''Inno, danza, pensiero'' - Le musiche di Gurdjieff e de Hartmann
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''Inno, danza, pensiero'' - Le musiche di Gurdjieff e de Hartmann

Il senso della vita
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''Inno, danza, pensiero'' - Le musiche di Gurdjieff e de Hartmann
''Inno, danza, pensiero'' - Le musiche di Gurdjieff e de Hartmann

 

(di Antonella Tommaselli)

Voi come attraversate la strada di questi tempi? Occorre fare molta attenzione… Le strisce pedonali possono essere un luogo per essere birilli… Siamo tutti assai distratti… Con la testa tra le nuvole… Badiamo assai poco al mondo reale! Le strisce pedonali o attraversamenti pedonali sono il luogo dove il pedone ed il guidatore di qualsiasi mezzo può avvertire improvvisamente la sensazione di essere riportato nel mondo. È il luogo dove ci accorgiamo della presenza altrui e del miracoloso perché in molte occasioni è grazie ad un angelo invisibile che ci riprende per la collottola se non succede il peggio…

È destabilizzante mentalmente ed emotivamente anche, quando in situazioni estreme, troviamo chi ci sorprende con atti di attenzione!

È un giorno in cui le pasticcerie sono prese d' assalto… Si indica una pasta, pensando ad una in particolare non solo per qualità, tipo: una ci attrae più delle altre e la Signora al di là del banco ci porge proprio quella… La si ringrazia sorridenti e contenti facendo presente che ci ha letto nel pensiero!
E lei risponde: "lo avevo visto dai suoi occhi!" In un luogo sovraffollato questa persona si era presa la briga di osservare… Un atto di altruismo e di calma interiore…

Al banco si chiedono tre caffè ognuno differente dall’altro… Scusandoci del disagio che si procura in tale situazione! Ed il barista sorridente replica che è un motivo in più per non svolgere il lavoro solo in un unico modo…

Ogni persona può cambiare il modo di offrire ad altre in proprio operato attraverso il proprio essere e disponibilità, apertura al mondo intero…

Al mondo di coloro che distrattamente vanno di corsa, che meccanicamente agiscono, che non sanno dove è la loro attenzione è interessante un esercizio, ma non solo per loro, ma per tutti coloro che desiderano studiarsi nella propria struttura… L’esercizio dello STOP… Per far ciò ci deve essere un direttore del gioco esterno che improvvisamente, quando uno meno se lo aspetta, pronuncia tale parola! Uno deve bloccarsi immediatamente qualsiasi cosa stia facendo, pensando. Si resta sospesi in tale azione, in tale pensiero! Si riesce ad intravedere un qualcosa di nuovo. È come un fotogramma che si separa dalle sequenze. È un modo per scoprirsi, quando si corre troppo sbadatamente, quando si crede di sapere già ogni cosa di noi, quando desideriamo mutare atteggiamento, ma non riusciamo neppure a notare come sorge, prende avvio… Siamo macchine e dobbiamo apprendere ad essere umani… Siamo circondati da molto rumore e per rumore possiamo intendere non solo il suono cacofonico, lo stridore esterno ed interno alle nostre case, ma anche ciò che leggiamo, vediamo… I più attenti noteranno che siamo in un mondo colto da afasia! L’afasia non è solo l’assenza della parola, ma è una malattia o una incapacità! Prendiamo il dizionario e vediamo il significato del termine:

1. Incapacità di esprimersi mediante la parola o la scrittura (a. motoria) o di comprendere il significato delle parole dette o scritte da altri (a. sensoria), dovuta ad alterazione dei centri e delle vie nervose superiori.

2. 
Per gli scettici antichi, la sospensione di ogni giudizio sulla natura delle cose, derivata dalla inconoscibilità della realtà.

Siamo slegati dalla realtà per natura… Il ritorno alla realtà è del figlio dell’ “Uomo”, del risvegliato, dell'illuminato di colui che fa del proprio credo divenire cosciente e consapevole… Non è che eravamo nella realtà, non lo eravamo già prima ed ora accentuiamo in quest'epoca tale problematica… E non c’è ne rendiamo conto oggi come già ieri…

Ed ecco allora che esistono musiche create in maniera consapevole e cosciente per tentare di risvegliare l’essere umano. Musiche che per loro natura risuonano interiormente, nei luoghi a noi sconosciuti, perché mai ci siamo accostati, interessati e risvegliati alla nostra interiorità più profonda.

Useremo della parole di Gurdjieff:

”Se afferrate questi principi, sarete capaci di rispondere da voi stessi a queste domande. Ma se non capite i principi, nulla di quanto io possa dirvi vi servirà da spiegazione. È a questo proposito che è stato detto: guarderanno con gli occhi, e non vedranno, ascolteranno con le orecchie, e non udiranno. Non vi darò che un esempio: la musica.

Tutta la musica oggettiva si basa sulle ottave interiori. Essa può dare risultati precisi, non solo d’ordine psicologico, ma d’ordine fisico. Esiste una musica tale da far gelare le acque. Vi è una musica capace di uccidere un uomo all’istante. La leggenda della distruzione delle mura di Gerico con la musica è proprio una leggenda di musica oggettiva. La musica ordinaria, di qualunque tipo, non farà mai crollare muri, ma la musica oggettiva invece lo può. E non soltanto può distruggere, ma può edificare. La leggenda di Orfeo è tessuta su tali ricordi di musica oggettiva, perché Orfeo si serviva della musica per insegnare. La musica degli incantatori di serpenti in Oriente si avvicina alla musica oggettiva, ma in modo assai primitivo. Spesso non si tratta che di una sola nota, appena modulata, e prolungata indefinitivamente; in questa semplice nota si sviluppano incessantemente delle ‘ottave interiori’, e in queste ottave, delle melodie non percepibili alle orecchie, ma che possono essere sentite dal centro emozionale e il serpente ode questa musica o, per meglio dire, la sente e le obbedisce. Una musica di questo tipo, soltanto un po’ più complessa, farebbe obbedire degli uomini”

Le giuste note aggiungiamo noi potrebbero destare il nostro cuore di pietra, indurito, cementato, indifferente al mondo.

Il video che vi presentiamo oggi ha come protagonista Mario Sollazzo. Mario Sollazzo ci parlerà delle musiche di Gurdjieff e de Hartamann che ha lui stesso suonato ed inciso. È interessante apprendere direttamente da Mario Sollazzo che attraverso il dover suonare solo alcuni frammenti o accordi dovesse dimenticare se stesso, ma lentamente andasse lui stesso in uno stato meditativo, di concentrazione più alta. Tale musica si presenta infatti per cercare di risvegliarci, accedere ad un nuovo stato dell’essere. Risvegliare la nostra attenzione, la nostra presenza!

Il video con Mario Sollazzo si presenta ricco di riflessioni non comuni…

Questo mondo, se guardato bene, appare abitato da folli. Di recente, sulle locandine dei giornali per le strade,  abbiamo pure letto del mercato nero degli psicofarmaci… A tale proposito vi riportiamo un passaggio di una scrittura... A narrarlo Gregorio Magno che narra a Pietro di San Benedetto ed in questo caso de:

La pazza risanata nello Speco

"Il fatto che ora racconto è’ successo proprio in questi giorni.
Una donna che per malattia mentale aveva perduto completamente la ragione, si aggirava per i monti e le valli lungo i boschi e attraverso i campi, sia di giorno che di notte, e si fermava soltanto quando la stanchezza la costringeva.

Un giorno in questo suo pazzo errare vagabondo, capitò nello Speco del beatissimo Padre Benedetto ed entrata così, all’insaputa, si fermò li dentro e vi trascorse tutta la notte. Al sorgere del giorno ne uscì fuori, ma con la ragione in così perfetto equilibrio, come se non avesse mai sofferto di malattia mentale. In seguito, finché visse, non perdette mai più la riacquistata sanità.

Pietro: Non riesco a comprendere bene quello che tante volte si dice, che cioè si ricevono più benefizi per mezzo delle reliquie dei martiri, che non negli stessi santuari dei martiri dove è il loro corpo. Si va dicendo cioè che operino maggiori benefizi dove non si trova il sepolcro.

Gregorio: Non c’è dubbio, Pietro, che nei luoghi dove i santi martiri riposano coi loro corpi, moltissimi sono I miracoli operati per loro intercessione: a chi prega con rettitudine d’animo distribuiscono grazie senza numero. Però agli uomini di poca fede può facilmente sorgere il dubbio se i santi siano presenti dove si sa che non riposano i loro corpi. Allora ecco la necessità che essi mostrino prodigi più grandi proprio là dove le anime deboli hanno motivo a dubitare della loro presenza. Coloro invece che hanno la mente ferma in Dio, acquistano tanto maggior merito nella fede, quanto più credono di essere esauditi là dove i martiri non hanno il sepolcro. Si comprende ora perché la stessa Verità, per accrescere nei discepoli la fede, ebbe a dire:

”Se io non andrò via, il Paraclito non verrà a voi”. In verità il Paraclito procede sempre dal Padre e dal Figlio: e allora perché il Figlio dice che si allontanerà per far venire Colui che dal figlio non è mai separato? Appunto perché i discepoli, che vedevano il Signore corporalmente, bramavano sempre di vederlo corporalmente, proprio per questo è stato detto loro: ”Se io non andrò, il Paraclito non verrà”, quasi volesse apertamente insegnare: ”Se io non allontano il corpo non potrò mai mostrare chi sia lo Spirito che è Amore; e se non cessate di guardarmi con l’occhio del corpo, non imparerete mai ad amarmi in modo spirituale”.

Pietro: Adesso si che sono persuaso.

Gregorio: Ora sarà bene, Pietro, sospendere per un po’ i nostri colloqui. Nel frattempo, in attesa di ricominciare fra poco il racconto dei miracoli di altri santi, ristoriamo, con un po’ di silenzio, le nostre energie“.

È nostra speranza che il video con Mario Sollazzo vi giunga per ristorare le energie. Per sentirsi sereni. Al di sopra del bene e del male: Oltre dove regna la pace, la quiete. Ci auguriamo che tali scritti ci sollevino e allevino l’animo facendoci scoprire suoni, parole in grado di segnarci di energia benefica interiormente e ci facciano germogliare parole e pensieri di grazia.

Per chi si sofferma a mirare la volta celeste offriamo questo scritto di Ernst Jünger:

“IL COLORE AZZURRO”
 Überlingen

"Noi siamo le piccole cesene che la madre terra incanta col colore rosso. Rossa è la sua materia interna, che essa nasconde sotto il verde vestito, sotto le candide cime montane intessute di gelo dei ghiacciai, e sotto le grigie balze con cui l’oceano orla i suoi litorali. Ci piace molto che nostra madre ci sveli un pò dei suoi rossi segreti, amiamo il luccichio dell’antro di Fafner, amiamo il sangue nei caldi giorni della battaglia, amiamo le labbra turgide che si offrono semiaperte. Rossa è la materia della nostra vita terrena; di essa siamo completamente rivestiti. Perciò il rosso ci è vicino, che tra esso e noi non c’è spazio per la meditazione. È il colore del puro presente; sotto il suo segno c’intendiamo l’un l’altro senza parlare.

Nello stesso tempo, tuttavia, per nostra fortuna saldi sigilli sono apposti a questo colore. Lo salutiamo con veemenza indietreggiamo spaventati dinanzi ad esso. Il rosso dà al respiro vitale un soffio più rapido ma anche più ansioso. Altrimenti, se non fosse così sigillato, il mondo ci apparirebbe come la camera di Barbablu, e si mostrerebbe alla luce come teatro o scenario percorso disordinatamente dal bagliore di interrotti incendi. Contro questo pericolo custodiamo le potenze protettrici e ordinatrici, la porpora del principe e la pura fiamma del focolare delle Vestali.

Questa parsimonia che torna a nostra gloria presuppone, d’altra parte, il principio di un nobile spirito legislatore cui è correlato il colore azzurro. In questo colore si manifestano le due ali con cui vola lo spirito:il meraviglioso e il nulla. Esso è lo specchio delle misteriose profondità e delle infinite lontananze. Innanzi tutto, l’azzurro ci è familiare come colore del cielo. Più pallido e più fresco, tale da sfiorare spesso il grigio o anche il verde, esso richiama nelle nostre latitudini il sentimento dello spazio vuoto e illimitato. Solo in prossimità dei Tropici s’irradia l’azzurro atlantico, eternamente sereno, di cui si può veramente parlare come di una cupola o di un padiglione. Ma al di là dei vapori terrestri la grande volta risplende nel suo profondo fulgore prossimo al nero, ed è possibile che l’immane potenza del nulla si sveli lassù compiutamente. In essa si librano le stelle come il cristallo si libra nell’acqua madre.

I mari profondi catturano questo colore, lo fissano in se’ lo riflettono in molteplici gradazioni, dall’opaco cobalto all’azzurro lucente. Vi sono distese marine dallo scuro splendore serico o di color zaffiro, alternate a superfici di lucentezza cristallina sopra il fondo luminoso e a vortici presso le scogliere, in cui il flusso sgorga dalla profondità con riflessi variopinti come calici di fiori o pupille incastonate nell’iride, allargandosi in mirabili sfumature. Chiunque ami il mare ricorda istanti di sgomento e poi di limpida serenità spirituale vissuti dinanzi a simili spettacoli. Nè l’acqua nè l’infinità dell’acqua suscitano quella serenità, bensì la divina forza che è nell’acqua, forza nettuniana, che dimora anche nella più piccola onda.

Azzurro è il colore dei luoghi estremi e degli ultimi gradi che segnano i confini della vita, come la caligine che svanisce nel nulla, la neve granulosa sotto il ghiaccio, il nucleo che vediamo nel bulbo della fiamma. In modo analogo, l’azzurro penetra nelle ombre, nei crepuscoli e nelle lontane linee dei remoti orizzonti. Esso si avvicina all’elemento in quiete e retrocede dinanzi all’elemento in moto.

Quando appare il colore rosso, avvertiamo un ravvicinamento e un’accelerazione nei rapporti con le cose. L’azzurro, invece, suscita il sentimento della lontananza e del rallentamento. Una stanza con le pareti azzurre ci sembra più grande, più silenziosa, ma anche più fredda. Il colore azzurro possiede una forza risanatrice che agisce sul cuore. Nel linguaggio popolare, esso indica le situazioni strane, irreali, ebbre, in particolare come calore dell’aria; oppure, in alternativa, è la metafora dell’elemento magico e anche della perseveranza fedele. Infatti l’azzurro, in contrapposizione al suo polo opposto, il rosso, appare come il colore convenzionale delle alleanze, come il colore universale per eccellenza. Per simili motivi esso indica la via spirituale e intellettuale, e, specialmente nelle sue sfumature violette, quella parte della vita che nella carne è sterile. Il colore azzurro addita la via per giungere allo stato di più alta spiritualità, ma non allo stato nobile, indicato piuttosto dalla porpora, livello in cui culmina la gamma dei rossi. L’azzurro non prende parte agli eventi in cui si distribuiscono i gradi gerarchici; si può supporre che il suo luogo naturale sia là dove la legge è implicita e familiare alle cose, non là dove essa governa. Il rapporto tra l’azzurro e rosso offre materia di alta meditazione: nella sfera cosmica, è una meditazione su cielo e terra; nella sfera umana, sul potere religioso e il potere regale”.

Georges Ivanovic Gurdjieff rimane ancora oggi una figura di confine tra l’enigma e la storia, portatore di un pensiero legato al racconto come riflesso volutamente “infedele” e non realistico della realtà. La sua musica, frutto di un lavoro di collazione, ricordo, creazione svolto insieme a Thomas A. De Hartmann porta gli stessi segni dei suoi scritti e della sua biografia. Il confine, labile e in fondo insignificante, tra la necessità di fissare su carta una memoria fatta di tradizione orale e una vaga pretesa etnomusicale fanno del corpus delle sue musiche un esempio tra i pochi di documentazione musicale magica; non un esempio isolato nella storia della musica ma uno dei pochissimi della storia recente.

VIDEO. “Inno, danza, pensiero”- Le musiche di Gurdjieff e de Hartmann. Con Mario Sollazzo

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

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