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Il tempo, la vita, il lavoro, la salute: Infortuni sul lavoro
(di Antonella Tommaselli)
Riflessione di Eumeswil Conoscere persone è conoscere mondi, punti di vista differenti, apprendere a relazionarsi e a scoprirsi. Il mondo del lavoro è un ambiente per instaurare nuovi rapporti. Oggi giorno la vita della maggior parte delle persone trascorre sul lavoro o pensando al lavoro visto che oramai molti lo possono compiere ovunque essi siano. Poi c’è un gruppo, più esiguo, che non sa come “ammazzare il tempo”. Tra queste categorie vi sono sottoclassi…
La tecnica non pare abbia alleggerito il lavoratore delle sue ore di lavoro, ma anzi spesso ne richiede la sua presenza con maggior insistenza! Non sono diminuiti i rischi ed i pericoli sul lavoro, basta prendere un giornale, un cellulare, aprire un computer per venire a conoscenza non solo di infortuni sul lavoro, ma di decessi! Aumenta il numero di persone che sono sottratte alla vita per complicanze sul lavoro, distrazioni e perché il lavoro, lo sviluppo della tecnica scatena sempre più energie esplosive! Le polveriere aumentano! Non sono solo quelle della industria bellica e dei luoghi di guerra, ma le esplosioni sono anche quelle dove sono situate fabbriche, aeroporti, ferrovie, solo per fare semplici esempi…
Nel video che vi proponiamo oggi si parlerà di: ”Il tempo, la vita, il lavoro, la salute: infortuni sul lavoro”. Il significato del concetto del tempo legato al lavoro, la diversa considerazione dello stesso in funzione dell’efficienza lavorativa e come l’uso e la potenziale ottimizzazione dello stesso possa incidere sugli infortuni sul lavoro, le malattie professionali ed in definitiva sulla salute e la sicurezza dei lavoratori.
A parlarne: Leandro Innocenti (formatore per i Diritti, Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro) e Alfredo Zallocco (Ingegnere operatore nella Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di lavoro); entrambi collaboratori del Polo Universitario PIN di Prato ed ideatori del progetto di formazione per i lavoratori immigrati “Il rischio non è il mio mestiere”.
Nel corso del video ci verrà fatta con competenza, dovizia di particolari una carrellata assai interessante di problematiche inerenti al tempo e al lavoro che insieme quando tempo diviene sinonimo di fretta diviene un cocktail talvolta letale, spesso un cocktail non solo esplosivo, ma dannoso alla salute! Si verrà a creare un quadro complesso dove risulta assai compromesso la qualità del lavoro così come la vita del lavoratore, operaio, datore di lavoro, mondo della produzione, dell’economia.
Vediamo che questa corsa frenetica tende a cancellare l’uomo, tende ad abbrutirlo, tende a rendere l’uomo un tassello della macchina tecnica, un suo prolungamento…
Per noi del mondo di Eumeswil aver trovato un titolo dove si nominano il tempo, la vita, il lavoro e la salute è come aver trovato 4 parole dove ciascuna non solo meriterebbe un trattato in merito, ma i quattro termini aprono un cosmo di significati.
Nel mondo delle materie umanistiche queste quattro parole hanno significati plurimi, assumono significa della sfera spirituale!
Tempo! Il tempo atmosferico, il tempo delle stagioni della vita, della natura, della interiorità, il tempo e l’eternità… Lo scorrere del tempo, la rateazione dei pianeti che probabilmente diede l’idea della ruota! Il mulino di Zeus in cielo: la ruota, la macina! Guardiamo le strade! Quante ruote percorrono le strade! E la ruota appartiene agli ingranaggi dei primi orologi, ma anche il suo simbolo e il suo essere è nei cilindri, nei vari pezzi di ciascun oggetto meccanico e meccanismo…
Troviamo pertanto se stiamo attenti correlazioni tra cielo e terra, ma più badiamo alla meccanica, alla tecnologia meno ci accorgiamo delle dinamiche superiori così come aumentando la velocità mangiamo sempre più tempo e spazio o meglio si contraggono al punto tale che potrebbero pure esaurirsi…
Dato che su tali temi i nostri ospiti sono stati assai chiari, precisi, tecnici a noi invece piacerebbe, non potendo scrivere libri in merito, aprire alcuni spaccati Jungeriani su tali argomenti che se poi ritrovano un loro riverbero su un accidentale lettore,questi possa trovare il piacere di continuare proprie letture e riflessioni personali…
Dobbiamo premettere – però – che raramente si sente ancora parlare di datori di lavoro e lavoranti che esercitano la loro opera come buon “padri di famiglia”. Queste parole già in se’ e per se’ invece rivelano un certo tipo di operato anziché un lavoro fatto a caso… poco curato, poco pulito, tirato via… In un mondo che manca sempre più di responsabilità… e non riesce più a responsabilizzare… Un mondo di “eterni giovani”. Dove l’adulto è difficilmente rintracciabile…
Leggiamo un passaggio di Ernst Jünger:
“Viviamo un’epoca di grande consumo, il cui unico effetto riconoscibile è una più scellererà propulsione di ruote. In ultima analisi, è del tutto indifferente che si riesca a muoversi con la velocità di una lumaca o con quella di un fulmine- ammesso che il movimento possa essere costante e non mutevole. Ma lo strano della nostra situazione è che i nostri movimenti sono regolati dall’obbligo di tendere al primato; la misura della prestazione minima che ci è richiesta sale ininterrottamente a livelli sempre più alti. Questo fatto impedisce drasticamente che la vita, in qualsiasi campo di attività, possa stabilizzarsi in un assetto sicuro e indiscutibile. Il modo di vivere somiglia piuttosto a una mortale gara di corsa in cui occorre impegnare tutte le energie al massimo grado se non si vuole rimanere per strada. Per uno spirito che non sia del nostro spazio e nel ritmo che lo scandisce, questa vicenda ha connotati enigmatici o addirittura folli.
Cose sorprendenti hanno luogo in questo spazio sotto la maschera spietata dell’economia e della concorrenza. Un cristiano, per esempio, dovrebbe farsi l’opinione che in forme come quelle assunte nella nostra epoca dalla pubblicità si insinui un carattere satanico. Gli astratti incantesimi delle luci che nel centro delle città fanno a gara per superarsi ricordano la muta e accanita contesa delle piante che si disputano terra e spazio. All’occhio di un orientale, anche la nostra fisionomia corporea rende dolorosamente visibile che ogni uomo, ogni passante nella strada si muove con il tipico aspetto di un corridore in gara. Gli impianti più moderni , i mezzi più efficaci hanno vita breve: o sono smantellati, o sono trasformati e riadattati. Di conseguenza, non esiste un capitale nell’antico significato che alludeva a qualcosa di stabile; lo stesso valore dell’oro è incerto. Non c’è più alcun mestiere in cui si possa imparare a fondo attraverso l’apprendistato, in cui si possa aspirare a una compiuta maestria; siamo tutti apprendisti. Nel traffico, nel commercio e nella produzione è presente qualcosa di eccessivo e d’imprevedibile – quanto più velocemente ci si sa muovere, tanto meno velocemente si giunge a destinazione, e l’aumento dei raccolti e della produzione di derrate contrasta stranamente col progressivo impoverimento delle masse. Anche gli strumenti di potere sono mutevoli; sui grandi fronti del mondo civile, la guerra si presenta come un febbrile alternarsi di formule di fisica, di chimica e di matematica superiore. I giganteschi arsenali della distruzione non garantisco alcuna sicurezza; forse già domani si scoprirà che i colossi hanno piedi d’argilla. Nulla è costante tranne il mutamento,e contro questo dato di fatto s’infrange ogni sforzo mirante alla proprietà dei beni, all’ appagamento e alla sicurezza. Felice colui che sa incamminarsi per altre, più ardite vie.”
Il passaggio è tratto dal testo “L’operaio”. Apparso in Germania nel 1932, “L’operaio” è uno dei testi più discussi e profetici di Jünger. Un saggio politico di grande energia e straordinaria lucidità, in cui la figura dell’operaio assurge a dimensione mitica come intreprete supremo del mondo moderno e delle forze che esso sprigiona.Saggio ancor oggi da comprendere, investigare perché ancora l’operaio, il lavoratore ha da rivestire il suo ruolo metafisico. E qui prendendo le mosse da Jünger, ma continuando indipendentemente, nel giorno in cui la tecnica avrà raggiunto la sua perfezione ( a perfezione della tecnica è un testo di F. G. Jünger e tale titolo nell’edizione inglese è divenuto Il fallimento della tecnica) solo a quel punto potrà, se vi sarà ancora tempo e possibilità, manifestarsi in tutta la sua luce e splendore il reale cammino e opera del ‘lavoratore come operaio della vigna’! Solo a quel punto vi sarà una reale metanoia del lavoro, dell’uomo, dell’economia, del tempo e la salute diverrà salvezza perché si unirà interamente al tempo eterno. Una dimensione ancora da maturare come idea,come realizzazione pratica… Sicuramente l’unica via in cui vi sarà il primato della qualità! Resta un dubbio se gli angeli lavorano nella economia celeste! Se così fosse dovremmo assurgerli a modello…
Ma continuiamo a leggere Jünger è assai più interessante di qualche nostro pensiero:
”Far fremere i grandi edifici delle religioni mondiali è si possibile, difficile è farli crollare; essi sopravvivono infatti non solo agli Stati e alle dinastie, ma anche ai cicli delle civiltà, dando vita a mutamenti locali ed epocali. La loro esistenza millenaria riposa sul fatto che questi edifici riproducono l’ordine del cosmo e delle sue possibilità. Sono più strettamente connessi al piano del mondo, e già soltanto per questa ragione hanno maggior durata rispetto ai piani dello Stato. In essi si esprimono un sapere più che umano, quell’ascolto che precede ogni pensiero, in essi prendono voce la Rivelazione, la via di Damasco, il Sinai.
Una delle più gravi lacune dell’istruzione pubblica consiste nel fatto che nelle nostre scuole non venga insegnata la storia in quanto storia delle religioni, il che significa in quanto partitaria veduta d’insieme, capace di abbracciare le maggiori e più durature creazioni dello spirito umano e delle rivelazioni che esso ha ricevuto. Rimuovere tale lacuna significherebbe rovesciare in positivo il concetto negativo di scuola aconfessionale. Prendendo ad esempio le religioni universali Indiana e cinese possiamo comprendere l’esistenza e la fioritura di civiltà superiori non dipendano necessariamente dal culto di un dio personale, ma possano essere legate alla fede nel fondo originario, non personale, senza qualità e tuttavia produttore di qualità e forme. Forze filosofiche , etiche e religiose sono qui strettamente unite. Grazie alla loro sostanza metafisica, esse soddisfano non solo le più alte esigenze dello spirito colto, ma, in virtù della loro inesauribile ricchezza di forme e di simboli, appagano altresì l’intuizione ingenua. E quest’ultima deve essere alimentata di continuo. Troviamo anche, è il caso del buddhismo, un grado di apertura e di tolleranza che si presenta come modello e condizione di un ordinamento del mondo tale da abbracciare non solo le nazioni ma anche le razze e le confessioni, al pari di una casa dalle molte stanze. Quale che sia l’idea nutrita in merito al sogno e alla realtà del mondo, mai completamente distinguibili, profonda rimane la riflessione secondo cui il fenomeno, sia esso oggetto di pensiero o di fede, si dispiega sin nelle forme più elevate partendo dall’indiviso, per poi venirvi nuovamente incorporato. È lo zampillo della sorgente che si innalza in sempre nuove metamorfosi nel grande giardino del mondo.
Anche il padre può ritirarsi soltanto nel fondo originario. È qui che egli deve essere nuovamente concepito. Anche qui rimane “nel tempo”, vale a dire, in una di quelle categorie che operano differenze e attraverso le quali il nostro intelletto deve mettere ordine tra le cose. Non si tratta più di tempo storico, ma di quello sacrale, con i suoi grandi Anni Festivi. Le religioni insegnano che questo tempo è il nostro vero campo da coltivare, che questo tempo può essere portato a compimento e a pienezza in modo fecondo. È in ciò concordano, indipendentemente dal fatto che ipotizzano la fine dei tempi oppure un ritorno.
Dietro gli inusuali fenomeni che in questo tempi suscitano in noi turbamento, colmandoci ora di speranza ora di paura, si cela un elemento in comune. Il fondo originario comincia a muoversi, e questo è inevitabilmente connesso con grandi sconvolgimenti.
Ciò che noi oggi consideriamo cultura è privo di realtà superiore. La nostra tecnica è in se’ destituita di valore. Ha significato, ma non valore: significato riguardo a quanto sta per fare il proprio ingresso. […]
Vera controparte della terra non è l’intelletto, che oggi eccelle soprattutto nelle scienze naturali e che, in modo minaccioso ma inevitabile, diventa un’arma a doppio taglio. L’intelletto è istanza che apre le porte e reca la fiaccola. Vera controparte della terra è lo spirito.Riguardo allo spirito, la dissoluzione della forma e del vincolo a opera dell’intelletto può avere senso solo in quanto preparazione a un nuovo occupare e acquisire territori da parte dello spirito stesso. Ciò rientra nello stile da officina, e lo stato delle cose si profila nell’arte con chiarezza. La pittura, per esempio, aspira al contatto immediato con i modelli del fondo originario. Che in questo tentativo persona e oggetto debbano ritirarsi è sensato, mentre la definizione di “arte astratta”non è adeguata al processo, trattandosi infatti di un’impresa non meno concreta e reale dell’esperimento scientifico, il quale si è del pari lasciato alle spalle il campo preliminare degli oggetti familiari. La’ dove l’arte riesce a instaurare il contatto dobbiamo attendervi grandi fenomeni. In questo caso vale qualcosa di simile a quanto si è detto in merito alla violazione del sigillo genetico.
Del resto, nelle stesse scienze della natura è nascosta una tendenza il cui obiettivo è superiore al semplice sapere e al dispiegamento di potenza che l’accompagna. La’ dove incontra il fenomeno originario, l’intelletto si imbatte in qualcosa di più forte. Qui deve fermarsi : qui potrà essere soggetto di folgorazione, come sulla via di Damasco. Solo qui l’impulso che lo muoveva troverà vero appagamento. “Perché ogni piacere aspira all’ eternità “. Ciò vale anche per la conoscenza che non riesce a saziarsi. Ecco dove ha termine il mondo faustiano”.
A.T. del mondo di Eumeswil
VIDEO. Il tempo, la vita, il lavoro, la salute: Infortuni sul lavoro. Con Leandro Innocenti e Alfredo Zallocco
L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger.
L’Associazione si fonda su tre pilastri:
CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.
TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.
RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.