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Sono le primissime ore di un nuovo giorno, quando l'aria è ancor fresca e carezzevole ed il sole ci giunge morbido, la sua luce è tenue e delimita i contorni degli oggetti... Non li rende sfumati. Il corpo e sul letto, giace lì senza la copertura delle fresche lenzuola. Non vi è bisogno.
Il caldo dell'estate ci pone nudi al mondo! Ci pone privi di forze per correre. Ci vuole fermi, talvolta immobili. I pensieri sono statici. La realtà è confusa col sogno... Si cerca, mentre si è sul letto sdraiati, di riprendere i contatti con il mondo, di avvertire il corpo abbandonato, rilassato che giace fragile sul letto...
Le parole di un paio di canzoni prendono il sopravvento sulla mente e sembrano esprimere ciò che si prova. Involontariamente o meglio privi di una volontà cosciente e consapevole la musica e le parole delle canzoni irrorano l'essere e ci si sente ancora più abbandonati a noi stessi in una dimensione spirituale particolare: non si è qui e non si è su... Si è sospesi cercando di toccare smarriti l'impalpabile... E si pensa: Ah se tu fossi qui... Ma forse non ti noterei... Forse il caldo sarebbe troppo...
Intanto la musica ed i testi riecheggiano, vibrano nell'abbandono totale... Che poesia e che verità... Non sono solo semplici e banali canzoni nascondono ben altro... Se ci si sofferma, se si avverte quella 'nostalgia' che ci assale sempre più... Quel senso di ricerca che ci strenua e non finisce mai... Ma ci lega ed avvinghia a se...
E poi Di colpo eccomi qua Sarei arrivato io In vetta al sogno mio Com'è lontano ieri E poi Più in alto e ancora su Fino a sfiorare Dio E gli domando io "Signore, perché mi trovo qui Se non conosco amore" Sboccia un fiore malgrado nessuno lo annaffierà Mentre l'aquila fiera, in segreto a morire andrà Il poeta si strugge al ricordo di una poesia Questo tempo affamato consuma la mia allegria Canto e piango pensando che un uomo si butta via Che un drogato è soltanto un malato di nostalgia Che una madre si arrende ed un bambino non nascerà Che potremmo restare abbracciati all'eternità E poi Ti ritrovo qui Puntuale al posto tuo Tu spettatore, vuoi, davvero Ch'io viva il sogno che non osi vivere te Questa vita ti sfugge se tu non la fermerai Se qualcuno sorride, tu non tradirlo mai La speranza è una musica antica Un motivo in più Canterai e piangerai insieme a me Dimmi lo vuoi tu? Sveleremo al nemico quel poco di lealtà Insegneremo il perdono a chi dimenticare non sa La paura che senti è la stessa che provo io Canterai e piangerai insieme a me Fratello mio Più su, più su, più su Ed io mi calerò nel ruolo che è ormai mio Finché ci crederò, finché ce la farò Più su, più su, più su Fino a sposare il blu Fino a sentire che Ormai sei parte di me Più su, più su, più su
Quando sei qui con me Questa stanza non ha più pareti Ma alberi, alberi infiniti Quando tu sei vicino a me Questo soffitto viola, no, non esiste più Io vedo il cielo sopra noi che restiamo qui Abbandonati come se non ci fosse più Niente, più niente al mondo Suona un'armonica Mi sembra un organo Che vibra per te e per me Su nell'immensità del cielo Per te, per me Nel ciel Suona un'armonica Mi sembra un organo Che vibra per te e per me Su nell'immensità del cielo Per te e per me Nel ciel
Si ascoltano e sussurrano queste canzoni, nella mente, le gambe ed i fianchi sul letto ondeggiano inseguendo la melodia ed il canto mentale... La strumentazione...
Lentamente le canzoni sfumano e a questi ricordi subentra il ricordo di due sogni avuti, vivi, reali... Che si sono fissati nella mente. Cementificati! Uno avuto immediatamente dopo aver presentato a Voi tutti, il libro, il video con la nostra newsletter di Giampiero Comolli riguardo al mondo dei sogni nel mondo biblico.
Dormivo o meglio ero nella vita dei sogni. Andavo in bicicletta, ma nell'aria, all'interno di un edificio di forma rettangolare. In basso vi erano auto parcheggiate... Ad un tratto vedo il muro di fronte a me! La mia velocità è tale che non avrei potuto che andare a sbatterci contro. In basso era pieno di automobili... Preoccupata ed ansiosa mi chiedo che fare... Giunge una voce o una voce sboccia da dentro... Non saprei bene definire la provenienza della frase che ho sentito: "Basta svegliarsi". Ho aperto gli occhi ed ero in camera sul mio letto...
L'altro sogno si è verificato di recente. In uno dei rari, rarissimi pomeriggi in cui mi concedo una siesta. Ero stanca ed avevo bisogno di depurarmi mentalmente. Lasciare la testa libera.
La sera antecedente avevo fatto tardi ad un concerto. Ero andata ad ascoltare un amico che interpretava da solista un pezzo di un compositore del '900 dal linguaggio comprensibile, non astruso, ricercato, sperimentale, ma colto, dove ancora si può leggere la pagina uditivamente, mentre la di ascolta eseguire, perché è lineare, ma preziosa,rifinita, melodica.
Il concerto era presso una chiesa sconsacrata divenuta auditorium di un conservatorio. L'aspetto del luogo era freddo. Le nicchie dei santi vuote,il bianco era troppo bianco per il luogo, lo rendeva quasi ospedaliero... Si avvertiva che quell'ambiente era destinato ad altro in origine ed era stato riadattato. Lo si sentiva nelle vene.
L'orchestra che suonava era di giovani studenti e tra loro vi erano professionisti, persone del mestiere. Era molto interessante notare la gioia del suonare insieme. Ma il mio stupore era nel notare che quei musicisti avevano un'allegria maggiore degli studenti. Suonavano liberi e ridenti. Mentre i giovani seppur belli, erano ancora molto impegnati nell' adempiere ai doveri della tecnica.
Era un concerto che ci tenevo particolarmente ad ascoltare perché vi sono racchiusi un paio di passaggi nei quali ho sempre immaginato che sarei corsa sul palco per abbracciare l'esecutore per quello che provavo in quei momenti di apertura di cuore. Anzi la mia domanda era sempre stata se il ringraziamento dovesse essere dato al compositore o all'esecutore o ad entrambi... Ascoltando poi varie interpretazioni mi sono resa conto che era una incisione in particolare a suscitarmi tale stato d'animo e non tutte. Arrivata a quel concerto, quella magia non si è destata... Quei suoni non sono scaturiti, ma è nata la bellezza di vedere generazioni diverse insieme pronte ad arricchirsi, a scambiarsi i saperi. La voglia di donare e stare insieme tra chi ha esperienze differenti...
Al mattino dopo il concerto levata presto per scrivere e passeggiare sul mare... Al pomeriggio una voglia di dormire esorbitante... Gli occhi si chiudono e mi ritrovo col volante in mano... Sdraiata... Non vedo il mio corpo. So che è sdraiato... Lo sento. Lo avverto. Accanto a me ho qualcuno. Non lo vedo. Il luogo è sul grigio. Presumo di avere vicino a me mia madre... Guido, ma gli occhi si chiudono. E sento una voce: "Devi guidare". Ed io replico: "Ho sonno! Gli occhi si chiudono". E la voce: "Svegliati, svegliati, svegliati"! La difficoltà di rimanere sveglia. La voglia di rimanere nel sonno. Fino a quando svegliandomi compare una voce che dice: "Devi guidare la tua macchina! Devi esserne padrona! È il tempo di farlo"...
A questi sogni, mi sono venute in mente le immagini che ho riadattato nella mia interpretazione di una artista croata Kata Mijatoviƈ che ha realizzato un'opera d'arte è un video intitolati "Unconscious - Canal Grande", 2013. È stata presente alla 55esima edizione della Biennale di Venezia. Nel filmato si vedeva lei in gondola mentre dormiva ed il gondoliere la portava attraverso il canal grande privo di persone immerso in una situazione onirica. Venezia a tutti gli effetti è una città da sogno. La mia interpretazione personale ognuno, se dorme, se è inconsapevole, non cosciente, si autotrasporta, ma non vede, non si accorge di cosa capita intorno... Dorme... Mentre per la pittrice ed il curatore della mostra Branko Franceschi e la sua scuola che si chiama "Dream Archive" si desidera evidenziare passaggio e il paesaggio non vita-morte, ma conscio ed inconscio, mondo visibile esteriore, mondo invisibile interiore. L'attraversamento di tale impalpabile confine. L'intento di questi artisti é anche la costituzione di un database sulla costruzione del proprio sogno! Infatti oggi in pochi coltivano il proprio sogno! Ma molti seguono i sogni altrui...
Ed in questo mondo così turbolento, così privo di logica, ma assai ricco di forti e antitetici contrasti, in cui si vive coi piedi puntati sull'accelleratore perché si devono realizzare le agende: 2025, 2030, 2050 che recano obbiettivi discutibili, ma privi di spazi dove vengono esaminati, vagliati gli obbiettivi a tappeto da commissioni di organi competenti estranei alla politica, ma provenienti dal mondo dell'estetica, natura, salute... Si assiste, invece, a macabri, superficiali spettacoli di intrattenimento al riguardo... Si deve salvare il pianeta per il green, ma si cementifica... Si scelgono le risorse che mangiano più energia della terra per curare la terra, per togliere la fame nel mondo si pensa al cibo sintetico... Per produrlo si usa corrente e non sappiamo se alimenta realmente le persone, si scelgono culture intensive che sfruttano la terra al massimo, si tagliano alberi a non finire... Tra queste e tra tante altre incognite alle quali con grossi patimenti d'animo viviamo, si insinuano due libri interessanti di Federico Faggin pioniere della tecnica... "Irriducibile. La coscienza, la vita. i computer e la nostra natura" (ed. Mondadori 2022) e "Oltre l'invisibile. Dove scienza e spiritualità si uniscono" (ed. Mondadori 2024). Si legge di lui:
"Federico Faggin, padre del microprocessore e non solo, stravolge ancora una volta il nostro modo di vedere i computer, la vita e noi stessi. Dopo anni di studi e ricerche avanzate ha concluso che c'è qualcosa di irriducibile nell'essere umano, qualcosa per cui nessuna macchina potrà mai sostituirci completamente. Irriducibile è un saggio entusiasmante, capace di tenere assieme rigore scientifico, visionarietà tecnologica e afflato spirituale, che suggerisce una irrinunciabile e inedita fisica del mondo interiore".
Pubblichiamo uno stralcio dell' intervista all'autore
La scienza nega la realtà spirituale e la spiritualità spesso nega la realtà fisica. Eppure sono due facce della stessa medaglia. Noi non siamo macchine biologiche come ci vuole far credere lo scientismo. Noi non siamo solo un corpo fisico. Questa idea non ci rappresenta pienamente, non descrive la nostra umanità. Non descrive il cuore, il coraggio, l'intelligenza creativa. Noi siamo esseri spirituali imprigionati in un corpo fisico, simile a una macchina. Ma siamo molto di più di una macchina.
La sua è una visione ottimista, che si ricollega alla filosofia perenne, che ha sempre affermato che non siamo solo corpo, ma che c'è qualcosa di più... All'origine di tutto c'è la coscienza, che è capacità che ci permette di conoscere, capire e attribuire un significato alle nostre esperienze. Comprende anche la materia. "La coscienza è una proprietà fondamentale dell'universo. Esiste fin dall'inizio, prima della materia stessa. Non può essere originata dalla materia, perché la materia non ha la capacità di comprendere. E noi essere umani siamo parte integrante di un tutto. La nostra essenza è un campo quantistico cosciente e che ha libero arbitrio".
Da uno stralcio dell'intervista di Elenora Chioda a Federico Faggin. Da questi testi prende spunto Luigi Aversa per il video che vi presentiamo oggi dal titolo: "Oltre l'irriducibile e oltre l'invisibile".
Nel nostro conversare, nel video, è un interrogarsi e un porsi le domande sostanziali esistenziali che non danno mai risposte certe, ma semmai aprono nuovi interrogativi. Cosa è la vita? Cosa significa esistere? Essere? Quelle domande che ci impongono, per intentare una risposta, di andare a riscoprire l'etimo della parola... Ad esempio panico! Essere invasi da pan... Chi era costui? Chi ha il panico è preso dalla confusione...
La follia è stata definita come il massimo grado di automatismo nell'uomo. Quando l'uomo sfugge dall'essere umano... Dal suo compito fondante... Non mancano le tre domande fondamentali: Da dove vieni, chi sei, dove vai... I nostri tempi rispondono a tali domande o ci allontanano dal trovare risposta? Cosa c'è oltre il tempo? Sono le domande che ci fanno mettere piede nel mistero dell'esistenza. Ci mettono in contatto con l'Oltre. Sono le domande dei ricercatori quando comprendono che esiste altro oltre l'immagine del mondo che vien data. C'è un oltre, un reticolo sostanziale al quale andare ad attingere...
E prima di lasciarvi dato che il mondo di Eumeswil è un piccolo mondo, un mondo di nicchia, un mondo per gli avventurieri dello spirito, vi lasciamo con un racconto di Manuela Venator fatto a noi. Ha detto che solo pochi e scelti possono leggerlo... La maggior parte non ci crede e non ci potrebbe mai credere... Perciò non diffondetelo, se per caso siete arrivati fin qui nella lettura e vi spingerete oltre...:
Eravamo a tavola, a cena, mentre si disputava la partita degli ultimi campionati europei. Nessuno di noi era tifoso, interessato al calcio. Ci trovavamo su quella emittente giusto per dare un'occhiata a ciò che vedono in molti. Io -poi- non ho neppure la tv in casa. Ho smesso di guardarla dopo il liceo. Mentre ero a scuola mi serviva per rinviare l'ora di studio pomeridiana... Finito il liceo che, mi ricordo come le mie prigioni, ho preferito scoprire la vita andando in giro per il mondo è facendo esperienze dal vero, seguendo i miei interessi connaturali...
Mi capita di vedere la tv da mia madre e puntualmente mi addormento davanti. Un narcotico naturale. È così dato che non vedo la tv non sono neppure tanto a conoscenza dei miglioramenti delle immagini.
Lo schermo della tv innanzi a me era assai grande, posto in alto. Le immagini erano assai vivide. Sembravano quasi uscissero dal monitor, reali. Mentre discorrevo delle mie osservazioni, gli altri commensali mi informavano di rimando che anche le videocamere sono migliorate...
Intanto mia zia portava il primo a tavola, quando all'improvviso, inaspettatamente, un giocatore subisce un fallo e casca a terra e casca sul nostro tavolo! Mia zia dallo stupore lascia cadere il vassoio con il primo per terra! Noi ci guardiamo l'un l'altro! Chi è costui che giace sul nostro tavolo? Chi lo conosce? Come è arrivato? Ma intanto il giocatore in tv, dopo che gli hanno messo del ghiaccio alla gamba, riprende a giocare... Il nostro commensale -invece- mezzo tramortito ci guarda, porta la gamba al petto e ci dice che ha un gran dolore, ma deve riprendere a giocare perché la partita è giunta quasi al termine. Noi ci guardiamo perplessi. Non parliamo... Non sappiamo se siamo vittime di una allucinazione collettiva! Ma il giocatore insiste che deve riprendere a giocare! E di aiutarlo a rientrare nella tv da dove è uscito! Da solo non riesce. La tv è troppo in alto! Mio zio pertanto va a cercare lo scaleo e quando torna il giocatore vi sale in modo precipitoso e ci prega di spingerlo dentro la tv. Noi acconsentiamo alle sue preghiere, ma quando lo tocchiamo le nostre mani affondano nel nulla! Noi lo vediamo, ci parliamo, ma non riusciamo a toccarlo. Viviamo la sua immagine priva però dell'aspetto del tatto! Lui non si rende conto di ciò! Ed inizia ad urlare con insistenza che vuole tornare a giocare! È il suo lavoro! Ed il suo ruolo, la sua presenza, per quella partita è determinante! Noi facciamo presente che per noi è impossibile sentirlo... Ma lui insiste! Ma io ci sono! Voi mi vedete! Io vi parlo e voi mi rispondete!
A mio zio viene in mente di provare a far vento! Se è un'immagine ed è leggera può essere che prenda il volo! Così lui si mette a guisa di tuffo verso lo schermo della televisione e noi col ventilatore puntato su di lui e come aspiranti pifferai magici soffiamo ma niente accade...
La partita finisce. Il giocatore triste, afflitto si siede e chiede da bere per tirarsi su e qualcosa da mangiare. Gli diamo un bicchiere d'acqua ma mentre beve l'acqua gli casca addosso senza bagnarlo e giunge sul pavimento così come il cibo. Inizia pure ad avere freddo, i brividi. Proviamo a coprirlo, ma la giacca cade per terra!
Ci chiede il telefono per chiamare il suo Mister ed informarlo! Dopo tre squilli il capo squadra risponde! Lo riconosce dalla voce, ma gli fa presente l'inutilità della telefonata perché sono nello stesso posto...
Tra noi sorge una certa irrequietudine per la situazione che si sta creando... Non riusciamo neppure più a conversare e tantomeno a mangiare...
Esclamo che desidero andare a fare due passi sul mare. Ho bisogno di riprendermi dall'accaduto... Forse l'aria salmastra, sulla spiaggia, può essere provvidenziale!
Il giocatore esclama: -" Vengo con te!"- Ed io evvai! Ci mancava pure questa! Ed ora che faccio? Non so neppure il suo nome!
Mentre camminiamo per strada la gente ci guarda, ci fissa! Alcuni gli dicono, sei stato bravo in campo! Un portento! Ma poi si riprendono dicendo: "Rassomigli veramente al campione! Ma sei un parente?" Noi tiriamo dritti senza rispondere! Ignorando ciò che ci rimbalza addosso...
Arriviamo sulla battigia! L'acqua del mare è tiepida, pacata. Vi è qualche stella ad illuminare il cielo. Il suono dell'acqua distensivo. In lontananza echi di musica elettronica.
Lui ed io ci guardiamo imbarazzati! È strano essere in compagnia di una immagine parlante. Par vera... Si comporta come un umano. Ma è intoccabile. Privo delle esperienze del corpo! Mi dice che è la prima volta che gli capita una cosa del genere! Ed io rispondo: "Lo dici proprio a me? Non credo che attualmente sia una cosa molto comune e spero non lo sia neppure in futuro".
Riprendiamo a discorrere e gli comunico che mi è dispiaciuto per lui che non abbia potuto prendere parte attiva alla partita nella sua parte conclusiva! Lui si dice rammaricato, ma ora ha una nuova urgenza: sapere chi è! Perché come fa ad essere con me ed ad essere dove si è disputata la partita? Lui si è visto in campo! Alla Tv. Allora lui chi è? E l'altro chi è? Bel quesito. Dentro di me penso: Lo va a chiedere proprio a me?... Provo a balbettare qualcosa... Che possa avere un senso: -"Sarai la tua ombra... La tua immagine riflessa! Il tuo simulacro..."- Ma lui riprende: -"Eppure sono sempre stato con l'altra immagine di me! Abbiamo fatto sempre tutto insieme da quando siamo nati! E ti assicuro non siamo siamesi! Credimi e non siamo neppure due fratelli in conflitto..."- Replico: -"Ti credo sulla fiducia... Immagino non avevate motivo di dividervi. Non credo neppure vi fossero screzi fra di voi"-...
Lui mi guarda e mi chiede se possiamo sederci. È stanco... e mi chiede se può farmi una confidenza... Incurvo le braccia e rannicchio il collo come per dirgli, vai parla, togliti il peso... E lui esclama come pensando, come riportando cose sepolte alla luce, come togliendole dalle macerie... -"Vedi ho avvertito da tempo, nella profondità del mio essere, un essere non pienamente soddisfatto, appagato... Ma la fama, il successo, il guadagno, i costanti allenamenti, spostamenti, partite, la stanchezza accumulata, la voglia di nuove avventure, non mi hanno mai dato modo di dar sfogo a questa voce. E se rappresentassi questa voce che si è sganciata dal tutto?"- Altra bella domanda mi pone ed ora che rispondo?: "Il tempo te ne darà atto..." E lui: -"Ma io avrò tempo?"- Il tempo? Ed io e vai rieccoci!: -"Te lo auguro"- ...Intanto l'aria d'intorno si fa più fresca... Il buio par lasciar il posto alla luce... E l'immagine lentamente svanisce... Mi sento improvvisamente sola! Come se avessi avuto una visione... È l'alba di un nuovo giorno! I colori tingono lievemente il paesaggio e mi approssimo a casa! Perplessa, scombussolata! Mi addormento e tanti sogni che non riesco a ricordare agitano il mio dormire...
Apro gli occhi! Prendo il cellulare adagiato sul comodino per guardare l'ora. Rinvengo un messaggio da un numero sconosciuto: "Ciao! Ti volevo dire che mi sono riunito al mio tutto! Il mio altro si sentiva debole senza di me! Come frantumato. Mi ha dato il tuo numero il mio Mister... Ha detto di aver ricevuto una chiamata burlesca da me, ieri... Vienimi a trovare quando vuoi! Vorrei continuare a parlare e scoprire! Ora ho nuovi goal da fare... e marcare...!"
Luigi Aversa: È psichiatra e psicologo analista, per molti anni ha insegnato Psicologia dinamica all'Università degli studi di Roma "La Sapienza" e successivamente a "Tor Vergata" presso la cattedra di clinica psichiatrica della facoltà di Medicina e Chirurgia. È stato fondatore della Società Italiana di Psichiatria Trans-culturale occupandosi di etnopsichiatria. Per diversi anni è stato Presidente e Vicepresidente del CIPA. Nell'ambito della psicologia analitica, ha fondato, insieme a Mario Trevi, la rivista Metaxù, è autore e curatore di numerose pubblicazioni. Si è occupato prevalentemente dell'influenza della filosofia ermeneutica sul pensiero psicoanalitico ed è stato il primo ad aprire al confronto con le neuroscienze la psicologia analitica rivisitandone alcuni concetti fondamentali in modo attuale e moderno. Studioso della religiosità induista, ha conosciuto personalmente il celebre Maestro Jiddu Krishnamurti, ai cui insegnamenti ha dedicato vari saggi e conferenze.
VIDEO. Oltre l'Irriducibile e oltre l'Invisibile. Con Luigi Aversa
L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger.
L’Associazione si fonda su tre pilastri:
CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.
TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.
RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.