Paura e liberta'
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Sab, Apr

Paura e liberta'

Paura e libertà

Il senso della vita
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La paura è uno dei sintomi del nostro tempo. Tanto più essa suscita costernazione in quanto è succeduta a un’epoca di grande libertà individuale, in cui la stessa miseria, per esempio quella descritta da Dickens, era ormai quasi dimenticata. In che modo è avvenuto questo passaggio?

Paura e libertà

 

Non vogliamo soffermarci su questa questione, ma piuttosto rispondere alla domanda speculare che è quella che davvero ci sta a cuore: è possibile attenuare il terrore mentre l’automatismo perdura, o, come è prevedibile, mentre esso si avvicina sempre più alla perfezione? Non sarebbe insomma possibile rimanere sulla nave e conservare la nostra autonomia di decisione – ossia non soltanto preservare, ma addirittura rafforzare le radici che ancora affondano nel suolo originario? È questo il problema fondamentale della nostra esistenza.

È anche il problema che si nasconde dietro a ogni angoscia del nostro tempo. L’uomo si chiede in che modo gli sia possibile sottrarsi all’annientamento. In questi anni, in qualsiasi parte d’Europa ci si trovi a conversare, vuoi con amici vuoi con gente che non si conosce, il discorso si volge ben presto a temi generali e lascia trasparire un profondo avvilimento. Appare subito evidente che quasi tutti, uomini e donne, sono in preda a un panico che dalle nostre parti non si era più visto dagli inizi del Medioevo.

Questi passaggi che sono di un’attualità sconcertante, che sembrano scritti per il contemporaneo, per tutti noi che viviamo il presente sono invece racchiusi in uno dei testi fondamentali di Ernst Jünger del 1980: Il trattato del ribelle ( Der Waldgang ) in realtà il titolo dovrebbe essere tradotto con "Colui che passa al bosco". Vi proponiamo nel link un estratto di passaggi tratti dalla presente opera che abbiamo denominato, intitolato "Paura e libertà". Sembra che dove regni una, non possa abitarvi l’altra... E sopratutto quanto più il mondo si avventura verso il confort e l’automatismo la libertà sarà costretta a retrocedere, l’ uomo non l’avvertirà più come parte integrante del proprio essere: "Quando in questo libro si parla di singolo, si intende l’essere umano, privato però di quella specie di retrogusto che a questo termine è stato associato negli ultimi due secoli. Si intende parlare dell’uomo libero come Dio l’ha creato, l’uomo che si nasconde in ciascuno di noi, e non costituisce un’eccezione, né rappresenta un’élite. Se vi sono differenze, esse sono dovute esclusivamente alla misura in cui il singolo riesce a rendere operante quella libertà che ha avuto in dono. Per questo ha bisogno di aiuto – l’aiuto del pensatore, del saggio, dell’amico, dell’amante. Si può anche dire che nel bosco l’uomo dorme. Non appena aprendo gli occhi riconosce il proprio potere, l’ordine è ristabilito. Il ritmo superiore della storia può addirittura essere interpretato come il periodico riscoprirsi dell’uomo." A scrivere sempre Ernst Jünger ne: Il trattato del ribelle...

Abbiamo ritagliato vari passaggi che ci auguriamo possano essere spunto di riflessione e scoperta del bosco interiore, quel bosco che diede vita alle cattedrali gotiche, quel luogo che richiamandoci all’interiorità ci fa scoprire un luogo protetto, dove ci ricarichiamo, dove entriamo in contatto con zone inesplorate ricolme di "vera ricchezza". Passare al bosco indica la riscoperta dell’importanza del Singolo. Le vere scelte si possono fare solamente da soli così come le vere azioni importanti fondamentali sono sempre state compiute da individui mai dalle masse che cambiamo il loro percorso a secondo del vento che tira. Leggere i passaggi che vi abbiamo indicato può essere di aiuto per guardare alla nostra epoca con occhi nuovi ancor meglio poi accostarsi al testo completo che indica la seconda tappa esistenziale di Ernst Jünger, nato ad Heidelberg il 29 marzo 1895 e morto a Wilflingen il 17 febbraio 1998, uno dei massimi scrittori del ventesimo secolo, di cui è stato lucido testimone ed interprete, è ancora oggetto di notevoli incomprensioni e fraintendimenti, non solo presso il vasto pubblico, ma anche da parte degli studiosi e "addetti ai lavori". In ciò si può ravvisare un sintomo persistente del "generale indebolimento del raziocinio" che fin dal 1935 Huizinga indicava fra le caratteristiche della crisi della civiltà del nostro tempo.

Questo momento storico particolare può essere molto pericoloso, perché essendo le persone stanche, avvilite interiormente e prese da paura ed ansie varie, non si accorgono più della realtà circostante, degli avvenimenti inquietanti in fieri. Per paura l’uomo è disposto a perdere qualsiasi cosa soprattutto l’auto controllo, il raziocinio ed il buonsenso ammesso che lo abbia mai avuto...

Trovare il modo di entrare in contatto col proprio essere, di dialogare con se stessi, prendere le distanze da se stesso e auto osservarsi, pensare ed agire rettamente diviene di primaria importanza. Ricercare il tempo e lo spazio affinché si possa verificare tale operazione diviene indispensabile.

Quando paura, ansia si impadroniscono del proprio essere le forze scemano, lo scombussolamento mentale aumenta.

In questo momento, in cui il sole splende la vita pare rifiorire, un nuovo brulichio pervade le città ed o luoghi di villeggiatura. Al contempo si assiste al proliferare di attività culturali, ricreative, speculative... Si nota l’esigenza fondamentale dell’uomo a creare, a ritrovarsi... Eppure molte delle attività a cui assistiamo ci sembrano dettate da istinti insiti nell’uomo, ma totalmente distaccati dal trovare cure, rimedi, soluzione al trauma che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Può l’essere umano, che fa finta di niente, star realmente bene o indossa una nuova maschera alle molteplici che sempre si mette, pone? Non è facendo finta di niente che la nostra esistenza migliori, non è un vaccino a salvarci la vita, ma a salvarci è un percorso esistenziale che il singolo dovrebbe intraprendere per incamminarsi verso la libertà interiore, verso la luce nella piena accettazione che "il male" esiste e va sconfitto nella propria interiorità e all’esterno, non rimanerne vittime.

La paura che abbiamo provato non sarà sconfitta da un farmaco, ma dall’accettazione che la morte esiste e non rimanere preda del terrore cieco e neppure dallo snobbarla... Così come la malattia, così la povertà... Guardandoci intorno ancora non vediamo rimedi al male di vivere... Vediamo soltanto che l’essere umano è debole nonostante lo sport, gli integratori alimentari. Nessuno insegna a rafforzarsi dentro, a superare la grandi prove che la vita ci infligge individualmente o a livello sociale. Singolarmente è giunto il momento di porvi rimedio. Il compito dovrebbe essere affidato alla teologia, laddove si vede fallace altri gruppi pseudo esoterici prendono il sopravvenuto e fanno sempre più proseliti...

Il nostro augurio per tutti noi è di trovare il modo di entrare in contatto con quella fonte di luce che dia un vero centro all’essere donando la sicurezza e lo liberi dai condizionamenti sociali falsi, ipocriti e mostri il giusto cammino da compiere per la propria crescita personale in piena consapevolezza del mondo che viviamo e dei rischi e pericoli a cui andiamo incontro affinché il singolo possa realmente prendere decisioni appropriate per se’ stesso ed i propri cari e così saper agire di conseguenza.

Dobbiamo sapere che siamo chiamati ad una prova e come tale affrontarla, una grande prova!

È da ricercare la via mediana che funga da ago della bussola che ci guidi, ci indichi la direzione in cui muoverci ed essere persone umane salde, non prese dall’odio, terrore, l’automatismo dei luoghi comuni. Persone che sanno resistere alla propaganda e alla sue insinuazioni prettamente demoniache...

Non possiamo scampare la difficoltà, dobbiamo apprendere a padroneggiarle. Fortunato colui che inoltratosi nei territori della paura ne è uscito vittorioso a lui sarà dato in sorte, molto probabilmente, di vedere la realtà delle cose. Avrà la lucidità mentale per andare oltre il velo o almeno spostare una trama per quel tanto che basta per intuire l’immagine velata...

La grandezza umana è una grandezza che si acquisisce interiormente e sul campo di battaglia.

Si pone un altro problema ciò a cui l’uomo contemporaneo crede! Non crede più agli Astri: sui pianeti dimorano gli dei e sulle stelle fisse Dio, ma crede ai giornali... Da ciò deriva al contempo la credulità e l’ irreligiosità... In ogni caso il contemporaneo avverte un vuoto da colmare, un senso di infelicità...

Il ribelle non riesce a rimanere indifferente ai suoi mali e a quelli del mondo. Deve trovare il modo di porvi rimedio.

Nella solitudine del bosco dice Jünger l’uomo deve apprendere il proprio rango l’essere il figlio del Padre ed in questo luogo e modo avviene anche la guarigione. La guarigione è sempre frutto di energie creatrici ed in questo modo potrà trovare via d’uscita.

Abbiamo assistito e assistiamo alla figura odierna di un uomo debole ed intaccato. È invece importante dice sempre Jünger sapere che ogni uomo è immortale, che in lui alberga vita eterna, terra inesplorata e tuttavia abitata...

A noi non resta che concludere che questo incontro pericoloso che stiamo vivendo non sia altro che il modo per giungere ad un incontro vero, profondo, duraturo portatore di serenità e gioia profonda.

Leggi: Paura e libertà Ernst Jünger

Leggi anche: Associazione Eumeswil

 


 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

 

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