(di Antonella Tommaselli)
Iniziamo lo scritto con cui ci uniamo a Voi, questa settimana con questa espressione latina "pro captu lectoris habent sua fata libelli" (lett. "secondo le capacità del lettore i libri hanno il loro destino") è il verso 1286 del De litteris, De syllabis, De Metris ("La fonetica, le sillabe, la metrica") di Terenziano Mauro.
E così il nostro scritto, il video che vi proponiamo ed il libro che vi presentiamo avranno a seconda, non solo dell'interesse che riusciremo a catturare e smuovere, ma anche attraverso la capacità critica di chi coglie il messaggio, una vita diversificata per ciascun lettore. Vi saranno disseminati molteplici temi da poter approfondire... Viene dato nel presente scritto soltanto il la...
La presente scrittura non giunge per insegnare, ma affinché ognuno possa arrivare, se interessato, a delle proprie ricerche sui vari temi proposti e a delle proprie conclusioni.
Si cammina in Sud America, pensando alla lingua spagnola diversifica per i vari luoghi del mondo ed al Vos usato in Argentina e in Italia ritroviamo ancora presente come Voi in alcuni luoghi del sud. In altre parti del Sud America invece si usa: usted, ustedes...
Ci troviamo lontano da casa per ragioni di studio: gli italiani trapiantati all'estero... per fare una ricerca sulla cultura che rimane come pietrificata quando viene trasmessa in luoghi differenti dal paese d'origine. Alcune tradizioni che non troviamo più in terra natia così come alcune espressioni della lingua, del parlato, specialmente dialettale, rimangono inalterati nei circoli di ritrovo regionali degli espatriati all'estero. Muoversi per questi luoghi significa entrare in contatto con una radice cementificata. La "tradizione", in questi contesti, - ha vita breve - rivive in un ambito, circoscritto, ristretto per circa un paio di generazioni poi si disperde lentamente... I nipoti, nati nei luoghi di arrivo dei nonni, in genere, si naturalizzano col paese nuovo di adozione.
Mentre si studia, si prendono i vari contatti sul posto in ambito universitario, presso l'Istituto di Cultura, si inizia a conoscere alcuni rappresentanti, si frequentano i circoli culturali, le varie associazioni, si consulta il materiale presente sul posto, si è partecipi delle iniziative proposte, ma al contempo non si perdono di vista anche gli interessi per la cultura della terra ospitante, le persone del luogo. In questo caso specifico l'Argentina, Buenos Aires la sua storia, la sua musica, i suoi "barrio"...
Un viaggio è pure entrare in contatto con i pilastri portanti di una cultura nazionale e cercare di notare se persistono ed in che modo al e nel tempo.
Mentre si cammina si passa davanti al Teatro Colon e si vedono i cartelloni delle opere. Vi sarà rappresentata la tetralogia di R. Wagner: (L'anello del Nibelungo) composta di un prologo, Das Rheingold (L'oro del Reno), e di tre giornate, Die Walküre (La valchiria), Siegfried (Sigfrido) e Götterdämmerung (Crepuscolo degli dei), e ispirata al ciclo dei Nibelunghi e ai carmi dell'Edda. Non è possibile perdere tale opportunità. Ci si precipita all'acquisto dei biglietti.
Si assiste, nel buio del teatro, così come insegnò lo stesso Wagner, alle varie opere. Non si è più col pensiero in Italia, in Argentina, ma catapultati completamente in altri territori, luoghi, lidi. Si è rapiti, assorbiti dalla musica, dal canto, dalle scene! Siamo letteralmente trasportati in un mondo diverso. Mentre si ascolta non siamo più noi. Abbiamo perso la nostra identità, abbiamo perso il giorno, il mese, l'anno di grazia in cui viviamo. Siamo all'interno del "Musikdramen". Lo viviamo, vi partecipiamo, siamo assorbiti. Non siamo soltanto spettatori, ma ciò a cui assistiamo agisce in noi. Provoca una trasformazione interiore in base alla partecipazione dell'essere alla rappresentazione e all'abilità della macchina teatrale, nel suo complesso, di renderci partecipi.
Il teatro, in origine, non nasce come forma di intrattenimento. I trattati su tale tema sono ricchi di gran fascino. Tentativo del teatro era di portare l'uomo a conoscersi e non a disperdersi.
All'origine del teatro vi è l'aspirazione umana a rendere tangibile la realazione con le divinità attraverso la rappresentazione del sacro: danze, inni...
Negli ultimi anni della sua lunga esperienza didattica, Quirino Principe, che ha tenuto a battesimo il mondo di Eumeswil, ha elaborato come scrive lui stesso:
"la dottrina dell'ascensore", che è nello stesso tempo un monito a registi e scenografi, è un metodo per studiare a fondo e con dovizia di esiti il teatro musicale d'Occidente, ossia il nostro teatro, che non soltanto è in noi ma propriamente è noi. Un'opera, così come la conosciamo abitualmente, attenti alla musica e talvolta in grado di ricordarla e di cantarla, ma molto meno esperti e consapevoli nel ripetere le parole del libretto o addirittura di riassumere la trama, un'opera come per esempio il Parsifal, con il suo intreccio di tre fili conduttori, parola e suono e azione teatrale, può essere abitata dalla nostra memoria e dal nostro amore per la musica, la poesia e il teatro. La abitiamo pensando che sia una dimora confortevole, ma in realtà, di quell'opera conosciamo soltanto il piano nobile, quello di rappresentanza, anzi, quello che è "in ordine", nel quale invitiamo gli ospiti. Ma l'ascensore delle analisi e dell'indagine storico-linguistica ci conduce ai piani sottostanti, sino alle fondamenta dell'edificio. Sotto la musica delle opera citata, sotto Wagner, reclamano riconoscibilità i suoi predecessori. Sotto Wagner c'è Chrétien de Troyes. E più sotto esistono i miti, i "topoi", gli archetipi. Se invece con l'ascensore saliamo ai piani alti, verso le mansarde, le soffitte e i sottotetti, possiamo trovare ciò che da un'opera deriva: un'altra opera, un film, un romanzo, una poesia, un arrangiamento, un 'pastiche', una colonna sonora.
Talvolta il compositore di musica e di un libretto d'opera possiedono un proprio ideale di un teatro, di come dovrebbe essere la direzione d'orchestra, il pubblico, la critica musicale...
Il video che vi proponiamo oggi è di filosofia della musica. È la presentazione del volume: "Wilhelm Richard Wagner:L'ideale di Bayreuth" ed Oaks 2024. A cura di Giovanni Sessa.
Da come si apprende dalla presentazione del testo:
"Sono qui raccolti gli scritti più significativi di musica e teatro composti da Wagner nell'ultimo quindicennio della sua vita, nel periodo di Triebschen e di Bayreuth, che segna non solo la svolta finale e trionfale della vita dell'Artista, ma anche un approfondimento, e perciò una chiarificazione, del suo pensiero.
Il volume di Richard Wagner che il lettore ha tra le mani colma una lacuna nel mondo editoriale italiano, dato che la sua prima ed unica edizione risale all'ormai lontano 1940. La cosa è ben strana, in quanto, negli ultimi decenni, gli studi di filosofia della musica sono stati fortemente incrementati nel nostro Paese, riscuotendo perfino un certo successo di pubblico. L'ideale di Bayreuth è un testo organico e articolato, che raccoglie i saggi wagneriani più significativi su musica e teatro, composti nell'ultimo quindicennio di vita del Maestro. Da queste pagine emerge, prima di ogni altra cosa, la volontà indomita di Wagner di affermare la propria idea di musica attraverso una riforma radicale del teatro e degli Istituti musicali che, in quel frangente storico, in Germania erano deputati alla formazione di strumentisti e direttori d'orchestra. Un testo, quindi, dal quale è possibile trarre informazioni riguardanti la bio-grafia, esteriore, intellettuale, ma anche profonda e implicita del musicista.
Wilhelm Richard Wagner (1813- 1883) è stato un protagonista assoluto della cultura dell'Ottocento. Compositore, poeta, librettista e saggista, Wagner è stato, oltre che un sublime musicista, un solido pensatore e un filosofo originale". A parlarci nel video di che vi presentiamo è Giovanni Sessa curatore del volume.
Si spera che attraverso la pubblicazione proposta si possa tornare a reperire materiale per una ulteriore riflessione sui nostri tempi, sui nostri teatri sia per la progettazione dello spazio teatro,oggi giorno assai standardizzato, sia per nuovi spunti per le future programmazione, sia per valutare l'influenza odierna del teatro sul pubblico.
Sarebbe auspicabile dare una nuova voce, risalto alla critica che pare essere sempre meno presente nelle sale, meno partecipe alle rappresentazioni, ma che diviene la viva voce degli interpreti stessi che a loro si affidano e spiegano ciò che hanno composto e/o eseguito...
Come metterà in risalto Giovanni Sessa nel video Wagner ebbe almeno tre stagioni musicali e l'ultima provocò la frattura tra lui e Federico Nietzsche. Non desideriamo qui soffermarci su tale rapporto, ma piuttosto sarebbe interessante trovare ancora ai nostri giorni colloqui così intensi e semmai pure burrascosi, ma fervidi, vitali tra compositori, filosofi, poeti...
Noi vi riportiamo invece su un paio di passaggi della "TANNHÄUSER" e la gara dei cantori alla Wartburg. Opera romantica in tre atti. Quirino Principe vide in tale opera l'umano atterrito dal soprannaturale.
TANNHÄUSER, poema e musica di Richard Wagner e la traduzione dei passaggi che vi proponiamo sono di Quirino Principe.
Nel primo atto si assiste ad un dialogo meraviglioso tra Tannhäuser e Venere, vi proponiamo qualche passaggio...
Venere
(con un grido)
Ah! mai più ritorneresti!
Che cosa ho detto? E lui, che cosa ha detto?...
Mai più, qui, con me? Come potrei pensarlo?
Come crederlo possibile? Il mio amato, fuggir da me, in eterno?...
(con tenera esitazione)
Come ho meritato questo?
Quale colpa ho commesso, perché mi tocchi tale pena?
Che mi sia sottratto il piacere
di perdonare il mio fedele?
Alla regina dell'amore, alla dea cui si deve ogni grazia,
a lei sola sarebbe vietato di donare conforto all'amico?
Un tempo, sorridendo fra le lacrime,
come ti osservavo, piena di desiderio e d'ansia,
per udire il superbo canto
che da tempo non odo più avvolgermi, da tempo ammutolito!
Oh, dimmi, come potresti, tu folle, immaginare,
che io rimanga insensibile
se in me penetrasse, anche una sola volta, il sospiro della tua anima,
se io udissi il tuo lamento?
Dell'avere io trovato nelle tue braccia l'estremo conforto,
oh, non farmi pagare questo prezzo,
non disprezzare, un giorno, anche il conforto che ti offro!
(con un impeto di disperazione)
Se più non tornerai da me,
sia maledetto il mondo intero!
In eterno deserta sia la terra
abbandonata dalla dea!
(supplicando disperata)
Oh, ritorna, ritorna!
Nella mia grazia confida, nel mio amore!
Tannhäuser
Dea, chi da te fugge via
da ogni grazia fugge, per sempre!
Venere
Non amarti, superbo, contro il tuo desiderio,
quando, di nuovo, ti spingerà a me!
Tannhäuser
Il mio desiderio mi spinge a combattere,
né gioia né piacere io cerco.
Ah dea, se tu potessi capire!
(selvaggiamente)
Alla morte che cerco,
alla morte mi spinge!
Venere
Ritorna, se anche la morte ti sfugge,
se dinanzi a te la tomba si chiude.
Tannhäuser
La morte, la tomba, le porto qui nel cuore,
pentendomi ed espiando troverò per me la pace!
Venere
La pace non ti è destinata, né mai l'otterai,
serenità e quiete mai troverai!
Ritorna a me, se un giorno cercherai la salvezza!
Tannhäuser
Dea della gioia e del piacere! No!
Ah, non in te troverò pace e quiete!
La mia salvezza riposa in Maria!
Questo è un invito a risintonizzarsi con la nostra tradizione millenaria occidentale, a rivedere, come attraverso i secoli, è stata vissuta e tramandata...
Sarebbe interessante apprendere gli ideali degli odierni "Wagner"...
E dato che in un punto del video Giovanni Sessa pone l'accento sulla musica percepita inizialmente come melodia anzichè armonia si può giungere a riflettere anche sulle scale musicale...
Nostro invito è pure soffermarsi sulla storia degli accostamenti delle note musicali. Anche la scala di suoni è il punto di arrivo di una storia che ha più di duemila anni, che ha coinvolto musici, matematici e filosofi. La scoperta è attribuita a Pitagora, ma in ogni tempo è utile conoscere e insegnare la sua storia... Fabio Bellissima, docente di Matematiche complementari così scrive al termine di un suo trattato in merito e ci fa tanto pensare con questa annotazione:
"L'algebra della musica dodecafonica segna davvero la fine della nostra storia. L'interesse non è più rivolto al modo in cui disporre le note all'interno dell'ottava, inseguendo simmetrie nel senso antico prima e in quello moderno poi. Le 12 note sono oramai fissate, gerarchicamente uguali e prese tutte assieme. Quello che cambia sono soltanto i possibili modi di ordinarle, e la matematica, semmai, aiuta a farlo in modo sistematico e formalmente significativo. Nel frattempo, l'assenza di scale alternative alla scala cromatica equanimemente temperata - e ai suoi sottoinsiemi diatonici che la musica popolare non ha mai smesso di impiegare - ha fatto scomparire dal bagagliaio delle conoscenze comuni due millenni di conti aritmetici e di speculazioni filosofiche, riducendo le 12 note a una semplice dicretizzazione del continuum dei suoni: la scatola di matite colorate di cui parlavamo all'inizio. Il recente aumento dell'interesse per esperienze culturali che fondono discipline diverse sembra aver invertito la rotta".
Giovanni Sessa: già docente di filosofia e storia nei licei, già assistente presso la cattedra di Filosofia politica dell'Università "Sapienza" di Roma e già docente a contratto di Storia delle idee presso l'Università di Cassino. Suoi scritti sono apparsi su riviste, quotidiani, volumi collettanei e Atti di Convegni nazionali e internazionali. Ha pubblicato diverse monografie tra cui la raccolta di saggi, Itinerari nel pensiero di Tradizione. L'Origine o il sempre possibile, Chieti 2015. È Segretario della Fondazione Evola.
VIDEO. Richard Wagner: I'ideale di Bayreuth. Con Giovanni Sessa
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L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger.
L’Associazione si fonda su tre pilastri:
CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.
TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.
RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.
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