Zona gialla e riaperture, cosa dicono gli esperti
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Gio, Apr

Zona gialla e riaperture, cosa dicono gli esperti

Salute e Benessere
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Giorni decisivi per le riaperture. Il premier Mario Draghi studia un piano per consentire al Paese, alle prese con l'emergenza Covid e le varianti che accelerano la corsa del virus, di ripartire seppur gradualmente. L'ipotesi di ripristinare appena possibile la zona gialla, se non addirittura quella bianca, fa sperare in un allentamento delle misure con gli esperti che chiedono però di mantenere alta la guardia e di muoversi secondo i dati scientifici.  

"Le riaperture sono un desiderio di tanti, per motivi psicologici ed economici, ma io dico 'andiamo guardinghi e con i piedi di piombo, consci che c'è un prezzo da pagare' e io mi auguro che questo prezzo si minimizzi grazie a un accompagnamento di queste liberalità", all'Adnkronos Salute Fabrizio Pregliasco, virologo e docente dell'Università Statale di Milano. 

Pregliasco però non chiude del tutto alle riaperture. "Così come abbiamo già sdoganato la scuola come elemento prioritario, seppur non privo di rischi - sottolinea - valutiamo step by step queste aperture, sicuramente partendo da quelle con minor rischio. Di sicuro, iniziative all'aperto, senza affollamenti e con una grande attenzione ai protocolli di sicurezza si possono provare. Ma la mia paura - avverte - è quella che ci sia un 'liberi tutti' mentre dobbiamo fare in modo che queste aperture siano in qualche modo accompagnate da una grande attenzione. Perché appena c'è la zona gialla o peggio la zona bianca aumenta il rischio e il caso della Sardegna mi sembra esemplificativo in questo senso". 

"Bisogna tener conto che il lockdown adottato - ricorda Pregliasco - è un lockdown che scientificamente sapevamo essere adeguato solo per la mitigazione della corsa del virus. Quindi nel momento in cui riapriamo, è destino che ci sia una risalita se non realizziamo velocemente la campagna vaccinale. Questa chiusura è servita ma - insiste - ci vuole ancora la consapevolezza che c'è un'enorme quota di soggetti in Italia suscettibili. Ora siamo forse sui 14 milioni di soggetti vaccinati, poi ci sono i guariti che sono ancora protetti dagli anticorpi, ma abbiamo ancora 40 milioni di suscettibili" al virus. "Se apriamo senza la capacità di riprendere un tracciamento e di velocizzare le vaccinazioni - conclude il virologo - il rischio c'è, è un prezzo da pagare. Di questo dobbiamo essere consci, ma spero si minimizzi". 

"I dati indicano che il contagio all'esterno è molto raro. Perché, con l'arrivo della bella stagione, non riaprire subito bar, ristoranti e pure teatri all'esterno, non lesinando autorizzazioni?". Lo propone su Twitter Roberto Burioni, virologo dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "A me - sottolinea - non dispiacerebbe cenare fuori o assistere a un concerto con il cappotto"! 

"Io credo che, con misure di sicurezza idonee, si possa e si debba procedere con le riaperture". Ne è convinta Maria Rita Gismondo, microbiologa dell'ospedale Sacco di Milano, che invita a bilanciare la necessaria cautela con il bisogno di reagire alla paralisi pandemica. "Purtroppo ancora registriamo decessi per Covid. Sono numeri terribili, accanto ai quali dovremmo però tenerne presenti anche altri: i posti di lavoro persi, i danni culturali e quelli psicologici", spiega l'esperta all'Adnkronos Salute, anche alla luce del dibattito fra decisori politici e scienziati sulla possibilità di allentare qualche restrizione, ridando ossigeno ad alcune attività. 

"Conosciamo la distanza di sicurezza, l'importanza delle mascherine", osserva la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Sacco. E poi "abbiamo a disposizione strumenti di diagnostica rapida e i vaccini. Usiamo queste armi per ricominciare a vivere", esorta Gismondo. "Dobbiamo preservarci con i vaccini e con il tracciamento - conclude - ma anche riprendere una vita più normale possibile". 

Allentare le misure all'aperto è possibile secondo Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova, che su Facebook scrive: "Studi effettuati in Cina, in Irlanda e in varie altre parti del mondo dimostrano che il contagio da Sars-CoV-2 avviene in luoghi chiusi. Questi dati ci spingono a chiedere di allentare le misure all'aperto, ora che la bella stagione lo consente". "Potremmo permettere ai ristoranti di servire solo all'aperto, con tavoli ben distanziati - propone - o a chi si occupa di fitness di organizzare corsi di gruppo nel parco. Insomma - esorta l'esperta - usiamo i dati nel modo giusto: per ripartire". HomeCronaca 

"Da circa un anno - ricorda Viola - ripeto che il contagio si verifica al chiuso e che all'aperto il rischio è così basso da poter essere considerato irrilevante. Un anno fa lo dicevo sulla base della logica (e degli studi pregressi ovviamente), mentre ora abbiamo i dati che ce lo confermano", sottolinea la scienziata nella premessa alla sua richiesta. 

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Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.