Dopo un paio di settimane di assenza da Firenze per ragioni di studio, rimettere piede nella città natale è come compiere un nuovo incontro con il luogo e con tutto ciò che vi dimora e plasma. Si giunge che il cielo è nuvoloso, l'Arno melmoso. Tanti cartelli e bandierine appesa lungo i lungarni annunciano a festa il passaggio del Tour de France.
La città metropolitana è pronta ad accoglierlo e a far festa. Una vetrina per Firenze... Non culturale e artistica, ma pur sempre una vetrina e di quelle che la folla ama di più... Una città non da carpire, comprendere, amare nella profondità del proprio essere, ma dove trascorrere un giorno, due per dimenticare le proprie beghe...
Mentre si cammina lungo i lungarni, a passi lenti, si contempla un immobile. Lo sguardo si poggia più volte sull'edificio già da tempo. Vi è una terrazzìna all'ultimo piano e la si guarda per le piante che l'adornano, nei mesi cambiano. Fino a poco prima della partenza vi erano delle rose rosa a farvi breccia. Or già non vi sono più! Eran rosa e non gialle e non parevano due angeli e non erano rose rampicanti. Quelle rose gialle probabilmente non erano neppure in quel punto perché la palazzina è stata modificata nel corso del tempo... Rilke, il poeta, invece in quella dimora si era trovato abbracciato dagli "angeli gialli". Rilke aveva una prelidizione per le rose e in tanti versi sono osannate... Non vi si ricerca solo l'effluvio, la bellezza estetica, ma anche la carezza e la sensazione più intima che una rosa può suscitare posandola sulla palpebra ad occhi chiusi e sentire il suo velluto colpire il corpo e l'anima. E lo stesso Rielke a commento nelle Sue "Elegie duinesi" ebbe a dire invece riguardo all'angelo: "L'angelo delle "Elegie" è quell'essere che garantisce di riconoscere nell'invisibile un superiore grado di realtà. Perciò "tremando" per noi, perché noi suoi innamorati e trasformatori, ancora siamo attaccati al visibile".
In quella dimora, in Lungarno Soderini al 25, a Firenze, per una buona parte, compose proprio il Suo "Il diario fiorentino", DAS FLORENZER TAGEBUCH, 1898 dove scoprì la sua vocazione poetica e la sua essenza di artista. Dove grazie all'incontro con le opere d'arte dei precedenti artisti si infuocò ed una nuova forza, comprensione, intendimento venne alla luce dalla sua interiorità. Rainer, come ebbe a chiamorlo Lou, è un profondo conoscitore di Firenze: non solo si reca a Careggi, nelle ville medicee, ha familiarità con Poliziano, Ficino, i neoplatonici, ma medita sulla dinastia medicea. Conosce e recita versi di Lorenzo il Magnifico, non gli sono estranei il Botticelli, Michelangelo, Orcagna e molti altri grandi... Entra, si sofferma nelle Chiese, contempla le Madonne, si sofferma a leggere libri, in quelle sacre dimore... Osserva il Palazzo Comunale, la Loggia de' Lanzi, San Miniato a Monte, Fiesole... Solo per citare alcuni spazi visitati... Ciascuna rappresentazione artistica e luogo entra in lui e matura in lui... Inizia a vivere di loro... inizia un muto, silente dialogo: si soppesa, vaglia, passa a settaccio, si pasce, nutre... Von Salomé aveva spinto Rilke a compiere il soggiorno a Firenze perché potesse essere meno provinciale... Potesse maturare, crescere...
Le muse e la musa lo rapirono al punto tale che il Suo soggiorno a Firenze fu più breve del previsto. Dovette fuggire in Versilia, a Viareggio, per riprendersi dal rapimento estatico.
Le stesse muse, forse, riemergono stasera al piazzale Michelangelo e hanno rapito la sottoscritta e probabilmente molte altre 'singole' persone, non gente tra la folla, ma spiriti solitari che si avventurano ad osservare! La città par essersi fatta civettuola... Conosce la sua bellezza e la mostra senza spavento. Sa di essere unica, ma pure semplice e piccolina. Una gemma preziosa, assai rara! Le Sue dimensioni sono modeste, ma armoniche, ben proporzionate, adagiate con letizia, grazia, intorno al fiume. I palazzi ed i colori, i tetti, son diversi tra loro, così come gli alberi che l'avvolgono eppure creano una unità come le voci di un coro polifonico... Anzi la rendono più ricca perché lo sguardo non diviene mai monotono, ma si affina, riesce a scoprire e a rimanere ammirato di tale visione. Il cielo, il suo colore è divenuto azzurro pallido. Il sole, sul far del tramonto, ha avvolto in parte le colline che tengono stretta e salda la città nel loro interno a conca ed il suo corso d'acqua è divenuto verde oliva, bottiglia a seconda dei punti, l'argento lo si trova spruzzato inquà e là e par come la foglia dei platani... L'occhio può improvvisamente spaziare in lontananza e in semicerchio privo di ostruzioni in una libertà disarmante. Par che se l'occhio riuscisse a tramutarsi in una saetta, veloce, flessuosa, esile, quest'ultima potrebbe lanciarsi ancor oltre verso l'intangibile, raggiungere l'invisibile...
Una luce tiepida e delicata risplende e concorre a far si che la città ripresa sui maxi schermi appaia da sondare e scoprire anche a chi la vive da sempre... E fa sorgere una domanda: ma è Firenze? Si attua una scissione tra ciò che si vede coi propri occhi e ciò che si guarda ripreso... Non paiono la medesima cosa... Si carpisce la realtà e l'artificio. Si riconosce ciò che si vede proiettato perché si è del luogo, ma si afferrà e afferma interioremente che l'immagine non è la propria, ma altrui. È fittizia tanto da apparire un luogo nuovo. Non vi sono il calore, i ricordi, emozioni proprie a tingere tali immagini, ma sono quelle fredde che si vedono prodotte nei manifesti, nei film tipo hollywoodiano... In quei passaggi su Firenze non vi è la vita, la sensibilità di chi la vive... e di essa vive...
Da pochi giorni la sottoscritta tenta di vedere la città attraverso gli occhi e le descrizioni, le riflessioni dì Rielke! Sembra che una nuova nascita si compia. Si leggono al contempo i carteggi tra Rielke e Salomé e le loro vite divengono parte della propria vita e nuove visioni aleggiano per la mente e si insinuano nell'anima.
Se andiamo a guardare la bibliografia di quanti si sono persi nei rapporti epistolari tra i due personaggi son tanti e tante sono anche le mostre allestite in merito... Rielke, Salomé, Nietzsche, Rée, Freud, Andreas... Ciascuno vive dell'altro legato insieme dall'amore per Salomé, non "femme fatale", ma piuttosto rispondeva al tipo delle "femme inspiratrice"... Lei rende partecipe gli uni degli altri... Un talamo di un fiore che lega a sè i suoi petali, una chioccia coi suoi pulcini... Alcune Sue frasi per cercarsi di accostarci al Suo mondo:
"Se c'è qualcosa al mondo che assomiglia ad una liberazione, questo è lo studio, l'attività intellettuale... Appare chiaro, come un Vangelo della gioia annunciato ad ogni essere vivente, che negli eventi del giorno, in ciò che si ripete ogni giorno innumerevoli volte, non è affatto la banalità a governare come intima legge della vita: ma piuttosto l'eternamente nuovo, il divinamente inesauribile che reca sulla terra ogni primavera, ogni aurora, ogni genio... È splendido sentire nel proprio corpo che invecchiare è rinnovarsi, che non è affatto una porta che si chiude, ma una che si apre, inaspettatamente, su uno splendore non ancora conosciuto, un'emozione profonda".
Mentre il Tour de France prende avvio e si vede la folla, più posata di quella del calcio, guardare all'evento, si sorvola su ciò e si continua a pensare, a desiderare di penetrare in Rilke, von Salomé,Nietzsche, Rée, Freud, Musil... Mentre le squadre che batteranno a tappeto in velocità la città vengono presentate, si pensa a quegli esseri che tramite l'andare in profondità nel loro essere, nel loro sguardo, hanno saputo aprirci mondi, mostrarci il loro mondo e un senso di infinita gratitudine sovviene. Grazie al loro lavoro la mia esistenza si espande. Grazie al loro coraggio di ricercare gioia, sapere, conoscenza, grazie al loro amore, passione anche le nostre esistenze hanno materiale per mettersi in discussione e scoprire.
E questo viaggio nasce, sorge, ma non tramonta ma anzi deve ancora raggiungere lo zenit e si spera che l'arco di ascesa e discesa sia ampio e lento come gli steli che andiamo, di giorno in giorno, a controllare se hanno un bocciolo sulla propria sommità: con curiosità guardiamo se si apriranno mai, una volta che il fiore si schiude novello già in parte temiamo la fine della fioritura, ma anche ne vogliamo vedere la sua massima apertura per compiacersene insieme... Così si spera che l'incontro con tali autori possa avvenire come una scintilla che prende vita! Come una fiamma che si accende lentamente ed arda. La fiamma di una singola candela illumina e arreca calore in un igloo. Non ci si congela, ma riscalda... ed arreca luce, proietta ombre... immagini...
Il video che vi porgiamo in visione sarà frutto di un saggio e di una piece teatrale letta, in parte, i primi tre atti, su von Salomè, Nietzsche, Rée. È il perdersi di Ree fino a diventare "il Tuo Tu" di quest'ultimo. È la storia di un amore intenso, disarmante che trasforma la vita, il suo accadimento... È il perdere la propria vita per la vita di Lei... È un incontro toccante... se ci si lascia andare, se ci poniamo al di sopra del voler giudicare, se ci si libera dalle catene dei pregiudizi e dal voler pretendere di essere ben pensanti, ma ci si lascia andare all'esistere e vivere pienamente...
Rielke, nel suo diario, esorta il critico culturale di farsi anch'esso poeta... E leggere le epistole, le poesie, la filosofia emersa in ciascun autore, le loro vite si trova tanta umanità e tanto desiderio che la vita ci attraversi fino a quando non si esala l'ultimo respiro. Si nota il desiderio di non voler vivere in maniera meschina, ma personale per scovare il proprio Dio personale, per rapportarsi con quest'ultimo privi semmai di una moralità cristiana dettata a tavolino... Non si nasce cristiani, ma lo si diventa lungo un cammino ricolmo di cadute... Ed in ognuno vi è pure il proprio cammino da scorgere e seguire... Non dobbiamo dimenticare che soprattutto dalla metà dell'800 trovare Dio è divenuto sempre più difficile, ma alle anime dedite alla sua scoperta si mostra in luoghi impensabili e nei momenti improvvisi... E citando Rielke:
"E nel silenzio mi sento fiorire effondermi vorrei per mille rami: inserirmi così nel ritmo eterno dell'universa armonia... La mia vita la vivi in cerchi che si espandono, che sulle cose si allargano"...
Vi invitiamo non a intrufolarvi nelle vite di questi esseri come comari pronte al pettegolezzo e al denigrare, ma come coloro che si vogliono ancora inebriare con calice di Dioniso o il sangue di Gesù... Stesso von Salomé alla fine prese in parte le distanze da Freud, ma non cessò mai il suo rapporto di amiciazia, di scambio... Trovò il suo sistema troppo ruvido, sterile, assente di passione. Lei che aveva cercato la via dell'amore del corpo e dello spirito per accedere a ben altro amore che ricordava essersi mostrato tangibile, solare, gioioso, privo di indugi, esitazioni nella sua giovinezza sbiadita quando era ancora naïf...
In punta di piedi entriamo nei santuari che queste personalità ci hanno dischiuso, nell'intimità delle loro vite, della loro interiorità, delle loro visioni, delle loro speranze e dei loro sogni... Troveremo un dedalo di strade, di parole delicate come petali di rose ad un altare!
Ascoltate Luciano Arcella nel nostro video di oggi, leggete i suoi testi e soprattutto "IL TUO TU. All'ombra dì Nietzsche e dell'amore", Independently published...
Ma non scordate di andare a leggere pure i testi scaturiti con amore e dall'amore... e mentre il Tour de France passa per Firenze, l'artista cercherà di cogliere l'invisibile di quel momento fuggevole mentre il cronista parlerà dei tempi e delle performance del più allenato fra i ciclisti... Un mondo e tanti mondi... Tanti modi di entrare in contatto col visibile, ma vi è pure l'invisibile che attende di essere scoperto e vissuto e da lì che si generano le grandi scoperte ed aperture luminose ed illuminanti... Sempre così diverse sempre così mortalmente personali... Ma quando si viene trapunti da una scheggia come di una croce che ci squarcia, si intuisce l'Eternità e come ogni cosa è tenuta in pugno dall'ultraterreno che le dona vita e reale forma... La vita prende un nuovo corso...
Concludiamo questo scritto con le parole di Rielke rivolte a von Salomè, Sua sorella, Sua sposa. Dal "Diario fiorentino" ovvero, diremo noi del mondo di Eumeswil, il princio di un testamento di un artista. L'arte per il vero creatore di arte è la Sua via alla Sua scoperta personale, il suo viatico e come dice il nostro Rielke il popolo non si cura dell'arte, non è interessato... Con sua grande sorpresa, con mente vigile ed acuta, questo concetto lo vede rappresentato sul volto dei fiorentini che non paiono toccati e sensibilizzati da quanto hanno intorno e lo compara con coloro che ebbero come vicini i grandi compositori! All'inizio ne ebbero a gradire poi a subire ed infine quasi in odio... Ci dice Rielke: "... E se anche fecero diecimila volte Madonne e Santi, e se alcuni di loro dipinsero col saio e in ginocchio, se le loro Madonne operano miracoli fino ai nostri giorni: essi hanno avuto un'unica fede, una sola religione li ha infiammati: la nostalgia di se stessi. I loro rapimenti più alti erano scoperte che compivano nel profondo di sé. Tremanti le alzavano alla luce. E poichè la luce era allora piena di Dio, così fu LUI ad accettare i loro doni.
Non dimenticate che questi uomini cominciarono solo allora a guardare dentro di sé. Nel loro intimo trovarono cumuli di ricchezze. Furono invasi da una grande beatitudine, e la fortuna rende prodighi. Vollero fare parte dei loro tesori, e donarli a chi ne fosse degno. E non c'era nessuno intorno, se non Dio..."
Noi col Tour de France abbiamo visto il sagrato di Santa Croce, del Duomo trasformato in una fantasmagorica ludoteca... Una boutique della bicicletta... Lo stesso passaggio dei ciclisti, nelle ore più calde,di un'afosa giornata di fine giugno é avvenuto per compiacere il pubblico... Una squadra unita, compatta di ciclisti... Bravi a non cadere pur essendo così vicini tra loro... A seguito molteplici auto con sopra bici a sfare... Una vetrina mobile...
Vi lasciamo, invece, se mai siamo riusciti ad incuriosirvi, ad entrare in contatto con loro da soli, in piena intimità... Le sorprese non mancheranno, se da umani lèggerete...:
"Sappiate che l'arte è: il mezzo dell'Unico, del Solitario, per adempiere se stesso [...] Sappiate che l'arte: è un cammino verso la libertà. Noi tutti siamo nati in catene. C'è chi dimentica le proprie, e chi le fa inargentare o dorare. Ma noi vogliamo spezzarle. Non con la brutale, selvaggia violenza: vogliamo via via crescere fuori di esse." ... " Poiché non si cessa di parlare dell'azione educatrice dell'arte: certo essa agisce in modo formativo, ma soltanto su colui che la crea, in quanto accresce la sua cultura...
L'unione di arti impiegate decorativamente avviene non in modo immediato ma piuttosto nella sensibilità di chi ne gode"
... "Ogni paura della morte viene meno dinnanzi a quelle pitture funebri. In genere il nemico ereditario sembra vinto là dove la vita arriva a celebrarlo con tanto candore e semplicità (...), con tutto il suo amore e la sua luce. Esso è anche vergognoso di quella magnanimità, e in atto di rinuncia posa le sue mani secche in quelle del vincitore. Dice: "La mia potenza sia, d'ora in avanti, tua. È l'unica che ancora non possiedi. Usa anche questo tuo potere: poiché crei ed edifichi, solo tu puoi sapere cosa è stanco e caduco e bisognoso della fine".
(A Lou): "Le tue corde sono ricche; e per lontano che io possa andare, tu sei sempre avanti a me. Le mie battaglie sono per te da tempo diventate vittorie, per questo a volte sono così piccolo davanti a te; ma le mie nuove vittorie ti appartengono, e di esse posso farti dono. Per un lungo cammino attraverso l'Italia sono arrivato alla sommità espressa da questo libro. Tu la raggiungesti con rapido volo e, prima ancora che io fossi ben sopra, ti trovasti sulla cuspide più luminosa. Io ero in alto, ma ancora in mezzo alle nubi: tu attendevi al di sopra, nell'eterno splendore. Accoglimi, o Diletta. Che tu mi sia sempre davanti così, Amata, Unica, Santa. Fa che procediamo insieme, come per salire verso la grande stella, appoggiandoci uno all'altro, riposando uno nell'altro. E se io dovessi, quando che sia, lasciare appena cadere il braccio dalle tue spalle, non ho timore: alla cima successiva accoglierai, tu, sorridendo, me stanco. Tu non sei una meta per me, tu sei mille mete. Tu sei tutto, ed io ti so in tutto; io sono tutto e tutti ti porto nel mio muoverti incontro.
Non debbo dire: "Perdono!" perché questo ti chiedo in ogni silenzio; non debbo pregare: "Dimentica!" perché ci ricorderemo anche di quelle ore in cui volli allontanarmi, vergnoso, da te, e nella mia cieca fuga ti correvo sempre incontro. Non voglio neppure dire: "Abbi fiducia!". Perché so che questa è la lingua con cui ci riconoscemmo e salutammo quella nuova e sacra mattina dopo una lunga lontananza e una lontana intimità, che furono l'ultima nostra separazione e il mio pericolo. E ora, l'ultimo valore di questo libro è il riconoscimento di una natura d'artista che è soltanto una via e infine si adempie in una matura esistenza. Con ogni opera che tu porti alla luce crei spazio per una forza. E l'ultimo, che arriverà dopo molto, porterà in sé tutto quello che intorno a noi è efficace ed essenziale: perché egli sarà lo spazio più grande, pieno di ogni forza. Uno soltanto raggiungerà questo: ma tutti i creatori sono gli avi del solitario. Non ci sarà nulla all'infuori di lui: perché alberi e montagne, nuvole e onde sono stati simboli di quella realtà che egli trova in sè. Tutto ha confluito in lui, e tutte le forze che prima si combattevano sparse tremano sotto la sua volontà. Persino il suolo sotto i suoi piedi è di troppo. Egli lo arrotola come un tappeto da preghiera. Non prega più. Egli è. E se fa un gesto, egli creerà, scaglierà nell'universo molti milioni di mondi. Sui quali comincerà lo stesso gioco: dapprima si moltiplicheranno più mature esistenze, poi si isoleranno e dopo una lunga lotta educheranno nuovamente, infine, un essere che ha tutto in sè, un creatore di quella specie di eternità, un grande nello spazio, uno dai gesti che plasmano. Così ogni razza si abbarbica come catena di Dio in Dio. E ogni Dio è l'intero passato di un mondo, il suo ultimo senso, la sua esplosione unitaria e insieme la possibilità di una nuova vita. Come altri mondi lontani maturano fino agli dei, io non so. Ma per noi la strada è quella dell'arte; perché in mezzo a noi gli artisti sono gli assettati che bevono raccogliendo tutto dentro di sé, gli immodesti che non costruiscono casupole in alcun luogo, gli eterni che arrivano oltre i tetti dei secoli. Essi ricevono brani di vita e danno la vita. Ma se una volta avranno ricevuto la vita e la recheranno in sé il mondo con tutte le sue potenze e possibilità, allora saranno qualche altra cosa, oltre questo...
Perché io sento che noi siamo gli avi di un Dio e che con le nostre solitudini più profonde avanziamo attraverso i millenni verso il Suo silenzio. È questo che sento".
LUCIANO ARCELLA: addetto culturale presso l'ambasciata d'Italia a Mogadiscio; ricercatore di Storia delle Religioni Università dell'Aquila; contrattista di Filosofia e Storia Universidad del Valle di Cauca (Cali - Colombia) ; fondatore del gruppo Teatro Inactual Univalle. Autore di vari saggi a carattere antropologico e filosofico, di testi e regie teatrali.
VIDEO. "IL TUO TU" - all'ombra di Nietzsche e dell'amore. Con Luciano Arcella
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