Clima, per gli italiani vanno cambiati prima i comportamenti poi arriva l'innovazione
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
20
Sab, Apr

Clima, per gli italiani vanno cambiati prima i comportamenti poi arriva l'innovazione

Sostenibilita
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

 

Nella lotta ai cambiamenti climatici gli italiani credono più nei cambiamenti radicali di comportamento che nell’innovazione tecnologica. La terza pubblicazione dell’Indagine della Bei sul clima 2020-2021, diffusa oggi dalla Banca europea per gli investimenti, esamina le aspettative dei cittadini riguardo alle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici.  

I risultati si concentrano su ciò che i cittadini ritengono possa agevolare il passaggio a un'economia verde: per il 41% dei cittadini italiani modificare profondamente i comportamenti individuali è determinante nella lotta ai cambiamenti climatici. L’impatto più significativo per il 25% dei cittadini è dato dalle tecnologie, mentre per il 22% dagli investimenti pubblici e privati in progetti rispettosi del clima, e per il 12% dalla regolamentazione pubblica. L’83% degli italiani in ogni caso pone l’accento sul fatto che le azioni in campo climatico devono tener conto dei divari di reddito e delle disuguaglianze sociali.  

I pareri degli europei sono difformi riguardo alle azioni di contrasto alla crisi climatica: mentre i cittadini in Portogallo (51%), Slovacchia (44%), Lussemburgo (43%) e Germania (42%) ritengono che la via maestra sia perseguire cambiamenti radicali di comportamento, per i cittadini dei Paesi nordici conta di più l'innovazione tecnologica (40% in Svezia, 38% in Finlandia e 36% in Danimarca).  

Tornando all'Italia, quando si chiede agli intervistati perché il nostro Paese dovrebbe ridurre la dipendenza dai combustibili fossili (ad esempio, da petrolio, gas naturale, carbone), il 45% afferma che il motivo principale è dovuto al fatto che le riserve mondiali sono in via di esaurimento oppure che ciò renderebbe più indipendenti dalle risorse di altri Paesi. Per il 29%, invece, la ragione principale va vista nella necessità di ridurre l'inquinamento, soprattutto nelle città. Il 23% afferma che il vantaggio principale derivante da un minor uso di combustibili fossili sta nel contributo che ciò può dare alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici.  

Gli italiani ritengono che le modifiche nel settore dei trasporti debbano essere prioritarie nella lotta ai cambiamenti climatici (43%), e attribuiscono a questo settore maggiore rilevanza rispetto ad altri cittadini europei (38%). Quasi la metà degli italiani si dichiara favorevole al maggior potenziamento dei trasporti pubblici (47%) e il 49% vede di buon grado le auto elettriche sovvenzionate.  

Per quanto riguarda i trasporti in ambito urbano, occorrerebbe puntare in primis su interventi quali l’imposizione di forti tasse sui veicoli altamente inquinanti (34%) e il divieto di circolazione dei mezzi altamente inquinanti nei centri città (37%). Infine, per contribuire alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, gli italiani sono disposti a ridurre gli spostamenti quotidiani casa-lavoro, e per il 38% degli intervistati occorre spingere in via prioritaria a un ampliamento delle opportunità di telelavoro.  

Capitolo consumi. Oltre la metà degli intervistati italiani (54%) è favorevole all’attuazione di migliori sistemi di riciclo. Il 52% approverebbe il divieto di prodotti e servizi che causano la maggior parte dei gas a effetto serra, una percentuale superiore alla media europea (44%). Va rilevato, d'altro canto, che, rispetto ad altri Paesi europei, in Italia si registra un minor interesse a cessare la fabbricazione di prodotti non sostenibili o non riparabili (35%, rispetto al 48% in Europa).  

A livello globale, i cittadini di tutto il mondo sono divisi sulle scelte prioritarie da compiere per contenere il fenomeno dei cambiamenti climatici. In Cina e negli Stati Uniti gli intervistati credono soprattutto nell’aiuto dato dall’innovazione tecnologica (35% degli intervistati cinesi e 34% degli statunitensi), scelta prioritaria rispetto a quella riguardante il cambiamento dei comportamenti individuali (a cui crede il 32% dei cinesi e il 31% degli statunitensi).  

In Europa, il 39% degli europei ritiene che un cambiamento radicale delle abitudini individuali (nei consumi, trasporti, ecc...) sia il modo più efficace per combattere i cambiamenti climatici, mentre il 29% è più fiducioso nell'innovazione tecnologica.  

"I cittadini di tutta Europa ci stanno inviando un messaggio incoraggiante - sottolinea Ambroise Fayolle, vicepresidente della Bei - Credono fermamente nel potere del comportamento dei singoli individui per far fronte alla crisi climatica. Allo stesso tempo una forte maggioranza di europei ritiene che l'azione per il clima debba tenere conto delle disuguaglianze sociali per riuscire a superare questa sfida e che nessuno dovrebbe essere lasciato indietro nella transizione verde. Questo è fondamentale. Nel cammino verso la completa trasformazione della Bei in quanto banca dell’Ue per il clima, è nostro compito aiutare i cittadini a mobilitarsi in tale ambito, finanziando servizi di mobilità sostenibile o soluzioni per l'economia circolare".  

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.