L’organo: una macchina meravigliosa e complessa
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L’organo: una macchina meravigliosa e complessa

Il senso della vita
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L’organo: una macchina meravigliosa e complessa
L’organo: una macchina meravigliosa e complessa

 

(di Antonella Tommaselli)

Riflessione di Eumeswil

Vi son momenti in cui tutto ciò che è in Cielo si riversa in terra. La Terra accettando il dono lo riporta in Alto!

Al tramonto il colore intenso del sole tinge la sabbia, l’acqua del mare. Penetra negli elementi facendoli propri. Le onde increspate in armonioso splendore vengono ripetute come immagine dalle nuvole sparse. Dove il sole si corica fasci di luce sussistono e permeano la volta celeste. Una bambina sbadata corre coi piedini nell’acqua e nella sabbia! Ciap-ciap par far risuonare mentre il mare rimbomba sulla battigia. Mi fermo. La bambina mi vien incontro investendomi. Si volta mentre continua la sua corsa allegra,cadenzata, alzando il capo. Due occhi come due acqua marine ricolme di paglizze di diamanti mi guardano per un momento, ridenti. Il padre esclama:” Lei non guarda mai dove corre”. Eppur è così confidente nella vita e nel prossimo. La sua allegria è contagiosa! Almeno nel suo non guardare – perché è in buona compagnia – vi è un clima di festa, di spensieratezza bambinesca.

Un cane nero, dal pelo rigato, par pettinato come il capello di uomo imbellettato, si tuffa nell’acqua salmastra. Tra le onde spumose leggere ricerca il bastone buttato dal padrone! Esclamo ridente, incitandolo: ”Dai prendi il bastone!”, così come si potrebbe dire prendi l’osso o cogli il momento non lasciarlo sfumare nel vento. Il cane non esita nell’ intrepida azione. La corrente chissà dove ha portato il legnetto, ma lui lo cerca mangiando la sabbia come ha dire il suo padrone. Siam fermi entrambi a guardarlo giocare. I nostri sguardi sono uniti in un sorriso. L’uomo erompe dicendo: “E’proprio un cane acquatico. Lui vive nell’acqua”. È’ un Labrador ed ha un suo scopo preciso: il salvare chi sta annegando.Chiedo se quando nuotano insieme tenta di riportarlo a riva.Lui annuisce contento. Ma, racconta, che è ancor più felice quando lo vede salire sulla tavola da surf del figlio. Nell’allegria contagiosa che pare esser nell’aria mentre volge il desio, i nostri sguardi mirano il calar del giorno che si fa sempre più intenso! Avvertiamo che tra noi, nel creato, vi è qualcosa di ben altro tanto. L’uomo esclama e sembra parlare a se stesso: ”solo un leggero strato di epidermide ci separa dagli altri e dal tutto. Vengo sempre a contemplare nella natura. Perché gli altri paion non comprendere? Non avvertirlo? Perchè sono così presi dal niente?“ riecheggio io a mia volta: “ed andar nell’acqua pare unirsi alla nostra natura”. È lui: “siamo 70-80 percento d’acqua se l’acqua evapora è aria ed ossigeno è vita”! Ci lasciamo così – come incontrati – all’improvviso … non avevamo altro da dirci, ma abbiamo condiviso un istante in modo intenso ed estasiante.

Dal pontile si vedono un nugolo di surfisti! Oramai gli italiani sono simili agli americani! Tutto sport, natura! Poco la cultura… Salveranno il pianeta? Tra questi surfisti un bambino. Mi chiedo quanti anni abbia! Ha una forza mai vista in un pargolo. Sembra già grande. Con braccia piccole e corte rema sulla tavola e scavalca e cavalca le onde intrepido. Non un briciolo di paura lo assale, lo coglie. È attento, vigile, pronto a schizzare sulla tavola per star sull’onda più grande. Un adulto, forse il padre, forse un maestro lo osserva senza perderlo d’occhio, talvolta si priva di un’onda pur di averlo a portata di sguardo, ma quando lui sale sull’onda danza e non cavalca! È signorile e fiero nel suo portamento. Riesce a vivere così tanto quel cavallone che non sprofonda nell’acqua, ma completa il suo movimento finale ritornando,in piedi, nello stato iniziale, virando compie un semicerchio su se stesso e la tavola! È un fuoriclasse del surf…

Un nuovo tipo di italiano si insinua sempre più nel nostro paese! Amante della vita all’aria aperta: outdoor… Ma sarà una moda o un modo di concepire l’esistenza ed il rapporto con la natura e col mondo? Saremo così pronti a prendere parte alle nuove sfide che si parano innanzi? Diveniamo sempre più semplici, più naturali, ma interiormente siamo più forti o schiviamo i problemi e la vita senza pensarci?

Se questa è la vita fra la natura esiste anche un modo di vivere quieto, intimo, all’interno di noi stessi, celato. Alla ricerca indirizzata di Dio. Cercando di dare un ordine ed un nome alla strada che si configura col vivere l’esistenza e questo si chiama cammino spirituale e richiede la sua pratica, ma anche una conoscenza della Parola Alta. Un luogo propizio è la Chiesa è l’organo par essere, da indicibile tempo, uno strumento atto, predisposto, capace con la sua ingegneria complessa, la sua architettura a farci entrare meglio nella liturgia della Parola e di ciò che si compie nel corso della Santa Messa. Grazie alla musica, al coro, all’arte presente lo spazio consacrato si trasforma. L’animo, il cuore diviene pronto a cogliere quella Parola balsamica che arreca salvezza. Grazie alla musica e al canto si diventa predisposti all’ascolto e al riconoscere il luogo per come è: spazio di Bellezza Assoluta. L’organo è uno strumento antichissimo, tra i più antichi. E’ una macchina meravigliosa ed assai complicata dove artigiani, maestri del mestiere, hanno lavorato mirabilmente. Nel video di oggi il Maestro Michele Manganelli ci inizia alla complessità e al mondo meraviglioso e sacro dell’organo. Ci lascerà stupiti. Ci farà comprendere come tradizione ed innovazione siano estremamente legati in questo strumento per rendere sempre più viva la liturgia e farla giungere meglio. L’organo è presente in quasi tutte chiese.

Il Maestro Michele Manganelli: è direttore di coro, direttore d’orchestra, compositore e organista. Maestro di Cappella della Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze. Docente presso la Cattedra di Composizione (Armonia – Contrappunto e Fuga) presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra a Roma e docente di esercitazioni corali presso il conservatorio di musica Luigi Cherubini di Firenze.

Vi esortiamo ad assistere alla funzione presso la Cattedrale di Firenze. Avremo l’opportunità di cogliere come la tradizione rende viva, nel suo spazio “naturale”, le musiche di Bach, Mozart ad esempio… Tanto per citare alcuni nomi. Tante delle loro pagine erano nate per tale luogo, con uno scopo preciso che spesso dimentichiamo…. sottovalutiamo….Non ci ricordiamo – inoltre più – che musica, canto sono nati per trasformare il cuore impietrito, renderlo di carne, per scioglierlo e liberarlo dai vari nodi che non consentono di partecipare della Parola, della Presenza, della Realtà, all’incontro di comunione.

Il Maestro Manganelli ci porterà prima di tutto a conoscere come è costituito un organo. A noi del mondo di Eumeswil ci ha riportato a mente, ricordato le corporazioni di arti e mestieri di un tempo e le loro confraternite.Nella sola città di Firenze vi erano più di duecento confraternite e tanti mestieri ormai estinti. Ora di queste confraternite ne sono superstiti solo quattro tuttora attive…. Ogni corporazione era guidata da un Maestro- si potrebbe dire con un linguaggio semplificato- spirituale. In ogni confraternita e corporazione grandi artisti hanno preso parte, insegnando il mestiere, nutriti di alti insegnamenti e scienze che venivano simbolicamente tramandate attraverso la loro arte….

Ma in che modo può l’uomo comune entrare a far parte del prodigio della vita? Uno dei metodi più semplici per intraprendere i primi passi è col distacco da se stessi, distacco interiore. Porre alla periferia del proprio essere un io osservatore interiore e vivere al contempo nel centro del proprio cuore, nella propria cella, tentando di renderla purificata da ogni tipo di malasanità, cattiveria, meschinità varie, false illusioni, sogni ad occhi aperti. Cercare di entrare in contatto con la Realtà osservarla, non apporre fronzoli di alcun tipo. Cercare e solamente di vedere ciò che si para innanzi e sotto gli occhi senza nulla togliere e senza nulla aggiunge. Vedere le cose così come sono. Si noterà, con gran rammarico, fin da subito, che l’uomo è un animale se non si dedica con solerzia costante al lavoro spirituale, con grande disciplina. E’ più facile dimenticarsene che rammentarsene. Avendolo ben impresso in se stesso questa difficoltà e non è poca, si diventa meno duri con gli altri, ma si rende al praticante manifesta la grandiosità della Presenza-Realtà e l’amore costante presente tanto da essere invitati a pensare che se il mondo esiste da così tanto tempo nonostante la turpitudine che tinge l’umano è già un miracolo di per se’. È già e solo in virtù di un amore grande presente e manifesto che unisce ogni singolo granello della nostra polvere terrena. Solo attraverso atti di presenza d’essere che possono prolungarsi ed interrompersi continuamente siamo invitati a renderci conto e a diventare consapevoli di Ciò che È e cercare di rapportarci e conformarci con quella presenza plasmante che dona una vita piena, preziosa, splendente. Nessuno può aiutare in questo esercizio. Ognuno deve lavorare da solo. Ma la ricompensa è Alta…

Jünger fu Maestro nel cercare di riportare osservazioni oggettive ed i suoi scritti divengono insegnamenti proprio grazie a questa virtù sempre essercitata che porta ad un attenta visione del mondo reale, ad una sua scrupolosa conoscenza e ci invita a fare altrettanto così come ogni Maestro invita a seguire il percorso coi propri passi a farne esperienza propria. Solo in questo modo è possibile una comprensione autentica e non da topi di biblioteca. Solo quando si è passati dalla vita la si comprende e concepisce. Grazie ai frutti dell’esperienza maturata e si può divenire Maestri di vita. Molti, i più, si limitano a farlo dalle cattedre, ma si nota alla fine da come agiscono nelle situazioni apicali….

L’invito nostro è all’ascolto dell’organo. Noi ci auguriamo che il Maestro Manganelli prossimamente, come menzionato da lui nel video, ci porterà a scoprire pure le sue voci… Intanto non tralasciamo di scoprire i nostri molteplici io cercando di unirli sotto un comandamento più alto, in modo armonioso e non discordante.

Ora qualche frase di Ernst Jünger estrapolata in qua e là:

“[…] una poesia di Lenau, “Incontrai una volta tre zingari…”

Tre sono i modi che mi hanno indicato:
Quando la vita la luce ha perduto
Sopra ci si deve fumare, dormire, suonare
E tre volte, non una, la si deve disprezzare.

[…] Avere tempo è più importante che avere spazio. Lo spazio, il potere, il denaro, diventano catene se non ci lasciano tempo. La libertà è riposta nel tempo; il singolo individuo può ricavarne un potere straordinario – e può perfino farlo crescere. La lotta per la sovranità che egli combatte per la società raggiunge la tensione massima quando si tratta di conquistare la disponibilità del proprio tempo e molte sono le tragedie, i sacrifici, i soprusi, i trionfi, gli stratagemmi che ne derivano. Con ogni nuovo orologio la cerchia che ci stringe si fa sempre più stretta e la fuga diventa sempre più difficile. Ma tutto questo non accade invano. Alle domande che contano davvero non si può dare una sola risposta, le risposte sono sempre più d’una.

Alla fine è sempre il singolo che deve rendere conto di come ha impiegato il suo tempo. È un bene di sua proprietà.

[…] Si va avanti a tastoni attraverso l’ordine visibile delle cose per avvicinarsi alla loro invisibile armonia, per procedere dall’ incompiutezze del sapere verso ciò di cui si può solo avvertire un presagio. Quando si riesce a mettere il granello di polvere di un’ala di una farfalla in armonia con l’universo, la meta raggiunta è priva di valore, non però il segnale, la pietra miliare che si è disposta lungo il cammino percorso. Le stesse ali alludono a qualcos’altro”.

Ed ora, per noi, che togliamo la natura in modo insavio, da sordi e da ciechi…dimostrando pienamente di non sapere ciò che facciamo, togliendoci da soli la vita, rendendola più breve ed impoverendo la forza di natura superiore presente per ricavare energie secondarie anziché prendendo quella elargita gratuitamente e rinnovabile nella sua scienza e meccanica Celeste:

Se ci si vuole dedicare agli insetti, la conoscenza delle piante è più importante che per ogni altro ambito del regno animale. Intercorre tra questi due settori una particolare simpatia. Se le piante del fiore, manifestandosi nella loro inesauribile multiformità, fanno l’effetto di una violenta eruzione dell’Eros cosmogonico, in questo attrarsi è fondersi insieme di organi animali e vegetali, si dischiude un tratto insondabile, indecifrabile di Madre Natura. Nessuno che sia dotato di spirito di osservazione può fare a meno di notarlo: si manifesta al margine di ogni campo, su ogni cespuglio fiorito. E tuttavia ci è voluto molto tempo prima che si riuscisse a conoscere il segreto delle api.

L’unione di esseri così lontani attratti l’uno verso l’altro è il segno di un desiderio nuziale, di una scintilla che si accende in tutti gli oggetti all’inizio di una perpetua festa d’amore. Occorre guardare sinotticamente e non sinteticamente a questo fenomeno: basta uscire una mattina, quando miriadi di fiori sbocciano e si volgono verso il sole e tutt’intorno risuona il ronzio della natura selvaggia. La maggior parte degli insetti non sono solo messaggeri d’amore , ma banchettano e prendono dimora nelle piante: vi si insediano, abitandone quasi senza eccezione ogni segmento, dalle radici fini alla corolla. Alcuni di essi sono poi molto esigenti, e restringono l’elenco della loro lista dei cibi ad un solo genere di pianta, a volte ad una sola specie. Morirebbero piuttosto che adattarsi a un altro nutrimento, come sa bene chi cercò di allevare farfalle nutrendole di uva”.

IL POETA E LA FOLLA
Lungi da qui, profani

Il poeta con mano sbadata
faceva tintinnare la lira ispirata.
Cantava – ma fredda, sdegnosa,
la folla profana attorno
come istupidita ascoltava.

E il volgo ottuso mormorava:
“Perché un canto si melodioso?
Invano stordisce l’orecchio,
ma a quale meta ci conduce?
Che strimpella? Che ci insegna?
Perché agita, strugge i cuori,
come un caparbio stregone?
Come il vento è libero il suo canto,
e per questo, come il vento, sterile:
quale utile mai ne potremmo avere?”

Poeta
Taci, volgo insensato,
bracciante, schiavo del bisogno, delle cure!
Mi è insopportabile il mormorio tuo sfrontato,
sei un verme della Terra, non un figlio del Cielo;
in tutto non scorgi che l’utile – a peso
valuti l’idolo del Belvedere,
in lui non vedi, non vedi utile alcuno.
Eppure quel marmo è Dio! … e allora?
Una pentola sulla stufa ti è più cara:
In essa ci cuoci il cibo.

Folla
No, se tu sei il prescelto del Cielo,
il tuo dono, messaggero divino,
spendilo per il nostro bene:
correggi i cuori dei confratelli.
Siamo meschini, perfidi,
svergognati, malvagi, ingrati;
siamo nell’animo dei freddi castrati,
calunniatori, schiavi, stolti;
In massa s’annidano in noi i vizi:
tu, amando il prossimo, potresti
impartirci ardite lezioni,
e noi ti ascolteremmo.

Poeta
Andatevene – che importa di voi
al poeta sereno!
Su, impietrite nella corruzione:
la voce della lira non vi riporterà in vita!
Siete ripugnanti all’anima, come tombe.
Per la vostra stupidità, per la vostra cattiveria
avete avuto fino ora
sferze, prigioni, asce;
ne ho abbastanza di voi, schiavi dissennati.
Nelle vostre città, dalle strade rumorose
spazzano l’immondizia – utile fatica!
Ma, dimentichi del loro servizio,
dell’altare e del sacrificio,
forse che i sacerdoti prendono in mano la scopa?
Non per le ansie quotidiane,
non per il profitto, non per le battaglie,
noi siamo nati per l’ispirazione,
per i dolci suoni e le preghiere.

1828 Aleksandr Sergeevič Puškin

PROFETA
Oppresso dalla sete dello spirito,
mi trascinavo per un cupo deserto, quando un serafino dalle sei ali
mi apparve al bivio;
con dita lievi come il sogno
sfiorò le mie pupille:
si schiusero profetiche pupille,
come a un’ aquila impaurita.
Sfiorò le mie orecchie,
le colmò di suoni e clamori,
e sentii il fremito del cielo,
e il volo sublime degli angeli,
è il subacqueo corteo dei rettili marini,
e il vegetare della vita della valle.
E lui s’accostò alle mie labbra,
e mi strappò la lingua peccatrice,
frivola e maligna,
e la lingua del saggio serpente
nelle mie immobili labbra
cacciò con la destra insanguinata.
E mi squarciò il petto con la spada,
ne estrasse il cuore tremante,
e un carbone ardente di fuoco
spinse fin dentro al petto aperto.
Giacevo come un cadavere nel deserto,
quando la voce di Dio mi chiamò:
“Sorgi, profeta, e mira, e ascolta,
compi il mio volere
e, percorrendo terra e mare,
infiamma col verbo i cuori degli uomini”.

1826 Aleksandr Sergeevič Puškin

VIDEO. L’organo: una macchina meravigliosa e complessa. Con il Maestro Michele Manganelli

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

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