Banche, il ceo di Irg: "Bene il governo, ma la tassa frenerà gli investimenti"
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Banche, il ceo di Irg: "Bene il governo, ma la tassa frenerà gli investimenti"

Economia
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(Adnkronos) - "Il governo sta facendo un ottimo lavoro nel perimetro che gli è stato dato, ma servono riforme in senso liberale. La tassa sugli extraprofitti delle banche? Non va a favore degli investimenti". Lo dice Fernando Napolitano, Ceo di Irg, in un'intervista per Adnkronos.  

Questione extraprofitti: che valutazione

dà?  

"L'obiettivo che io mi pongo sempre è proporre il Paese come una destinazione degli investimenti. Spesso ci sono più soldi a disposizione che investimenti disponibili, quindi questo è il primo dato. Noi potremmo attirare infinitamente più soldi di quello che facciamo e umilmente rifletto che ogni volta che c'è un intervento di un governo che impone delle tasse nuove per una difficoltà oggettiva dei conti, non è una notizia che va a favore dell'attrazione degli investimenti" 

Cioè?  

"Sa perché il dollaro è la moneta di riserva? Non solo perché è una grande economia, ma perché l'America ha sempre avuto le regole approvate abbastanza stabili, è la regola di qualsiasi investitore: io ti do i soldi se ho la certezza che alcuni parametri non cambino. Con l'extratassa sui profitti delle banche siamo in una situazione dove il governo interviene e credo che non sia una narrativa che aiuta gli investitori, anche perché noi abbiamo un'enorme concorrenza per attrarre gli investimenti: non è solo l'Italia" 

La tassa rischia di gravare sui clienti delle banche?  

"Ma non c'è dubbio, noi dovremmo avere delle discussioni di come alleggerire i costi dello Stato, dico una cosa che non è popolare, ritirando lo Stato dall'economia; io sono un liberale, quindi sono semplicemente coerente con un principio, io credo che ci sia troppo Stato in troppi posti e è stato dimostrato storicamente (ad esempio con le privatizzazioni dell'Inghilterra che fu la prima, poi siamo arrivati noi) che lo Stato è utile fino a un certo punto. Bisogna avere la saggezza di sapere modulare le due cose, oggi in Italia un'azione del genere libererebbe risorse, attrarrebbe investimenti e forse avremo una crescita maggiore".  

Il governo sta garantendo una forte stabilità finanziaria  

Non c'è dubbio, il governo ha fatto sicuramente un ottimo lavoro all'interno del perimetro che gli è stato dato. E' ovvio che questo lavoro viene ancora più esaltato dal fatto che gli altri sono in una situazione ancora peggiore: basta guardare alla Francia. Sarebbe interessante avere una proposta di riforme del mercato in posizione liberale. A noi in Italia manca una componente liberale di pensiero forte e accentuata, questo vale sia a destra che a sinistra" 

Lato banche c'è una fase di consolidamento in corso: è sufficiente per competere con i grandi colossi Usa?  

"Le do un numero, una banca europea grande sono 100 miliardi di dollari di capitalizzazione: JP Morgan credo sta a 600 miliardi, quindi un rapporto da 1 a 6. E' ovvio che così perdiamo e non è una questione d'Italia: è una questione d'Europa. Noi dovremmo avere una serie di istituti che possono competere con questi giganti americani e cinesi: una sommatoria di nani non fa un gigante". 

Cosa manca per la creazione dei giganti?  

"Ci vuole un disegno politico che dovrebbe essere aiutato dal privato e spiegato bene: dovrebbe diventare una domanda politica non solo una domanda degli addetti ai lavori. La banking union è qualcosa che è ancora in fieri, quindi noi dobbiamo fare prima le regole e poi attivarle. Ci vuole il contributo della politica e la politica va informata: la politica va informata continuamente, non è un'audizione parlamentare o un'azione di lobbying, è un processo nuovo e differente che è necessario". (di Andrea Persili) 

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