Spaghetti aglio, olio e peperoncino
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Gio, Mag

Spaghetti aglio, olio e peperoncino

Il senso della vita
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Spaghetti aglio, olio e peperoncino
Spaghetti aglio, olio e peperoncino

 

Come è bello star insieme. Ancor più bello è stare in compagnia reciproca facendo cose congiuntamente; è l’unico modo per conoscerci grazie alle differenze che si scorgono nell’agire unitamente. Ognuno ha un proprio modo di fare le cose e accostarsi a queste e compierle. Lavorando con altri è cercar di far musica col mondo.

Cosa che unisce tanto le persone è la buona tavola. Non è un caso che fin dalla notte dei tempi, alla mensa, si siano stabilite le faccende importanti e fatte dichiarazioni di ogni tipo: non solo le galanti... dando sfoggio del galateo...

Dal modo di mangiare, stare a tavola, stare a sedere, dal bere, dalle scelte sui cibi possiamo mostrarci e comprendere chi abbiamo di fronte! Il goloso, lo schizzinoso, l’ igienista…

Dimmi come mangi e ti dirò chi sei! Non solo attraverso l’alimentazione si può percepire la filosofia di pensiero che si accosta al commensale, ma anche come è composto! Chi mangia un verme, è un verme! A dirlo Pitagora! Un cibo, infatti, ha delle energie, non solo che producono chilo calorie, ma anche "un qualcosa d’altro" che ha effetto sul nostro essere. Non solo il pollame, la carne bianca, ad esempio, che i dietologi ci invitano ad assumere più volte alla settimana, andrebbe evitata perché questi animali vengono allevati "a batterie" non nell'aia e riempiti di ormoni per crescere veloci, ma perché al contempo sono animali pavidi e perciò ci trasmettono paura e vi è gia troppa paura nell'aria di tutto.

Per gli appassionati della carne, la selvaggina è uno degli alimenti migliori, animali ancor liberi e spesso furbi! Al giorno d’oggi l’astuzia non è mai troppa, in un mondo di scaltri!

Ma se gli insetti oramai, come ha accettato la comunità europea, arrivano sulle nostre mense, ci chiediamo se i DDT verranno vietati o se saranno il mezzo attraverso cui faranno fuori ciò che fanno allevare a scopo alimentare!

Già in passato un grido si era levato in alto, da parte dei primi ambientalisti, quando attraverso l’utilizzo di vari tipi di spray, " la primavera era diventata silenziosa"!
Da leggersi il libro di Rachael Carson del 1962. Il libro è comunemente ritenuto una sorta di manifesto antesignano del movimento ambientalista e descrive con tanto di ricerche e analisi scientifiche i danni irreversibili del DDT e dei fitofarmaci in genere sia sull'ambiente che sugli esseri umani. Il libro è dedicato "...ad Albert Schweitzer che disse: L'uomo ha perduto la capacità di prevenire e prevedere. Andrà a finire che distruggerà la Terra"…

La catena biologica normale ha subito una lesione, un danno permanente.

Eppure il mangiare ha da sempre unito le persone.

Una celebre pellicola, come Il pranzo di Babett, lo mette a bella vista.

Mangiare ci lega alla cultura e alla tradizione di un popolo, di una terra.

Vi è una cultura del mangiare, non solo della preparazione dei cibi, ma dei modi di assumerli. In alcuni luoghi del medio oriente, oriente, Africa, il cibo è portato alla bocca con le mani, il piatto è in comune, in alcuni luoghi e posto al centro di dove si trovano a sedere i commensali!

Sicuramente il cibarsi è un’esperienza dei sensi. Tutti i sensi sono impegnati a gustare il cibo, alcuni ancor prima che giunga la pietanza al tavolo.

L’olfatto e l’udito possono essere ridestati, in attesa di mangiare, se uno si trova, nei pressi di dove il pasto è cucinato!

Il cibo ci mette anche in contatto con l’abbondanza del mondo e nella varietà di prodotti che esistono sul pianeta Terra.

I prodotti agricoli ci ricordano la stagionalità, la ciclicità, in un paese come l’Italia, ma ci riportano alla mente anche l’abbondanza di Dio che ha la facoltà di moltiplicare i pani ed i pesci, ma anche di farsi pane e vino per gli uomini.

Il cibo ci ricorda anche la sovrabbondanza che è quella che consente, a chi si affida a Dio, di avere ogni giorno ciò che gli è sufficiente per vivere Bene.

E per queste e molte altre ragioni e perché col cibo si incontra una cultura del mondo e dell’universo, che fin da quando esiste il mondo di Eumeswil, fra le nostre attività vi è sempre stata la scuola di cucina. I nostri corsi sono stati fatti presso le nostri sedi e sedi esterne: i quartieri, case private, altre istituzioni.

Il mangiare bene, la scelta dei prodotti, lo stare insieme, il dedicare tempo alla cucina e al mangiare lo reputiamo fondamentale.

Non è un caso che al termine di ogni nostro video in presenza di ospiti, presso il nostro centro studi, vi sia un aperitivo o cena light.

Ed è per questo che oggi vi proponiamo un piatto di un semplice, che più semplice non si può: spaghetti aglio olio e peperoncino! Occhio però: il calore medio dell’olio non è così semplice da mantenere, far rosolare l’aglio, per bene senza bruciarlo, richiede attenzione, così come la cottura dello spaghetto!

I vermicelli per ora gli evitiamo… ma insieme a questo primo video, vi informiamo anche che riapriamo i nostri corsi di cucina per grandi e piccini! I bimbi son ben, ben graditi!

Dimenticavamo la disinvoltura e altra dote che non deve mai mancare insieme alla cura e all’amore per chi prepara i cibi e per chi gli assapora da solo o insieme agli altri. Ed ora lasciamo parlare Ernst Jünger:

Frutti di mare

Napoli

Da qualche settimana mi sono stabilito qui, in veste di “ dottore pescatore”, come il popolo usa chiamare gli studiosi di zoologia che lavorano nei locali dell’acquario. È un luogo fresco, che ha in sé qualcosa del convento; giorno e notte, acqua dolce e acqua salata sgorgano in grandi bacini di vetro nel mezzo di un parco che si estende fino al mare. Sollevando lo sguardo oltre il tavolo di lavoro, l’occhio riposa su Castel dell’Ovo che gli Hohenstaufen innalzarono, rocca emergente dall’acqua; più oltre, in mezzo al golfo, si adagia, ricordando con la sua forma una chiocciola allungata fuori dal guscio, la bella Capri, dove un tempo abitò Tiberio con le sue spintrie.

A Napoli sono vissuti molti tra i miei preferiti, diversi l’uno dall’altro, come Ruggero il Normanno, l’abate Galiani, re Gioachino Murat che in battaglia portava le sue decorazioni perché il nemico potesse meglio sparare su lui, e insieme con lui Fröhlich che con i suoi Quarant’anni di vita di un morto scrisse uno dei più divertenti libri di memorie. Anche il sontuoso burgundo de Brosses e il cavaliere de Seingalt sanno narrare di ore squisite qui vissute da loro.

Dedico la mia attenzione a un piccolo calamaro loligo media e che ogni mattina mi incanta di nuovo con la bellezza del suo multicolore canto del cigno; esso lo combina mediante una fluente scala di toni bruni, gialli, violetti e purpurei. Amo in lui particolarmente un prezioso impallidire, una stanchezza nervosa che nasconde i preparativi di nuove, inaudite sorprese. Questa magnificenza si annulla subito nella morte; si spegne come nubi infiammate che si sciolgono in umidità, e soltanto gli anelli di cupo verde aureo che contornano di smalto i grandi occhi danno ancora un bagliore come di arcobaleno. Sul suo corpo, grande una spanna, la vita suona la sua inebriante melodia, lo colma della sua sovrabbondanza e lo abbandona come un’amante crudele. Dopo tanto splendore, ciò che resta è come una pallida larva, come il cartoccio bruciato di un aureo fuoco d’artificio.

D’altronde, a questo essere, come pure a suo fratello, il grande calamaro, e come a suo cugino, il polpo dai lunghi tentacoli, e alla seppia dai cangianti riflessi madreperlacei, si attribuisce da queste parti un alto valore gastronomico. Per usare ogni possibile mezzo di conoscenza al fine di penetrare meglio la sua realtà, me lo sono fatto servire a tavola arrostito, da vero buongustaio, accompagnato da vino bianco di Capri. Mi comparve dinanzi trasformato in un piatto di anelli delicatamente rosolati nell’olio, presso i quali era posata la testa dalle dieci braccia simile alla chiusa fioritura di un giglio di mare o al frammento di una figuretta mitologica. Quel che subito avevo intuito si confermò: l’armonia segreta che si nasconde in tutte le qualità di un essere diveniva palese anche al senso del gusto, ed anche se avessi mangiato con gli occhi bendati mi sarebbe stato possibile collocare nel sistema zoologico, con sufficiente sicurezza, l’origine di quel boccone. Ciò che là si avvertiva non era crostaceo e neppure pesce, piuttosto qualcosa come l’ostrica o la lumaca, ma dotato di qualità nettamente distinta, come si addice a una razza antichissima. Di sicuro, tale gusto non può mancare nella bouillabaisse, quella densa zuppa marsigliese in cui i migliori frutti del Mediterraneo sono uniti in un mazzo e conditi con zafferano.

Ogni pomeriggio, un inserviente raccoglie le schede in cui si annota quale "materiale" si desidero vedere. Dietro quell’arida parola si nasconde qualcosa di molto prezioso, poiché qui, sotto la maschera di denominazioni latine di specie e di generi, ci si può abbandonare a smodate cupidigie; non so se l’amabile professor Dohr sarebbe entusiasta, qualora scoprisse che specie di parassita si è insinuato nelle celle del suo alveare scientifico. La pura contemplazione della vita nelle sue forme procura un godimento grazie al quale le ore fuggono via come attimi. Lo spirito divaga in campi ove la sovrabbondanza suscita spavento, e si fa simile ad un viaggiatore il quale si perda in arcipelaghi da cui nessuna bussola lo porterà più fuori.

Perciò, lo scrivere queste schede possiede in sé un incanto che ricorda i bigliettini dei desideri ai quali i bimbi affidano i loro sogni nell’imminenza del Natale. Il piroscafo dell’Istituto è già in viaggio prima che spunti il giorno, e nelle ore antimeridiane la preda, in recipienti di vetro e in vasi piatti, è portata nei posti di lavoro. Con sottili retine simili a zanzariere è pescata la vita che si agita nell’acqua, l’elemento nascosto nei flutti del golfo, il quale è simile a una ricca e immensa zuppiera - un mondo di vitrei filamenti, bacchette e piccole sfere. Gli strascini, con pesanti staffe di ferro, hanno rasato i tappeti di alghe e si sono riempiti fino a scoppiare della molteplice vita che si ama e si dà la caccia vicendevolmente su questi pascoli multicolori. E dentro ci si trova sempre qualcosa di particolare, qualcosa che, come la punta colorata dell’albero di Natale, si vede sempre per la prima volta - un anellide scarlatto che si contorce come un drago dipinto sulle porcellane cinesi, una fragile crinoidea dai raggi sottili di color giallo zafferano, un granchiolino trasparente che abita in una botticella di gelatina, il cinto di Venere nel cui corpo cristallino oscilla il barlume di uno scintillio verde violetto, o un uovo di squalo in cui si vede assopito l’embrione vivente come in cuscino di corno trasparente a guisa di vetro. Queste e altre cose pendono dai lacci delle reti quando si sollevano.

Quel che di segreti un mare del Sud nasconde è d’inesauribile incanto per gli occhi nordici, abituati a pallidi bagliori. Anche i colori degli animali terrestri, come gli insetti, nei paesi caldi acquistano in ricchezza e varietà. Divengono più vividi, più metallici, danno più rilievo al contrasto negli accostamenti, si fanno più provocanti. Ma soltanto il mare dà ai suoi abitanti quella giocosa è libera eleganza e morbidezza di toni, l’iridescente è mossa fluorescenza dei vetri antichi, la mirabile tenerezza e intimità dell’effimero. Sono colori di sogno, e appartengono piuttosto alla notte che al giorno; ad essi occorre la protezione dell’abuso turchino. A volte, con le loro intense macchie di color viola o rosso scuro ardenti in una carne simile a delicate grane di porcellana bianca, rosa o giallastra, ricordano certe orchidee, come la stanhopea, e ciò non è strano, poiché anche queste cercano proprio l’uniforme notte delle più fitte foreste, distillante vapori di color verde scuro. C’è del meraviglioso nel fatto che tale splendore sia destinato ad animare proprio le più delicate e umide forme di vita, e perciò esso traluce dall’organo più prezioso e vulnerabile del corpo umano, ossia dall’occhio.

Una simile stanza di lavoro, in cui la vita è raccolta in forme, reclama il confronto con il laboratorio di un orologiaio, dove grandi e piccole lancette camminano su centinaia di quadranti variamente colorati. L’occhio scorge un congegno straordinariamente ricco di significati, su qualunque delle ruote posi lo sguardo, sull’ombrello della medusa che si apre e si chiude al ritmo del respiro, o sulla minuscola vescicola nel corpo di un animale unicellulare che pulsa ritmicamente come il battito di un cuore.

Ciascuno di questi pendoli, sia lunga o breve la sua traiettoria, giunto a metà dell’ oscillazione vibra nel punto che è il centro di tutti i tempi. Perciò l’essere circondati dal ticchettio degli orologi della vita genera un senso di sicurezza; e io condivido il gusto del principe di Ligne, di quell’ amabile cavaliere e guerriero di razza, che progettava e costruiva i suoi castelli, dai comignoli frementi ad ogni batter d’ali di colombi in volo, collocandoli in mezzo si vasti parchi, con boschetti pieni di nidiate, pascoli fittamente popolati, aiuole fiorite brulicanti d’api e di farfalle, stagni il cui specchio tremolasse di continuo al guizzare delle grasse, scattanti carpe.

Allora si può dire davvero di essere circondati dalle metafore delle vita, come da sentinelle.

(VIDEO) Corso di Cucina: Spaghetti agli, olio e peperoncino

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

 

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