La voce narrativa: il ruolo della voce e del significato nel raccontare
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Gio, Mag

La voce narrativa: il ruolo della voce e del significato nel raccontare

Il senso della vita
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La voce narrativa: il ruolo della voce e del significato nel raccontare
La voce narrativa: il ruolo della voce e del significato nel raccontare

 

I primi freddi hanno luogo. Vi è voglia di raccogliersi in posti intimi, di scendere in solitudine in se stessi, in compagnia di un loquace silenzio oppure una gradevole musica, un buon libro o altrimenti stare con persone care, fidate, conversare semmai innanzi ad una tazza di un the fumante che emana una nuvola leggera di un balsamico vapore che sguscia verso l’alto e lentamente si disperde. Si guardano i vetri che si ricolmano di vapori e vien voglia di poggiarci il naso e, sognanti, guardare fuori o di disegnare sul vetro umido rune stellari…

Andrea Smorti. Storytelling
Andrea Smorti. Storytelling

 

Con l’amico fidato ci si può trovare di fronte ad una coppa di vino che trasforma la conversazione, la rende calda attraverso il tepore dei gradi del vino che riscalda pure l’interiorità e la lingua si scioglie, si diviene loquaci. Pure il ritmo del parlare muta, se in sottofondo, vi è una musica che grazie al bere diviene più udibile ed entra nel nostro essere…

L’uomo fin da sempre ha parlato, ha sentito la necessità di narrare, raccontarsi!

Talvolta si ha più l’abitudine ed il desiderio di parlare che di ascoltare.

Chi si sofferma ad ascoltare il modo di parlare può scorgervi vari approcci! Un modo totalmente meccanico. Si parla per non stare in un silenzio imbarazzante. Si parla per pettegolare! Si parla per passare il tempo! Si parla per vanità! Si parla per portare una persona dalla nostra parte!
Raramente si parla per comprendersi e crescere.

Il video che vi presentiamo oggi è con Andrea Smorti che ha trascorso trenta anni della sua esistenza a decifrare scientificamente come si sviluppa la narrazione. Ha escogitando test clinici, sperimenti, ricerche sul campo, per studiare come si sviluppa tale processo.

Andrea Smorti: Ha iniziato la sua carriera all’Università di Firenze nel 1975. Nel triennio dal 2001 al 2004 ha ricoperto l’incarico di Presidente del Corso di laurea in Scienze e Tecniche di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso la Facoltà di Psicologia di questa Università. È stato professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione e decano del settore. È stato Preside della Facoltà… Ha pubblicato numerosi lavori su riviste specializzate italiane e internazionali e volumi.

Il video che vi presentiamo oggi si intesse intorno a libro di Andrea Smorti: "Storytelling" le storie non sono solo quelle che si raccontano ai bambini, ma sono le narrazioni che ci accompagnano tutti i giorni quando parliamo con chi ci è accanto, quando ci soffermiamo a riflettere su noi stessi. Raccontarsi e raccontare storie sbagliate può portare a vivere in modo sbagliato. Questo volume mostra quanto le storie siano centrali nella nostra vita e perché siano rilevanti. L’autore ci conduce attraverso le diverse funzioni che lo storytelling assolve: dal comunicare ciò che sappiamo, all’immaginare mondi possibili, dal sognare e fare congetture, fino a conoscere noi stessi. Un testo che ci fa capire perché non possiamo fare ameno delle storie e quanto queste ci aiutino a comprendere chi siamo.

Il video si intitolerà invece: “LA VOCE NARRATIVA: IL RUOLO DELLA VOCE E DEL SIGNIFICATO NEL RACCONTARE”. La presentazione ha lo scopo di mostrare come raccontare non sia solo trasmettere contenuti o fornire informazioni all’altro ma trasformare i propri pensieri in parole e significati dentro una relazione con l’altro. Questa trasformazione avviene attraverso l’ausilio della voce e del suono senza i quali non potremmo modulare adeguatamente ciò che pensiamo, trasmetterlo all’altro e comprenderlo. La narrazione orale è prima di tutto una voce narrativa.

Quando ascolteremo il Prof. Smorti, se staremo attenti, ci renderemo conto che il Prof. sta pensando e soppesando i passaggi di ciò che ci dice, narra! Li sta elaborando con attenzione e cognizione. Il parlare ha una lentezza tipica di chi sta usando la mente, la testa, il pensiero e prima di dire si assicura, dentro di sè, ciò che sta andando ad esporre. Noi possiamo notare i passaggi e le concatenazioni logiche.

Spesso, infatti, siamo abituati ad ascoltare un parlato più veloce delle persone; a volte così tanto veloce che non riusciamo neppure a catturare, afferrare i passaggi mentali, a farli nostri a memorizzarli… Si sente un bel parlare, ma non riusciamo a stare dietro a cosa ci viene detto...

Talvolta -invece- avvertiamo un parlare fluente e disinvolto, ma notiamo che ciò che ci viene esposto non è stato elaborato dalla persona che parla, ma assunto per buono come atto di fede! Spesso vi è la classica frase: Alla TV hanno detto oppure sul giornale c’è scritto!

Altre volte invece siamo di fronte ad un qualcuno che ripete a memoria un libro, una lezione, un evento per un'ennesima volta! Lo sa dire, esporre benissimo! Ma il suo essere non è presente alla narrazione!

Vi sono volte in cui uno parla e si perde! Ed esclama: “perché ho detto questo? Come ci sono arrivato?”. Infatti, se il professore Smorti ci parla di come si elabora una narrazione e dell’importanza del respiro e della voce a noi viene invece in mente, ma la persona che parla è consapevole, si rende conto di ciò che dice ed è presente a se stessa? Non sempre sappiamo ciò che diciamo! Non ci siamo documentati oppure parliamo e semmai dentro la profondità del nostro essere siamo impegnati in altro! Quante volte capita di esclamare: “Ma mi avevi detto…” E l’altro risponde: "Chi, io?!" E questo perché si da per scontato che in ogni parlare, narrazione, racconto vi sia una verità appurata e vi sia concretamente una persona attenta, accorta, presente ad esporre.

Ci sono casi in cui l’ascoltatore si sente pure offeso, sente, avverte che l’altro non lo ha a mente e vengono dette cose che lo pungono e fanno male…

Noi crediamo erroneamente che il pensiero sia sempre attivo, ma perché lo possa essere realmente occorre una persona presente, responsabile, cosciente ad esercitarlo… Ed occorre pure una persona in cui vi sia un equilibrio dell’essere e del sapere. Questo equilibrio è più importante di uno sviluppo separato dell’uno e dell’altro. Poiché uno sviluppo separato dell’essere o del sapere non è in alcun modo desiderabile. Benché sia precisamente questo sviluppo “unilaterale” che sembra attrarre particolarmente la gente; infatti talvolta ci stupiamo che l’uomo commetta da sempre gli stessi errori oppure si ripeta sempre fin dalle origini del mondo.

Riportiamo giusto per riflettere al riguardo un testo del 1916…: “Per un uomo di cultura occidentale, io dicevo, è naturalmente difficile credere e accettare l’idea che un fachiro ignorante, un monaco ingenuo, o uno yogi separato dal mondo possano essere sulla via dell’evoluzione, mentre un europeo colto, armato della sua ‘scienza esatta’ e degli ultimi metodi di investigazione, non ha alcuna possibilità e gira in un cerchio dal quale non può sperare di uscire”.

“Si ed è perché la gente crede nel progresso e nella cultura. Ma non vi è nessun progresso di nessun genere. Ogni cosa è esattamente com’era migliaia e decine di migliaia di anni fa. La forma esteriore cambia. L’essere non cambia. L’uomo resta esattamente lo stesso. Le persone colte e civilizzate vivono con gli stessi interessi dei selvaggi più ignoranti. La civiltà moderna è basata sulla violenza, la schiavitù e le belle frasi; ma tutte le belle frasi sulla civiltà ed il progresso non sono che parole”.

Questo naturalmente produceva un’impressione particolarmente profonda su di noi, poiché veniva detto nel 1916, quando l’ultima dimostrazione della ‘civiltà’, una guerra quale il mondo non aveva mai visto, non faceva che crescere ed ampliarsi trascinando milioni di uomini nella sua orbita.

Mi ricordavo d’aver visto alcuni giorni prima, sulla Liteyny, due enormi camion carichi di stampelle di legno nuove e neppure ancora verniciate. Non so perché quei camion mi avevano particolarmente colpito. In quelle montagne di stampelle ‘per gambe che non erano ancora state falciate’, vi era un’ironia particolarmente cinica su tutte le illusioni in cui la gente si culla. Mio malgrado, immaginavo che camion esattamente simili stavano attraversando Berlino, Parigi, Vienna, Londra, Roma e Costantinopoli. E adesso tutte queste città che io conoscevo e amavo, proprio perché erano così diverse e contrastanti, mi erano diventate ostili, come erano ormai ostile le une alle altre, separate da nuove muraglie di odio e di crimini.

Un giorno in cui eravamo riuniti parlai di questi camion carichi di stampelle e dei pensieri che erano sorti in me.

“Ma che volete, disse G. Gli uomini sono delle macchine. Le macchine sono obbligatoriamente cieche, incoscienti, non possono essere altrimenti, e tutte le loro azioni devono corrispondere alla loro natura. Progresso e civiltà nel senso reale di queste parole, possono apparire solo al termine di sforzi ‘coscienti’. Non possono apparire come risultato di azioni incoscienti e meccaniche. Quali sforzi coscienti potrebbe fare una macchina? E se una macchina è incosciente, cento macchine lo sono pure, e mille e diecimila e milioni di macchine. Ora l’attività incosciente di ‘milioni di macchine’ deve necessariamente concludersi in sterminio e rovina. È precisamente nelle manifestazioni incoscienti e involontarie che sta tutto il male. Voi non capite ancora e non potete immaginare tutte le conseguenze di questo flagello”…

VIDEO. La voce narrativa: il ruolo della voce e del significato nel raccontare. Con Andrea Smorti

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

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