Covid, Rezza: "Ospedali soffrono, ma con vaccini ne usciremo"
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
23
Mar, Apr

Covid, Rezza: "Ospedali soffrono, ma con vaccini ne usciremo"

Salute e Benessere
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

 

Curva dei contagi da coronavirus in Italia che scende lentamente. Lockdown, zone rosse e restrizioni non sono bastate? A rispondere, intervistato oggi dal Corriere della Sera, è direttore della Prevenzione del ministero della Salute e membro del comitato tecnico scientifico Cts Giovanni Rezza. "Colpa delle varianti - spiega -. Quella inglese è più trasmissibile delle altre, come la brasiliana, concentrata fra Umbria, Lazio e Toscana. Gli interventi le stanno tenendo a bada ma con fatica.

A gennaio queste mutazioni hanno cominciato a prendere il sopravvento in tutta Europa fino a sostituirsi quasi del tutto ai ceppi originari del virus. È stato più difficile contenere l’ondata". Ma "grazie ai vaccini ne usciremo fuori", assicura. Il dato sulle terapie intensive in affanno, spiega ancora, "ce lo aspettavamo. È il corso delle epidemie. Prima aumenta l’Rt, poi l’incidenza dei casi, poi l’occupazione dei posti letto ospedalieri e infine, purtroppo, c’è la crescita dei decessi. Siamo al giro di boa. Man mano che Rt e incidenza scenderanno, le rianimazioni cominceranno a liberarsi, le vittime caleranno. Ora il sistema sanitario sta soffrendo e sconta l’accumulo dei casi nelle scorse settimane". 

"La lenta decrescita - continua Rezza - ha bisogno del contributo di tutti. Aprile sarà ancora un mese di restrizioni. L’esempio sono Israele e Gran Bretagna che hanno fatto dei vaccini una risorsa determinante. La parola d’ordine è vaccinare molto e molto in fretta per non permettere al virus, che replicandosi velocemente crea degli errori, di creare nuove varianti". Andiamo verso il bello, chiede il Corsera: "Sì - replica -. Ai tre vaccini ora disponibili, a metà aprile si aggiungerà il quarto e a ridosso dell’estate altri due. Tra aprile e giugno avremo decine di milioni di dosi. Se immunizzi gran parte della popolazione riesci a contenere i contagi e a alleggerire il carico sul sistema sanitario". 

E quando finiremo di essere in bali del virus? "Il modello iniziale diceva che vaccinando 240mila persone al giorno, ne saremmo usciti fuori in 7-13 mesi. Ora siamo a 300mila inoculi al giorno, già un buon risultato. Raddoppiando, in pochissimi mesi avremo protetto i fragili, la pressione sugli ospedali diminuirà e potremo immunizzare i giovani, amplificatori dell’epidemia. La visione più ottimistica è raggiungere la cosiddetta immunità di gregge vaccinando il 67% della popolazione. L’esempio di Israele, tornato alla normalità, è a portata di mano", assicura Rezza. 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.