Il silenzio del cosmo, il disagio della civiltà tra natura e cultura
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Ven, Apr

Il silenzio del cosmo, il disagio della civiltà tra natura e cultura

Il senso della vita
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Il silenzio del cosmo
Il silenzio del cosmo

 

Le piazze, luoghi di gran fascino nei paesi, borghi e cittadine erano e sono luoghi di incontro. Chi ha la possibilità di camminare soprattutto nel nostro bel Sud Italia ha il piacere di soffermarsi a guardare anziani addetti al chiacchiericcio mentre fumano, sfogliano un giornale, giocano a carte, a dama.

I bimbi, nella bella stagione, giocano insieme e le donne conversano con visi seri e talvolta sprazzi di sorriso illuminano il loro volto tinto più dal colore sovrapposto sulla pelle che per un essere radiose, brillanti interiormente.

Chi vive in centri più vasti si reca spesso presso i grandi centri commerciali che hanno preso il posto delle piazze, dove i suoni sono forti e pungenti come spesso gli odori. Il clima che si respira, per chi non ha comunanza coi luoghi, è di dispersione di se stessi, di sonno, di spaesamento e di luogo artificiale dove l’essere umano si aggira in modo meccanico per comprare, per gettare quel l’impulso dettato dalla società dei consumi e rendersi contento -nell’appartamento - di avere un oggetto brama dei suoi desideri. Un oggetto che spesso verrà riposto insieme ad altri oggetti che non hanno un reale significato, se non per un mondo che ricompensa "a livello esteriore", ma che raramente apporta un reale significato interiore.

Ero ragazzina, e di tanto in tanto, ai tempi del liceo, fuggivo a Milano, città cosmopolita, per incontrare i miei conoscenti fotomodelli, indossatori. Bellissimi. Loro sfilavano a Milano, Parigi, Tokyo. Le loro foto erano ritratte su Vogue, erano i protagonisti che davano vita alle marche della moda, sulle passerelle e sui giornali in… Tra questi modelli venni a conoscenza di un essere che era un misto tra una gazzella ed una pantera nera! Alto, affusolato, snello, leggero, elegante, fiero. Lineamenti ben disegnati in volto. Occhi profondi, scintillanti, sorriso aperto, schietto. Non solo era indossatore e fotomodello, ma anche ballerino, il corpo si moveva elegantemente, agilmente. Fu così che per del tempo lo segui insieme altri modelli nelle varie circostanze. Se con gli altri si rimaneva ai margini di una conversazione superficiale con la gazzella fiera, elegante si instaurò un parlare vero, che proveniva dalla profondità dell’essere e non era per mostrarsi e cerca re di essere meglio di quanto in realtà si fosse, ma era un parlare del cuore dove si percepisce di essere nella verità di un umano. Fu così che quando rientravo nella mia città natia si discorreva al telefono la sera. Pur essendo bellissimo, pur avendo mille possibilità ed opportunità, si sentiva solo. Gli mancavano contatti veri e producenti. Mi raccontava anche che nonostante vivesse in una bellissima casa sentiva la nostalgia del cielo stellato, delle enormi distese del verde, di odori e sapori genuini, di un ridere insieme agli altri sincero per comunanza, ma privo, per fortuna, di interessi e secondi fini. E fu così,forse mossa da ciò che mi raccontava, narrava, che un giorno avverti anch’io nella mia comoda casa un senso di soffocamento, di stare rinchiusa in una scatola e che la mia vera casa era rappresentata dal suolo della terra, madre, il mio naturale giaciglio e il cielo, il firmamento, mio Padre, la mia coperta stellare e luminosa. Scoccò come una scintilla nel guardare e percepire il mondo della natura, delle sue forme mutevoli, come essere sempre alla ricerca di un nuovo messaggio da ricevere inviato per risvegliare ed armonizzare l’essere, farlo sentire vegeto, vivo, sereno. Riaccorgersi dell’equilibrio che viene offerto dall’osservazione del verde, del mare, avvertire i cicli, i mutamenti come cose del tutto naturali e non assalti di "sfiga" come si è predisposti a credere vivendo isolati dal mondo naturale. Di come la vita è insita in un contesto più ampio - a cui volente o nolente - è sottoposta anche se, la vita artificiale, ci rende dimentichi. Una donna, se presta attenzione, può anche notare come il suo ciclo mestruale è associato alla lunazione e come talvolta, una luna piena ed il ciclo che sgorga, la rendano nervosa come una iena. Chi vive nelle piccole isole avverte di più l’influsso della luna sulle maree, sui litigi che irrompono improvvisi, su uno stato emotivo di agitazione e nervosismo, di sonno talvolta scarso, talvolta nervoso, sul far della luna piena.

Eppure ad un ricercatore spirituale, ad un avventuriero dello spirito la natura oltre ad immagini poetiche, di infinita bellezza, talvolta infinita paura, fa presagire una presenza impalpabile, un qualcosa di altro difficile da comunicare. È quasi un attesa di un prodigio, diviene un porsi in ascolto, è un ridestarsi dell’attenzione.

L’alba, il meriggio, il tramonto, il crepuscolo, la notte, su una spiaggia, in pineta, al bosco ne segnano il climax, l’apoteosi. Non è un caso che fin dalle notti dei tempi scrittori, filosofi, artisti e scienziati vi abbiano prestato attenzione. I simboli, le metafore, le allegorie son diventate parole di verità in alcuni momenti e stati mentali espansi. Si potrebbe dire che il rapporto intimo con la natura possa essere una chiave d’accesso verso l’ignoto. Ecco che il mondo delle fiabe, delle parabole acquista una valenza nuova. Non è un caso che le cattedrali dello spirito ricordino i boschi, le cripte: le caverne. Non è un caso che i decori delle colonne son simili agli interni di alcuni luoghi cavi. Ernst Jünger, "cacciatore sottile" così ci narra:

La Zinnia

Überlingen
Ci sono ricchezze che entrano come doni nella nostra vita. Un bel giorno ce le troviamo dinanzi come immagini che si dispiegano nella zona dell’invisibile, ed ecco, ci vengono affidate, sono nostra proprietà. Così mi accadde anche con la zinnia, un fiore che pochi anni fa venne trapiantato e acclimatato nei nostri giardini.

Accanto ai pregi che il giardiniere potrebbe decantare descrivendola, questa pianta possiede altri meriti straordinari. Ciò che in essa più sorprende è l’adattabilità con cui si pone a servizio dei colori, fungendo da termine medio e pietra di paragone. Non soltanto essa dà luogo, come gli altri fiori dei nostri giardini, ad una ricca scala di tonalità pure, ma per giunta possiede una dote unica nel suo genere, in quanto ci permette di sviluppare, secondo diverse chiavi di lettura, un’intera serie di simili scale. I suoi fiori sembrano ritagliati e confezionati da materie assai diverse l’una dall’altra: dall’avorio, da pelli sottili, dal velluto o dal metallo fuso. A ciò corrisponde la grande abbondanza dei pigmenti riversati sui suoi petali come polvere di gessi multicolori o di inchiostri di china variopinti, ma anche come colori a olio o a tempera, o colori metallizzati, e tutto ciò con numerose forme di compenetrazione e di miscuglio.

Ancor più intenso è l’effetto suscitato dalla colorazione della parte inferiore del calice, la quale spesso diviene visibile poiché ciascuno dei piccoli petali tende un pò a curvarsi accartocciandosi. In altri casi, la colorazione scorre lungo il bordo della parte superiore del calice, come inchiostro di china sopra un margine umido. I portainnesto fanno apparire magicamente, mediante armonia o mediante contrasto, magnifici modelli di varie combinazioni. Bellissimo è questo, per esempio: il colore del fiore è, nell’insieme, di un intenso rosso vellutato ma con riflessi come di vernice dorata, mentre i singoli petali, convessi come tegole, hanno ciascuno una bordatura d’oro chiaro. Nel mezzo, un residuo di stami ancora inalterati forma una testa dorata. Questo modello si ripete in varietà di colore marrone scuro, nero, rosso scarlatto e rosso mattone; i colori spiccano su uno sfondo ora liscio e brillante come porcellana, ora tenero e soffice.

Questi fiori destano l’impressione più profonda là dove essi imitano i colori dei metalli incandescenti: ciò avviene soprattutto in quella specie che si allungano a bulbo. Certo, manca ad esse la tinta vivida e sfacciata, quasi affine ai colori dei fuochi d’artificio, che contraddistingue alcuni giacinti e in particolare la cniphofia, ma proprio per questo s’imprimono in esse le ultime forme dell’ ardore, quelle in cui il calore prevale sulla luce. Sembra poi che un fumo pieno di scintille stia tremolando intorno alle loro corolle, oppure che ne esca il variopinto ardore senza fiamma di nuclei metallici appena fusi. In molteplici varietà appare, come idea dominante, il colore del ferro di fonderia che si sta raffreddando lentamente, mentre le tinte chiare che bordano i margini si fanno, in anelli concentrici, sempre più scure. Simili visioni suscitano una gioia vivace e quasi dolorosa, mentre il rovente contatto rammenta al cuore la sua parentela con la terra.

Come vedo, la zinnia dispiega la sua bellezza financo nei più piccoli giardini, pur senza la gloria che accompagna il tulipano. È un peccato che Brookes non l’abbia conosciuta; nel suo Gaudio terreno in Dio le avrebbe riservato un’aiuola imperitura. Quando si scorge un nuovo fiore, si comprende il capriccio di quel despota che offriva un premio a chi inventasse un nuovo piacere. Si acquista anche la capacità di rappresentare mediante immagini l’inesausta fecondità del mondo, se si pensa che forse tutta questa magnificenza ha origine da un pizzico di granelli contenuti in una semplice bustina di carta. Ma subito si spargono sulla terra i suoi nuovi colori, diffusi all’interno come da un getto di scintille.

E allora, forse, proprio per questo, in taluni che avvertono, nel proprio interno, un pizzico di provenienza stellare, nasce l’ardente desiderio commisto a paura nel non voler modificare, in modo insensato e senza conoscenza, quel che uno sente abbia un’apparenza ad un mondo superiore già perfetto in se stesso e che se lasciato sviluppare, una volta trapassata la porta della morte, può portare nei territori dell’immortalità già dati in dote con la nascita; hanno solo bisogno di svilupparsi così come i semi dei fiori.

Ecco allora che si spiega la necessità di una corretta ecologia dello spirito dell’uomo e dell’ambiente.

Oggi con noi nel video: Eduardo Zarelli ci parlerà con grinta, enfasi ed entusiasmo di: Il silenzio del cosmo. Ecologia ed ecologismi a cura di G.R.E.C.E Italia Aa. Vv. Edizioni Arktos. Rivendicato o stigmatizzato negli ultimi secoli da frange politiche opposte e contrapposte, oggi l’ ecologismo torna alla ribalta, in sincrono con la crisi ambientale e l’indebolimento dei vangeli capitalisti di crescita infinita. D’altronde, più che di "destra" o di "sinistra", l’ecologismo è tanto conservatore, poiché preserva il patrimonio naturale, quanto rivoluzionario, proponendo un cambiamento di paradigma radicale rispetto a quello dominante.

Per questo motivo, essere ecologisti significa battersi non solo per l’ambiente, ma anche per la pluralità dei popoli contro il liberalismo che li livella tutti, proponendo una "visione del mondo" antica e nuova, in cui ogni essere è connesso con il Tutto di cui fa parte, in un intreccio che lega storie e luoghi, civiltà e paesaggi.

Ecco perché, più occuparsi di cronaca o dei dibattiti politici legati all’attualità, questo libro fa il punto sulle idee in grado di generare un "ecologismo integrale", capace di porre nuovi valori che, nel cuore notturno della post-modernità, si mettano di nuovo in ascolto del "silenzio del cosmo".

Eduardo Zarelli: docente, saggista e pubblicista. Sostenitore di correnti quali comunitarismo, filosofia perenne, l’ecologia integrale, dal 1989 è animatore della Arianna editrice, che propone tematiche legate a scelte di vita e di cultura fuori da schemi e confini ideologici. E’ autore di "Un mondo di differenze. Il localismo tra comunità e società".

(VIDEO) "Il silenzio del cosmo, il disagio della civiltà tra natura e cultura" - con Eduardo Zarelli

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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