Esce 'Senza giri di boa', per reagire al modello Franchi
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Sab, Apr

Esce 'Senza giri di boa', per reagire al modello Franchi

Cultura
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"Le donne le prendo dopo i quattro giri di boa [matrimonio, figli, divorzio, over 40]. Sono tranquille e lavorano h24". Questa frase, pronunciata dalla stilista Elisabetta Franchi e ormai celebre per l'indignazione suscitata, ha suscitato in un gruppo di donne una riflessione ancora più amara: l’imprenditrice, in fondo, ha solo espresso ciò che molti pensano ma non hanno il coraggio di dire.

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È così che nasce #senzagiridiboa, una campagna social lanciata da un collettivo di scrittrici e giornaliste (tra cui Francesca Biagiotti, Valeria Brigida, Giulia Cerino, Gaia De Scalzi, Micaela Farrocco, Francesca Fornario, Silvia Franco, Chiara Maria Gargioli, Linda Giannattasio, Sara Giudice, Barbara Gubellini, Sofia Mattioli, Ambra Orengo, Valentina Petrini, Giulia Presutti, Chiara Proietti D’Ambra, Nathania Zevi) che vogliono dare voce a chi non ne ha, o a chi ne ha troppo poca, mantenendo vivo il dibattito sulla situazione occupazionale femminile nel nostro Paese; dove la maternità resta ancora una sfida complicata. Una campagna che ora è diventata anche un libro, 'Senza giri di boa' (PaperFirst) in libreria dal 7 ottobre, e uno spettacolo teatrale.

Nonostante le leggi che proteggono le lavoratrici madri, infatti, in Italia una donna che desidera un figlio deve pensare non solo se sia il momento giusto per averlo, ma anche se la sua azienda lo gradirà, o se riuscirà a conservare quel lavoro “non standard”, precario, da freelance o a tempo determinato, che non perdona quasi mai un allontanamento dalla propria attività.

Inoltre, culturalmente, la cura dei figli resta appannaggio delle madri. Un problema sociale che deve trovare una soluzione sociale. Questo il messaggio racchiuso in “Senza giri di boa” e raccontato attraverso alcune delle centinaia di testimonianze di lavoratrici, precarie, affermate o sfruttate, accomunate dalla voglia di alzare la testa, denunciare e costruire, in contrapposizione al “modello Franchi”, un modello diametralmente opposto.

“Questo libro è il loro libro. Ma - spiegano le autrici - è anche il nostro libro. È un racconto corale. Uno sforzo collettivo che avevamo disimparato a compiere in questo mondo, il nostro mondo, in cui l’individualismo sfrenato ha spesso il sopravvento: noi ci siamo unite. Abbiamo condiviso idee, impressioni. Ci siamo confrontate, scornate, amate. Questo libro, per noi, è molto più di un libro. È un metodo, un approccio solidale alla vita. Da questo libro ne è nato poi uno spettacolo teatrale, che vedrà la sua prima al Festival di Internazionale a Ferrara. Ma non ci vogliamo fermare, per questo i nostri canali rimangono aperti a chiunque vorrà scriverci.”

L'idea della campagna, che ha poi dato vita al libro e allo spettacolo teatrale, è nata il giorno stesso in cui Elisabetta Franchi, ha pronunciato quelle parole davanti alla ministra della Famiglia di Italia Viva Elena Bonetti, collegata da remoto, alla sottosegretaria alla Cultura della Lega On. Lucia Borgonzoni, oltre che a numerose altre imprenditrici, provocando nella platea risolini di approvazione e occhiate di intesa. "A noi, invece, quelle parole - spiegano le autrici - non hanno fatto ridere affatto, anzi, ci hanno fatto arrabbiare. All’inizio eravamo in cinque. Alle 21.30, nel gruppo WhatsApp, superavamo le trenta. 'Allora lanciamo questa campagna?', ci ha chiesto Sara Giudice. 'Propongo di postare tutte insieme una foto sui social per rispondere alle parole della Franchi. Che dite?'. E così è stato. Alle 22 di quella sera di maggio, ognuna di noi ha lanciato sui propri social network l’hashtag #senzagiridiboa, accompagnato da una fotografia di se stessa (con o senza pancione, con o senza figli, sul lavoro, in vacanza) e un pensiero, una riflessione personale sulle parole pronunciate dall’imprenditrice della moda. In un paio di giorni, al nostro appello si sono aggiunte decine di altre colleghe. L’hashtag ha iniziato a girare, come si dice, è diventato virale. Alla campagna si sono unite molte altre lavoratrici. Non solo giornaliste ma anche scrittrici, artiste, sceneggiatrici, blogger, sportive, attrici".

"Così abbiamo chiesto a chi ci ha seguito sui social di mandarci le proprie storie. Non ci credevamo, ma in un mese, grazie a chi ci ha dato fiducia, abbiamo raccolto oltre cento testimonianze di lavoro/vita/diritti". Materiale da cui poi sono nati il libro e lo spettacolo teatrale.

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Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.