Caso Garlasco, l'incidente probatorio: non ci sono le fascette para-adesive e intonaco impronta 33
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Caso Garlasco, l'incidente probatorio: non ci sono le fascette para-adesive e intonaco impronta 33

Cronaca
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(Adnkronos) - Si dovrebbe concludere a breve la prima giornata dell'incidente probatorio, iniziata poco prima delle 11 di oggi, martedì 17 giugno, sull'omicidio di Chiara Poggi. Da quanto apprende l'Adnkronos, periti e consulenti si

ridaranno appuntamento giovedì 19 giugno quando verrà affrontata la conservazione del contenuto della pattumiera di casa Poggi, dove la ventiseienne fu uccisa la mattina del 13 agosto 2007. 

La nuova inchiesta vede indagato Andrea Sempio in concorso con altri o con Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il delitto della fidanzata. L'incidente probatorio in questura a Milano, negli uffici del gabinetto regionale di Polizia scientifica. Il gip di Pavia Daniela Garlaschelli ha nominato come periti la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani.  

 

Non c'è traccia dell'involucro, contenente l'intonaco, grattato dal muro della villetta di via Pascoli. La conferma sull'assenza del reperto, più volte sussurrata nelle scorse settimane, arriva all'Adnkronos da una fonte mentre è in corso, negli uffici della questura di Milano, l'incidente probatorio. L'impronta, trovata sulla parete destra della scala vicino al corpo senza vita della ventiseienne, era stata repertata e analizzata dai carabinieri del Ris di Parma già nel 2007 ed era risultata negativa all'Obti test, il metodo tutt'oggi più efficace per rilevare la presenza di sangue umano. L'assenza dell'intonaco rende impossibile fare approfondimenti, oltre a quelli fotografici, sull'impronta che la procura di Pavia attribuisce a Sempio. 

 

Non fascette para-adesive, ma impronte su fogli di acetato. È la scoperta - a quanto apprende l'Adnkronos - che arriva dall'apertura di uno degli scatoloni contenente i reperti sull’omicidio di Chiara Poggi. Per ora si sta procedendo solo nella visione dei reperti senza nessun tipo di analisi. Le impronte che ci si aspettava di trovare su 35 para-adesivi - tra cui la 'traccia 10' trovata nella parte interna della porta d’ingresso e non attribuita dai consulenti della procura di Pavia né a Sempio, né a Stasi - si scopre oggi che sono state catturate dal Ris di Parma, quasi 18 anni fa, su fogli trasparenti di acetilato che potrebbero essere meno conservativi. 

 

“Ho ritenuto non necessaria la mia presenza oggi in quanto credo fermamente nelle capacità e nella professionalità del nostro consulente Garofano" dice l'avvocata Angela Taccia, difensore di Andrea Sempio. Le operazioni tecniche relative agli accertamenti genetici competono ai periti e ai rispettivi consulenti di parte, i quali possiedono la dovuta formazione in materia”. Affermazioni pronunciate mentre, negli uffici della Polizia scientifica in questura, è iniziato l’incidente probatorio dopo la riapertura dell’indagine. “Credo fermamente che ognuno debba attenersi e limitarsi alle proprie competenze, altrimenti si rischia di creare ulteriore caos e ulteriore clamore mediatico” conclude l’avvocata Taccia. 

 

“La traccia 97 non è un’impronta ma una strisciata, che in questo momento dell’indagine viene attribuita da parte della procura a una mano insanguinata. Ma su questo c’è da parlare parecchio” ha detto l’ex poliziotto consulente della famiglia Poggi, Dario Redaelli, entrando alla questura di Milano per l’inizio dell’incidente probatorio, parlando della traccia insanguinata sul muro di sinistra delle scale in cui venne ritrovato il corpo della vittima, catalogata come ‘97F’ e - come anticipato oggi da ‘Il Fatto Quotidiano’ - ritenuta cruciale nella nuova indagine della procura di Pavia e dei carabinieri del nucleo investigativo di Milano. Una traccia - ha ricordato Redaelli - "che era già stata rilevata a suo tempo dal Ris, viene attribuita a una mano insanguinata e noi sappiamo che una mano insanguinata è quella che ha certamente toccato la maglietta del pigiama che Chiara indossava. Venne già rilevata a suo tempo quando venne fatta la prima indagine Bpa da parte dei Ris, gli venne attribuito un valore che adesso sembra essere rivisto. Noi valuteremo dal canto nostro anche quella che sarà la nuova indagine Bpa e cercheremo di capire dove si vuole andare a parare”.  

“Direi che è oggettivo avere dei dubbi” sulla conservazione dei reperti al centro dell’incidente probatorio sul delitto di Garlasco, ha detto l’ex poliziotto, “perché pare che questi reperti siano stati conservati a temperatura ambiente, però li vedremo”. “Siamo molto curiosi. Al momento non ci aspettiamo nulla. Vedremo che cosa c’è dentro i plichi di cui tanto si parla. E poi vedremo cosa sarà l’impostazione che i periti vorranno dare al loro lavoro. Noi seguiremo la loro attività e cercheremo di dare il nostro contributo. Direi che le tecniche attuali hanno fatto ampi passi avanti e se da questi reperti verranno delle informazioni, le valuteremo con interesse”, ha detto Redaelli.  

“La famiglia Poggi - ha ribadito il consulente dei parenti della vittima - è ricaduta nel baratro che ha già affrontato 18 anni fa. Ci aspettiamo questa volta una soluzione definitiva”. 

 

“Credo nell’innocenza di Andrea Sempio fino a prova contraria, credo nella sentenza definitiva” che ha portato alla condanna a 16 anni di Alberto Stasi “e non mi aspetto risultati eclatanti” dall’incidente probatorio. A dirlo è Luciano Garofano - ex generale del Ris e oggi consulente della difesa dell’indagato Andrea Sempio. “Lo stato di conservazione e la catena di custodia dei reperti sono assolutamente importanti. Adesso li dobbiamo aprire, non li abbiamo visti, perché li abbiamo solo ritirati. Li vedremo e ci ragioneremo. Credo cominceremo anche a fare delle campionature che poi saranno sottoposte all’analisi del Dna”, ha spiegato Garofano. “Noi - ha aggiunto - osserveremo con grande attenzione gli sviluppi di questa indagine, vedremo che risultati saranno ottenuti insieme a tutti noi e ci ragioneremo, come sempre”. A chi gli chiedeva se dopo 18 anni si possano trovare nei reperti tracce di Dna, l’ex generale del Ris ha risposto: “Le tecniche del Dna sono molto sensibili. Dipende dallo stato dei reperti e se le sostanze organiche che presumibilmente sono presenti non abbiano alterato lo stato di conservazione del Dna. Si può dire solo dopo campionature e analisi”. 

Quanto invece al Dna, ritrovato sulle unghie di Chiara Poggi, che la procura di Pavia attribuisce ad Andrea Sempio, il consulente della difesa dell’indagato ha detto: “Io rispetto l’incidente probatorio: sia il professor De Stefano, sia il professor Giardina, sia io abbiamo definito quel Dna maschile parziale non idoneo ad alcuna attribuzione. Lo stesso dottor Ricci ha confermato che quel Dna potrebbe essere comune a tanti uomini che non fanno parte della banca dati con cui hanno fatto il calcolo statistico, credo che la deduzione sia abbastanza semplice”. 

 

“Credo che i reperti siano stati conservati come dovevano” ha detto l’avvocato Giada Bocellari, uno dei legali di Alberto Stasi, rispondendo a chi, all’ingresso della questura di Milano, le chiedeva se abbia dei dubbi sullo stato di conservazione dei reperti del delitto di Garlasco. In particolare dalla spazzatura repertata nella villetta di via Pascoli e mai analizzata “se facciamo le analisi è perché ci aspettiamo qualcosa. Poi se ci sia effettivamente qualcosa, è un altro discorso. Chiaramente lo vedremo, sono passati 18 anni”, ha detto l’avvocato. Quanto alla traccia insanguinata sul muro di sinistra delle scale in cui venne ritrovato il corpo di Chiara Poggi, catalogata come ‘97F’ e - come anticipato oggi da ‘Il Fatto Quotidiano’ - ritenuta cruciale nella nuova indagine della procura di Pavia e dei carabinieri del nucleo investigativo di Milano, “credo che sarà da esaminare”, ha detto l’avvocato di Stasi. 

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