Laura Ziliani, chi sono le figlie arrestate
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Sab, Apr

Laura Ziliani, chi sono le figlie arrestate

Cronaca
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Silvia e Paola sono state arrestate per l’omicidio della madre Laura Ziliani. "Erano due ragazze molto riservate, direi quasi scostanti" le descrive, così, parlando con l'Adnkronos la vicina di casa dell'ex vigilessa di 55 anni, scomparsa l'8 maggio scorso a Temù nel bresciano e ritrovata cadavere l'8 agosto. "La prima

è una fisioterapista di 27 anni, mentre la seconda è una studentessa di Economia di 19 anni. La sorella maggiore "viveva da tempo qui, l’appartamento fa parte dell’eredità paterna, mentre la sorella più piccola quasi non l’ho mai vista: si era trasferita dopo la scomparsa della madre", aggiunge. 

Ieri come gli altri vicini ha assistito all’arrivo dei carabinieri che hanno arrestato le due sorelle portato via alcuni oggetti e l’auto di Mirto Milani, fidanzato della 27enne. "Ho visto i carabinieri, le due ragazze portate via e poi dopo qualche ora hanno portato via anche l’auto di Mirto parcheggiata da tempo qui davanti e con un bel pacco di multe da pagare", conclude la donna che vive nella palazzina di quattro piani a pochi passi dall’ospedale. 

"Laura era una brava persona, mi ha fatto anche da catechista e mi teneva i ragazzi all’oratorio. Per Laura ho pregato e prego ancora". Così don Martino Sandrini, parroco di Temù (Brescia) interviene all’indomani della svolta dell’omicidio di Laura Ziliani per cui sono state arrestate due figlie e il fidanzato della maggiore.  

Le descrive come brave ragazze anche il parroco di Temù, don Martino Sandrini. "Le ragazze -dice all'Adnkronos- le ho avute a catechismo ed erano brave ragazze ma poi non so più nulla, non le ho più viste: con la morte del padre si sono trasferite a Brescia. Con loro non ho più avuto contatti, il ragazzo con cui vivono l’ho visto per la prima volta in tv". "Laura era una brava persona, mi ha fatto anche da catechista e mi teneva i ragazzi all’oratorio. Per Laura ho pregato e prego ancora". 

"Mi chiedo perché diventare assassine: cosa scatta nelle testa di due ragazze giovani che hanno già perso il padre in circostanze tragiche, in un incidente in montagna, e che uccidono per soldi?". Sono queste le domande che scuotono il condominio in cui vivevano Silvia e Paola. "Forse bisognerebbe capire a livello psichiatrico cosa è successo, chi ha manipolato chi. Quando sono state indagate ho sperato che non fossero loro, ma adesso non ci sono dubbi mi sembra", conclude la donna che vive nella palazzina. Accanto a lei c’è un anziano signore: "Ora c’è un appartamento libero, speriamo venga venduto", dice all’Adnkronos prima di salire le scale del condominio di quattro piani vicino all’ospedale della città. Un’altra condomina ricorda quando Silvia aveva finito gli studi. "Lasciò nelle 15 buche delle lettere, la loro è la prima a sinistra, un bigliettino in cui si offriva come fisioterapista. Di lei so poco altro fino a ieri quando alle sei i carabinieri hanno suonato a più di una porta. Ora dovranno spiegare come hanno ucciso e perché". 

"Laura non meritava di finire così…" dice all’Adnkronos un’amica di Laura Ziliani. "Era una brava persona, non voglio dire nulla sulle figlie", riesce solo ad aggiungere prima di trincerarsi in un silenzio sulla vicenda che accomuna tanti a Brescia. 

"Si tratta di un matricidio di tipo estremamente complesso da parte di un triangolo, lui soggetto dominante e le due sorelle" dice all'Adnkronos il criminologo Carmelo Lavorino. "Da quello che dicono gli organi di stampa, anche per come sarebbero avvenute le cose, si tratterebbe di un omicidio premeditato, previsto, stabilito nei luoghi, tempi e metodica anche se bisogna aspettare l'esito delle scienze forensi e l'autopsia per avere il quadro generale". 

"La vittima rappresentava un problema per le figlie e probabilmente per il terzo soggetto. Un problema che impediva loro di esaudire i propri bisogni di tipo economico, ludico e di libertà - spiega il criminologo - Al loro livello si sentivano oppressi dalla figura materna: perché attecchisca un atto sanguinario ci deve essere una situazione psicologica che sarà poi analizzata". Lavorino parla di "un distacco affettivo emotivo molto forte" da parte delle figlie, mentre il fidanzato della maggiore, "il maschio dominatore, ha unito loro formando un triangolo di morte". Hanno agito per un "movente di tipo complesso, l'eredità, ma anche il litigio continuo e la scarsissima empatia nei confronti della madre". 

Sugli errori commessi che avrebbero portato gli investigatori sulle loro tracce Lavorino commenta: "Si tratta di persone così inesperte che perdono il rapporto con la realtà: commettono un crimine pensando di essere superiori a tutti, ma non fanno caso alla fase successiva, auto-conservativa, che serve per farla franca". L'esperto non ha dubbi: "Io non credo assolutamente nel pentimento dei figli che uccidono i genitori. Nel caso di un omicidio d'impeto, in seguito a un litigio e alla perdita di controllo, potrebbe avvenire, ma nel caso di un omicidio premeditato si ha tutto il tempo per valutare. Qui ci troviamo di fronte a una avversione patologica verso il proprio genitore innocente. Secondo me non si pentiranno: lui si dannerà per aver perso la libertà mentre pensava all'omicidio perfetto, loro invece fanno parte di questo triangolo malvagio perverso". 

"Si tratta di un matricidio da parte di due figlie femmine, che hanno una terza sorella disabile, e decidono di uccidere la madre" dice all'Adnkronos la psicoterapeuta Maria Rita Parsi. Un matricidio che ha origine dall'odio femminile, odio di donne e addirittura figlie, contro un'altra donna, la madre. Due donne che si alleano per farne fuori una terza, una madre-padre che faceva la vigilessa, per un'invidia profondissima. Un'omicidio fatto in collaborazione con un uomo e come movente i quattrini per toglierle potere". "Ovviamente è da indagare perché si sia arrivato a tanto odio da parte delle figlie", sottolinea Parsi che però lancia un monito: "Ci sono serie tv su omicidi senza lasciare tracce: il fidanzata di una delle due si rifà al delitto perfetto, che poi perfetto alla fine non è mai". 

"E' una vergogna che, chi fa programmazione tv su tutte le reti, continui a proporre meccanismi criminali che pensano al delitto perfetto invece di presentare modelli gentili - conclude - E' fondamentale il modello che viene proposto dalla programmazione tv dalla mattina alla sera: bisogna creare una cultura per il confronto, il dialogo altrimenti tutto è perduto". 

 

 

 

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Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.