Coronavirus, scienziati: "Ecco dove può colpire nei prossimi mesi"
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
28
Gio, Mar

Coronavirus, scienziati: "Ecco dove può colpire nei prossimi mesi"

Coronavirus, scienziati: "Ecco dove può colpire nei prossimi mesi"

Cronaca
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

Quale potrebbe essere l'area in cui Covid-19 colpirà di più nei prossimi mesi? Scoprendo il 'meteo del coronavirus' è possibile ipotizzarlo.

Coronavirus, scienziati:
Coronavirus, scienziati: "Ecco dove può colpire nei prossimi mesi"

 

E disegnare delle vere e proprie mappe che prevedono il suo viaggio. Mappe che evidenziano come "vaste aree dell'emisfero australe, tra cui America meridionale, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda, presenteranno verosimilmente condizioni ambientali molto favorevoli a una rapida crescita dell'epidemia nei prossimi mesi, in assenza di misure contenitive". A spiegarlo sono gli scienziati dell'università degli Studi di Milano, Francesco Ficetola e Diego Rubolini, autori di uno studio sulle relazioni tra incremento dei casi di Covid-19 e condizioni climatiche, disponibile come 'preprint' sulla piattaforma medRxiv.  

Gli esperti del Dipartimento di scienze e politiche ambientali dell'ateneo, analizzando l'andamento dei casi a livello mondiale su un centinaio di nazioni, sono riusciti a 'disegnare' delle mappe globali di come il tasso di crescita di Covid-19 potrebbe cambiare nei prossimi mesi. Da qui la previsione che si basa su quanto osservato nella ricerca. Il team ha rilevato infatti che l'epidemia cresce più rapidamente a temperature medie di circa 5°C ed umidità medio-bassa (compresa tra 0.6 e 1.0 kilopascal) e, viceversa, va molto più lenta in climi molto caldi e umidi caratteristici di alcune zone tropicali. Anche se, puntualizzano gli studiosi, nessuna area popolata del mondo sembra essere completamente inidonea alla diffusione della patologia. 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.