L'uomo un accidente culturale
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Ven, Apr

L'uomo un accidente culturale

Il senso della vita
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L'uomo: un accidente culturale, di Luciano Arcella
L'uomo: un accidente culturale, di Luciano Arcella

 

È mattino molto presto, sul far dell’alba, probabilmente molto prima, è ancor tutto buio, lentamente riprendo contatto con la vita e risento il mio corpo aderente al materasso, le mie braccia riscaldate dal tepore del piumino invernale steso sul letto, e mi sovviene alla mente il mio sogno di poc’anzi attraverso il quale mi sono ridestata smarrita e perplessa.

Stavo uscendo di casa, non la mia casa abituale, ma da una abitazione che riconosco, pur non essendo la mia. Per andar fuori dal portone ed iniziare a camminare sul marciapiede, devo fare qualche gradino. La casa si colloca in una strada di quartiere, a traffico a senso unico.

Da ambo i lati della carreggiata vi sono auto parcheggiate e le botteghe rionali creano quel poco di movimento a piedi delle persone.

Io, mentre apro il portone ed ho intenzione di uscire, vedo bene, per di più colta dallo stupore spalanco gli occhi, esitante e dubbiosa, placidamente dormire, sulla vettura, che è parcheggiata di fronte a me, un enorme gorilla. Lo guardo e lo riguardo. Sarà un gigantesco pupazzo? Sembra King Kong! Mentre lo osservo questi si gira e si mette su un fianco a dormire, simulando un umano. Mi mostra ancor meglio il suo volto, il suo corpo peloso e le mani ed i suoi piedi. Dall’interno del palazzo giunge un’altra signora in procinto di uscire ed anche Lei, una volta visto l’orango, si blocca. Lo guarda sorpresa e mi guarda come chiedendo conferma, se la sua visione sia corretta.
I nostri sguardi trovano corrispondenza e riflettono incredulità, ma anche il desiderio di sapere il da farsi! Si chiama la polizia? Potrebbe essere pericoloso?

Ed ecco ora so che è stato un sogno! Si un sogno di quelli che uno giudica, mentre sono in corso veri, come, se uno stesse vivendo, dormendo, un’altra esistenza e nel lento risveglio fosse riportato in questa, recando, dentro di sè, ciò che è capitato nella vita parallela.

Faccio colazione e comunico il mio sogno ad un amico.

Per l’intera giornata il ricordo mi compare di tanto in tanto ed anzi si aggiunge una vecchia memoria.

Tanti e tanti anni fa, per godere dell’atmosfera natalizia, ero stata a Berlino alla ricerca di un Natale bianco, ma anche di un clima di Natale non commerciale, ma che rievocasse l’atmosfera carica del calore del Natale e della sua magia.

Arrivata a Berlino il cielo era ancora luminoso, di quel sole tipico dell’inverno che sboccia e risiede nell’aria nitida che vi è talvolta e che tinge gli edifici di ora in ora, ponendo in evidenza, in modo differente, alcune porzioni di essi e la natura par divenire di un colore quasi pastello.

La mattina del Natale, invece, non vi era il sole, ma i rumori erano tutti pacati ed ovattati al risveglio. Corsi alla finestra e la neve fioccava. Era un vero Natale bianco. Una volta, dopo essere andata alla ricerca di una Chiesa coi canti tradizionali, l’incenso e l’acqua benedetta aspersa nelle sue navate, che donano una sensazione mistica all’anima e alla ricerca di una liturgia antica, mi diressi, vagando, per la città e facendo freddo mi ritrovai allo zoo di Berlino, uno dei pochi posti aperti in tale giornata.

Magnifico fu vedere il laghetto ghiacciato coi fenicotteri rosati che parvero ancor più delicati in quell’atmosfera ammantata. I fenicotteri parevano delicate ballerine della natura, dalle esili e lunghe zampe e col corpo ricoperto dal tutù rosa…

Tutti gli animali si rifugiavano all’interno delle loro tristi gabbie.

Camminando mi ritrovai, al chiuso, dove vi erano gli orango: in uno spazio ampio con un lungo corridoio e su quella particolare promenade tanti di loro in singole celle. Enormi figure, molti a sedere, fra la paglia, a gambe incrociate, alcuni di loro con una copertina appoggiata sulle spalle ed le braccia ricadenti sulle cosce delle gambe incrociate e il pollice e l’indice delle mani chiuso, congiunto come se fossero pronti a far meditazione e mentre passavi ti guardavano e tu guardavi loro. Oranghi meditativi dai grandi occhi che ti fissavano! Si uno sguardo umano, veramente umano, ma mancava un qualcosa di umano: la profondità dello sguardo, dell’occhio quella che rivela un’intensità della vita, del vissuto e la vivacità dell’intelligenza pronta, creativa.

Non mi rispecchiavo in loro e a tutt’oggi non credo che l’uomo discenda dalle scimmiee. Fra l’altro seppur si spulciavano l’un l’altro, nessuno era in grado di comunicare pensieri, emozioni all’altro, far uso di un linguaggio articolato, complesso forense di poliedriche possibilità di entrare in sintonia con sé stessi e con chi avevano vicino… Ci stiamo, pensavo tra me e me, semmai riducendo noi a riprodurli perdendo il "Verbo"… Se pur simili, diversi.

Ma tutto questo dire, scrivere perché? Forse perché vi è da presentare il libro di Luciano Arcella: "L’uomo: un accidente culturale", Mimesis edizioni.

La psiche pensando a cosa dire del libro ha preso il sopravvento…

Vi presenteremo oggi il video con Luciano Arcella che parlerà della sua ultima opera. Si legge dal retro di copertina: La tecnica, quale espressione distintiva dell'uomo ed elemento essenziale per la sua costituzione, è la linea guida di una ricerca, che considera il carattere occasionale quanto instabile di questa singolare espressione dell'esistenza. Che si formò in un tempo estremamente breve in relazione al sorgere dell'universo, e che in un tempo ancora più breve potrà giungere a una conclusione, non drammatica, in quanto difficilmente percepibile dal suo stesso protagonista. Se il passaggio da una forma non ancora umana all'homo sapiens poté essere determinato in maniera alquanto approssimativa, sarà ancor più problematico il riconoscimento di uno stadio in cui, con la perdita di alcuni elementi, ci si troverà oltre la forma del sapiens, che già nella sua attuale epiclesi potrebbe qualificarsi come homo democraticus. Il quale, ancor più padrone della tecnica, onde porre rimedio alle carenze naturali, potrebbe esprimersi in una nuova forma, in grado recuperare, al di là dell'umano, una naturalità perduta.

Attualmente, Luciano Arcella, oltre a essere autore di vari saggi di filosofia (soprattutto riferiti a Nietzsche), antropologia e storia, insegna Filosofia alla Universidad del Valle di Cali (Colombia) e dirige il gruppo Teatro Inactual Univalle, da lui fondato una decina d’anni or sono, con il quale ha messo in scena una serie di suoi lavori ispirati da tematiche filosofiche.

Vi porgiamo il video da riflettere e vagliare attentamente. Come dice sia nel libro che nel video Arcella si sente un contemporaneo e non credente, come noi replichiamo sia nel video che nello scritto il mondo di Eumeswil accoglie, essendo un’associazione culturale, che invita alla formazione del pensiero libero e non unico, persone che possono credere o meno, ma il nucleo portante del mondo di Eumeswil è credente pertanto è stato ancor più interessante questo incontro che si è svolto, in modo tranquillo e piacevole, perché amando gli stessi autori sia Arcella e sia noi, per un diverso sentire spirituale, li interpretiamo in modo differente e pertanto questo video è stato ancor più che con altri, un invito a chiederci in maniera più profonda del perché delle proprie convinzioni e visioni.

Interrogarsi fa sempre bene e trovare, imbattersi in persone con prospettive di vita diverse, aiuta a comprendere perché uno giunge a maturare a prestar fede in ciò in cui crede e diviene motore trainante della propria esistenza.

Il mondo di Eumeswil opera oramai da un trentennio e abbiamo invitato tanti, tantissimi jungheriani, traduttori, studiosi ed ognuno ci ha offerto la propria interpretazione dell’autore in questione, la propria visione di Ernst Jünger. Anche Luciano Arcella ci ha proposto uno Jünger inatteso, in quanto concepito in modo originale, lo Jünger de "Il trattato del Ribelle" che noi consideriamo come "colui che passa al bosco" dalla tradizione letterale del titolo lui lo nomina come "il predatore". Vi invitiamo pertanto ad ascoltare con vivo interesse il video e a leggere la sua opera per rivalutare da soli il libro in questione ed il senso che voi stessi date non solo al saggio, ma al "Ribelle".

Questo incontro è utilissimo per rimettersi in gioco, in discussione, per rivalutare le proprie convinzioni mutarle o radicarle, ma chiedendosi nuovamente il perché si hanno da dove hanno origine e dove ci guidano. È un cercare di prendere coscienza di ciò che incarniamo con il nostro essere ed agire e cercare, non vivere in modo inconsapevole, ma anzi dare testimonianza del proprio modo di credere affinché un proprio e vivo stile esistenziale possa nascere, fiorire ed operare da ciascuno di noi. Essere fedeli anche al proprio credere affinché tra il dire ed il fare non esista più uno spartiacque, ma una via consapevole di essere e stare nel mondo.

Nell’ultima parte del video si parlerà di Nietzsche e del suo amore per la sua "Musa" Lou von Salomé. La vedete anche voi come viene dipinta da Arcella? Vi è un interessante ed avvincente espistolario da leggere tra i due grandi pensatori che hanno caratterizzato il ‘900…

Andarlo a riguardare ne varrebbe la pena …

E voi vedete l’arte come la descrive Stefano Arcella sul finale del video? Sicuramente è gioia l’arte, la vita fluisce con nuova energia, un flusso che irradia la vita animandola, ma non solo. Anche qui un’altra descrizione di noi del mondo di Eumeswil perché le esperienze della vita, con la cultura, si uniscono e ci trasformano, ci sono momenti in cui le due realtà si intersecano e paiono divenire un’unica strada.

Di recente, ad Aquileia piccola cittadina in Friuli. La Chiesa più importante, madre di Aquileia ha origini apostoliche. Qui San Marco inviato da San Pietro a evangelizzare la città, consacra Sant'Ermagora primo Vescovo di Aquileia. La Basilica è il più antico edificio di culto cristiano dell'Italia Nord-Orientale. Nonostante i vari interventi posteriori, la Basilica di Aquileia mantiene le forme dell'XI secolo. Vi è un pavimento in mosaico e si respira il passato, la storia. L’ampiezza, l’altezza del luogo non ci fanno sentire piccoli, piccoli, ma a proprio agio e contribuiscono a creare uno stato di quiete ed armonia interiore. Si avverte di essere in un luogo dove sono stati studiate nei dettagli le proporzioni fra ogni singola parte che costituisce l’intera Basilica.

È sera un concerto ha luogo! Un concerto d’organo con voci bianche e di donne che cantano un ampio repertorio di musica sacra. Lo spazio Basilicata e lo spazio sonoro si sono uniti e agiscono all’unisono su di me. Nell’ascolto attento un prodigio si è compiuto, ascoltando si era presenti, ma pure innalzati in una nube mistica. Dall’alto una potenza evocata è discesa. È lì a metà strada un incontro è avvenuto. Tra Cielo e Terra. In un apparente normalità, il mondo superiore, ha presenziato è stato richiamato è ha risposto all’appello richiamando, il presente umano verso di Lui. Cosa è successo esattamente impossibile a dirsi a parole. È aver varcato uno spazio dove qualsiasi miracolo poteva accadere. È un sentirsi trasfigurare. È un acquisire certezze che vi è una Realtà a noi sconosciuta da vivere e dove potersi recare. Ed ecco che attraverso l’arte, l’architettura espressa per certi luoghi, la musica sacra l’uomo ha la possibilità di vivere ed accedere a nuova vita o almeno averne il sentore. Ecco un altro senso che l’arte può donare quando è tesa verso la trascendenza, l’Eternità e si desidera rendere omaggio e ricordo all’ imperituro…

(VIDEO) "L'uomo un accidente culturale" - con Luciano Arcella

 

Leggi anche: Associazione Eumeswil


 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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