(di Antonella Tommaselli)
adagiamo, posiamo lo sguardo sul mare. Ci colpisce quando la sua acqua è particolarmente trasparente, color acquamarina e ci lascia scorgere cosa contiene in profondità. Il fenomeno della trasparenza avviene quando l'acqua è limpida, pulita, decantata, par farsi vetro invisibile. La luce colpisce la sua superficie arrivando a toccare il fondale...
Il fenomeno della trasparenza non avviene in acque opache... Lo studio della trasparenza dei corpi, della materia è un'attività che permea la fisica, la pittura, la spiritualità... La luce penetra ed illumina la materia quando è pura, purificata per dirlo in un modo ed in una versione assai semplicistica e semplificata. Non è un caso che rimaniamo senza fiato al cospetto di un diamante così come innanzi a degli occhi luminosi ed uno sguardo pulito, trasparente che pare non ci offenda e non trami contro di noi, ma mostri l'anima della persona che abbiamo di fronte e ci rasserena.
Ci possiamo dedicare allo studio di ciò che traspare ed emana una persona, un libro, un luogo... Può essere una pratica da svolgere con accortezza meditativa, contemplativa...
La trasparenza come dice di Napoli:
"è l'unica possibilità che ha la materia per farsi attraversare dallo sguardo di chi la guarda e consentirgli di accedere al suo interno e a ciò che staziona al di là di esso. Rivela un luogo in cui la luce riesce a con-fondersi con la materia, non essendo più respinta, né assorbita, ma fatta passare affinché essa stessa diventi lucente, accendendosi dall'interno. D'altro canto anche la luce trova nella trasparenza della materia l'unica condizione per mostrare un'anima sensibile e conferire una presenza visibile al suo essere. Come le vetrate delle cattedrali documentano la trasparenza favorisce una effettiva comunione della luce con la materia, perché impone ad entrambe una trasmutazione ontologica: la luce accende la materia al punto da farle irradiare un'intrinseca luminescenza, dando luogo ad un fenomeno molto differente da quando viene parzialmente assorbita o riflessa dalla superficie esterna, che le impedisce di accedere alla sua natura più intima. Nel mentre che la materia si fa luce, la luce si fa colore e acquista una densità tangibile. Il progressivo aumento del grado di trasparenza può portare la materia ad accedere ad un vero e proprio processo di trascendenza del suo essere, conducendola al limite della sua smaterializzazione, al punto più prossimo allo stato della purezza spirituale, divenendo invisibile".
La bellezza può essere intesa come trasparenza? A questa e non solo a questa domanda si può, in parte, trovare risposta col video che vi proponiamo oggi: "L'apocalisse: Firenze, la bellezza e le cose ultime". Tema del video che vi proponiamo è il rapporto tra la cultura urbanistica, architettonica e figurativa fiorentina e il Libro dell'Apocalisse, dal Medioevo al Seicento.
Il percorso non si fermerà ad esaminare i casi in cui gli artisti e i loro committenti hanno voluto rappresentare passaggi, figure e motivi dell'ultimo libro delle Sacre scritture, ma scavare in profondità nei significati iconologici delle opere esaminate per cogliere il legame profondo tra la storia della città e la sua vocazione cristiana, significativamente nutrita dalla speranza escatologica e auto modellata sull'ideale della Gerusalemme celeste.A parlarne con dovizia di riferimenti e particolari, in maniera colta ed accattivante è Giovanni Serafini.
Giovanni Serafini è uno storico dell'arte che vive e lavora a Firenze. Ha una laurea in storia dell'arte moderna conseguita presso l'UNIFI e un dottorato di ricerca nello stesso ambito presso UNISI. Il suo campo di ricerca e studio è l'iconologia dell'arte cristiana toscana dal XIII al XVIII secolo, con preferenza per il XV e il XVII secolo fiorentino. Attualmente impiegato nell'Opera di Santa Maria del Fiore come responsabile del catalogo unico delle collezioni è stato anche curatore di mostre e di convegni scientifici, autore di cataloghi, saggi, libri e articoli scientifici e ha tenuto conferenze e ha partecipato a convegni internazionali.
Nel corso del video si parlerà in modo articolato del Battistero di Firenze e di San Miniato a Monte, porta del Paradiso!
Se Giovanni Serafini ci conduce alla Gerusalemme Celeste e alla importanza di leggere i nostri testi Sacri per comprendere la nostra arte e cultura a ribadirlo è pure Padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato a Monte. Presenza importante per tanti fiorentini. Sempre impegnato a tratteggiare il volto della semplice bellezza raccolta nella poesia, nell'arte e soprattutto rintracciabile nella liturgia.
Padre Bernardo Gianni ha curato per le edizioni San Paolo, 2019 un testo che prende titolo: "LA CITTÀ DEGLI ARDENTI DESIDERI. Per sguardi e gesti pasquali nella vita nel mondo". È così si apprende dal risvolto di copertina:
"Gli esercizi spirituali predicati a Papa Francesco offrono l'occasione di questa pubblicazione, in cui l'autore, apprezzato predicatore e formatore, prende spunto dalla tradizione novecentesca di La Pira e di Mario Luzzi, "città di ardenti desideri", per tracciare una lunga ed articolata riflessione sul valore della profezia cristiana nelle città affaticate dei nostri giorni.
A Papa Francesco, don Gianni offre un punto di vista originale per rileggere la necessità di una nuova evangelizzazione da parte di una Chiesa "in uscita" e a noi lettori propone una splendida riflessione, che si declina tra fede e bellezza: bellezza del lavoro quotidiano, che deve nutrire la fede che non può che produrre nuovamente bellezza così da nutrire i cuori aridi e spesso poco avvezzi alla speranza.
Ne viene un libro che risveglia per noi le profezie della Gerusalemme celeste che si nutre delle occasioni terrene (quale Firenze e le nostre città sono) perché siamo invitati a incamminarci nuovamente verso di essa."
A ben pensare le città da sole non possono niente! Le città sono il volto di chi le ha costruite e vissute attraverso le varie epoche! L'incuria che troviamo adesso, l'assenza di un autentico volto, identità della città è la stessa assenza che si affaccia in noi stessi. Proviamo a studiarci, a comprenderci, a migliorarci e sicuramente anche il luogo in cui risiediamo inizierà a trasformarsi. Soffriamo tutti degli stessi problemi, proviamo a risolverli... Singolarmente...
La bellezza è un valore da coltivare, proteggere e salvaguardare. È il primo passo per lo sviluppo, cura, salvaguardia, salvezza dell'anima. Attraverso la bellezza l'uomo si affranca dalle vicessitudini del mero vivere. Si ritempra. Creare bellezza è creare ricchezza, serenità. Vuol dire allontanare le persone dalle zone sordide interiori, dalla cattiveria, dalle aggressioni, dalle zone di degrado interiore ed esteriore. È aprirsi a nuovi canoni, modelli, parametri comportamentali. La persona necessita di essere educata a cogliere la bellezza del micro e macro universo. Comprendere ed accostarsi a tale bene smuove l'individuo a migliorarsi, a vivere per alti valori esistenziali che fanno presagire il superamento della finitudine del vivere meccanico.
Firenze per lunghi secoli è stata sinonimo e simbolo di bellezza. Pensiamo a Stendhal e alla sua sindrome avvenuta in Santa Croce. La vera bellezza smuove il cuore, lo ammorbidisce, lo rende vivo e pulsante. La mente si illumina. Coglie nuovi spazi da esplorare e vivere, più alte dimensioni in cui poter dimorare. L'uomo accede a nuovi potenziali creativi che si esplicano in varie arti maggiori e minori. La desolazione svanisce.
Il video di Giovanni Serafini ci pone di fronte ad una molteplicità di tematiche da affrontare così come il testo di Padre Bernardo Gianni. È necessario aprirsi alla cultura che è l'aspetto che edifica e coltiva un essere umano e all'esperienza che lo pone alla prova! Occorre camminare e tessere queste due corde insieme per formare una treccia forte e resistente su cui aggrapparsi e arrampicarsi inseguendo chi è più avanti di noi nel cammino e portando dietro chi è meno confidente...
Completiamo questo scritto con un testo di Ernst Jünger: "HISTORIA IN NUCE: IL COMPLEMENTO"
Goslar
Se consideriamo per qualche tempo un determinato colore, la retina del nostro occhio produce il suo colore complementare. Come ogni apparenza sensibile, anche questa ha il suo riferimento spirituale; dobbiamo dedurre che ci è concesso un rapporto con il mondo nella sua totalità. Quando una qualunque delle sue parti incatena oltre misura la nostra attenzione, lo spirito ristabilisce la buona salute rievocando gli elementi da noi trascurati.
In quel rapporto con il mondo si esprime nello stesso tempo la nostra debolezza, rappresentata dal fatto che siamo capaci di comprendere la totalità soltanto come successione di aspetti parziali della vita. E l'elemento che manca, lo consideriamo quasi un colore complementare. Procediamo non lungo una linea diritta, ma secondo moti ondosi, e non di grado in grado, ma da un estremo all'altro. Deviazioni di tale specie dobbiamo considerarle inevitabili; fanno parte della vita, nella quale è connaturato un elemento pulsante quale si rivela già nella respirazione o nel battito del cuore. Ciò nondimeno, percorriamo il nostro cammino spirituale come fa la lancetta dell'orologio che si muove secondo l'oscillare del pendolo in un senso e nell'altro.
Accade così nel corso della nostra vita, o anche nell'avvicendarsi delle generazioni, ci apriamo a una visione più alta di quella che si attua in ciascuni dei momenti di cui l'intero tratto si compone. Chi tenga presente tutto ciò, può afferrare il perché di molte contraddizioni della nostra natura. Così, noi tendiamo inguaribilmente all'ingiustizia, eppure intuiamo nell'avvicendarsi dei tempi diversi ciò che la passione non ci permetteva di vedere distintamente; il nostro giudizio si fa più sicuro. Ci occupiamo di molte cose trascurabili, ma nel ricordo ciò che abbiamo vissuto di grande e di autentico spicca sempre per la sua importanza. E ancora: per quanto siamo soggetti allo spirito dei tempi, non cessiamo mai di sottoporre a processo, in ogni campo della nostra attività mentale, i luoghi comuni a noi contemporanei. In ogni settore della nostra esistenza è insito uno stimolo che ci rende inclini al complemento e possiede una virtù risanatrice.
Ciò si nota con particolare evidenza nell'opera dei grandi storiografi: la nostra storia, che è storia di fazioni, è completata da un occhio divino che la corregge. Parlando in termini architettonici, diremo che lo storico, nel babilonico progetto dei nostri sforzi, traccia gli archi la cui percezione si sottrae di necessità alle forze agenti; queste forze possono essere paragonate a pilastri portanti".
VIDEO. L'Apocalisse: Firenze, la bellezza, le cose ultime. Con Giovanni Serafini
Leggi anche: Associazione Eumeswil
L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger.
L’Associazione si fonda su tre pilastri:
CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.
TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.
RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.
Visita il Sito: Associazione Eumeswil
L'Apocalisse: Firenze, la bellezza, le cose ultime
Typography
- Smaller Small Medium Big Bigger
- Default Helvetica Segoe Georgia Times
- Reading Mode