Marelli, per Crevalcore chiusura sospesa sine die si lavora a nuovo player: Sindacati alla finestra
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Sab, Mag

Marelli, per Crevalcore chiusura sospesa sine die si lavora a nuovo player: Sindacati alla finestra

Economia
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(Adnkronos) - (di Alessandra Testorio) - Sventata per il momento la chiusura del sito Marelli di Crevalcore anche se restano intatte tutte le incognite sul futuro produttivo dello stabilimento bolognese. Al termine di un round di quasi tre ore al Mimit, convocato dal ministro delle imprese, Adolfo Urso , all'indomani dell'annuncio di Kkr che

controlla il Gruppo di componentistica auto per uno stop del sito dal gennaio 2024 che avrebbe messo a rischio licenziamento 229 lavoratori, l'azienda ha deciso di accettare la proposta del governo per una sospensione sine die in attesa di vagliare la possibilità che a Crevalcore possa subentrare un nuovo investitore. All'ipotesi lavoreranno insieme governo, coinvolgendo in un secondo momento Invitalia, e la stessa azienda che ha annunciato di aver dato mandato ad un advisor per individuare possibili acquirenti per favorire l’operazione di reindustrializzazione del sito di Crevalcore.  

Un punto comunque sarà fatto l'8 novembre prossimo in un nuovo tavolo di confronto convocato da Urso. Fim Fiom e Uilm, intanto, che per oggi avevano chiamato ad uno sciopero di 8 ore a turno di tutti gli stabilimenti Marelli, incassano la sospensione come un male minore, sono intenzionati ad andare a vedere le 'carte' dell'azienda ma non sembrano disposti ad abbassare la guardia. Domani infatti sono in programma assemblee unitarie a Crevalcore per decidere le iniziative da intraprendere.  

E la richiesta avanzata da Marelli al tavolo Mimit di condizionare la sospensione allo stop dei presidi in corso nel sito bolognese appare destinata a naufragare: per noi la vertenza resta aperta, abbiamo ottenuto la sospensione non la revoca della decisione come avevamo posto al tavolo, spiegano i metalmeccanici della Cisl. Intanto fa capolino il timore che l'azienda possa chiedere la cig per i 229 lavoratori anche se Fim Fiom e Uilm hanno chiesto chiaramente a Marelli di non ricorrere alla cassa integrazione. La decisione di Marelli, ha ribadito al tavolo l’azienda, sarebbe dovuta “alle difficoltà oggettive legate alla transizione, alla mancanza di commesse e alla scelta di Stellantis di lavorare su piattaforme ex Peugeot e non ex Fiat”.La proposta di sospensione a tempo indeterminato, ad ogni modo, spiega in una nota a chiusura dell’incontro, servirà ad “identificare opportunità di reindustrializzazione per l’identificazione di una soluzione che preservi la continuità industriale ed occupazionale del sito di Crevalcore”.  

Soddisfatto al momento anche il Ministro Urso. “L’incontro di oggi delinea un futuro per lo stabilimento Marelli di Crevalcore e per i suoi 229 dipendenti. La nostra priorità è sempre stata quella di sostenere e rilanciare la produzione nel settore e nella filiera dell'automotive, e siamo convinti che ciò passerà dall’accompagnamento verso una piena reindustrializzazione di questa storica realtà produttiva, orgoglio del Made in Italy”, commenta. Ma i sindacati sembrano meno ottimisti. Non è infatti, solo la situazione di Crevalcore a preoccupare Fim Fiom e Uilm che guardano con preoccupazione all’intero settore industriale dell’automotive alle prese con la transizione ecologica che attende il paese.  

“Siamo l’unico paese a non avere un piano industriale sull’automotive. Non abbiamo risorse straordinarie da dedicare al settore ed è per questo che siamo qui perché la vicenda Crevalcore è paradigmatica del futuro dell’auto: per questo continuiamo a dire che c’è bisogno di un tavolo sull’automotive ma anche di risorse pubbliche che devono servire a salvaguardare l’occupazione negli stabilimenti”, spiega il leader Fiom, Michele De Palma prima dell’incontro. “Il governo deve mettere le risorse per fare un piano generale in Italia dell’automotive. Siamo l’unico paese europeo a non avere un piano per l’automotive. È necessario quindi che ci sia un intervento diretto da parte del governo”, aggiunge puntando il dito in particolare su Kkr il fondo che controlla Marelli. 

“Il governo dovrebbe far valere la propria titolarità perché Kkr è un fondo che vorrebbe acquisire Tim: non è che uno viene in Italia, chiude uno stabilimento da una parte e dall’altro acquisisce uno degli asset più importanti del futuro industriali di questo paese . Non esiste. Che paese siamo diventati: uno viene, si fa i suoi interessi e poi dopo ai lavoratori lascia lo scotto e il costo di quello che succede? Non esiste”, scandisce. “Noi dobbiamo salvare lo stabilimento di Crevalcore della Marelli ma dobbiamo ragionare e tracciare un percorso futuro e successivo altrimenti sull’Italia si scaricano gli effetti della crisi industriali.e questa è una responsabilità del governo e delle imprese. Siamo solo all’inizio. Corriamo il rischio di avere una dietro l’altra tante Crevalcore. Non possiamo affrontarlo sito per sito e le aziende si devono assumere la responsabilità. Non è che fino a che fai i soldi fai soldi e poi dopo invece il problema lo scarichi sui lavoratori: per noi è inaccettabile e si devono fermare “, conclude.  

Anche la Fim la vede così. ”Da come si gestirà questa vertenza si gestiranno tutte le vertenze che mano mano arriveranno”, spiega il leader delle tute blu della Cisl, Roberto Benaglia. Una vertenza simbolo per il sindacato, dunque, di tutte quelle che si apriranno se il governo non saprà gestire la transizione ecologica nel suo complesso. “ Sono tre anni che diciamo che serve un piano per sostenere la transizione ecologica, oggi la pagano i lavoratori. Non possiamo accettarlo e ci aspettiamo il ritiro della procedura. Marelli discuta una alternativa produttiva per questo stabilimento perché le fabbriche vanno tenute aperte. Se le imprese e i sindacati sono lasciati da soli finiamo per discutere di ammortizzatori e invece il governo deve mettere in campo quello che ha promesso da tempo e ancora non ha fatto: un piano di sostegno alla transizione dell'automotive”, ribadisce. Duri i toni anche della Uilm. 

"Se le aziende realizzassero investimenti non ci troveremmo in questa situazione. Basta sospensioni inutili a tempo, si ritiri la procedura”, aggiunge il segretario generale delle tute blu della Uil Rocco Palombella che ribadisce: “è una lotta importante per tutta l’automotive, non una partita tra scapoli e ammogliati . I lavoratori hanno diritto ad una risposta".  

“Piccolo segnale di vitalità” con cui scongiurare la chiusura anche per l’Uglm che è pronto a valutare un piano di reindustriaizzazione “solo se a garantirlo fosse il governo attraverso certezze ben radicate e credibili. Fino ad oggi abbiamo visto troppo progetti con risultati inconcludenti o fallimentari”, annota il segretario generale Uglm, Antonio Spera.  

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Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.