Volterrani (Itahfa): "Le nuove terapie hanno modificato la storia del paziente con scompenso cardiaco’
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Sab, Mag

Volterrani (Itahfa): "Le nuove terapie hanno modificato la storia del paziente con scompenso cardiaco’

Cronaca
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(Adnkronos) - “Quando un paziente con insufficienza cardiaca presenta maggiore stanchezza, non ha voglia di lavorare e svolgere le attività quotidiane o si sente senza fiato, si tratta di un episodio di riacutizzazione. Sappiamo

però purtroppo che le riacutizzazioni stanno a significare che, nella traiettoria della sindrome, il paziente sta percorrendo la parte più pericolosa e potrebbe rendersi necessario anche il ricovero oltre che una visita specialistica ed il cambiamento della terapia". Lo ha detto Maurizio Volterrani, presidente nazionale dell’Italian heart failure association (Itahfa), professore ordinario di Metodiche e Didattica delle Attività motorie dell’Università telematica San Raffaele di Roma e direttore del Dipartimento di Scienze Cardiologiche e Respiratorie presso l’Irccs San Raffaele di Roma, in occasione della conferenza stampa.  

“La necessità di modificare la terapia è un indicatore di quello che noi chiamiamo ‘peggioramento dello scompenso cardiaco’, un’espressione più comunemente usata nella sua versione inglese, ovvero ‘Worsening heart failure'. Questa necessità sta a significare che c’è una fase di instabilità della malattia - ha spiegato Volterrani - Ora abbiamo a disposizione alcuni nuovi farmaci che hanno modificato la storia della malattia nel paziente. In particolare, vericiguat ha un’indicazione precisa rispetto ai pazienti che mostrano segni di peggioramento nonostante vengano trattati con tutti i farmaci a disposizione, come confermato anche dai risultati dello studio registrativo Victoria”.  

Lo studio “non solo ha dimostrato una netta riduzione del numero di ricoveri e del rischio di morte nei pazienti con insufficienza cardiaca in fase di peggioramento - ha concluso - ma, ancor più importante, ha evidenziato che il farmaco si è dimostrato molto efficace anche nella possibilità di offrire ai pazienti una qualità di vita adeguata”. 

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