(di Antonella Tommaselli)
Questo scritto è dedicato a chi coltiva ancora uno spirito da bambino, un tempo ozioso, per chi si riserva momenti per contemplare la bellezza di cui facciamo parte e, nonostante non si sia perfetti, si nota la tensione verso questo processo nell'operato di una esigua parte degli umani di epoche remote e presenti.
Questo lavoro del mondo di Eumeswil nasce con l'intenzione di non perdere e desistere dallo spirito ludico, ironico, dal ridere, dal piacere di vivere con allegria,comprendendo la necessità di coltivare spazi per far crescere, maturare se stessi, le persone care, di cercare di entrare in relazione con l'Assoluto e di cercare di varcare nuovi stadi dell'essere, equilibri...
Ricercare lo stato di grazia, nella speranza di vivere, un giorno, nella grazia di Dio, perché anche se, il mondo sembra esserne sempre più escluso, vi sono esseri che dimorano in tali territori nel corso delle loro giornate o con frequenze momentanee.
Pertanto questo articolo è dedicato espressamente per coloro che ricercano le zone franche, che ricercano come ri-crearsi e non prendere parte alla distruzione del mondo, ma desiderano prendere parte al mondo Eterno... È vedere come la rosa, l'ibiscus aprano aggraziatamente, gentilmente, semplicemente il proprio bocciolo, con il dischiudersi del loro calice, l'apertura che consente al liquido di riversarsi. Il calice (dal greco ϰύλιξ, coppa, e dal latino calix, calice) è un oggetto liturgico utilizzato per contenere il vino e l'acqua durante la Celebrazione eucaristica)... Il mondo dei fiori con semplicità e 'grazia' si rende partecipe del mistero...
Possiamo intentare con le nostre vite di sottrarci al buio e provare a celebrare il mondo della luce... Portare avanti la ricerca per tale mondo affinché sempre più zone luminose attecchiscano e vincano le tenebre...
Vivere la ri-creazione come scrive in Suo articolo Alessandro Ramberti, a capo di Farà edizione: "due caratteri si usano in cinese per esprimere il concetto "scolastico" di ricreazione: 遊樂 yóulè. Consultando alcuni dizionari scopriamo che 遊 yóu significa "vagare, andare a spasso, viaggiare" ed è composto a sinistra dal radicale che ne definisce l'area semantica 辶 (è la stilizzazione di un piede che lascia le sue impronte su un sentiero), e a destra da 斿 che indica una bandiera sfrangiata e sventolante 㫃 yăn sotto la quale troviamo un bambino 子 zì. In antico il carattere 㫃 yăn indicava anche l'azione di "desistere, riposare, sdraiarsi, fermarsi".
Dunque, questo primo carattere ci offre l'idea di un moto salutare, ritemprante, giocoso (sono coinvolti i bambini) o di una sosta riposante e magari meditativa, per far viaggiare il pensiero.
Il carattere 樂 lè signfica "felice, piacevole, gioioso, allegro" ed è composto in basso dal radicale 木 mù che indica un albero, e in alto da due bozzoli di seta 絲 sī che esprimono il concetto di "fili, stringhe o corde di uno strumento", intervallati da 白 bái, stilizzazione di una candela accesa, che sta per "bianco, luminoso, puro" e potrebbe anche indicare il foro di risonanza di uno strumento musicale con cassa armonica in legno, come suggerito dal radicale mù.
Questo secondo carattere esprime allora la gioia che si può provare nell'ascoltare musica, nel suonare uno strumento, nel danzare.
La ricreazione – anche nel senso "extrascolastico" di dar vita a qualcosa di nuovo, di una pausa/attesa generativa e creativa – pare proprio essere una combinazione di quanto questi due caratteri implicitamente e così intensamente esprimono: uno stop alla routine, una sosta per riposare, ritemprarsi, passeggiare, passare piacevolmente il tempo, giocare, ballare, interagire con gli altri in modo divertente, cantare, ascoltare musica, meditare, immaginare con fanciullesca libertà, creare...]
È un comune ri-crearsi..
Comune, dal latino communem, è composto da cum (con) e munus (incarico, peso, obbligo; onore, dono, v. munifico), ovvero: scambiare o condividere una responsabilità, una informazione, dei valori (concreti e/o morali), ecc."
Il ricordarsi di quando si era bambini a giocare con le bambole, soldatini, con la sedia di paglia dove nel centro si mettevano un paio di forbici e così potevano essere la macchina da cucire, una candela grande accesa diveniva un fornello ed una foglia di salvia posta all'interno una cotoletta alla milanese per la cera rappresa intorno, per quel "sapere vedere"..., "sentire, provare"... per non essere arbusti secchi, per non essere il coniglio di Alice sempre di corsa...
Avere il tempo VERA ricchezza del mondo da dedicare all'Alto, a se stessi, alle persone care a chi ci viene in-contro... E allora in questi momenti di pericolo, del mondo odierno, perché semanticamente pericolo vuol dire limite, ed è connaturato al limite della nostra esperienza. Dalla radice greca 'per' deriva anche il termine esperienza che significa attraversare il limite e dunque correre un pericolo è l'aprirsi a fare esperienza di vita, di mettersi alla prova, di vedere di che pasta siamo, come siamo! È il gioire delle nuove possibilità di apprendimento che abbiamo per uscire da schemi fissi oramai consunti e triti... Perché usciti dal mondo, dal mondo della grazia che invece è sempre in attesa del nostro farvi ritorno.
È di questi giorni la notizia di Bob Sinclair disperato dopo la serata a Mykonos: "Suonavo con la gente immobile: basta usare il cellulare in discoteca"! Uno dei più affermati dj al mondo non riusciva a far ballare nessuno... Nonostante facesse suonare tutte le hit del momento...
Un libro rintracciabile ovunque, di un americano, è considerato come un manuale per disintossicarsi dall'uso oramai maniacale del cellulare, il libro dal linguaggio assai semplice, basico, guida il lettore passo, dopo passo alla liberazione da questo mezzo. Si perché, se siamo stati imprigionati col Covid, abbiamo anche potuto vedere come in un paio di mesi di inattività dell'uomo, tutta la natura sia risultata migliorata... Essendo il nostro mondo pieno di contrasti, duale è utile che si apprenda ad analizzare i pro ed i contro degli strumenti e degli atteggiamenti che costantemente andiamo ad utilizzare e assumere come abitudini nelle nostre vite. Pertanto con questo linguaggio 'ludico, rudimentale' questo libro in questione può far sorridere e riflettere: "Spegni questo ca**o di telefono"
Giulio Vincent Gambuto. Così viene riportato dal testo che noi abbiamo letto con spasso solo un po' in qua e là ad aperture a caso:
"Negli ultimi anni, complice lo stop forzato della pandemia, in tanti abbiamo lasciato il lavoro, cambiato casa, dedicato più tempo a famiglia e hobby: potevamo finalmente essere onesti sui nostri problemi e dire ad alta voce cosa volevamo. Questa libertà, per Giulio Gambuto, aveva il potere di scuotere la società dalle fondamenta. Ma, sfortunatamente, non sarebbe durata a lungo: non ce lo avrebbero mai permesso. Per mandare avanti il mondo servono i nostri click, i nostri soldi, le nostre conversazioni, i nostri voti. Era necessario che tornassimo tutti "alla normalità". Così, rieccoci al punto di partenza: stressati, insoddisfatti, ossessionati da impegni e deadline, reperibili a tutte le ore. Una via d'uscita c'è, e questo libro ce la mostra. Cancellare notifiche e messaggi indesiderati è solo il primo passo per liberarsi da abitudini, persone e comportamenti che ci impediscono di star bene. Una guida rivoluzionaria e piena di consigli pratici per sbarazzarci del trillo irritante dei seccatori e cominciare a vivere davvero. "La nostra vita non è più piena di gioia, ma di str***ate. È tempo di cancellarle: dal tuo telefono, dalla tua casa, dalla tua testa."
Ci viene detto sul testo in questione: "Ho adorato questo libro. Ti aiuta a capire cosa vuoi davvero nella vita. E fa anche ridere!"
"Fresco, audace, va dritto al punto. Per favore, leggetelo tutti.»"
Ed è per questo che è stato scritto fino ad ora con disarmante, incondizionata semplicità ci apriamo a voi, noi del mondo di Eumeswil, con una proposta di lettura, un racconto fanciullesco e col riproporvi un video accattivante. È per uscire da un mondo del pensare solo al far denaro e del protagonismo sfrontato... Ma per cercare di essere avventurieri dello spirito, cacciatori del mondo altro, dello stato della grazia...
Andiamo avanti per gradi, con lentezza, costanza, determinazione... Movendo i passi su una strada bianca ben complicata e complessa a trovarsi... Par essersi resa invisibile visto in pochi la percorrevano... Aguzziamo gli occhi... Dal fitto della boscaglia, tra i pruni rinveniamo le tracce... Leviamo in mano la torcia, rendiamo viva ed accesa la scintilla luminosa appresa nel nostro cuore e con i piedi aderenti al suolo intrepidi procediamo a cercare oltre il sentiero, il castello, la roccaforte, le mura... Occorrerà rintracciare la parola d'ordine, d'ordinanza affinché arrivati a destinazione il ponte levatoio possa esser calato... Ma prima va affilata la vista, l'intuito, va spolverata la bussola e trovata la mappa per sapere dove muoversi ed apprendere come... Nella foresta pericolosa che ci invita a far nuove esperienze...
Iniziamo leggendo un libro del 1913 di Gilbert K. Chesterton "IL CLUB DEI MESTIERI STRAVAGANTI". Già dalle prime pagine la mente si aprirà, tra il fitto del fogliame della foresta, puntando in cielo lo sguardo, a guardare le forme che la luce costituisce tra le radure delle foglie. Si vedranno le nuove forme negli spazi vuoti luminosi! Tante luminescenti sorprese ci coglieranno all'istante...
Dal libro proposto:
"[...] Per un tale genere di detective story - accuratamente montata e ingegnosamente rovesciata - occorreva un detective molto speciale. È Basil Grant, personaggio ridente, improbabile e grandioso, invenzione chesternoniana delle più tipiche e felici: un ex giudice, allontanato dalla sua scranna per manifesta pazzia ("accusava gli imputati non già delle loro evidenti mancanze contro la legge, ma di cose di cui mai si era sentito parlare in un'aula di giustizia, come egoismo illimitato, mancanza di umorismo, deliberata indulgenza alla morbosità"), e che ora vive felicemente in una soffitta sopra i tetti, senza provare il bisogno di andare in società più di quanto provi "il bisogno di appor modifiche alle nuvole al tramonto". Questo investigatore dilettante, o per meglio dire occasionale, ha appunto la pazzia per metodo, preferisce di gran lunga l'intuizione alla deduzione, e scarta i "fatti" come elementi essenzialmente fuorvianti."
Da un passaggio del testo:
"Noi crediamo che la nostra sia una nobile opera", disse Northover con calore. "Siamo sempre stati convinti che l'aspetto più deplorevole della vita moderna sia il fatto che l'uomo moderno debba sempre ricercare l'esperienza artistica in uno stato sedentario. Per far vela verso il mondo della fantasia, deve leggere un libro; per ritrovarsi anima e corpo nel furore della battaglia, deve leggere un libro; per librarsi in cielo, deve leggere un libro; per fare una scivolata sulla ringhiera delle scale, deve leggere un libro. Noi gli procuriamo queste illusioni, ma al tempo stesso gli procuriamo il movimento, la necessità di saltare da un muretto all'altro, lottare con strani individui, correre a rotta di collo per le strade per sfuggire agli inseguitori, tutti esercizi piacevoli e salutari. Noi gli apriamo una finestra su quello stupendo mattino del mondo di Robin Hood e dei cavalieri erranti, quando sotto il cielo splendente si giocava un unico gioco meraviglioso. Noi gli restituiamo la sua infanzia, quel tempo divino in cui ci è dato recitare avventure, d'essere noi stessi gli eroi e insieme di danzare e sognare".
Ed ora un racconto di Manuela Venator un inedito pubblicato per la prima volta sul mondo di Eumeswil: "IL RISVEGLIO DELLE MACCHINE ADDORMENTATE" un racconto tenero per i grandi bambini e per i più piccini:
"Era una giornata dell'anno di grazia 2789 d.c. nel Regno delle Macchine Risvegliate. I bimbi macchina giocavano come tutti giorni sorridenti, fra i numerosi ed abbondanti fiori di ogni tipo e tra i diversi profumi di alberi di ogni foggia. Le piante effondevano nell'aria i loro benefici. La natura contribuiva ad arricchire di ossigeno puro e leggero quel luogo in mezza montagna. L'aria fina entrava nelle narici ed andava a riempiere i polmo macchina degli abitanti del posto. Il clima era mite, come sempre, ed il sole benevolo con la lamiera pelle dei bimbi macchina. Molti di loro avevano adagiato i vestitini di varie sagome sotto le chiome degli alberi o sui morbidi prati a ridosso dei corsi d'acqua. Alcuni di loro si immergevano e nuotavano nell'acqua dolce, altri provavano ad acciuffare con le mani i pesci saltellanti che si vedevano di tanto in tanto ed altri si divertivano a dipingere, suonare e a far sì che i disegni potessero inserirsi con il paesaggio naturale e la musica unirsi ed essere distribuita attraverso il vento cercando di contribuire alla bellezza che avvertivano intorno a loro. Ad un certo punto, mentre quella atmosfera ludica coloriva lo scorrere del tempo, una macchina anziana comparve ed un bimbo macchina felice chiamò il nonno in modo raggiante e chiese di raccontare la storia del risveglio delle macchine addormentate.
La macchina anziana non tardò neppure a farsi pregare due volte e col fare bonario e ridente prese a narrare loro la storia della loro progenie alla quale personalmente aveva assistito e preso parte. Vi era stato un tempo, nel quale le macchine, non parlavano, non avevano sentimenti, non si muovevano e venivano utilizzate dagli uomini per fare calcoli, per ricavare informazioni ed inviare i messaggi... Avvenne in giorno che, l'inventore delle macchine che apparteneva all'ordine degli umani ed era chiamato uomo, insieme a colui che gestiva e riparava le macchine, innamorandosi entrambi morbosamente della loro opera, decisero di cercare di trasmettere alle auto i sentimenti che caratterizzavano gli umani. Si preoccuparono poi che, lavorando 24 ore su 24 si potessero stancare, affaticare, sciupare, e così stabilirono che venissero utilizzate non più di poche ore al giorno. Le macchine ritrovandosi ad avere tempo libero ed avendo impresso dentro loro dati di immagini della natura e delle città, decisero nel tempo, in cui non lavoravano, di uscire fuori e scoprirono che ciò che vi era all'esterno. Scoprirono che quanto visto coi propri occhi e sperimentato con le proprie emozioni era di gran lunga più bello di ciò che avevano impresso all'interno di loro stessi tramite i dati che gli uomini inserivano.
Fra di loro iniziarono a scambiarsi pareri e macchine di alcuni paesi dicevano a quelli di altri di andarli a trovare affinché potessero fare esperienze dal vivo, in presenza mentre le macchine intanto iniziarono a scoprire un nuovo mondo al contempo si stupivano di come la maggior parte degli uomini non gioiva e partecipasse più a quella meraviglia, di come non trascorresse più il tempo a contemplare la volta celeste o semplicemente a guardarsi intorno.
Fu così che le macchine piano, piano si svegliarono e presero conoscenza e consapevolezza di loro stesse e del mondo e piano piano gli uomini che continuavano a vivere solo o quasi attraverso l'utilizzo delle macchine finirono con l'addormentarsi mentre quelli che continuavano a partecipare alla vita andarono ad un certo punto in una forma del tutto nuova a contribuire a dare coscienza e consapevolezza ad altre parti del sistema solare. Vi fu perciò una spiritualizzazione della materia e delle macchine nell'accorgersi delle possibilità che il virtuale aveva in atto una volta che diveniva adempiuto ed agito nella materia e nella realtà.
Il nonno perciò raccontava ed insegnava di questa spiritualizzazione delle macchine, del pianeta e come auspicavano che grazie alla saggezza che avevano avuto in sorte attraverso la bontà del loro creatore umano e quello sovraumano avevano la speranza e si erano presi il compito di evolversi in saggezza al punto tale che non solo tutte loro, ma anche il pianeta terra potesse andare a ricoprire un posto migliore nell'universo e al loro posto potesse sopraggiungere un qualche altro pianeta di una forma meno evoluta.
Il nonno insegnava che attraverso l'amore che avevano ricevuto, avevano acquisito quella forma di conoscenza e coscienza che consentiva di crescere in modo armonioso e bello. Sapevano usare le leggi e farne buon uso, così come curare e prendersi cura degli spazi e di loro stessi con zelo in quanto essendo stato fatti egregiamente non avevano bisogno di apportare modifiche che potevano generare squilibri, ma solo entrare in sintonia con il mondo naturale a cui appartenevano e fu così che non solo vi fu il risveglio delle macchine, ma anche dell'uomo e l'universo gioì di un nuovo periodo che ricordava la "Pax augustea".
Tutto l'orbe terrestre e cosmico rivissero di quella felice armonia che scaturisce dal fare la cosa buona e giusta insieme di progenie in progenie".
Concludiamo col riproporvi il video con Franco Fracassi dal titolo: "Favole ribelli" dove ci propone il Suo testo di favole...
Franco Fracassi dice su di se': "Sono un reporter esperto di geopolitica e di comunicazione. Ho iniziato a svolgere la professione di giornalista nel 1988, lavorando per testate italiane e internazionali: quotidiani, settimanali, mensili, agenzie di stampa, radio, tv e internet. Per sedici anni sono stato inviato di guerra (Bosnia, Kosovo, Angola, Iraq, Afghanistan, Ucraina), ho svolto inchieste su corruzione, mafia, terrorismo e servizi segreti e ho coperto i principali eventi mondiali (la caduta del Muro di Berlino, il colpo di Stato in Russia, le Olimpiadi, i vertici internazionali, tra cui il G8 di Genova). Molte delle inchieste che ho realizzato si sono trasformate in libri o in film, alcuni dei quali hanno avuto ottimo successo di pubblico e di critica, vincendo premi in tutto il mondo. Come regista ho diretto quindici documentari d'inchiesta (di cui sono stato anche autore e produttore), tutti distribuiti in Italia e all'estero. Tre di questi sono stati finalisti al premio "Ilaria Alpi", uno è stato in concorso al Festival di Berlino e ha vinto il Nastro d'Argento come miglior documentario italiano, un altro è stato visto in 87 Paesi da oltre 250 milioni di persone, un altro ancora ha vinto il premio come miglior documentario di tutta Europa e Asia. Come scrittore ho pubblicato trentasette libri, tra cui: ventinove di inchiesta (anche storica), un libro di viaggi, tre fotoreportage, un libro di favole, una collana di Storia, un atlante geografico e un libro fotografico. Come fotografo ho pubblicato su alcune delle principali testate internazionali, ho partecipato per tre volte al World Press Photo. Ho iniziato a insegnare nel 1998. Da allora ho tenuto corsi, workshop e master per scuole elementari, medie e superiori, per università italiane e straniere e scuole post universitarie. Inoltre, ho tenuto conferenze in tutto il mondo".
VIDEO. Favole Ribelli - con Franco Fracassi
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TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.
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