(Adnkronos) - Le tecniche di coordinamento utilizzate durante la campagna elettorale in Romania per manipolare l’algoritmo di TikTok sono “esattamente le stesse” di quelle utilizzate da attori pro-Russia nel periodo elettorale
in Moldova. Lo dice all’Adnkronos Mattia Caniglia, Senior Intelligence and Policy Analyst presso il Global Disinformation Index. È ancora troppo presto per attribuire responsabilità, sottolinea, “ma sappiamo che c’è stato un coordinamento e le modalità di alcune tattiche ci parlano di strategie spesso usate da Mosca”.
TikTok è sotto la lente d’ingrandimento delle autorità rumene ed europee dopo la vittoria a sorpresa del candidato estremista e filorusso Calin Georgescu al primo turno delle presidenziali. Il Consiglio supremo di difesa nazionale rumeno ha denunciato la “massiccia esposizione” di uno dei candidati “sulla base di un trattamento preferenziale” da parte della piattaforma cinese.
Caniglia racconta che i ricercatori open source hanno riscontrato un “largo impiego di canali Telegram popolati da ‘volontari’ che ricevevano istruzioni dettagliate su cosa commentare, come rilanciare, che hashtag usare” sulla piattaforma – dove la campagna di Georgescu ha ricevuto una visibilità straordinaria rispetto ai rivali.
Lo scopo di questo comportamento coordinato era la manipolazione dell’algoritmo per massimizzare visualizzazioni, spiega il ricercatore. I canali Telegram erano gli strumenti di coordinamento e i partecipanti erano incentivati con premi e competizioni; “tattiche che abbiamo osservato durante il periodo elettorale in Moldova, dove attori pro russi hanno usato esattamente queste tecniche”.
I ricercatori che hanno seguito la campagna elettorale rumena hanno rilevato altre tecniche di manipolazione, ossia la creazione di account falsi (almeno 5.000) che hanno agito in maniera coordinata interagendo con determinati contenuti per aumentarne la viralità, e una certa quota di influencer pagati per promuovere messaggi specifici. “Due comportamenti inautentici coordinati in grado di influenzare l’algoritmo e che fanno parte del toolkit della disinformazione russa”, sottolinea Caniglia.
Ora serve capire chi è il direttore d’orchestra, ossia chi c’è dietro alla monetizzazione dei contenuti. Georgescu dice di aver finanziato da solo la campagna, “ma noi sappiamo che per quel tipo di viralità vanno spesi molti più soldi”. Il ricercatore definisce il successo del candidato “ai limiti dell’incredibilità: è passato da 70 a 120-140 milioni di visualizzazioni in due mesi”.
Le autorità indagano se si sia trattato di un aumento legittimo o sia stato causato da una campagna di comportamento inautentico coordinato, cosa che TikTok nega. In Romania il social network cinese è utilizzato da nove milioni di cittadini su diciannove milioni complessivi. Ed è “rilevante la sfiducia diffusa nei confronti dei media mainstream, scesa dal 42% al 27% nelle ultime stime Reuters, osserva Caniglia. “In molti si affidano ai social media come Telegram per leggere le notizie, motivo per cui TikTok è stato utilizzato da tutti i candidati”, seppur con risultati molto diversi.
Nella giornata di venerdì si è tenuto una tavola rotonda tra rappresentanti della Commissione europea, dell’Authority digitale rumena e di TikTok, più altre aziende di social media. L’esecutivo europeo starebbe considerando di avviare un’indagine formale per capire se la piattaforma ha rispettato obblighi del Digital Services Act, che richiede di valutare e mitigare rischi sistemici nel contesto di processi elettorali. Se la violazione viene certificata, sono previste sanzioni fino al 6% del fatturato annuo globale. (di Otto Lanzavecchia)