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Le prime parole di Adamo ed Eva. La lingua dell’innocenza nel Giardino dell’Eden
(di Antonella Tommaselli)
Riflessione di Eumeswil
Pepite d’oro sul selciato. Non è l’Eldorado! È già trascorso un anno da quando mi ritrovai inebriata dal tiglio e ridestata alla vita del calore dell’estate! L’anno scorso mi ricadevano addosso le infiorescenze come pioggerella dorata formandomi una veste regale! Una nostalgia pervade l’animo. Una nostalgia atavica, presente nelle vene, nel sangue, nel cuore, se non addirittura nel DNA.
In un bosco di tigli e querce. Si rammenta una lontana estate, si avrà avuto 6-7 anni. Subito dopo aver terminato di leggere Le avventure di Tom Sawyer venne il momento di andare in vacanza. In una casa al mare con un grande giardino adiacente al bosco. Con una vicina di casa anche lei bambina piccola, si fuggì nella selva imitando le avventure del protagonista del romanzo. Ci si portò solo alcool e cotone in caso di morsi delle vipere. Si stette lì fino al calar del sole e delle ombre per poi rientrare a casa con la coda tra le gambe! Qualche tempo dopo si lesse Il diario di Adamo e Eva sempre di Mark Twain. Adamo ed Eva scoprono il mondo. Ognuno cura il proprio diario. Sono due anime assai distinte che esplorano il giardino, la creazione, denominano, apprendono le distanze tra cosa sia raggiungibile fisicamente, con le mani, da ciò che non lo è come la mezza luna che pare ad Eva un bel monile… Sarebbe bello farci un ciondolo… La tristezza sopraggiunge quando non la si vede più… sarà stata rubata? Ma i vicini gentili l’hanno restituita ed è presente e brilla nuovamente nel cielo.
Adamo ed Eva apprendono la presenza di stati d’animo differenti, entrano in contatto con la paura…
Mark Twain ci porta a considerare come deve essere stato essere il primo uomo e la prima donna nel giardino dell’Eden e poi nel mondo, come deve essere stata la domenica nel giardino dell’Eden e dopo la caduta. Le differenze sostanziali tra l’essere uomo e donna. L’uomo improntato alla tecnica, la donna all’estetica e a vivere il mondo come bellezza!
Mark Twain parla anche del sogno dell’innocenza americana… Di una America che nei suoi hotel, motel ha- aveva sempre, in un cassetto, la Bibbia… Sulla Bibbia si giura in tribunale.
Con un linguaggio semplice ci porta a vivere un sogno e a vivere un’epoca assai distante da noi! Un momento della nascita del mondo.
Così termina il diario di Eva:
“QUARANT’ANNI DOPO. La mia preghiera , il mio ardente desiderio è che possiamo abbandonare questa vita insieme – è un desiderio che non scomparirà mai dalla terra, ma sarà vivo nel cuore di ogni moglie innamorata, sino alla fine dei tempi; e sarà chiamato con il mio nome.
Ma se uno di noi deve andarsene per primo, prego di essere io; perché lui è forte, e io sono debole, e non gli sono necessaria quanto lui lo è a me. Senza di lui la vita non sarebbe vita; come potrei sopportarla? Anche questa mia preghiera è immortale, e continuerà a essere formulata finché durerà la mia stirpe. Io, la prima moglie, mi ripeterò nell’ultima moglie.
SULLA TOMBA DI EVA. ADAMO: Ovunque ella fosse, là era l’Eden”
Sì perché Adamo finché era nel giardino era irritato da Eva che dava sempre nomi e appropriati alle cose. Le veniva facile, naturale, spontaneo, mentre per lui, Adamo, era complicato, ma una volta caduti Eva diviene importante così come una sola domenica di riposo alla settimana non è più sufficente mentre nel giardino quasi ci si annoiava in tal giorno…
Sembra impossibile pensare che vi è stato un mondo e un momento in cui tutto si è andato creando… E il mondo che si è formato non è il mondo di Sisifo che spinge un macigno in cima ad un monte e che ruzzola e lo fa nuovamente invano, ma il mondo ha un suo senso, le parole hanno significati ed il linguaggio aiuta a comunicare. Rientrare mal mondo della creazione attraverso i vari miti cosmogonici e attraverso il libro della Genesi aiuta a scoprire e a valutare la bellezza del mondo e come è sapientemente strutturata, elaborata.
In un mondo che sta perdendo la sua civiltà perché civiltà è un cammino e non cresce con uno schiocco di dita ed in un batter d’occhio rivalutare attentamente il libro della Genesi può esserci di aiuto. Il nostro benessere, che andiamo ogni giorno sempre più abbandonando, e l’avanzamento tecnologico, ci hanno portato ad un indebolimento della cultura in senso umanistico – spirituale. Ci siamo riscoperti fragili, non pronti a far fronte alle insidie del mondo. Privati di vitalità. Troppo anziani e poco saggi, defraudati di sapienza. Abbiamo perso la conoscenza del cammino di Adamo e di Eva e di come il mondo si è creato. Andiamo avanti perdendo, abbandonando il senso dei significati reali del vivere e delle parole. Abbiamo dimenticato la caduta, il nostro senso di essere limitati, in un mondo limitato e della possibilità di riscatto avuta con la venuta del secondo Adamo che ci ha aperto all’amore, alla comprensione, alla crescita individuale come Maestro.
Questo mondo si sta sgretolando lo dimostrano le armi usate, i corpi dilaniati, le città distrutte…
Abbiamo ancora il tempo per rifondarci? Abbiamo singolarmente ancora la possibilità di scegliere tra un mondo sintetico ed un mondo naturale? Certo perché oramai tutto parla chiaramente che la posta in gioco è tra questi due mondi, ma potrebbe sussistere un terzo mondo frutto di un uomo reale che fa della tecnica un suo alleato pertanto valuta ciò che è bene e male, ciò che danneggia da ciò che non arreca peggioramenti. La sola industria dell’abbigliamento e del settore alimentare ci parlano di fibre e cibi naturali, biologici. Dove tale griglia non e’ espressa siamo autorizzati a pensare che vi sia il chimico a prevalere, il sintetico… Abbiamo oramai sempre più due mondi. È possibile dar vita ad un mondo di unità, di equilibrio o è solo un’utopia?
Per chi non si limita a vivere la vita come puro atto meccanico, a trascorrere l’esistenza passivamente, questa svolta epocale apre grandi spaccati di possibilità… abbiamo l’opportunità di riflettere ampiamente sulle nostre azioni. Ci viene offerta la possibilità, su un piatto d’argento, di compiere scelte etiche significative. Siamo posti a considerare in quale tipo di mondo si desidera vivere… Certo il singolo in questione non deve affidarsi a terzi, ma deve essere in grado di valutare con la sua testa criticamente… Non sarebbe male esprimere una preghiera verso l’Uno. Sicuramente le forze buone che abitano sui pianeti del sistema solare, come angeli ed arcangeli, si farebbero carico di salire e discendere i gradini dei vari Cieli portando i nostri messaggi e le risposte qualora vi fossero domande …
Ecco allora che oggi, grazie alla presenza nel video di Giampiero Comolli, si parlerà di: Le prime parole di Adamo ed Eva. La lingua dell’innocenza nel giardino dell’Eden.
La narrazione di Giampiero Comolli è assai mite e prende le mosse dal Suo ultimo libro dal medesimo titolo. ed Claudiana,2024 Torino.
Il libro riporta in copertina un dettaglio del magnifico dipinto di Johann Wenzel Peter, Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre.
La panoramica del libro: “Che lingua parlavano Adamo ed Eva tra loro due, e con il Creatore, quando vivevano nell’Eden? Impossibile rispondere a una simile domanda, eppure è una domanda vertiginosa, portentosa, perché basta porsela con attenzione ed ecco dischiudersi davanti a noi come un antico canto delle delizie, che tanto più interpella il nostro tempo, attirato invece dalle seduzioni di una lingua negativa: un gergo dell’odio, un turpiloquio della malvagità. «È sufficiente leggere i primi capitoli di Genesi – dove si racconta del mondo appena creato, e del Giardino dell’Eden, e di Adamo ed Eva abitanti del Giardino –per accorgersi che in quel paradiso originario i due non erano muti, ma parlavano e si intendevano, e quindi avevano una loro lingua, comprensibile e coerente. Quale lingua, però? Il racconto di Genesi, per la verità, ci rivela poco a tal proposito. Ma qualcosa ce la dice, e questi radi accenni o indiretti indizi sembrano tuttavia sufficientemente chiari e solidi per tentare di rispondere al quesito. E – come vedremo – basta approssimarsi a una possibile, anche vaga risposta, per sentirsi già rigenerati, già in parte liberati dall’eccesso di rumori aspri e ostili che affligge invece il linguaggio attuale». Giampiero Comolli
Giampiero Comolli colto da un momento di estasi di fronte alla natura inizia a maturare questa esigenza di riprendere in mano la Scrittura e di approfondirla non solo in maniera colta, erudita, segnalandoci inoltre i cambiamenti interpretativi del testo, ma ci mette al corrente, a conoscenza di come il testo sia maturato in Lui, di come è stato fatto proprio. Lo ha lasciato crescere dentro di sè… Ha vissuto il testo… Così come ciascun libro può formarci quando la nostra lettura cessa di essere passiva e interagiamo dinamicamente con l’autore e lo scritto nel bene e nel male.
Ed ecco che si sentirà parlare nel video di molteplici temi… Ci commenterà la Scrittura dopo averla letta… Non mancherà di imitarci la malizia del serpente… Ci parlerà ampiamente del linguaggio dell’innocenza andato perduto…
Ora si deve apprendere, diciamo noi del mondo di Eumeswil, un linguaggio della consapevolezza, della coscienza e della sapienza…
In un mondo sempre più in conflitto ci ritroviamo noi del mondo di Eumeswil ad apprendere un linguaggio religioso ovvero della scienza e delle scienze di Dio e la sua sapienza. Ci pare che solo dal mondo unito, superiore, privo di scissioni si possa andare a cogliere ciò che abbiamo perso… Ciò che non è presente al momento in Terra…
Il Comolli, dal giardino dell’Eden ci porterà a intravedere la Gerusalemme Celeste.
All’uomo non è dato di poter tornare indietro, nel giardino dell’Eden, ma è dato di entrare nella città di Dio. Sorgono considerazioni pertanto non più giardino, ma sulla città e la Città per eccellenza: ha sempre Luce ed è costituita da pietre preziose. Vi è l’albero della vita…
Ecco che se Twain ci ha parlato de Il diario di Adamo ed Eva non sono mancati e mancano filosofi scrittori, mistici che si sono ispirati a costruire città utopiche e distopiche. Solo due esempi…Tommaso Campanella: La città del sole , Ernst Jünger:Il romanzo Eliopolis e poi Eumeswil… Hanno realizzare mentalmente una possibile città ….
Una comunità monastica si ispira a realizzare in terra il disegno di Dio…
Ci sentiamo perciò autorizzati a valutare cosa possa voler dire oggi giorno essere uomo nel significato umano, cosa voglia dire umanità, cosa voglia dire città, civiltà. Ci chiediamo, se questi termini, in realtà si siano svuotati di contenuti e come fare in tal caso a far entrare migliori significati…. Cioè come è possibile edificare una civiltà migliore della trascorsa… Visto ciò che si sta verificando… Non sembra il tempo di tessere elogi.. Sempre se sia possibile, se pensiamo di aver le conoscenze necessarie, il tempo… Ci chiediamo a quale autorità chiedere aiuto.
In passato ogni civiltà si è costituita grazie a coloro che erano garanti della Sapienza e attraverso eroi culturali che come menestrelli la diffondevano oralmente tra le genti…
Ci apriamo inoltre ad un’altra riflessione che lasciamo da sviluppare. Adamo ed Eva sono stati gli unici ad aver visto e comunicato col Prototipo. Poi è rimasta la sola immagine e la somiglianza fino alla venuta del secondo Adamo che conosceva e riconosceva il Padre…
Il romanzo Eumeswil di Jünger termina con il protagonista che, scompare nella foresta col tiranno ed altri studiosi… Questa foresta ci pare un richiamo alle origini, dove la vita prende vita. Vuol dire essere chiamati a considerare il preludio del mondo. Solo conoscendo e riconoscendo l’alfa possiamo camminare integri all’omega.
Il profeta Geremia dice: ”Prima che tu nascessi, ti avevo consacrato”. Solo questa asserzione ci porta ad andare, fra l’altro, oltre l’individualismo dilagante, sfrenato. Meditiamo sul termine consacrato…
Riprendiamo l’opera di Nicolas Berdiaeff… Berdiaeff diceva che la spiritualità è legata alla vita nella sua totalità. L’uomo integro non esclude ne’ il corpo ne’ il lavoro psichico umano. Inoltre, il lavoro manuale, esige uno sforzo spirituale da parte dell’individuo. Lo spirito è precisamente quella forza che si esprime nella pienezza della vita.
Sia nel bambino che nell’anziano, l’uomo vive la stessa crescita e decadenza del suo essere psico fisico. Per questo motivo, la conoscenza di se’ deve assumere piuttosto un aspetto di osservazione, nel flusso esistenziale, delle caratteristiche del nostro essere profondo. È nel momento in cui il nostro spirito parla che la nostra vita diventa epifanica,ma quando siamo sbattuti da uno “spirito muto”, come dice il Vangelo, che fare? Andiamo a riprendere la saggezza dei Padri della Chiesa…fondatori di comunità…
“Sembra più una scoperta che una conoscenza strictu sensu. Ecco come possiamo essere in grado di osservare noi stessi, come se lo fossimo per altra persona, senza il peso di un’ introspezione volontaria, ma bisogna chiedersi: “Saremo in grado di farlo con sufficiente distacco in rapporto al nostro contrapposto “pagliaccio”sociale? È difficile trovare un giusto equilibrio. Gettando un’occhiata alla grande tradizione monastica bisogna dire che il problema non è senza risoluzione.
Un Padre del deserto dichiarava che la preghiera è lo specchio del Monaco; ecco che lo spazio gnostico nel senso stretto del termine. Come tale, esso è luogo di emergenza di una conoscenza autentica di se’, come la percezione in Dio della nostra esistenza eterna, e forgiati pezzo per pezzo oltre le immagini esteriori alle quali noi ci leghiamo come un’ostrica al suo guscio. Questo specchio, dà, stranamente, la possibilità di conoscere se, e soltanto se, la preghiera è fatta senza la ricerca di se stessi. Bisogna stare molto attenti a ciò che i Padri chiamano “ il morso della coscienza”.
Di questo strano specchio un anziano alchimista, Zosimo, ci offre una spiegazione: “Lo specchio non si deve usare perché ci si contempli poiché, nel momento in cui si facesse, si perderebbe la memoria della propria immagine”.
Cos’è questo specchio? Ascolta! Esso rappresenta lo Spirito divino nel quale l’anima si guarda, vede le sue colpe e le rifiuta; fa scomparire i suoi segni e dimora senza biasimo. Quando invece si è purificata, imita e prende a modello il santo Spirito, diventando lei stessa spirito e, possedendo la calma, si porta naturalmente ad uno stato superiore dove conosce Dio come essa è conosciuta da Lui”.
La Parola vola e porta in alto fino a fondare la Gerusalemme Celeste, città Santa!
Ci sembra sia giunto il momento di alte riflessioni filosofiche… e di parlare con teologi.
Chi è il vero teologo?
A tale domanda la risposta data da un teologo:
”Colui che parla di Dio attraverso la conoscenza e l’esperienza personale di Dio è un vero teologo. È colui che è arrivato alla theoria e theoria consiste in illuminazione e theosis. Perciò il teologo è colui che è arrivato alla visione di Dio, alla visione della Luce increata. Secondo l’interpretazione patristica della Chiesa la teologia è un dono dato da Dio a chi ha le qualità spirituali necessarie per raggiungere la rivelazione, per mezzo della quale partecipa alla Luce increata, alla gloria delle “energie” increate di Dio. È teologo l’uomo il cui intelletto è illuminato dalla presenza del santo Spirito.
La teologia è la luce ineffabile di un’alba che nutre la mente con le parole di Dio. La conoscenza di Dio è la vera teologia.
Tutti i sensi dell’uomo partecipano dell’esperienza di Dio, ma questi prima si devono trasformare e solo in seguito partecipano alla comunione e gloria di Dio”…
Di Ernst Jünger è utile leggere a questo punto: “TIPO NOME FORMA”. Riportiamo un passaggio:
“Forma e tipo sono modi dell’intuizione superiore. La concezione di forme conferisce una potenza metafisica, la comprensione di tipi assicura una potenza spirituale. L’una e l’altra, pertanto, rientrano nel novero dei grandi temi che hanno impegnato in ogni tempo il pensiero e la riflessione.
La potenza reale, invece, si fonda sulla conoscenza dei fenomeni e della loro connessione tramite dati di fatto. In tal caso entra dunque in azione un sapere che poggia su un’ intuizione più semplice.
Se l’accordo fra i tre ambiti viene turbato, ne conseguono disordini negli ordinamenti, anche confusioni linguistiche. I disordini sono necessari, perché attestano la sopravvivenza di posti vacanti, che incidono tanto più pesantemente quanto più nascoste ne sono le cause. Per il riempimento di questi posti vacanti, che in seguito vengono anche detti punti scoperti, non sono sufficienti mutamenti dei dati di fatto. Nemmeno la conoscenza e la scienza da sole possono ripristinare l’ordine.
Il tema è semplice e in ciò sta la sua difficoltà. Le cose semplici sono le più difficili da descrivere di quelle complicate, perché stanno più vicino al senza nome è colui che le descrive deve risalire al fondo del linguaggio. Una macchina complicata, insieme con le singole parti che la compongono e con la loro azione combinata, può essere rappresentata con assoluta precisione in un elenco di prescrizioni. Conformazioni di gran lunga più semplici e impresse ovunque, come tipi e forme, sono più facilmente accessibili. Se solo ci riuscisse di rappresentarle con sufficiente precisione, potremmo essere soddisfatti. La difficoltà sta nel fatto che ciò che è formato si descrive più facilmente che una forma. Siamo in grado di raffigurare un bullone, una vite, una penna, quando stanno di fronte a noi, appoggiati sul tavolo o sulla nostra mano. Lo stesso non può dirsi dei tipi o delle forme: il tipo non compare in natura, ne’ la forma nell’universo. Dobbiamo leggere l’uno e l’altra ricavandoli dai fenomeni, come una forza dal suo effetto o un tessuto dal suo disegno.
Perfino nel linguaggio trapela il fatto che, in una simile lettura di un’armonia visibile, traiamo conclusioni di un’armonia invisibile. “Comprendere” indica tanto un gesto reale quanto un gesto spirituale. “Forma” è tanto l’oggetto formato, quanto la matrice nella quale esso viene versato. “Moneta” è tanto il denaro che passa di mano in mano, quanto l’istituto in cui viene coniata in migliaia di esemplari: il luogo della sua individuazione.
Ciò ha a che vedere col nostro tema: vediamo la coniatura, non però il conio; vediamo le monete, non la moneta. Se una simile moneta esista assolutamente e dove si possa supporre di trovarla; questa è da sempre la più ardua pietra di capacità di giudizio. Il tema non solo pone domande, bensì muta l’uomo che vi risponde”.
Giampiero Comolli, scrittore e giornalista, ha realizzato reportage per riviste di viaggi e condotto inchieste sui fenomeni religiosi contemporanei. Già presidente del Centro Culturale Protestante di Milano, attualmente collabora con il settimanale protestante “Riforma” e con la rivista culturale “Doppiozero”. Fra le sue pubblicazioni per Claudiana: Memorie di un bambino in preghiera. Nell’Italia religiosa degli anni Cinquanta (2021) e Bibbia e sogno. Sonno e modo onirico tra Antico e Nuovo Testamento (2023).
A.T. del mondo di Eumeswil
VIDEO. Le prime parole di Adamo ed Eva. La lingua dell’innocenza nel Giardino dell’Eden. Con Giampiero Comolli
L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger.
L’Associazione si fonda su tre pilastri:
CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.
TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.
RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.