(Adnkronos) - La portata di quanto acquisito con le attività tecniche poste in essere "è vastissima ed il materiale è ingente, soverchiante, per mole e contenuti". E' quanto si legge in un'informativa del Nucleo
investigativo dei carabinieri di Varese allegata agli atti dell'inchiesta sul presunto dossieraggio illecito che ha portato a quattro arresti (domiciliari) e a indagare una sessantina di persone.
Quello che emerge, spiegano gli inquirenti, è "un quadro inquietante fatto di connessioni e rapporti oscuri che permetteranno di aggiungere tasselli importanti a vicende che hanno segnato la storia recente del nostro Paese".
A oggi non si è riusciti ad ottenere il riscontro certo e diretto della violazione, in termine di 'accesso abusivo da postazione fantasma', al Ced Interforze, tuttavia "sono state raccolte conversazioni, anche ambientali ed elementi indiziari che lasciano presagire che in una qualche forma la violazione si sia realizzata". L'accesso ai dati del Ced Interforze e delle banche dati strategiche nazionali "è una miniera d’oro per gli advisor ma è anche di tipo 'politico' in quanto permette di ottenere armi informative e di ricatto; ricatto che si manifesta spesso sotto forma di accordi privatistici ed extragiudiziali".
"La connessione alla backdoor e l’esfiltrazione avverrebbe con la complicità e l’ausilio di altri soggetti tutt’ora non identificati ed in qualche modo collegati ad aziende che si occupano della manutenzione del Sis", il sistema d'informazione Schengen.
Tra gli atti dell'indagine sul presunto dossieraggio illecito che vede al centro la società Equalize di cui sono soci Enrico Pazzali (indagato), presidente auto sospeso della fondazione Fiera Milano e l'ex super poliziotto Carmine Gallo (domiciliari) emerge che gli investigatori hanno rilevato che "in molte occasioni" Pazzali frequenta il Palazzo di Giustizia "dove ha incontri istituzionali e amichevoli con numerosi addetti ai lavori".
Pazzali come indicato nella conversazione ambientale dell'11 dicembre 2023 da Samuele Nunzio Calamucci (esperto informatico ai domiciliari, ndr) "frequenterebbe gli ambienti giudiziari milanesi come necessità che risponde ad una specifica tattica che vorrebbe orientarne l’azione penale garantendosi l’impunità o quantomeno presentandosi come un soggetto 'insospettabile' e 'vicino alle Istituzioni'", si legge nell'informativa.