FASTI: gli dei, il lavoro e la festa. La religione romana attraverso il calendario
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
27
Sab, Apr

FASTI: gli dei, il lavoro e la festa. La religione romana attraverso il calendario

Il senso della vita
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
FASTI: gli dei, il lavoro e la festa. La religione romana attraverso il calendario
FASTI: gli dei, il lavoro e la festa. La religione romana attraverso il calendario

 

Luciano Arcella, il protagonista del nostro video di oggi, è uno studioso eclettico che viaggia non solo attraverso il tempo, ma anche lo spazio e le varie, molteplici lingue che conosce.

Luciano Arcella, già docente di Storia delle Religioni e di Filosofia presso la Ludwig Maximillian Universitat di Monaco di Baviera, dell’Università dell’Aquila e della Valle di Cali, è autore di vari lavori nel settore antropologico, filosofico, teatrale e della narrativa. Pertanto, se il video è per presentare il suo ultimo libro, da cui prende pure il titolo il video che vi proponiamo: “FASTI. Gli dei, il lavoro e la festa. La religione romana attraverso il calendario”, non mancherà all’inizio del video un accenno al suo interesse per il teatro ed in particolare ad un suo testo in cui sono protagonisti Lou Andreas-Salomé e Friederich Nietzsche e Paul Rèe! Ed alla fine del video menzionerà il caos che è presente sul pianeta terra!

Noi ci accosteremo al video mimando un ventaglio che lentamente si apre e si richiude! Un ventaglio composto da tre sezioni con pannelli differentemente colorati… Se il video si apre con Salomé, Nietzsche e Rée, non possiamo non pensare al potere di Eros che è disceso su queste tre figure, celebri personaggi della nostra cultura e come il potere di Eros abbia influenzato le loro vite e le loro opere! Salomeé non solo fu donna di ampia cultura e spiritualità, ma influì con la sua presenza, non solo su Nietzsche, ma anche Freud, Rielke…

Sarebbe interessante osservare come Eros si sia espresso differentemente - attraverso questa natura femminile - nei vari rapporti di Salomé con i vari studiosi da Lei frequentati ed i vari esiti che hanno dato vita nella loro produzione letteraria, filosofica…

Abbiamo di fronte un Eros fertile, ma -talvolta- porta alla morte basti pensare a Paul Rée…

Noi riportiamo uno stralcio di una Lettera di Friedrich Nietzsche a Lou von Salomè a Stibbe, Lipsia, presumibilmente il 16 settembre 1882. È un passo di una epistola assai famosa…

“Mia cara Lou, la Sua idea di una riduzione dei sistemi filosofici ai documenti personali dei loro autori è davvero il pensiero di una “mente sorella”: io stesso, a Basilea, ho esposto in questo senso la storia della filosofia antica, e amavo dire a quanti mi ascoltavano: “Questo sistema è stato confutato ed è morto, ma la “persona” che vi sta dietro non è confutabile, la persona non può considerarsi morta” - Platone, ad esempio […]. Per quanto concerne la Sua “Caratterizzazione di me stesso” che, come Lei scrive, risponde a verità, mi ha fatto venire in mente quei miei versi della “Gaia scienza”, […] dal titolo “Richiesta”. Indovini un po’, mia cara Lou, quel ch’io richiedo? […]

Ieri pomeriggio ero felice: il cielo era azzurro, l’aria mite e tersa, ero nella Rosenthal, richiamatovi dalla musica della “Carmen”. Sono rimasto seduto là per tre ore, e ho bevuto il secondo cognac di quest’anno, in ricordo del primo (ah! com’era cattivo!), e intanto meditavo, in tutta innocenza e malizia, se non avessi qualche predisposizione alla follia. Alla fine mi sono detto no. Poi è iniziata la musica della “Carmen” e per una mezz’ora sono stato sopraffatto dalle lacrime e dal batticuore. Quando leggerà queste cose, Lei concluderà certo si! E si prenderà un appunto per la “Caratterizzazione di me stesso”. Venga presto a Lipsia, ma presto davvero!
Perché soltanto il 2 ottobre?
Adieu, mia cara Lou!

Sfumano le immagini di Salomè e Nietzsche e spostiamo le lancette del tempo indietro e riportiamo in superficie la storia della religione romana attraverso il calendario: FASTI il termine con cui si designava il calendario nell’antica Roma, sono i giorni propizi, quelli in cui si può operare e soprattutto si può andare in tribunale per far valere i propri diritti di cives. Al contrario sono nefasti i giorni festivi, fasti, allorché bisogna mettere da parte ogni attività e onorare gli Dei. Quelli che, per la loro volontà hanno fatto sorgere Roma e ne controllano la salus e la gloria. Questa è la Tradizione, categoria nella quale il profano e il sacro si uniscono nella coscienza che ogni istituzione si fonda su una volontà superiore, ogni realtà profana si fonda su una condizione sacra, ogni attività religiosa implica la categoria del civico. Ed entrambe si fondano sul concetto di Fides, che non è aver fede, credere, bensì è fiducia, lealtà, rispetto dei patti. Fra esseri umani, ma soprattutto fra questi e gli Dei, che a loro volta sono moralmente obbligati a rispettarli. Il Romano ha fides ed è religiosus, ossia scrupoloso, attento, nel verificare i segnali inviati dagli Dei, i portenta, e nel rispettarli. Il calendario costituisce dunque la base della res publica, ciò che rappresenta la Costituzione per uno Stato moderno, con la differenza che, dato il valore sacro dell’Urbe, origine e fine del cosmo, sono tenuti a rispettarla anche gli Dei, in base al patto originario, quella Fides, divinità a sua volta, che lega umano e divino.

Ci soffermeremo in questo scritto su un mese, quello che si è appena concluso, ottobre: per gli antichi romani in questo mese vengono celebrati eventi che caratterizzano due ambiti apparentemente divergenti: la guerra e l’agricoltura. Opposizione che tuttavia si dissolve nel momento in cui consideriamo che nell’epoca più antica ottobre era il mese in cui si interrompevano le azioni belliche per permettere ai soldati di tornare a casa per dedicarsi al lavoro dei campi. In questa fase hanno quindi luogo due rituali riferentesi all’attività bellica, o più specificatamente alla fase terminale del periodo di guerra: l’October Equus e il Tubilustrium […]. L’eventuale contrapposizione fra i due ambiti viene inoltre saldata dalla presenza di Giove, che presiede sia al rituale della preparazione e imbottamento del vino, Meditrinalia, che a quello del Cavallo di Ottobre. Il primo favorisce la corretta preparazione del vino, affinché sia bevanda alimentare e non inebriante, quindi procacciatrice di salute per i cittadini e la repubblica: l’altro è in funzione del rafforzamento e accrescimento della sovranità, nonché del consolidamento della Pax Romana della quale Giove è garante.

Nel testo si prendono inoltre in esame le singole giornate… Ma se guardiamo con attenzione alla FUNZIONE del calendario, quello romano, quello liturgico cristiano notiamo che l’anno assume, nel suo scorrere, una valenza diversa nei rapporti che l’uomo assume con se stesso, la natura e col mondo sovrannaturale. Guardare al calendario solo per conoscere il mese, il numero e il giorno dell’anno che tra l’altro si basa su nomi di pianeti porta ad una riduzione e livellamento del vivere la vita! Lo priva di un significato più profondo e significativo. L’uomo che non guarda al calendario con un orizzonte cognitivo più vasto è un uomo che vive a metà…! Non entra nel vivere pienamente. Ritornare a dare un senso allo scorrere del tempo aiuta uno sviluppo della consapevolezza sul pianeta Terra e inizia l’uomo nel saper valutare cosa sia giusto o sbagliato fare anche per il Pianeta Terra e per il mondo ineffabile…

Sfuma il mondo romano le lancette ritornano al presente! Il caos assoluto! Noi di Eumeswil questo caos lo chiameremo “disordine” e gli conferiremo una immagine quella de “IL BRICCONE DIVINO” e ci rifaremo ad un testo dove Carl Gustav Jung, Karl Kerényi e Paul Radin analizzeranno tale “personaggio” che da noi può aver il volto di Pulcinella! Sicuramente non ha il volto del “buon padre di famiglia”… Studiare questa figura, analizzarla, prenderla in esame ci porterà ancor più in contatto con l’universalità di alcuni temi e di come possono essere trasformati quando vengono riconosciuti! Così apprendiamo dal risvolto di copertina: “Non esistono molti miti così universalmente diffusi come quello noto con il nome di “Ciclo del Briccone”. Pochi sono i miti di cui si possa affermare con altrettanta certezza che appartengono alle più antiche forme espressive dell’umanità, e raramente altri miti hanno conservato il loro contenuto originario in modo così fedele. […]
È chiaro che ci troviamo in presenza di una figura e di un tema, o di diversi temi, dotati di una attrattiva particolare e duratura, e che hanno esercitato un eccezionale fascino sull’umanità fin dagli inizi della civiltà. Nella forma conservatasi presso gli indiani dell’America del Nord, e che deve essere considerata come la sua manifestazione più antica ed arcaica, il Briccone è al tempo stesso creatore e distruttore, e sia che offra con liberalità i suoi doni o che li rifiuti, è il truffatore sempre truffato. Tuttavia non cerca mai coscientemente di perseguire una meta. Impulsi che non può dominare determinano in ogni situazione il suo comportamento. Non conosce né il bene né il male, ma è responsabile sia dell’uno che dell’altro. Non conosce valori sociali o morali, essendo travolto dai suoi desideri e dalle sue passioni, eppure tutti i suoi valori sono generati dalle sue azioni. […] Come dobbiamo interpretare questa sorprendente figura? Si tratta di un prodotto dell’immaginazione creatrice di miti, universalmente umana, che offre all’uomo un’immagine del mondo e di se stesso in un determinato periodo della sua storia? Oppure si tratta di uno “speculum mentis” o, se si preferisce, di uno "speculum imaginationis" in cui si riflette la lotta dell’uomo con se stesso e con il mondo, un mondo in cui è stato gettato senza aver chiesto? Oppure è la risposta, sia pur approssimativa, alle domande che, coscientemente o meno, si impongono all’uomo sin dalla sua apparizione sulla terra?

In base ai numerosi dati che possediamo sulle razze primitive, l’ipotesi non soltanto più ragionevole, ma pressoché dimostrabile, è che ci troviamo in presenza di un arcaico “speculum imaginationis”. Il nostro problema è quindi essenzialmente psicologico. Soltanto se lo consideriamo in primo luogo come tale, ossia come un tentativo dell’uomo di dare una risposta ai problemi soggettivi e oggettivi, il mito del Briccone comincia ad apparirci comprensibile e significativo. […]

In questo libro, commentando il testo di un mito del Briccone che ho rintracciato presso i Winnebago del Wisconsin centrale e del Nebraska orientale che parlano la lingua sioux, esporrò le mie conclusioni etnologiche relative a questo tema. Inoltre, il professor Karl Kerényi porterà in luce l’affinità che esiste tra la versione Winnebago e I miti del Briccone della civiltà occidentali più progredita, studiando le analogie con la civiltà e mitologia greca, mentre il Professor C. G. Jung analizzerà i problemi psicologici più ampi che riguardano la figura del Briccone in generale e non soltanto quella dei Winnebago. (Dall’introduzione di Paul Radin).

Cari amici attraverso il video e lo scritto ci siamo seduti intorno ad un tavolo tutti insieme, dove abbiamo abbattuto il tempo e lo spazio, spaziando dal passato, al presente cercando grazie alle presenze invisibili dei vari studiosi menzionati di produrre una rottura di livello che consente un ampliamento della nostra coscienza. In passato le rotture di livello si conseguivano anche attraverso non sola la lettura, ma anche i digiuni, la musica, l’uso guidato di sostanze psicotrope. Occorre prendere atto che occorre allargare singolarmente la nostra esistenza. L’uomo non può rinunciare in alcun modo ad ampliare i confini della propria esistenza, sia pure nella forma offertagli dalla scrittura; non può rinunciare a immergersi in destini, in mondi e in forme di vita lontani e sconosciuti. Ci offrono la possibilità di fare esperienza dell’intera esistenza umana, ossia di nutrirci di una totalità. Questa totalità non è mai la stessa per tutti gli uomini, perché l’esperienza dell’esistenza è sempre personale quanto l’esistenza stessa. Possiamo tuttavia parlare di un ampliamento di coscienza, non nel senso del sapere sempre presente, ma di quello cum - presente, ossia nel senso originario della parola latina "con - scius". Lo stadio della letteratura è lo stadio più tardo di questo lungo percorso. Soltanto, quanto più tenteremo di avvicinarci, accostarci ad un modo consapevole, responsabile del vivere, e di apprendere ed educarci, tanto più le nostre vite saranno permeate di ineffabile presenza e gli abissi temporali saranno-come per incanto - sgretolati….

VIDEO. FASTI: gli dei, il lavoro e la festa. La religione romana attraverso il calendario, con Luciano Arcella

 

Leggi anche: Associazione Eumeswil


 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: RedEmail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.