Il buon senso sta diventando un reato?
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Il buon senso sta diventando un reato?

Il senso della vita
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Il buon senso sta diventando un reato?
Il buon senso sta diventando un reato?

 

Son tremule le foglie ai primi leggeri e pallidi venti di un rinnovato autunno! Di sfuggita, già echeggia alla vista, un lieve mutamento delle gamme di colore nella natura! I primi gialli compaiono e più ridondanti divengono le foglie morte per strada.

Uno smarrimento si avverte flebile nella nostra interiorità frammisto ad una silente malinconia diffusa, se pur il fresco par benefico par decongestionare le membra, riattivare la circolazione e la voglia di fare! Il problema è fare cosa! Per chi se lo pone! E come far bene…

Intanto le notizie si propagano nell’aria! Siamo investiti da fiumi di notizie, valanghe! Il cellulare è divenuto - oramai - il giornale dell’uomo della strada! Non più notizie solo cartacee, ma sempre più udibili e visibili ovunque! Il grande fratello implacabile pone il suo vessillo ovunque: le sue antenne, sulle cime montane, sulle colline, in sparute spiaggette, sui magnifici resort deluxe!

Tu non sarai più solo! Io, il grande fratello, ti connetto col mondo intero! Tu, sempre, potrai essere online e sapere tutto all’istante! I tuoi cari a portata di un click! Un messaggio, una videochiamata… Non devi neppure pagare…

Ed in effetti spesso si cammina, si guida, poggiando il nostro sguardo sul “luminar”, lo schermo luminoso che ci connette col mondo. Il nostro vicino corporeo diviene -spesso- secondario. Conversiamo a distanza! Un essere altrove può essere sempre vicino! Ma lo sarà realmente?

Nel mentre pure l’informazione, la controinformazione, ci giunge, e pure le rettifiche delle une e delle altre! Non mancano, a far da cornice, foto reali, foto rimaneggiate e quelle create dalle intelligenze artificiali…

Per chi nutre uno spirito vivo parebbe di vivere in un libro del fantastico, talvolta onirico, talvolta di fantascienza, fantapolitica, fanta-economia e quant’altro!

Siamo tutti felicemente sempre più zombificati e felici di esserlo!

Luciano di Samosata nacque verso il 120 d.c. a Samosata, in Siria. Fu seguace della seconda sofistica, maestro di retorica e conferenziere brillante, viaggiò moltissimo. In Asia, in Macedonia, in Gallia e in Italia! Naturalmente non in aereo…!

Scrisse molto! Fra le sue opere è da ricordare: “Storia vera”. Il testo originale è in greco, lo possiamo rinvenire in traduzione e così si apprende da il retro di copertina: La “Storia vera”, capolavoro di Luciano, viene considerata la prima narrazione fantascientifica, l’antesignana e il paradigma della finzione scientifica che supera gli spazi e i tempi logici delle conoscenze umane. Frutto di una affascinante e liberissima fantasia che si diverte a giocare con una super realtà letteraria, è una continua demifisticazione, iperbolicamente paradossale, al di là dei limiti imposti da credenze o fedi di ogni genere. Non è tuttavia un semplice divertimento, ma un’opera impegnata, nel suo scetticismo a svelare l’assurdità delle false invenzioni letterarie, filosofiche e scientifiche. Avvalendosi di una immaginazione purissima, Luciano crea una ridda vorticosa di situazioni paradossali e dotte citazioni di un mondo svilito e giocosamente irriso e ha finito con il costituire un innegabile punto di riferimento per opere come l’“Orlando furioso”, “Gargantua e Pantagruel”…

Il testo si apre con un esordio assai raro di questi tempi che suona così: "Chi si dedica agli esercizi fisici non si preoccupa soltanto della forma e dell’allenamento, ma anche, al momento giusto, del riposo - ritengo infatti che sia la parte più importante della pratica atletica; alla stessa maniera, uno che studia dovrebbe a mio parere, dopo la lettura di opere di un certo impegno, riposare la mente e renderla così più pronta alla fatica che ancora l’aspetta. Il riposo poi potrebbe risultare conveniente qualora ci si dia a letture che non solo procurino un sottile rapimento per la loro grazia raffinata, ma anche offrano, in modo non grossolano, possibilità di riflettere - e di questo genere, penso sarà giudicato il mio scritto. Dovrebbero infatti essere invitanti, per i lettori, non solo la stranezza del soggetto e la finezza della trama e il fatto che ho presentato una serie di menzogne in modo convincente e veritiero, ma soprattutto il fatto che ogni cosa che ho narrato è un’allusione, in chiave comica, a poeti, storici e filosofi antichi, i quali scrissero tante cose che sanno di prodigio e di favola…"

Ed ecco che solo dal preambolò possiamo prendere e mettere in evidenza alcune parole chiave: riposo, riflessione, menzogna, comico! Tutte cose che sono spesso assenti nelle nostre vite! O meglio, specifichiamo - però - un termine: MENZOGNA! Siamo pieni di menzogne, ma non le ammettiamo! Le raccontiamo a noi stessi, agli altri, ci vengono narrate…! Ma non partiamo con l’affermazione di ammettere di raccontare menzogne!

Ma quando la menzogna riveste l'esistenza cosa è possibile fare all’uomo della strada che se ne rende conto? Un antidoto potrebbe essere ricorrere al buon senso! Ed è per questo che oggi vi proponiamo un video che si fece per il ciclo: “I grandi interrogativi”. Il ciclo fu prima del Covid. Il quesito era: “Il buonsenso sta diventando reato?” A rispondere alla domanda Giovanni Antonucci e Salvatore Primiceri.

Nel corso del video, non solo i nostri ospiti ci spiegheranno nel dettaglio il buonsenso cosa sia, ma affronteranno tematiche che, con l’epoca del Covid, sono diventate cavalli di battaglia e ci aiuteranno a comprendere meglio la nostra epoca post storica…

Ma ancor di più di cosa si può avvalere il singolo, più che la collettività, oltre che del buonsenso? Il singolo disposto a ricercare e faticare interiormente? Si potrebbe sussurrare la saggezza!

La saggezza diviene bussola e faro per le nostre fragili esistenze! Le nostre fragili vite ricolme di insicurezza e paure di ogni sorta! Quando la menzogna è molto diffusa solo la luce può reprimerla, ma è una luce di una natura profonda che rende solida la natura umana! Trasforma l’essere umano da nuvola vagante ad un essere umano eretto e retto! Solo un filosofo antico, ma attuale come Seneca, poteva dar vita a: "Guida alla saggezza" e così ci viene descritta l’opera: Il "De costanzia sapientis" di Seneca e alcune delle sue “Epistulae morales” proposte in questo volume costituiscono un autentico vademecum che traccia le linee fondamentali di quella condotta e di quel ritratto ideale dell’uomo saggio che come pochi lo scrittore latino seppe disegnare. Il saggio è colui il quale, distaccatosi dalle passioni e raggiunta la virtù, diviene imperturbabile e non teme neppure la morte. Se la strada per questa superiore autosufficienza interiore, che solo la pratica costante e illuminata della virtù può indicare, è difficile e piena di ostacoli, talmente alta è la vetta conquistata che non vi è uomo il quale non desideri seguirla e a cui sia negato l’accesso.”

Attraverso la saggezza la vita è vista con un nuovo sguardo. Ad esempio il saggio essendo magnanimo non punisce, ma corregge. Per il saggio gli uomini sono tutti uguali perché parimenti stolti. Inoltre non si riesce a vincere la sorte se non si riesce a vincerla in tutto. Raramente la sorte si intromette nella vita del saggio. La filosofia è un insieme di contemplazione e di azione: la prima consente di vedere e giudicare le cose dall’alto, con distacco e serenità, attingendo alla Verità assoluta ed eterna, la seconda conduce alla realizzazione, dentro di noi, di quella stessa Verità, la quale è equilibrio, armonia, amore per il prossimo, superamento del male e del dolore. Il saggio non si abbatte di fronte alle sventure, non è toccato dalla sorte, perché passa indifferente in mezzo alle cose fortuite che provengono da Lei. Non si turba nemmeno al pensiero della morte, che è pronto ad affrontare di sua mano, se necessario, giacché considera il suicidio un atto di estrema libertà.

Ma cosa vi è di ancor più forte da ricevere in dono della saggezza? La Sapienza! Nelle varie epistole nel nuovo testamento è detto che l’uomo che la richiede, con fermezza, può riceverla come grazia!

Ma ancor più essenziale nella vita è il dono della fede! Il 19 settembre, a Napoli, si festeggi il Santo Patrono: San Gennaro. Già dalla sera antecedente i fedeli iniziano a pregare affinché il miracolo si compia! L’ampolla contenente il suo sangue raffermo, coagulato, possa invece contenere il sangue trasformato non più rappreso, ma vivo.

Migliaia di persone di ogni età, rango sociale e provenienza gremiscono il Duomo di Napoli. La folla si accalca, raccoglie fin dalle prime ore della mattina, non solo all’interno della Chiesa, ma anche all’esterno. Un gran fervore si respira nell’aria! Una tensione crescente che si esplica attraverso i volti oranti, gli sguardi imploranti il miracolo, le voci che si fanno sempre più potenti, le mani che spesso si muovono con agitazione e che spesso contengono nel loro palmo un rosario. Preghiere vibrano nell’aria! Le preghiere, in napoletano, segnano il climax di un crescendo di emozioni, di suppliche al Santo! La preghiera diviene un canto, una polifonia di voci, un coro che prega all'unisono, una forma catartica, quasi si può immaginare di cadere in trance o in estasi. Si è rappresi in un vortice energetico.I fedeli sono uniti dalla preghiera, dalla spiritualità, dalla fede. Gli astanti si inchinano, inginocchiano, guardano all'immagine del Santo, alla Madonna, racchiudono il proprio volto, a testa bassa, china, tra le mani.

L’emozione è nell’aria! Si avverte tanta forza! Una forza ed una altezza che supera le barriere e le reti della tecnica, dei titani, del Grande Fratello. Al di sopra di essa è eretto un nuovo tempio di luce, di unità, di comunione di intenti. Si potrebbe immaginare che in tale stato di fervente preghiera- potrebbero tutte le altri reti, catene rompersi. La preghiera diviene sempre più forte. Il miracolo non avviene e l’attesa è grande! Se non dovesse verificarsi vorrebbe dire che l’uomo è in errore e sventure vi sarebbero in arrivo! Sciagura!

Ma, ecco che, all’improvviso, il sangue si scioglie! Gli applausi echeggiano nell’aria! Il clero sorride così come i fedeli e le numerose forze dell’ordine dello Stato.

La tensione si scioglie. Le lacrime sgorgano. L’essere si sente pure svuotato! La festa sopraggiunge insieme ad un sospiro di sollievo… Ancora oggi Roma, la sacra Roma mostra la sua potenza spirituale, il suo popolo, i suoi fedeli di ogni dove.

Osserviamo, ora, la fede a cosa è paragonata! Ad un seme vivo e attivo presente in un uomo e non ad una semplice opinione passiva. Per approfondire il senso della fede, vediamo quali risultati essa produce. Cristo dice: “Se avrete fede pari ad un granellino di senape… niente vi sarà impossibile”. La fede rende l’uomo capace di tutto. La fede rende possibile l’impossibile. In un altro passo - riportato nel nono capitolo di Marco - la frase suona così: “Tutte le cose sono possibili a colui che ha fede”. A prima vista si potrebbe pensare che se un uomo ha fede ha anche il “potere di agire”. Ma questo non è proprio ciò che si dice. Il possesso della fede rende le cose possibili, il che è diverso. Ad un uomo che abbia fede diventano possibili le cose che altrimenti sarebbero impossibili. Non l’uomo, ma la fede che è in lui rende le cose possibili. Ad un uomo di fede ogni cosa è possibile e nulla è impossibile. La nostra idea della forza è più o meno collegata con quella della violenza. Per esempio, si può costringere ad obbedire. L’idea della forza della fede è del tutto diversa. In presenza di un uomo che abbia veramente fede, come la intende Cristo, le cose diventano possibili. Questo uomo ha la forza perché, con la fede, le cose perdono la loro forza propria e così diventano possibili per lui.

Le cose sono spogliate della loro forza naturale ordinaria, specialmente di quella malefica. Questa idea si incontra spesso nel Nuovo Testamento ed in un passo si legge: “E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono… prenderanno in mano i serpenti e se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno” (Mc. XVI, 17-18). Con la fede si vede come le cose perdano la loro forza naturale. Da questo punto di vista la fede è come la Verità. La Verità non ha alcun potere sulle menzogne, se non quello di svuotarle. Se un uomo lascia entrare la verità nella sua mente nel bel mezzo del suo essere menzognero, allora la menzogna perderà tutto il suo potere su di lui ed egli rinsavirà.

La fede - in greco pistis - è connessa con una certa forza - in greco dunamis- cioè ha una sua dinamica particolare. Il potere della fede non viene dall’esterno, dalla posizione sociale, dal potere terreno o comunque qualcosa di esteriore. Neppure la fede è l’evidenza delle cose visibili; essa non deriva la sua forza da queste cose. Non nasce in quella parte esteriore della mente, quella che si occupa della vita, delle cose, dei doveri e delle preoccupazioni dell’esistenza umana. Non è su questo livello. La fede è ad un livello della mente distaccata dalle cose ordinarie. È come un punto dato ad un uomo al di sopra di lui. È come se egli riuscisse a mettersi in comunicazione con una stanza del piano superiore al suo e in cui si vive un’altra vita, della quale la sua forza di convinzione ha percepito e scoperto l’esistenza. L’idea della fede non può essere compresa se non si comprende l’idea che in un Uomo vi sono livelli differenti. L’Uomo non vive al livello più elevato di se stesso. Un livello è li ad attenderlo. L’uomo non è completo, ma può completarsi. Nulla di esteriore può completarlo, cioè condurlo al suo sviluppo più elevato. Egli deve convincersi che questa è la vera spiegazione del proprio esistere e la sua mente non deve chiudersi a questa possibilità, che è qualcosa di superiore. Ciò che è superiore è in lui; ma lui non lo sa, lo ignora. Una nuova nascita è possibile. Sono possibili altri livelli di pensiero, di sensazioni, di comprensione. Per questo motivo non è marginale, nei Vangeli, l’insegnamento dell’idea che un uomo possa essere diverso. Maurice Nicoll può aiutarci ad approfondire queste tematiche...

San Paolo ci parla nelle sue epistole di un "nuovo uomo".

Ed ecco che riportiamo la conclusione del libro "La pace" di Ernst Jünger che venne fatta girare clandestinamente, ciclostilata, tra le truppe, verso il finire del secondo conflitto mondiale:

”Il singolo deve sopratutto comprendere che la pace non può nascere dalla stanchezza e la paura contribuisce alla guerra, e al prolungamento della guerra. Solo in questo modo si spiega lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale dopo un così breve intervallo. Per mantenere la pace non basta non volere la guerra. La vera pace presuppone un coraggio superiore a quello necessario per la guerra; è una manifestazione di travaglio spirituale, di forza spirituale. Verrà conquistata quando saremo capaci di estinguere il rosso fuoco che arde in noi stessi e sapremo affrancarci dall’odio e dalle sue scissioni. Il singolo è simile alla luce, che divampando, costringe le tenebre ad arretrare. Una fievole luce è più grande, più coercitiva di molto buio.

Ciò vale anche per chi è destinato a cadere. Incede verso l’Eternità con portamento fiero. La vera lotta che ci troviamo a combattere si rivela sempre più tra le forze della distruzione e le forze della vita. In questa lotta i guerrieri di retto sentire stanno fianco a fianco, come gli antichi cavalieri. Quando ciò accadrà, la pace diverrà duratura.”

E se il pianeta terra è destinato a durare e l’uomo ad esservi sopra saranno necessarie molta fede, saggezza, spiritualità affinché ad un mondo che sta andando in rovina, in frantumi, sia destinato un nuovo mondo! Per una nuova vera vita nella Verità.

Giovanni Antonucci: Docente universitario, critico teatrale e drammaturgo, è autore di una ventina di volumi che spaziano dal teatro antico alla drammaturgia e allo spettacolo dei nostri giorni. Collaboratore dell’Enciclopedia Italiana, dall’Enciclopedia dantesca a quella virgiliana, ha redatto gran parte delle voci teatrali della Piccola Treccani. Curatore di fortunate edizioni di classici (Goldoni, Balzac, Ibsen, D’Annunzio, Petrolini), è stato per molti anni critico militante di quotidiani, settimanali e riviste. Come drammaturgo ha vinto con La finzione della vita il premio Vallecorsi e ha scritto, oltre a decine di traduzioni (da Terenzio, Shakespeare, Anouilh ecc.) e adattamenti, una quindicina di testi originali, tutti andati in scene e anche pubblicati come il recente Io, Ettore Petrolini (Roma, Lozzi Publishing, 2012)…

Salvatore Primiceri: é giurista, saggista ed editore.
È altresì mediatore civile e familiare. Laureato in giurisprudenza si occupa di formazione professionale attraverso metodi rivolti allo sviluppo della creatività e all'abbattimento di schemi, modelli e processi abituali.
È ideatore del progetto formativo "La Fabbrica del Buonsenso" e del metodo "La Mediazione Laterale" per gestire e risolvere i conflitti con l'uso della creatività.
È autore di numerose pubblicazioni in campo giuridico/filosofico.

VIDEO. "Il buon senso sta diventando un reato?" - con Giovanni Antonucci e Salvatore Primiceri

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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