Se sul fronte bancario Berlino ha un approccio "ipocrita" (come testimonia lo sfogo al Financial Times di un anonimo ministro italiano, commentando gli ostacoli posti ad Unicredit sul dossier Commerzbank) il governo tedesco - che ha apprezzato il via libera di Roma a Lufthansa su Ita Airways - non sembra avere molto da obiettare alla acquisizione 'in toto' di uno dei colossi della chimica nazionale Covestro.
Si tratta di una azienda di materie plastiche che nasce dalla scissione della divisione MaterialScience di Bayer e portata in borsa nel 2015. Bayer è definitivamente uscita dall'azionariato nel 2018 e questo ha reso Covestro 'scalabile' e quindi appetibile per investitori con le tasche profonde.
Come sono certamente quelle della compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti Adnoc, pronta a pagare l'equivalente di 11,7 miliardi di euro, a una quotazione da 62 euro per azione, più altri 1,17 miliardi per un aumento di capitale riservato del 10%. Dopo una lunga trattativa le parti hanno raggiunto un accordo nella convinzione - ha spiegato l'ad di Covestro Markus Steilemann - che l'intesa raggiunta oggi sia nel migliore interesse della società, dei nostri dipendenti, dei nostri azionisti e di tutte le altre parti interessate'. L'operazione - condizionata al raggiungimento di un target di adesioni del 50% più una azione - è la più importante acquisizione estera di uno stato degli Emirati e si inquadra in una strategia di riduzione della dipendenza delle economie del Golfo dai proventi del petrolio.
Non a caso Sultan Ahmed Al Jabar, direttore generale e ceo di Adnoc, ha evidenziato come "questa partnership strategica rientra perfettamente” con i progetti del gruppo e con l'ambizione "di "diventare uno dei cinque principali gruppi chimici del mondo". Parole a cui Berlino non sembra contrapporre nessuna obiezione, a differenza delle ambizioni degli italiani sulle banche tedesche.