John Lindsay Opie: Esploratore dell'invisibile
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Ven, Apr

John Lindsay Opie: Esploratore dell'invisibile

Il senso della vita
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John Lindsay Opie: Esploratore dell'invisibile
John Lindsay Opie: Esploratore dell'invisibile

 

Rilke sapeva che nel sentimento della forma, si fondono insieme, crescendo, le radici terrene e le radici celesti della vita del centro, di noi stessi.

"La mia vita la vivo in cerchi che si espandono che sulle cose si allargano.
Non saprò, forse, compiere l’estremo,
ma tenterò comunque.

Ruoto attorno a Dio, antichissima torre,
e da mill’anni giro;
e non so ancora; un falco, un uragano, un canto immenso, sono".

E questa forma la renderà ancora più viva, chiara, limpida l’esposizione di Alessandro Giovanardi su "John Lindsay Opie, esploratore dell'invisibile". John Lidsay Opie è stato uno studioso di fama internazionale, conoscitore delle civiltà tradizionali e del loro simbolismo, letterato, filosofo, collezionista, è stato il massimo esperto di iconografia russa del mondo accademico italiano. Amico di Zolla, di Cristina Campo e con quest’ultima, dal loro epistolario, emerge un colliquo spirituale di alto livello sull’incontro con il mistero cristiano, sul rapporto fra esperienza del sacro e letteratura, sulla purificazione dello sguardo come unica via regale e degna per l’intellettuale, come ha da dirci lo stesso Giovanardi.

Siamo andati ad incontrare, per questo specifico video, Alessandro Giovanardi a San Giovanni in Galilea presso il Museo Biblioteca Renzi.

Alessandro Giovanardi, è docente di Arte Sacra e di Iconografia e Iconologia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini-San Marino-Montefeltro, cura le attività culturali della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e dirige la rivista di storia, arte e cultura "Ariminum". Da tempo s’interessa al rapporto tra la pittura e le fonti filosofiche, religiose e letterarie, lavorando in particolar modo sul Trecento riminese per cui ha scritto molti saggi, collaborando recentemente con Antonio Paolucci e Daniele Benati al volume Il Trecento riscoperto. Gli affreschi della Chiesa di Sant'Agostino a Rimini (Milano 2019). È autore di studi che trattano il rapporto tra filosofia, estetica tra cui "Pietas" e bellezza. L’arte sacra in Cristina Campo (Archivio Italiano per la Storia della Pietà, Roma 2007) e John Lindsay Opie. Estetica simbolica ed esperienza del Sacro (prefazione di Boris Uspenskij, Roma 2011). Ha curato l’antologia di saggi di John Lindsay Opie, Nel mondo delle icone. Dall’India a Bisanzio (prefazione di Bruno Toscano, Milano 2014). Ha curato diverse mostre di arte antica e moderna tra cui, per la III edizione della Biennale del Disegno, con Franco Pozzi, Fogli della Follia. Fortunato Duranti visionario e romantico (2018, catalogo Bookstones). È autore de I colori di Rimini. Una pinacoteca immaginaria (2019).

Se, con diritto, John Lindsay Opie rientra a pieno titolo tra gli uomini straordinari, gli uomini che non solo sono in grado di vivere la vita in maniera ordinaria, ma anche in maniera straordinaria, mostrando all’avventuriero spirituale ciò che il distratto, il dormiente, non avverte del mondo.

Vi sono esseri che sanno aprire le "porti regali dell’esistenza" ed entrare ed aiutare ad entrare chi avverte un peculiare richiamo per quel mondo apparentemente invisibile composto di immagini e simboli che raramente risultano visibili ai più. La vita, l’esistenza è intessuta e si dipana attraverso una moltitudine di misteri, ai quali non possiamo mai porre risposte del tutto esaurienti. La vita può essere vissuta in maniera ordinaria, accudendo a tutti i doveri esclusivamente e prettamente sociali oppure in maniera straordinaria quando in noi si accende viva la scintilla sprigionata dalla spiritualità autentica che prende moto attraverso la vita dello spirito e della "vera arte", che ci porta e ci solleva con calzali alati verso territori ignoti, ma pur sempre presenti intorno a noi. Lo stesso paesaggio ordinario assume tinte e nuance differenti e i connotati che delineano il mondo delle forme non solo paiono in modo più vivido, ma risuonano, dentro di noi, in modo più profondo, evocativo e significativo.

Un libro da non perdere per chi desidera affacciarci a questo mondo è il testo di Georges I. Gurdjieff "Incontri con uomini straordinari". In questo testo, G. racconta i suoi anni di viaggio ed è l’eccezionalità delle situazioni, spesso anche dei luoghi descritti, che dà a queste vicende quasi un taglio di parabola, secondo prospettive molteplici e affascinanti, riconducibili a un senso orientale del vivere, a un costante cammino verso la conoscenza. Ed in un piccolo frammento del testo apprendiamo da uno degli uomini straordinari incontrati da Monsieur Gurdjieff: "Purtroppo l’attuale periodo culturale - che noi chiamiamo civiltà europea, e che così verrà chiamato dalle generazioni future - è intercalare, se così si può dire, nell’evoluzione dell’umanità"; in altri termini, è un abisso, un periodo di vuoto nel processo generale di perfezionamento umano, perché, ed è un fatto acquisito, i rappresentanti di questa civiltà sono incapaci di tramandare ai loro discendenti alcunché di valido per lo sviluppo dell’intelligenza, questo motore essenziale di ogni perfezionamento. "Così, uno dei principali mezzi di sviluppo dell’intelligenza è la letteratura.
Ma a cosa può servire la letteratura della civiltà contemporanea? Assolutamente a nulla, se non alla propagazione della parola imputtanita.
A mio avviso, il motivo fondamentale di tale corruzione della letteratura contemporanea consiste nel fatto che, a poco a poco, tutta l’attenzione degli scrittori si è spontaneamente concentrata non più sulla qualità del pensiero né sulla precisione con la quale può essere trasmesso, ma soltanto su una tendenza alla carezza esteriore, in altri termini alla carezza dello stile, per arrivare in fin dei conti a ciò che ho chiamato la parola imputtanita"…

Abbiamo una testimonianza su Gurdjieff di Denis Saurat, tipico personaggio universitario, allora direttore dell’Institut Francais nel Regno Unito, che così riassume l’impressione ricevuta dal suo colloquio con Gurdjieff: "Non sono in alcun modo un discepolo di Gurdjieff. Il breve contatto avuto con lui mi ha lasciato l’impressione di una personalità umana molto forte, rivestita e sovrastata da una elevatissima spiritualità sia morale sia metafisica. Con questo intendo dire che mi è sembrato che il suo comportamento fosse guidato soltanto dalle più alte intenzioni morali, e che, d’altra parte, egli sapesse sul mondo spirituale cose che pochi uomini sanno, e che fosse veramente un maestro nel campo dell’intelligenza e dello spirito".

Ma se ci spostiamo in Sud America troviamo a tingere la via degli incontri con uomini straordinari Castaneda che tra i suoi ricordi e riflessioni, parla di se’, del suo maestro, lo stregone indio Don Juan. Secondo gli antichi "stregoni", è la ricerca del contatto diretto con le segrete energie che dirigono la vita e la "via" che conduce oltre la portata della percezione, verso la vera realtà, al di là di ogni consueto ruolo e condizionamento sociale.

Ma sentiamo il Maestro Jünger cosa ha da dire del suo Maestro (tratto da Il cuore avventuroso, L’elusione)

… e al metodo mi iniziò Nigromontanus, un eccellente maestro di cui solo a stento riesco a ricordare le parole. Se l’ho dimenticato quasi interamente, ciò deriva dal fatto che egli amava cancellare le tracce dietro di se’, come un animale che abbia dimorato nel fitto della foresta. Ma la similitudine non rende bene; gli renderemmo maggiore giustizia pensandolo come un raggio di luce che renda visibile ciò che è nascosto, mentre esso rimane nella zona d’ombra…

A questo punto, mi ricordo che una volta egli mi venne a parlare di certi elementi contrapposti nella montagna magnetica, centri spirituali di tale forza repulsiva da essere inavvicinabili per il senso comune e più sconosciuti di quanto non sia la faccia nascosta della luna. Accadde nella sua lezione sulle figure metalogiche, e in particolare su quella che egli denominava elusione. Per elusione egli intendeva una maniera più elevata di sottrarsi ad un contesto empirico. Per esempio, egli considerava il mondo come una sala con molte porte che ciascuno usa, e altre porte visibili soltanto a pochi. Come nei castelli si usa aprire, all’arrivo dei principi, quei portali che di solito rimangono rigidamente sbarrati, così dinanzi alla forza spirituale dell’uomo superiore si spalancano di colpo le porte invisibili. Nella rozza struttura del mondo quelle porte somigliano a fessure attraverso cui soltanto la più sottile abilità può transitare, e tutti coloro che le abbiano una volta varcate si riconoscono per segni segreti.

Chi sa praticare l’elusione sa anche godere, all’interno delle città gigantesche e del loro tempestoso agitarsi, di quella mirabile calma di mare che è la solitudine. Egli penetra in camere rivestite e tappezzate, in cui si è soggetti in misura minima alla forza di gravità e agli assalti del tempo. Qui si pensa con levità più aerea; in un attimo impercettibile lo spirito raccoglie frutti che altrimenti non ottiene attraverso anni di lavoro. Scompare anche la differenza tra presente, passato e futuro. Il giudizio diviene benefico come una fiamma luminosa, non turbato da influssi delle passioni. Qui l’uomo trova anche le giuste misure con cui deve valutare se stesso nel mettersi alla prova, quando giunge al bivio.

Nigromontanus sapeva narrare di spiriti solitari la cui dimora, benché essi paiano soggiornare fra noi, è un mondo inaccessibile. Costoro, abituati all’ardore del fuoco nella sua essenza più pura e nei suoi più alti gradi, si presentano in pubblico solo quando la prossimità del supremo pericolo rende loro sopportabile l’uscire dall’isolamento. Egli tuttavia pensava che fosse da ritenere già felice colui che, in proporzione inversa, si muove attivamente nel mondo e solo per un’istante sa usare l’elusione. Come similitudine indicava di tali attimi, Nigromontanus suggeriva il breve silenzio che segue l’invito alla resa. Subito dopo, l’invito viene respinto.

Ma quanto altamente pregiava la forza capace di traversare le pareti dei nostri sensi ottusi, altrettanto egli si preoccupava di mettere in guardia contro il dispregio dell’uomo, suscitato troppo facilmente dalla vista della debolezza umana…

Abbiamo solo iniziato ad iddentrarci verso varie visioni del mondo straordinario… Ognuno è invitato a trovare il suo proprio...

Per chi invece desidera conoscere ed entrare in contatto con l’icona di cui è stato esperto John Lindsay Opie consigliamo vivamente di recarsi a Firenze dove dal 2 gennaio 2022, in nuovi sontuosi spazi da poco allestiti al piano terra di Palazzo Pitti, si possono ammirare 78 antiche icone: collezionate già dai Medici e poi dai Lorena, costituiscono la più antica raccolta di questo tipo al di fuori della Russia.

L’incontro con l’icona è un incontro con uno sguardo profondo che ci osserva, osserva la nostra interiorità e ci rapporta con essa,con la nostra profondità, effondendoci soave, infinita quiete elargita dal mondo Celeste…

Il video con Alessandro Giovardi sarà ricco di mirabili billezze espresse in modo colto, elegante, agile, brillante, profondo.

(VIDEO) "John Lindsay Opie: Esploratore dell'invisibile" - con Alessandro Giovanardi

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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