Pianeta Poesia 2023. La kitchen poesia al tempo del collasso del linguaggio poetico
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Gio, Mag

Pianeta Poesia 2023. La kitchen poesia al tempo del collasso del linguaggio poetico

Il senso della vita
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Pianeta Poesia 2023. La kitchen poesia al tempo del collasso del linguaggio poetico
Pianeta Poesia 2023. La kitchen poesia al tempo del collasso del linguaggio poetico

 

I nostri messaggi settimanali vi raggiungono in vari modi: tramite whatsapp, mail e contengono di norma uno scritto del mondo di Eumeswil ed un video con un collaboratore su un tema determinato oppure ospita uno scritto sempre di un collaboratore esterno.

Questi scritti divengono poi un articolo con video o allegato che vengono poi pubblicati sul giornale online con il quale abbiamo il piacere di collaborare: "ilCentroTirreno.it", i video vengono postati sul nostro canale YouTube e rumble ad hanno anche una loro vita autonoma…

Talvolta alcuni che ricevono i nostri comunicati entrano in contatto diretto con noi e si stabilisce un dialogo che spesso diviene foriero di ricchi scambi…

Ad una nostra mail, ci rispose in modo vivo e cortese, Giorgio Linguaglossa proponendoci una poesia di una autrice contemporanea ed un suo scritto in merito. Al messaggio successivo ci inviò un saggio di un filosofo contemporaneo sulla morte del simbolico… Come mondo di Eumeswil dovevamo andare a Roma per realizzare alcuni video e proponemmo a Giorgio Linguaglossa di incontrarci personalmente per conoscerci de visu e meglio apprendere e parlare su quanto ci proponeva nei suoi messaggi! Ed il video che vi proponiamo nasce proprio dal nostro incontro. Il video non è completo perché la seconda parte del contenuto sarà affrontata nel prossimo incontro con voi.

Il luogo di scambio a Roma è stato presso il caffè letterario Mangiaparole. Al nostro incontro presso tale Caffè letterario oltre a Giorgio Linguaglossa vi erano presenti Marie Laure Colasson e Letizia Leone. Il video che vi presentiamo si intitola: "Pianeta Poesia 2023. La kitchen poesia al tempo del collasso del linguaggio poetico".

Come avranno modo di spiegare i tre ospiti, nel corso del video, il nostro mondo pare stia collassando e sia troppo pieno di tutto…

Questi poeti insieme ad altri danno vita ad una rivista trimestrale: "Il mangiaparole": trimestrale di poesia, critica e contemporaneistica edizioni: progetto cultura e sempre per la medesima casa editrice pubblicano una antologia di poesia contemporanea denominata "Poetry Kitchen" e dal retro di copertina del loro volume antologico così si legge:

"La poesia ha finalmente fatto ingresso in cucina, ha lasciato i salotti degli intellettuali e gli androni con le colonne neoclassiche delle abitazioni borghesi e si è introdotta in cucina. Il mondo è diventato un gigantesco "ready made". Il fare kitchen è in rapporto convenevole con gli ingredienti che troviamo nella dispensa: qualsiasi "real object" può essere "ready made" e può diventare arte. Ciò che Lyotard chiamava il "sublime tecnologico" potremmo tradurlo con il nostro linguaggio come "poiesis kitchen".

La fine della metafisica ci pone davanti a questo nuovo orizzonte nel quale viene a cadere il confine che per duemilacinquecento anni ha costruito la "poiesis" sulla nozione aristotelica di "mimesis".

L’arte, nell’accezione hegeliana, scende dal piedistallo per entrare nella catena di montaggio della comunicazione e replicazione mediatica e nell’industria della obsolescenza culturale programmata.

La contaminazione, l’impurità, l’intreccio, la complicazione, la coinplicazione, l’interferenza, i rumori di fondo, la duplicazione, la peritropé, il salto, la perifrasi costituiscono il nocciolo stesso della fusione a freddo dei materiali linguistici, gli algoritmi che descrivono la non originalità del linguaggio, il suo essere sempre stato, il suo essere sempre presente; una ontologia della coimplicazione occupa il posto della tradizionale ontologia che divideva essere e linguaggio. Il sublime si è desublimato e questo lo ha certificato il trionfo della tecnica. Se la "poetry kitchen" adotta il linguaggio desublimato del mondo della tecnica, il soggetto è subordinato alle leggi del linguaggio: mentre egli parla, il linguaggio non sa che direzione potrà prendere la mia/tua/sua/nostra/vostra/loro parola.

La parola va sempre in una direzione che il codice del linguaggio non prevede; il linguaggio poietico biodegradabile corrisponde a una esistenza ridotta alla modalità biologica, segno del momento critico in cui la metafisica e, con essa, la sua politica e il suo linguaggio giungono ad una soglia in cui l'uso del linguaggio è ad obsolescenza programmata. La "poetry kitchen" va alla ricerca del nulla con lo scolapasta e l’acchiappafarfalle. La parola è il cavallo di Troia: una volta che fa ingresso nella città delle parole, si perde nelle strade più svariate; il significante ed il suo cavaliere che crede ingenuamente di guidare il cavallo secondo i suoi desideri, ma si inganna, viene ingannato dal cavallo che oramai ha preso il possesso della città delle parole. La prassi del "trobar clus" viene esautorata e sostituita con un "trobar" poroso e aperto agli esiti psico linguistici, "trobar" che si costituisce nell’intreccio, nel compostaggio di "ready language", nei mix di precarie fibrillazioni linguistiche."

Nel nostro incontro di persona Giorgio Linguaglossa oltre a farci presente in modo marcato il collasso del mondo, della sua immagine, ci porta all’interno dell’essenza dell’animo del poeta che è pudica pertanto non svela se stessa ed il mondo, ma attraverso il linguaggio, lo riveste e necessita di chi sia capace di poter far uso dell’arte dell’ermeneutica per svelare il contenuto nascosto.

Il mondo par in effetti collassare, le maschere del mondo finora conosciute sembrano crollare e sembra di essere giunti, dopo il conosciuto termine dell’epoca d’oro del mito, e quella dell’argento della storia, ad una terza fase di bronzo che avrà un suo momento di salita, di sosta sulla vetta e rapida discesa.

Sembra di essere fra il finale e l’incipit di un inizio che potrebbe essere di breve durata innanzi ai mutamenti della terra, delle energie utilizzate dagli uomini infatti si parla di transizione energetica e rinnovamento delle fonti energetiche dove non si trascura il nucleare e dove al contempo si gioca sul DNA umano. È da poco nato un essere con due madri biologiche ed un padre.

A quale specie nuova di umano, di immagine del mondo e mutazione dello strato della crosta terreste e del tempo della sua durata è difficile a sapersi, prevedersi!

Ma per convenzione sappiamo che ogni epoca iniziale quindi il mondo del mito è quella di maggior durata pur comprendendo la fase di innalzarsi di pausa e discesa, la fase centrale della storia, pur presentando il motivo del tre è di media durata, e la terza di discesa molto rapida. Il tutto lo possiamo considerare come un concerto sinfonico in tre tempi diversi: lentissimo/lento-adagio/moderato - veloce/velocissimo in cui le immagini o maschere di Dio e del mondo mutano. Al riguardo si può leggere un testo di Joseph Campbell: "Mitologia occidentale. Le maschere di Dio". Questo testo può essere adoperato come una vasta riflessione sulle varie trasformazioni subite.

Ricollegandoci coi nostri ospiti, è vero che la poesia, il linguaggio sta collassando, impoverendosi, ma è anche vero che nuove parole, termini nascono nel mondo pertanto se la parola è frutto dell’Assoluto la sua azione creatrice è ancora operante nel mondo, le sue maschere mutano, ma non la sua presenza. Può essere sempre più celata nel mondo, ma al ricercatore spirituale, all’avventuriero dello spirito che con cuore puro, innocenza, mitezza, semplicità lo ricercherà, potrà sempre apparire e costui potrebbe divenire il poeta dei canti, degli inni sublimi perché ricerca anziché la maschera ed il rumore ed il brusio che con essa ne deriva, la poesia e la musica dell’ordine dell’universo che non potrà mai sparire e con speranza, fedeltà lo ricercherà perché non desidera perdersi e si farà stella polare, diventerà Arianna per cacciare il Minotauro, riconoscendo alla parola la sua innata potenza.

La "Poetry Kitchen" ci ha portato alla mente Prevert, in Italia nel 1971, ci giunge, in traduzione la sua raccolta poetica "Spectacle e La pluie et la beau temps" e così si legge dal retro di copertina:

"Un’ironia che scaturisce dal tessuto connettivo della lingua codificata e va a colpire bersagli vistosi: la banalità, la superficialità e tutti gli aspetti senescenti della società contemporanea; un gusto raffinato per la trasposizione poetica delle suggestioni pittoriche di Picasso, Chagall, Mirò: sono due delle componenti essenziali di questa raccolta di Prevert. Una poesia scritta per essere detta e quindi più parlata che scritta, fatta per entrare a far parte della nostra vita, insinuandosi con la sua azione corrosiva nel quotidiano e nell’usuale. Il piano su cui si colloca l’arte di Prevert è forse opinabile proprio per questo suo contatto vivo con la realtà sempre rimessa in discussione e continuamente ricreata.

È l’ambiguità di tanta arte moderna e di tante recenti esperienze figurative. PER QUESTA POESIA TUTTO È OGGETTO DI POESIA, O MEGLIO, TUTTO NE DIVIENE PRETESTO."

Come mondo di Eumeswil che vede i suoi pilastri nella tradizione intesa come l’eredità spirituale dei propri antenati, la cultura come coltivazione del proprio essere e rettitudine come modo di essere e non di apparire ci piace concludere il presente scritto con un racconto scelto di Rainer Marie Rilke:

"PENNA E SPADA" Un dialogo

Una spada se ne stava nell’angolo di una stanza. La superficie lucente della lama d’acciaio, toccata dal raggio del sole, brillava d’un bagliore rossastro. Con fierezza la spada di guardò intorno; vide che tutto si pasceva del suo splendore. Tutto? Eppure no! Là sul tavolo, appoggiata inoperosa a un calamaio, c’era una penna, a cui non passava neanche per la mente di inchinarsi davanti alla maestà scintillante di quell’arma. La spada si indispettì e incominciò dunque a parlare:

"Ma chi sei tu, spregevole cosa, per non inchinarti, piena d’ammirazione, d’inanzi al mio fulgore? Guardati attorno! Tutti gli oggetti, deferenti, rimangono avvolti nella profonda oscurità. Soltanto me, me, il chiaro sole ristoratore ha scelto come sua favorita; mi rianima con le fiamme del suo bacio voluttuoso, e io lo ripago irradiando mille volte la sua luce. Si addice solo ai principi potenti incedere in vesti fastose. Il sole conosce il mio potere; per questo mi posa sulle spalle la porpora regale dei suoi raggi".

Sorridendo replica la giudiziosa penna: "Ma guarda come sei vanitosa e superba, e come ti pavoneggi d’uno splendore riflesso! No. Siamo forse entrambe - ragiona - parenti assai stretti? Ci ha partorito entrambi la terra premurosa, forse entrambe, nello stato primigenio, ci siamo trovate l’una accanto all’altra nella stessa montagna… per millenni; fino a quando lo zelo operoso dell’uomo scopriì la vena dell’utile metallo. Ci portarono via, entrambe; entrambe, figlie ancora informi della natura grezza, eravamo destinate a venire trasformate in utili membra dell’attività umana sopra il calore della fucina fumante, sotto i colpi vigorosi del maglio. E così accadde. Tu divenisti spada; a te fu data una punta grossa e robusta; a me, penna, ne fu fornita una sottile e delicata; per agire e fare veramente qualcosa dobbiamo prima bagnare le nostre punte. Tu …nel sangue, a me… basta l’inchiostro".

"Questo discorso, tenuto in stile dotto" riprese ora la spada "mi fa davvero ridere. È proprio come se il topo, piccola, infima bestiola, volesse dimostrare una stretta parentela con l’elefante. Parlerebbe allora come te! Perché anche lui, al pari dell’elefante, ha quattro zampe e perfino un grugno di cui vantarsi. Si potrebbe dunque pensare che siano almeno cugini! Cara penna, con calcolo assai astuto tu hai ora nominato solo ciò in cui ti assomiglio. Voglio però dirti che cosa ci distingue. Io, fiera spada scintillante, sono cinta al fianco da un audace, nobile cavaliere; mentre tu… un vecchio scribacchino ti mette dietro il suo lungo orecchio d’asino. Il mio signore mi brandisce con mano energica e mi porta tra le fila dei nemici; sono io a condurvelo. È invece il tuo maestro, ottima penna, a condurre te con mano tremante su una pergamena ingiallita. Io infurio terribile tra i nemici, balzo coraggiosa e temeraria ora qui ora là. Tu continui a scarabocchiare in perenne monotonia sulla tua pergamena e non osi allontanarti neanche un pò dalla via segnata con prudenza dalla mano che ti guida. E infine… infine, quando la mia forza si esaurisce e divento vecchia e debole, allora sono onorata, come conviene agli eroi, messa in mostra nella sala degli antenati e ammirata. Ma a te cosa accade? Se il tuo signore non è soddisfatto di te, se ti fai vecchia e incominci a trascinarti sulla carta con tratto grossolano, ti afferra, ti strappa l’asta che ti era di sostegno, e ti getta via, quando non ti fa grazia di venderti a un rigattiere insieme a qualche tua sorella per pochi centesimi".

"Per un verso" proseguì molto seria la penna "potresti non aver poi tanto torto. È vero che spesso non mi si tiene in gran conto, e che una volta divenuta inservibile vengo trattata assai male. Ma proprio per questo il potere di cui dispongo finché posso lavorare non è da poco. Non resta che fare una scommessa!"

"Vorresti proporre a me una scommessa?" rise insolente la spada.

"Purché ti arrischi ad accettarla."

"Eccome se l’accetto!"

"Cosa scommettiamo?"

La penna si tirò su, assunse un contegno rigido è grave e cominciò: "Scommettiamo che se voglio sono capace di impedirti di andare al tuo lavoro, in battaglia?"

"Oh, oh suona proprio audace!"
"Siamo d’accordo?"
"Accetto."
"Bene" disse la penna. "Stiamo a vedere".

"Erano passati pochi minuti dalla conclusione della scommessa, quando fece ingresso un giovane in una preziosa cotta d’arme e, afferrata la spada, la allacciò al fianco. Quindi contemplò compiaciuto la lama folgorante. Fuori risuonavano squilli di tromba, rulli di tamburo… si andava in battaglia. Il giovane stava per abbandonare la stanza quando entrò un uomo che, a giudicare dai ricchi fregi, doveva occupare un’alta posizione. Il giovane gli fece un inchino profondo. Il dignitario si era frattanto avvicinato al tavolo, aveva preso la penna e scritto in fretta qualcosa. Il trattato di pace è già firmato" disse sorridendo. Il giovane ripose la spada nell’angolo ed entrambi lasciarono la stanza.

Ma sul tavolo era posata la penna. Il raggio di sole giocava con lei e il metallo inumidito riluceva splendente.

"Non ti appresti alla battaglia, mia cara spada?". chiese sorridendo. Ma la spada rimase silenziosa nell’angolo buio. Credo abbia smesso di darsi arie.
1893

La spada e la penna, i due oggetti del titolo, sono da interpretarsi così come il testo in maniera simbolica. Non crediamo che il simbolico possa mai tramontare del tutto in coloro che ricercano consapevolezza esistenziale perché altrimenti il mondo potrebbe trasformarsi in una enorme lastra di ghiaccio dove tutti noi pattinando, giorno dopo giorno, rischieremo di spaccarci il muso… Ma in un tacito accordo tra il poeta che evidenzia la maschera fittizia del "simulacro" denunciando il vuoto ed il poeta che traghetta il lettore oltre la sua maschera, la verità, la saggezza eterna ed immutabile può essere perennemente conosciuta!

Un filo rosso di sapienza collega le epoche del mondo che mutano vesti.

Taluni curiosi desiderano vedere non solo l’immagine del mondo, ma anche la sua verità ed allora il senza tempo appare con la sua parola immutabile ed eterna e pone su tali spiriti il suo sigillo.

Non ad uno specchio, ma ad una finestra si deve guardare:

"Un giovane ebreo andò dal Rabbino, suo maestro di vita, a esporgli una sua perplessità: "Quando entro nella casa dei ricchi non mi sento a mio agio, ho l’impressione di non essere accolto e non riesco a comunicare. Quando, invece, vado a trovare i poveri non ho particolari problemi: mi sento a mio agio e mi comporto e parlo così come faccio come con gli amici di vecchia data. Che differenza c’è tra tra ricchi e poveri?"

Il Rabbino lo invitò ad andare alla finestra e descrivere ciò che vedeva. "Ci sono una donna è un bambino, su di un carro, che si dirigono contenti verso la zona del mercato". Al che il Rabbino soggiunse: "Ora va davanti allo specchio e dimmi cosa vedi". Il giovane rispose che ovviamente contemplava solo la propria immagine. Il saggio maestro di vita così concluse: "Figlio mio, la finestra e lo specchio sono fatti entrambi di una lastra di vetro. Ma mentre la finestra ti permette di vedere ciò che capita intorno a te oltre la superficie trasparente, lo specchio limita la tua visione e ti consente di vedere solo te stesso. Basta un foglio d’argento per non farti contemplare la realtà e renderti triste nel ripiegarti riduttivamente sulla tua immagine".

Basta un foglio d’argento, un po’ di ricchezza, tecnologia e quant’altro per impedire il fluire della vita e la comunicazione di tanti valori e della poesia che permea la vita e l’universo intero…

VIDEO. "PIANETA POESIA 2023" - la Kitchen poesia all’epoca del collasso del linguaggio poetico. Con Giorgio Linguaglossa, Marie Laurie Colasson e Letizia Leone

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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