Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
Richiami ed echi di pace. Divagazioni estemporanee su Carl Schmitt
(di Antonella Tommaselli)
Riflessione di Eumeswil
Si leggono le note di Ludwig Wittgenstein al “Ramo d’oro” di Frazer. L’anima è deliziata, assorbita e trascinata dalla riflessioni di Wittgenstein in pieno confronto con Frazer…
Ci si muove in luoghi, noi del presente, entrati a pieno titolo nel mondo della tecnica, nei territori dell’origine, quando la magia piena era inebriante, splendente e dorava la realtà!
È assai difficile trovare guide che ci introducano nel mondo ricolmo di significato aulico. Dobbiamo essere grati a chi è in grado di farlo. Quando usciamo da tali esperienze siamo farfalle svolazzanti… La mente è abitata da luce. I pensieri e le parole vibrano di gioia. Dagli occhi è calato il velo…La vista è rafforzata e vede la vita…
Prima però di passare a riportare un qualche esempio di quanto appena scritto sopra che ci mostra un aspetto meno conosciuto di Wittgenstein, un Wittgenstein negli abiti di antropologo, ci soffermiamo e divaghiamo su alcune impressioni che hanno fortemente colto la nostra realtà interiore. Le osservazioni scaturiscono mentre si è fermi di fronte ad una Chiesa. Il “GRANAIO” di Firenze e mentre si osserva tale opera, sostando a lungo, il pensiero divaga tra la memoria ed il presente. Si osserva la Chiesa e ci si ricorda, quando bambini, con la maestra si era andati a vedere in gita il luogo. quando da piccoli ci veniva spiegata la Firenze romana come era composta, le sue strade ed i passaggi storici susseguenti…Ci si ricorda come l’idea del granaio avesse colpito il pensiero, restando questa dicitura impressa, indelebile nel tempo fino ad ora. Ci si rammenta che in centro si andava comunemente, giornalmente. La maggior parte degli uffici erano lì così come i negozi storici. Il fiorentino abitava il Suo centro storico e seppur ignorantemente i suoi occhi venivano plasmati dalle forme architettoniche… In tanti avranno cercato di migrare da Firenze, cercando luoghi migliori, ma se la motivazione non era di ordine economico forse non sono riusciti nell’impresa… Dove trovare un altro connubio tanto stretto tra fede, arte, cultura, natura…
Si tenta di osservare con attenzione il GRANAIO. Spesso però si è distratti dai mezzi usati dai turisti per andare in giro per il centro storico. Il luogo è oramai del turista…E’ stata creata tutta una vita artificiale per l’industria del turismo, per accontentare chi passa dalla città mentre è in vacanza, mentre si svaga. Vanno esauditi i suoi capricci e i molteplici sgiribizzi del momento. Dobbiamo fargli trovare anche il cibo che mangia a casa…Bisogna andare incontro alle sue esigenze, deve, il turista, sentirsi come a casa sua…
Abbiamo finalmente anche nella nostra epoca, ai nostri giorni, trovato la soluzione ad antico dilemma. Ci si è sempre chiesti quale fosse il bicchiere più idoneo per sorseggiare ciascun vino. Si è pure giunti a pensare cosa fosse più importante per gustare il calice se questultimo o la bevanda inebriante riversata… Di questi tempi beviamo direttamente dalla bottiglia, a boccia… Così come si mangia per terra o camminando…Per la barba di Merlino e di chi pensa che si è ciò che si mangia e che bisogna masticare almeno quaranta volte prima di deglutire.. “La cosa migliore da fare quando si è tristi”, replicò Merlino, cominciando a soffiare e sbuffare, è “imparare qualcosa”…
Che la cultura abbia il suo peso ed appaia come una impresa, una scalata ci viene reso manifesto dall’abbigliamento alpino della maggior parte delle persone in visita nei luoghi d’arte…Prossimamente oltre alle racchette verranno pure con le piccozze? Nei centri storici, e non solo, è oramai abitudine sedersi per terra, così come si usa fare nel verde curato… E pensare che oggi ognuno passeggia con un cane… Abbiamo appreso che il cane è il miglior amico dell’uomo e tutti hanno un cane per amico…Ma il cane dove farà i suoi bisogni? Per strada o a casa? Sorge qualche dubbio…Oibò…
Noi, non siamo come gli americani che necessitano, non avendo una storia e cultura alle spalle, di un campus universitario. Noi abbiamo la nostra storia ancor viva iscritta nei nostri palazzi, nei nostri musei a cielo aperto che così trasformandosi perdono la loro forza, funzione e realtà pedagogica! Ci allontaniamo dalla nostra storia religiosa, civile e viviamo sempre meno le piazze…Le periferie non hanno radici…Sono giovani e fragili…Perché stupirsi allora se i giovani non provano interesse per religione, arte, cultura, e senso civico quando sono stati allontanati da tutto ciò che plasma tali relazioni? Perché sorprendersi se, le persone estranee al nostro patrimonio culturale restino tali quando non lo apprezziamo e conosciamo? Se non siamo noi per primi di nutrirci di tali riserve aurifere come è possibile che estranii a tali fonti di conoscenza si possano appasionare, se non fortemente motivati? L’uomo si stupisce delle ovvietà ormai… e non si stupisce della bellezza del sole, della luna e dello sfumarsi e divampare della loro luce sul tutto…
Ci lasciamo trasportare da qualche riflessione di Wittgenstein estrapolata in qua e là… Giusto per avvertirci come una fisarmonica che si apre sul passato, il presente ed il futuro del mondo. La fisarmonica (dal greco antico: φῦσα?, phȳsa, “soffio/mantice” e ἁρμονικός, harmonikòs, “armonico).
Da Wittgenstein: “Nel nostro linguaggio si è depositata un’intera mitologia.
Scacciare la morte o uccidere la morte; d’altra parte però essa viene rappresentata come scheletro, come se in un certo senso anch’essa fosse morta. “As dead as death”. [Morto come la morte]. “ Niente è così morto come la morte; niente è così bello come la bellezza stessa”. Qui la realtà è immaginata come se la bellezza, la morte, ecc fossero le pure sostanze (concentrate) che in un oggetto bello sono presenti in piccola dose. E non riconosco qui le mie proprie considerazioni su “oggetto” e “complesso”?
Nei riti antichi troviamo l’uso di un linguaggio gestuale estremamente sviluppato. E quando leggo Frazer vorrei dire a ogni passo: tutti questi processi, questi mutamenti di significato sopravvivono ancora nel nostro linguaggio verbale. Se chiamiamo “lupo del grano” ciò che si nasconde nell’ultimo covone ma anche il covone stesso e anche l’uomo che lo lega, riconosciamo in ciò un processo linguistico a noi ben noto.
Se sono furioso per una qualche ragione, mi può capitare di colpire la terra o un albero con il mio bastone, ecc. Così facendo però non credo che la colpa sia della terra o che colpirla possa servire a qualcosa. “Sfogo la mia collera”. E tutti i riti sono di questa specie. Queste azioni si possono chiamare azioni istintive. _ E una spiegazione storica che per esempio affermasse che in tempi passati io o i miei antenati abbiamo creduto che colpire la terra serva a qualcosa sarebbe un imbroglio, perché queste sono ipotesi superflue, che non spiegano niente. Ciò che importa è la somiglianza dell’atto con un atto di punizione, ma più di questa somiglianza non si può constatare.
Se poi colleghiamo un tale fenomeno con un istinto che io stesso possiedo, allora sarà proprio questa la spiegazione desiderata; cioè quella che risolve questa particolare difficoltà. E ogni ricerca ulteriore sulla storia del mio istinto si muoverà d’ora in poi su altri binari.
Non deve essere stata una ragione da poco, anzi non può essere stata neppure una ragione, quella per cui le razze umane hanno adorato la quercia, ma semplicemente il fatto che quelle razze e la quercia erano unite in una comunità di vita, e perciò si trovavano vicine non per scelta, ma per essere cresciute insieme, come il cane e la pulce. ( Se le pulci sviluppassero un rito, riguarderebbe il cane).
Si potrebbe dire che non la loro unione (di quercia e uomo) ha dato il pretesto per questi riti, ma in un certo senso la loro separazione.
Perché il risvegliarsi dell’intelletto avviene con una separazione dal terreno originario, dal fondamento originario della vita. ( La nascita della scelta). (La forma dello spirito che si risveglia è l’adorazione).
P.168. (“In un certo stadio della società, il re o sacerdote è considerato spesso come dotato di poteri soprannaturali o come l’incarnazione di una divinità, e per conseguenza si crede che il corso della natura sia più o meno sotto il suo dominio, ed egli è tenuto anche responsabile del tempo cattivo, della mala riuscita del raccolto, e di simili calamità“). Naturalmente non è che il popolo creda che il sovrano abbia queste forze, anzi il sovrano sa benissimo di non averle, o non lo sa soltanto se è uno sciocco o un pazzo. Ma la nozione della sua forza è naturalmente predisposta in modo tale che possa accordarsi con l’esperienza, del popolo e del sovrano stesso. Che in una qualche ipocrisia svolga un suo ruolo è vero soltanto in quella misura in cui tale ipocrisia è presente nella maggior parte delle cose che gli uomini fanno.
P. 169. (“Anticamente era obbligato a seder sul trono ogni mattina per qualche ora, con la corona imperiale in testa, e star fermo come una statua, senza muovere ne’ mani ne’ piedi, ne’ il capo né’ gli occhi, ne’ alcune parte del corpo, perché con tali mezzi si credeva che potesse conservare la pace e la tranquillità nel suo impero; se per la disgrazia infatti si fosse voltato da una parte o dall’altra, o se avesse guardato a lungo verso uno dei suoi dominii v’era a temere che guerra, fame, incendi o qualche altra calamità fosse pronta a desolare quella regione“).“
Che dire noi? Vediamo che nessuno è più capace di star fermo ed emulare il principio primo: l’Immobile …
Ritorniamo alla nostra fisarmonica. Chiudiamo quasi completamente il mantice e sostiamo sul nostro presente che troveremo sotto il dominio della tecnica! Più la tecnica avanza e più scema la spiritualità… L’uomo è chiamato a domare e dominare tale nuovo spazio, a denominarlo e ordinarlo appropriatamente. Lo spirito del mondo grava, alita, abita in tale dimensione dove non vi è entrata ancora la legge. È ancora una terra indomita, vergine, figlia di nessuno. Solo colui il quale riuscirà a staccarsi da se stesso, guardarsi, guardare come su di un monte, in contatto con la Libertà che è in tutto, potrà riuscire nell’impresa…Chi non si lascia facilmente impressionare e suggestionare dalla magia proposta dalla tecnica perché già vive di più grande magia…Occorre sempre più colui che, in contatto veritiero con la dimensione verticale, osi farci porre attenzione a tale irradiazione, manifestazione nel mondo…Perchè ci risvegli dalla irrealtà, essendo in contatto con la realtà pura… Tale azione potrà essere mossa da una coscienza piena e risvegliata. Il suo agire sarà mosso da una coscienza politica (nel significato che noi del mondo di Eumeswil attribuiamo al politico) ovvero la sua coscienza intrisa del piano metafisico sarà riversata nella città, nel luogo dove dimora, nella società, ma non prenderà parte alla politica ordinaria, manifestazione oramai di sole ideologie politiche, di un uomo che aderisce totalmente o quasi, al transeunte, al mutevole, al relativismo…ma sarà portavoce della Parola… Non si teme la decadence… Si desidera evocare lo spirito della Bellezza piena. Possa essa avere il sopravvento su tutto. Bellezza risplendi ancor più bella. Stupiscisci nuovamente. A te ci sottomettiamo. Per te desideriamo operare. Insegnanci ancora una volta. Nutriamo salda fiducia in Te…
Riprendiamo un passaggio da Eumeswil, il romanzo di Jünger, forse può aiutarci…:
“Ch’io poi avverta la mancanza del padre, perché non lo riconosco nel mio genitore è un’altra faccenda. Cerco colui che mi ispiri rispetto. Può accadere persino ad Eumeswil, sebbene eccezionalmente. Si trovano padri adottivi spirituali. Con essi si intrecciano legami che sono più forti di quelli del sangue.
Una dichiarazione simile, tuttavia è da prendere con prudenza, perché un sostrato materiale sussisterà sempre. Da questo lato noi dobbiamo al padre il collegamento con un intreccio infinito. Nell’atto della generazione egli celebra un mistero a lui stesso ignoto. La stessa sua identità può naufragarvi. Così, può avvenire che noi siamo imparentati più strettamente con uno zio, o con un lontano antenato, anziché con lui. I genealogisti, e anche i biologi, sono al corrente di tali sorprese: esse spezzano spesso il loro sistema. Il genotipo è imprevedibile: si estende fino al mondo inanimato. Da questo possono affiorare esseri già da lungo tempo estinti.
Questa digressione può far capire per quale ragione io preferisca l’adozione alla parentela naturale. La paternità diviene spirituale: noi non siamo parenti secondo natura, bensì per elezione. Eros, dovrà quindi dominare anche nella parentela spirituale; l’adozione è la ripetizione del padrinato su un piano più elevato. Noi scegliamo il padrino, il pater spiritualis; ed egli si riconosce a sua volta in noi – ci accetta. Si tratta di un contatto cui dobbiamo la vita, e precisamente in un’altra maniera, oso dire in maniera immortale. Non intendo parlare del cuore: non è il luogo per farlo.
…Mi era permesso aiutare, talvolta, Thofern, da storico, a preparare i suoi semi. Così, quando si occupava della decadenza del linguaggio, mi pregò di procurargli del materiale circa la collaborazione degli Eumenisti.
I fatti sono già abbastanza remoti, e si può dire che non se ne cura più nessuno. Nel Luminar, tuttavia, ho reperito io stesso per il nostro limitato territorio cittadino una sterminata quantità di titoli. Come per ogni lavoro con quell’apparecchio, la cosa principale è centrare i punti-chiave. Vi affluisce caoticamente tutto ciò che agitava lo spirito del tempo. si tratta di afferrare il significato storico che si celava dietro le opinioni ed i fatti.
La decadenza del linguaggio di cui intendeva parlare il professore ha avuto luogo nello stadio finale delle guerre tra le nazioni, che preannunziava grandi leghe. Ma, in precedenza, fu necessario esautorare in tutto il mondo gli dei territoriali; che ne avesse colpito anche il Padre, è un indizio della inquietudine planetaria.
Il decadimento del Padre mette in pericolo il cielo e le grandi foreste: quando Afrodite si congeda, il mare s’intorbida; quando Ares non presiede più alle guerre, proliferano covi di carnefici, la spada diventa squartatoio.
In un tempo ultimo, in cui era considerato lodevole aver preso parte al naufragio del proprio popolo, non poteva far meraviglia che venissero recise le radici anche al linguaggio, e più altrove, a Eumeswil. Decadenza storica e disgregazione del linguaggio si condizionano a vicenda: se ne occuparono gli Eumenisti. Si sentirono chiamati, da un lato a sfrondare la lingua e dall’altro a conferire prestigio al linguaggio furfantesco. Così, col pretesto di facilitare l’uso della parola, portarono in basso la lingua del popolo, e con essa la poesia, mentre mettevano in mostra in alto le loro grinte.
L’aggressione alla lingua secolare e alla grammatica, alla scrittura e ai segni, rappresenta una parte della semplificazione introdotta nella storia come rivoluzione culturale. Il primo Stato planetario gettava già la sua ombra.
… Vigo designa lo Stato planetario come una delle utopie permanenti, più o meno realizzabili da parte dei portatori di storia.”
Il tema del video di oggi sarà con Antonio Caracciolo. Abbiamo avuto la fortuna e il piacere dì incontrarlo. Antonio Caracciolo, già docente, ricercatore di filosofia del diritto alla Sapienza, ha conosciuto personalmente sia Ernst Jünger che Carl Schmitt e di quest’ultimo è stato il principale curatore e traduttore di molte opere. Antonio Caracciolo ci introdurrà al pensiero di Carl Schmitt alle sue definizioni di politico, di amico-nemico, di diritto e costituzione. Il nostro video insieme prende titolo:”Richiami ed e echi di pace. Divagazioni estemporanee su Carl Schmitt”. Il video è assai vivace, frizzante, brillante. E’ il frutto di una intelligenza acuta e viva.
Noi, dal canto nostro, riprendiamo due domande poste da Franco Volpi ed Antonio Gnoli ad Ernst Jünger nell’intervista a lui fatta:
D: Nella visione jungeriana la politica è indispensabile?
E.J.: La politica ha il suo fondamento nella natura stessa dell’animale uomo. C’è per così dire nell’uomo un istinto per la politica. In questo senso essa è indispensabile, ineliminabile, come appaiono ineliminabili la lotta e il conflitto. Contrasti e opposizioni fanno parte dell’essenza della vita. Ma per l’individuo la politica non ha la stessa importanza in ogni momento della sua esistenza.
D: Che cosa pensa della concezione weberiana della politica come professione e di quella schmittiana fondata sulla distinzione fondamentale di amico-nemico?
E.J.: Mi sento più vicino alla concezione schmittiana, che è più radicale e tocca la natura, l’essenza del politico. Del resto manifestai subito a Carl Schmitt il mio assenso circa la sua definizione del politico. Conservo ancora la copia della lettera che gli mandai in quella occasione. Incominciai così: “Al Suo scritto Il concetto del politico dedico il seguente epigramma: videtur suprema laus, perché il grado della sua immediata evidenza è tale che ogni presa di posizione è superflua e all’autore basta la comunicazione che si è presa conoscenza. ( Si tratta di una lettera del 14 ottobre 1930, nota come la prima lettera che Jünger inviò a Schmitt. In verità ve n’è una precedente, del 2 agosto dello stesso anno, in cui Jünger ringrazia Schmitt per l’invio del Romanticismo politico). La distinzione da lui introdotta tra amico e nemico fu come una mina che esplose senza rumore, ma che fece i suoi effetti. A me risultò evidente e la feci mia. Qualche tempo dopo gli scrissi: “Il processo che noi definiamo modernità consiste soprattutto nel dissolversi del Male; tutti gli amoralisti sono dunque per noi particolarmente moderni, e mi sembra che questo processo accentui più il colore che le forme, come si addice alla natura del processo di decomposizione. Peraltro, la Sua distinzione di amico e nemico non è moderna, e corrispondentemente in tale concezione emerge in tutta evidenza la forma, ovvero il “carattere romantico”, come i Suoi buoni amici sostengono.. In un mondo essenzialmente amorale, caratterizzato sempre dalla stessa molteplicità, la distinzione amico e nemico rappresenta un metodo fondamentale per elaborare e affrontare l’alternarsi delle situazioni concrete. Questo è in ogni caso…il mio metodo, e in questo senso capisco la Sua tesi”. ( Lettera inedita di Ernst Jünger a Carl Schmitt del 13 dicembre 1933).
Dato che abbiamo tentato, attraverso lo scritto ed il video, di irradiare pensieri, idee, concezioni che possono rivivificare il nostro essere… un tentativo che non sappiamo se andrà a buon fine… Vi proponiamo cosa ebbe a dire Gurdjieff in merito all’ irradiamento:
“Bisogna sapere prima di tutto che nell’Universo intero ogni concentrazione, a qualunque specie appartenga, possiede la proprietà di irradiare.
Ora, poiché nell’uomo la formazione delle tre totalità di funzionamento del suo psichismo generale si manifesta come la conseguenza di risultati emananti da fonti differenti, ognuna di queste possiede la proprietà di irradiare.
Poiché l’irradiamento di tutte le concentrazioni cosmiche consiste in vibrazioni emesse da una fonte corrispondente a ciascuna di esse, le vibrazioni emesse dai processi di ciascuna di queste totalità di funzionamento, ben distinte l’una dall’altra, che costituiscono lo psichismo generale dell’uomo, hanno una densità ed un grado di vivificazione che sono propri a ciascuna di esse.
Quando si verifica un contatto tra le radiazioni di diverse concentrazioni cosmiche, la fusione delle vibrazioni si “opera” per via di “affinità “; allo stesso modo quando le vibrazioni emesse da due persone entrano in contatto, si opera una fusione tra quelle che si corrispondono.
Per spiegare analogicamente alcune particolarità delle radiazioni emesse da una persona, prenderò come esempio le radiazioni emesse dalla terra. L’irradiamento generale della terra, la cui totalità si manifesta in forma di atmosfera, si divide in tre classi di vibrazioni indipendenti che emanano dal processo che si effettua nel seno della terra tra i metalli, i metalloidi e i minerali.
L’irradiamento generale di una persona comporta anche esso tre specie di vibrazioni indipendenti, che possiedono ciascuna una loro propria qualità di vivificazione. E come vibrazioni eterogenee emesse dalla terra incontrano nella loro espansione, a seconda del loro grado di vivificazione, dei limiti ben definiti, allo stesso modo i diversi elementi dell’irradiamento generale di una persona hanno limiti precisi.
Per esempio, mentre le vibrazioni emesse da un processo attivo di pensiero possono, secondo certe note combinazioni, acquisire una forza di espansione che può arrivare fino a delle centinaia o migliaia di chilometri, le vibrazioni emesse dal processo della sensazione – per quanto essa sia attiva – non possono espandersi oltre i duecento metri circa.
Nell’uomo le tre specie di vibrazioni trovano la loro sorgente nei tre processi seguenti:
La prima specie di vibrazioni ha la sua fonte nel processo detto di “pensiero attivo” e certe volte, grazie ad alcune note combinazioni, nel processo di “pensiero passivo”.
La seconda specie di vibrazioni ha la sua fonte nel processo chiamato “sentimento”.
La terza specie di vibrazioni corrisponde alla totalità dei risultati emananti dal funzionamento di tutti gli organi del corpo fisico – esse vengono designate anche come “vibrazioni delle funzioni istintive”.
Le vibrazioni emesse dalla totalità della presenza di un uomo in uno stato di completo rilassamento, formano di per se stesse una atmosfera analoga allo spettro dei colori, che ha un limite di espansione determinato.
E quando un uomo si mette a pensare, a sentire o a muoversi, questa atmosfera derivante dallo spettro si modifica, sia riguardo al volume di espansione sia riguardo alla qualità della presenza.
Maggiore è l’intensità di manifestazione di uno o dell’altro dei vari funzionamenti dello psichismo generale dell’uomo, maggiore e’ la differenza che si opera nello spettro della sua atmosfera.
Possiamo rappresentare benissimo la combinazione delle vibrazioni eterogenee emananti nel corso della loro esistenza comune dall’irradiamento generale di varie persone, se lo raffrontiamo al seguente racconto:
In una notte nera, durante una violenta tempesta sull’oceano, alcune persone osservano sulla riva le oscillazioni di un gruppo di lampadine elettriche colorate fluttuanti, separate l’una dall’altra da lunghi intervalli, ma collegate l’una all’altra e comunicanti con le estremità di due fili.
Sebbene queste lampadine colorate ricevano la corrente da una sola e medesima sorgente, siccome la luce attraversa centri mobili di diversa natura, alcune di esse illuminano anche lontano, altre vengono totalmente inghiotte sia a metà strada come alla sorgente.
Se due persone stanno insieme, più esse stanno vicine, più è la compenetrazione delle loro atmosfere e il contatto tra le loro vibrazioni specifiche si effettua meglio.
Il contatto e la fusione delle vibrazioni specifiche emananti da diverse persone si effettuano automaticamente, a seconda delle loro situazioni reciproche e delle condizioni nelle quali esse si trovano”.
A.T. del mondo di Eumeswil
VIDEO. Richiami ed echi di pace. Divagazioni estemporanee su Carl Schmitt. Con Antonio Caracciolo
L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger.
L’Associazione si fonda su tre pilastri:
CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.
TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.
RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.