"La variante indiana è una brutta bestia, però non ci preoccupa più di tanto perché abbiamo i vaccini. Se non avessimo i vaccini, con la variante indiana saremmo veramente messi male, con l'infettività e la letalità che ha". Invece "è una variante che controlleremo". Esprime ottimismo
"Quello che sappiamo dal Regno Unito - ricorda - è che dopo due dosi di vaccino si è protetti all'80% con Pfizer e al 70% con AstraZeneca" anche contro la variante Delta di Sars-CoV-2, "quindi un ottimo livello di protezione, anche se c'è sempre un 20% di persone che non è protetto con il migliore vaccino". Però è una variante che terremo a bada, è convinto l'esperto, "perché se si è vaccinati, a meno di non avere tante patologie sottostanti, dovrebbe essere ben controllata".
In merito alle polemiche sull'approccio 'in ordine sparso' delle Regioni nelle vaccinazioni anti-Covid, Abrignani dice: "Va bene la regionalizzazione della sanità" in condizioni ordinarie, in 'tempo di pace'. "Ma in un'emergenza", durante una pandemia, "secondo me occorre sempre una testa che decide".
A chi gli chiede se le Regioni hanno esagerato, per esempio con gli Open Day vaccinali nei più giovani, l'esperto risponde "non lo so se hanno esagerato. Quello che so è che in Italia la sanità ha un'organizzazione regionale. Questo per alcuni è un pregio e per altri un difetto. Per me bisogna contestualizzare: in un momento di pandemia, con 126mila morti, con un Paese bloccato, a mio modo di vedere servirebbe un decisore unico".
"Non stiamo discutendo di 50 casi di meningite in Toscana o di mille casi di qualche altra malattia in Sicilia", precisa l'immunologo del Cts. "Stiamo discutendo di un Paese in ginocchio". A settembre raggiungeremo l'obiettivo immunità di gregge? "Arriveremo a 45-50 milioni di italiani vaccinati e sarà importantissimo. E' grazie ai vaccini che stiamo uscendo da questo incubo", sottolinea il membro del Cts.