei sa dove posso trovarlo?
- Dovunque, basta saperlo cercare.
- Si, ma…

Stavo per dire che Mefistofele non è un povero diavolo, uno di quelli che si trovano sulle “pagine gialle”, ma un diavolo illustre, che è stato messo in verso e in musica, quando mi appare con una barba da Assisi alle spalle del libraio e mi fa segno di tacere. Resto immobile finché l’immagine non scompare, poi mi avvicino alla porta ed esco dal negozio.

Mi dirigo verso casa e dalla tasca della giacca mi spunta il libro della Browne. Anch’io ho scritto un libro sulle “Società segrete”, che non ha mai avuto un’edizione tascabile. Oramai è una rarità bibliografica. Il messaggio fin troppo chiaro di Mefistofele è questo: “[…]”. Gulp! Cerco di trascriverlo, ma non ci riesco. Ogni tentativo è vano. Una forza ignota me lo impedisce. Vietato. Va bene, scherzavo.

Marcello Bussi: Giornalista di MF/Milano Finanza, laureato in Scienze Politiche all’Università Cattolica dove ha seguito i corsi di Gianfranco Miglio, autore del saggio narrativo “Mondo Cane Addio - Un delirio su Gualtiero Jacopetti”, ha partecipato ai film del regista filippino Khavn de la Cruz “Misericordia” e “Ruined Heart”.

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