La SANTA LUCE
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La SANTA LUCE

Il senso della vita
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La SANTA LUCE
La SANTA LUCE

 

(di Antonella Tommaselli)

Riflessione di Eumeswil

Tra visioni di Apocalisse ed immagini di Paradiso, viviamo costantemente. Cosa riusciamo realmente a capire della realtà? È un gran mistero! Quanto in alto e quanto in basso possiamo andare col nostro comportamento? Dipende dal nostro impegno spirituale nella vita e dalla nostra capacità di ricevere la Luce! Volano in cerchio delicate rondini, giocano baciate dai raggi solari. Recano conforto all’essere che le guarda giocare.

Vi è la luce solare e vi è la Luce che entra innoi trasformandoci. Questo scritto parte da tre avvenimenti realmente accaduti è non frutto di fantasia.

Si cammina per strada raccontando ad un amico di un video da poco realizzato sull’Apocalisse, quando dal di dietro, dalle spalle giunge una voce che ci richiama. Qualcuno ci sta ascoltando. Ci raggiunge questa persona estranea e ci racconta la sua apocalisse personale. Così all’improvviso, inaspettatamente quest’uomo ci racconta come sia stato folgorato dalla Luce! La sua vita è cambiata letteralmente. È un signore di circa cinquantanove anni e ci dice che per cinquanta anni non ha camminato, ma girato a vuoto intorno a se stesso. Solo negli ultimi anni ha iniziato a camminare. Era giunto ad un bivio a causa della depressione. Aveva la possibilità di ficcarsi dentro un burrone oppure la possibilità di affrontarsi, di avere il coraggio di guardarsi dentro, di non mentire a se stesso e grazie alla Parola la sua vita è cambiata. Ci ha raccontato la sua storia personale, si è confidato e, come diceva lui, fatto umile perché solo raccontando il proprio disagio, senza trincerarsi dietro di esso, ma affrontandolo di petto ha acquisito quella forza interiore di cui era carente. Questa persona mentre ci parla ci dice come sono vive le parole per Lui delle scritture in quanto vissute personalmente, realizzate! Lui è un altro! Sente la Luce trasformarlo e richiama su di sé lo Spirito Santo per comprendere con intelligenza divina ciò che resta velato, adombrato all’uomo comune. Quasi due ore a parlare e la conclusione non è arrivata. A chi ascolta è parso che questa folgorazione non è ancora cessata. Vi sia altro da scoprire ancor più in profondità. Il signore parla come chi cerchi ciò che ancora non appare e lo chiami verso la superficie… Il signore ha accettato la Luce, ci spiega, per non morire, per vivere ed è pronto a portare la sua croce in quanto non vuole rientrare nel mondo della falsità… Un incontro sorprendente… Per niente cercato. E questo è solo un breve accenno di quanto esposto nel corso del suo dire, del suo raccontarsi nell’amarezza di trovare poche persone con cui poter parlare con profondità della realtà interiore e spirituale dell’essere ed essere uomo. Sembra un uomo predisposto a camminare verso più alti gradi del percorso spirituale e non sappia dove andare a rintracciare una guida. Ha in mano un testo di don Ivo Barsotti. Afferma che ora cammina e vede il mondo sotto una nuova Luce ed ogni cosa si manifesta differentemente. Il tono è lento, coinciso. Ricerca parole adeguate e le ritrova nelle scritture quel libro, per lui, è oramai profetico annunciava e continua ad annunciare la verità di cui sta facendo esperienza e lo agita, lo smuove, lo trasforma. Sembra sbigottito…

Lasciamo il Signore e facciamo qualche passo indietro nel tempo. Si compie un viaggio per vedere il monte Athos. Un monte dove si sa di non poter accedere di persona, ma ciò non vieta di volerlo vedere e tentare di percepire ciò che lì vi è e di voler guardare chi può andarvi. Il monte Athos è una montagna sacra! È un luogo geografico ma anche una montagna interiore da scalare nei gradini della spiritualità… È un luogo ricolmo di santuari, eremi… Prima di recarsi in barca per osservarlo e contemplarlo con gli occhi si tenta l’azzardo! Chiedere a Salonicco il visto per entrarvi! Le vie del Signore sono infinite ed ogni lasciata è persa! Nel rigore totale, giusto, retto il visto non viene rilasciato ad una donna. Accanto all’ufficio vi è però una libreria e tra i tanti testi che si esaminano vi è uno che colpisce in modo particolare, tra l’altro in italiano:_ La SANTA LUCE. Il miracolo __della vigilia della Santa Pasqua nel sepolcro di Cristo_. Ci si risveglia alla propria ignoranza.A ciò che non si conosce. In questo testo si descrive attraverso quarantacinque testimonianze storiche (IV-XVI sec.) e non solo il miracolo della Luce Santa. Dal retro di copertina del testo:

“L’avvento della Santa Luce in ogni Sabato Santo nel Sepolcro di Gesù Cristo è l’unico evento miracoloso nella storia umana che si svolge ogni anno, nello stesso giorno, da circa due millenni. Il presente libro riporta la testimonianza della storia di questo meraviglioso evento e copre un periodo di tredici secoli, dal IV fino al XVI secolo.

Quarantacinque scrittori del mondo medievale, tra cui dieci francesi, cinque arabi musulmani, cinque bizantini greci, cinque tedeschi, quattro inglesi, tre russi, tre persiani musulmani, tre islandesi, due armeni, un siriano, un moldavo, uno svizzero e uno storico italiano, descrivono il grande miracolo del mondo cristiano: la LUCE SANTA come un fulmine scende dal cielo ogni Sabato Santo nel Sepolcro di Gesù Cristo, poche ore prima della celebrazione dell’Ufficio della Sua Risurrezione.

Inoltre, le misurazioni scientifiche effettuate nel Sepolcro di Cristo, il Sabato Santo del 2008, dal fisico russo dr. Andrei Volkov, confermano la discesa della Luce Santa rivelando tre fatti che egli descrive come “incredibili e totalmente inspiegabili”.

Il libro scritto da Charis K. Skarlakidis. Questo libro è frutto di anni di ricerca storica. Al suo interno sono riportate le testimonianze storiche sul miracolo della Santa Luce e molti manoscritti sono custoditi nelle più grandi biblioteche del mondo. Il prologo del presente volume e’ a cura del Professore Enrico Morini. La traduzione in italiano è di Stilianos Bouris, Associazione Testimonianza Ortodossa.

Per l’edizione in lingua greca ed. Elaia, Atene 2012. Per l’edizione in italiano il riferimento è Testimonianza ortodossa.

Noi del mondo di Eumeswil siamo riusciti ad entrare in contatto con il traduttore del testo che è un teologo, lui stesso, fra l’altro trascorre da anni, molto tempo sul monte Athos. Ci ha concesso cortesemente la possibilità di realizzare il video che vi proponiamo oggi: “_La Santa Luce_”. Abbiamo ascoltato in silenzio la descrizione del miracolo e della Luce Santa. l’argomento è tale che non ci siamo sentiti di parlare. Invitiamo caldamente la lettura del testo che fra l’altro gode di un ricco corredo di immagini. Ci riporta a Gerusalemme ed al Sacro Sepolcro.

Così si apprende dal testo:
“Fino alla fine della prima metà del XIII secolo, come un unico corpo il mondo cristiano celebrava il miracolo ed accettava la sua validità. Nonostante lo scisma della Chiesa, che ha avuto luogo nel 1054, la Chiesa Romana ha continuato, per diversi anni, ad accettare l’autenticità del miracolo e i suoi rappresentanti hanno partecipato alla cerimonia con tutte le solennità.

Nel 1238 , tuttavia, papa Gregorio IX, improvvisamente e senza sollevare un motivo particolare, decise con un apposito decreto di ripudiare l’autenticità del miracolo e di proibire la partecipazione del clero latino. Da allora, la cerimonia è preservata esclusivamente all’interno della Chiesa Ortodossa”. …

Il Professore Morini parlando della lettura del testo ci dice: ”ho avvertito come questa teologia della luce increata – che ha nutrito l’esperienza mistica dei maestri di vita spirituale dell’Oriente ortodosso – sia un patrimonio di tutta la fede cristiana, in Occidente purtroppo non ancora sufficientemente valorizzato”.

Il patriarca Teofilo III così commenta l’esperienza della Luce Santa:

“Quello che posso dire sulla cerimonia della Santa Luce è che è la forza della fede quella che causa il miracolo. Si tratta di una esperienza scioccante quella che si vive in quel momento. L’esperienza è simile all’esperienza della trasmutazione Eucaristica, nella quale il pane e il vino diventano il Corpo e Sangue di Cristo. L’esperienza della Luce Santa non è facile da descrivere o spiegare con parole umane. In quel momento ci si rende conto della propria piccolezza e della propria pochezza”.

Un accenno all’epilogo del testo da parte dello stesso autore tra l’altro non credente fino a quando non ha assistito in prima persona al miracolo:

“Il miracolo del Fuoco Santo, come risulta da quanto esposto nel libro, è emanazione del miracolo della risurrezione di Gesù a Cristo. Questi due miracoli sono interdipendenti e inseparabili oggi il messaggio che portano è più attuale che mai.

Viviamo in un periodo molto difficile( il libro è del 2012…) e si parla sempre più della crisi economica globale e le sue conseguenze Questa crisi, anche se appare come evoluzione casuale, è essenzialmente una evoluzione artificiale e guidata. Si tratta di una leva di pressione, di uno strumento della globalizzazione e del nuovo ordine mondiale che portano angoscia alle persone, cerca di trasformarli in sudditi disciplinati attaccati unicamente al denaro e alle cose materiali, attenti non alle cose celesti e spirituali ma rivolti verso le cose carnali.

L’uomo di oggi è prigioniero in un modello di vita materialistico sembra essere senza volontà, come se fosse drogato, senza forza morale e senza uno scopo spirituale. Tuttavia, quale potrebbe esser lo scopo essenziale della vita dell’uomo?

Duemila e cinquecento anni fa Platone aveva stabilito che lo scopo primario della vita umana era “la somiglianza con Dio” attraverso l’esercizio della virtù. Questa è la costante lotta dell’uomo, attraverso le opere giuste, per diventare simile, per quanto possibile, a Dio. “Praticando la virtù, per quanto possibile, si assomiglia a Dio”(Platone, Repubblica, 613b). Dio, secondo Platone, è il “Padre di tutte le cose” è“giusto”, ma soprattutto è buono. Quindi un uomo può essere chiamato grande solo se tende a fare del bene, per assomigliare a Dio.

Le considerazioni di Platone sembrano piuttosto distanti dalla nostra epoca e dalle ideologie prevalenti. La somiglianza con Dio è infatti la meta spirituale suprema non solo dell’uomo ma degli Angeli e di tutti gli esseri spirituali che esistono all’interno della creazione, un fine che nella nostra epoca non sembra avere particolare importanza. Perché la vera crisi che l’umanità sta vivendo è innanzitutto spirituale e secondariamente economica. Stiamo vivendo una crisi di valori che conduce al declino sociale.

Il miracolo della risurrezione di Gesù Cristo porta lungo il corso dei secoli un messaggio senza tempo che si riferisce alla rinascita spirituale e alla resurrezione dell’uomo, alla sua vittoria sulla morte e sulla materia corruttibile”….

Il testo continua in maniera profondamente spirituale.

Vi invitiamo nuovamente a leggere il libro.

Chi invece abita a Firenze è pregato di andare in Santa Croce dove sono conservate le schegge della Santa Croce, di andare alla Prima Cattedrale di Firenze dove sono custodite le pietre focaie del Santo Sepolcro, di andare al Museo Marino Marini dove vi è il Santo Sepolcro ovvero il Tempietto del Santo Sepolcro del Rucellai. Inoltre non possiamo dimenticare che Cosimo il Vecchio, aveva persuaso il suo amico, il papa Eugenio IV, a trasferire a Firenze gli incontri del Concilio, nel 1439, e ciò apportò un collegamento con l’Oriente, la conoscenza di Platone e la prima cattedra di greco…

Ma oltre alla storia una terza folgorazione è apparsa. Di fronte ad una Chiesa storica si nota una signora non vedente con una bambina ed una guida di storia dell’arte. Si nota la guida far lezione ad entrambe. Si osserva la signora non vedente attenta all’ascolto sulla facciata della storica Chiesa. Casualmente si rivede la signora in una piscina, accompagna la bambina a nuotare. La si guarda curare la figlia dopo il nuoto. Asciugare i capelli, vestirla. La Signora non gode della vista, ma pare dotata di Luce interiore, sembra vedere. Non si è chiusa al mondo. È aperta e nonostante l’assenza della vista par stia nutrendo una seconda vista assai più ricca…

Tre folgazioni sulla luce di tipo diverso che la vita pone innanzi.

Una riflessione di Ernst Jünger:

“Grazie alle condizioni offerte dalle possibilità della moderna tecnica di rianimazione, oggi il medico, nella prassi quotidiana, si imbatte sempre più spesso nella descrizione di esperienze di morte. Secondo questi resoconti il cui modello fondamentale è lo stesso a livello mondiale, il momento della morte è vissuto quasi senza eccezioni come l’incontro con una indescrivibile luce proveniente dall’aldilà; esso desta un sentimento di liberazione, di gioia, mentre il ritorno nell’ aldiquà costituirebbe una delusione. La moderna ricerca sulla morte, sulla scorta di questi resoconti, è sempre più spesso portata a concludere che l’approdo nell’ aldilà costituisca l’autentica struttura essenziale dell’uomo, e che egli trovi nella morte il proprio felice compimento”.

Ci apriamo ora ad un racconto di Ennio Flaiano! La vita sembra un percorso per tappe costituito da tanti risvegli da un sonno ipnotico! Il risveglio alla vita Reale e alla Realtà Superiore grazie alla Luce che ci ridesta alla Vita….

Ennio Flaiano: “_IL SOGNO DEL CONTE”_

Il conte Orfeo, vecchio e infingardo gentiluomo è di quegli esseri che, abbandonati dalla fortuna, non disperano di ritrovarla e a questo scopo ogni settimana giocano ostinatamente al lotto. Fornito di una piccola rendita viveva, e credo che viva tuttora, in uno dei padiglioni di legno della sua villa, tra un disordine e una sporcizia sorprendenti. Il nostro personaggio sembrava provare una ritorta soddisfazione a sentirsi più miserabile di quanto non fosse.

In realtà tutti gli volevano bene, anzi tutti gli vogliono ancora bene. Non s’e’ forse rovinato per le donne e per il gioco? Così tutti si sono abituati a considerare il conte patrimonio storico letterario e termine di paragone. Le sue avventure si raccontano ancora, benché sfigurate da interpolazioni; e ai miei tempi, di un giovane che dimostrasse voglie libertine, i parenti dicevano “che credeva di essere perlomeno il conte”. Pure “conte” veniva chiamato chi al caffè lasciava mance insolite, o mandava fiori a ballerine di passaggio, eccetera.

L’avventura più curiosa del conte è quella “del sogno” o “del leone”, che appunto racconterò. Ho già detto quanto il conte amasse il gioco del lotto e sarà dunque inutile avvertire che era un appassionato interprete e ragionatore di sogni. Un giorno, molti anni dopo la famosa avventura, ebbi modo di sentirmi parlare d’ornitologia col dottor Amadio e ricordi che disse questo: ”Se vogliamo distinguere, caro dottore,” diceva, e io cito a memoria, “ se vogliamo distinguere un lato puramente tecnico e formale nel sogno, dobbiamo convenire che in questi ultimi anni il sogno ha trovato modo di perfezionarsi, di scoprire le sue leggi armoniche e prospettiche, di inaugurare in una parola il suo piccolo Rinascimento. A questo progresso è fin troppo chiaro che molto ha contribuito il cinematografo; anzi, si può affermare che prima della diffusione del cinematografo, l’umanità non sognava con quella eleganza di sintassi e di logica a cui è abituato chiunque frequenti i cinema con una certa regolarità”.

Seguitando nelle sue divagazioni il conte Orfeo assicurò di essere giunto, personalmente, al sogno a colori. “E perchè non olfattivo?” interruppe ridendo il dottor Amadio, provocando ilarità di tutti noi presenti. Il conte non raccolse l’allusione (vedremo in seguito che si trattava di un’allusione)e rimbeccò che non ci vedeva niente di buffo; evidentemente la scrittura del cinema a colori doveva considerarsi raggiunta anche dalla tecnica onirica dei più svogliati dormienti, allo stesso modo che nel Cinquecento scialbo dei pittori sapeva di prospettiva, per inconscia imitazione, e tutti sapevano fare un sonetto.

C’era poco da discutere. De resto il conte, teorico in apparenza, si limitava in pratica a consultare la Smorfia del lotto per tirarne ogni settimana quel paio di numeri necessari. Non chiese mai niente di più ai sogni: nemmeno al più terrificante della sua vita.

Era d’estate. Sognò di stare disteso nel suo letto, in preda a un faticoso dormiveglia. Dalla finestra, ch’egli vedeva aperta, entravano la brezza marina e la luce incerta dell’alba. Sognava di sognare, come spesso succede: e ogni particolare della stanza gli si precisava con leggere alterazioni prospettiche. Mentre stava così a occhi chiusi (ripeto: nel sogno), ecco che sente nel viso un possente alitare, un soffio selvaggio e umido, ma “quasi confortante”. Apre gli occhi e nel sogno vede un leone che, fermo a un passo dal letto, lo sta osservando con aria sorpresa ed altera, leggermente ansando tra le fauci semiaperte.

È curioso, questo: che il conte Orfeo si rallegrò del leone perché mai gli era successo di sognarne uno. Ma ben presto al suo infallibile compiacimento si sostituiti’ una leggera apprensione. Il leone difatti agitava la coda, sforzandosi gli enormi fianchi biondi e, sbadigliando, apriva le mascelle in modo tale che il conte poteva vagliare ogni particolare della sua bocca, le onde del palato, le gengive violette, i denti ben piantati, la lingua rasposa e viva. Il leone anzi aprì e chiuse la bocca più volte, azzannando l’aria con viva impazienza. Scuoteva anche la grossa pelliccia che non si faceva fatica ad immaginare piena di pulci.

Tremante ed incantato il conte Orfeo seguiva le mosse del suo incubo e, benché lo desiderasse molto, non gli riuscì di svegliarsi.

Sembrava ora che il leone, stanco di guardare il dormiente, volgesse la sua attenzione ai mobili della stanza, fiutandoli a uno ad uno. Abituato alle pazienti attese del deserto salì persino sul tavolo della toletta, posta nell’angolo più buio, e vi rimase a lungo accoccolato e silenzioso, passandosi la lingua sul naso. Il conte non riusciva a vedere di più e credette che il sogno fosse finito: ma, dopo qualche minuto, il leone spicca un salto a terra, che scuote il pavimento, le pareti e il letto. Di nuovo si avvicina al dormiente, ancheggiando come un tiranno da farsa.

Ci siamo pensa il conte. Col coraggio che troviamo soltanto nei sogni, afferra la sedia sulla quale tiene gli abiti e se ne fa scudo. Poi prende dal comodino la prima cosa che trova, la candela delle sue letture notturne e, in un disperato tentativo, la batte sul naso umido del leone gridando: “Passa via! Passa via!”.

Sotto i colpi, il leone guaisce e indietreggia. Il conte Orfeo, volubile, scoppia a ridere: ma pure seguita a dare colpetti secchi ed eleganti sul naso del suo visitatore, allo scopo di costringerlo a svanire. A un colpo più forte però la candela si rompe: è, allora, come liberato da un incantesimo, il leone alza una zampa e manda a volare lontano una sedia che il conte tiene per scudo. Sta ancora un attimo a guardare. Poi dal petto gli sale un brontolio sordo che di botto sfoga in un ruggito altissimo.Con la coda si batte furioso i fianchi, la pelliccia gli si apre a ventaglio, si avvicina al letto con gli occhi accesi e spalanca la bocca.

Il conte non regge alla vista, si ficca sotto le lenzuola, mette la testa sotto il cuscino. Agitato da un terrore senza limiti, trema batte i denti. Crede di svenire, non trova nemmeno la forza di raccomandarsi l’anima, ammesso che ciò valga nel sogno. Ma che succede? Perché il leone non si decide? Vuol gustarsi la sua vendetta? No, l’alitare si è fermato, il pavimento ondeggia ancora, ma stavolta sotto il peso che si allontana, e poi d’improvviso il silenzio.

Finalmente, con un gemito di liberazione, il conte riesce a svegliarsi. È bagnato di sudore. Nel suo agitato sonno si è attorcigliato alle lenzuola, ha gettato a terra il comodino, non trova ora ne’ fiammiferi ne’ candela. Tuttavia si calma e si riaddormenta per svegliarsi, rinfrancato, a giorno fatto. Per prima cosa, è venerdì, vuol precipitarsi al banco del lotto; si veste ed esce di corsa. Gli è sembrato di avvertire un curioso fetore nella stanza, tanto più curioso tanto se si pensa alla sua abituale sporcizia. Ma non vi ha fatto troppo caso.

Per la strada lo colpisce la vista di un capannello di persone in agitata conversazione. S’informa, gli dicono che si tratta del fettaccio del leone. “Del leone?”chiede sorpreso il conte. Si, gli dicono, un leone fuggito dalla sua gabbia, allo scalo ferroviario; in pochi colpi ha quasi spacciato un danzatore e sua moglie. Subito dopo, organizza la caccia, lo stesso domatore proprietario, benché con le lacrime agli occhi, ha dovuto sparargli addosso. Povero vecchio leone! L’odore del sangue l’aveva reso pericoloso, sarebbe stato difficile acchiapparlo.

Il conte Orfeo, sbalordito, vorrebbe commentare l’accaduto col racconto del suo sogno; ma sia pel timore di non essere creduto, o sia perché non è prudente raccontare i sogni che uno ha deciso di giocare (pena lo sconvolgimento dei misteriosi influssi che regolano le estrazioni del lotto), tace, corre al botteghino e gioca poche monete su un terno. Quindi ritorna a casa.

Entrando nella sua stanza da letto, di nuovo le sue nari sono colpite da un fetore selvatico. Vuol rendersi conto, annusa, guarda in giro e finalmente sulla toiletta, tra carte, libri, pettini, cravatte, spazzole, scatole vuote e tele di ragno, proprio là dove il leone nel sogno s’era accoccolato restandovi a lungo, scorge la causa del fetore: un considerevole ammasso di materie fecali.

Ma ora il mistero si fa totalmente denso e, per quanto riguarda il conte Orfeo, addirittura ironico. Difatti il giorno dopo, oltre i numeri del terno, uscì anche quello che la Smorfia avrebbe suggerito per le materie fecali del leone. Il conte rischiò di impazzire. Egli aveva creduto di dover distinguere tra sogno e realtà. E, purtroppo, non avendo giocato anche quel numero in quaterna, aveva dato un calcio alla fenomenologia dell’assurdo”.

Svegliarsi è un monito di nostro Signore…

A.T. del mondo di Eumeswil

VIDEO. La SANTA LUCE. Con Stilianos Bouris

 

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