La Grande Madre. Meditazioni mediterranee di Ernst Jünger
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Gio, Mar

La Grande Madre. Meditazioni mediterranee di Ernst Jünger

La Grande Madre. Meditazioni mediterranee di Ernst Jünger

Il senso della vita
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Siamo felici di presentarvi La Grande Madre. Meditazioni mediterranee di Ernst Jünger ed. Le Lettere 2021 a cura di Mario Bosincu, ricercatore in Letteratura tedesca presso l’Università di Sassari.

La Grande Madre. Meditazioni mediterranee di Ernst Jünger
La Grande Madre. Meditazioni mediterranee di Ernst Jünger

 

Formatosi in Italia e Germania, si è dedicato allo studio delle opere di Ernst Jünger nel contesto del fenomeno della critica alla civiltà e della rinascita di interesse per gli esercizi spirituali antichi in epoca moderna. Tra le sue principali pubblicazioni: Sulle posizioni perdute. Forme della soggettività moderna dell’anticapitalismo romantico a Ernst Junger (2014) e Autunno in Sardegna (2020). In questa opera vi sono rapprese le meditazioni di Jünger sulla grande Madre: il mediterraneo, la Sua seconda madre, nel corso dei suoi numerosi viaggi in Sardegna, e dei soggiorni in Medio Oriente, Egitto, Spagna, Creta, Turchia, Samo, Sinai. Fanno da cornice la sue considerazioni su: L’albero, Pietre e: Versioni. Intorno all’Apocalisse di Giovanni. Si conclude il testo con: Metamorfosi. Una prognosi del XXI secolo.

Noi riportiamo una breve parte del testo intorno all’Apocalisse, omettendo le note che invece saranno presenti nel libro in oggetto e nell'link troverete una parte dell’introduzione al libro in questione a cura di Marco Bosincu che ha lavorato con grande passione e zelo.

Preferiamo non aggiungere altro perché speriamo che tutti voi leggerete questo testo in modo particolarecome a suo tempo venne consigliato da George I. Gurdjieff: la prima volta, almeno nel modo meccanico in cui vi siete abituati a leggere i vostri libri e giornali; la seconda volta, come se leggeste a uno ascoltatore straniero; e la terza volta cercando di penetrare l’essenza stessa di ciò che viene espresso. Soltanto allora sarete in grado di formarvi un giudizio imparziale, vostro e soltanto vostro, su ogni scritto. E soltanto allora si realizzerà la speranza che riceviate, secondo il vostro grado di comprensione, lo specifico beneficio riposto nello scritto… Affinché lo psichismo dell’uomo possa essere riattivato ed ognuno inizi a camminare con le proprie gambe!

Vi auguriamo una buona lettura consapevole del testo che ci guiderà, prendendoci per mano, attraverso la casa materna verso la casa del Padre e nel suo giardino incantato.

Leggi: La via dell’iniziazione alla terra di Mario Bosincu


VERSIONI. INTORNO ALL' APOCALISSE DI SAN GIOVANNI (1961)

Zeus fu, Zeus è, Zeus sarà, o tu, potente Zeus!

Cosi cantavano le sacerdotese di Dodona girando interno al boschetto sacro. Ma Zeus non esisteva da sempre; era figlio di Crono, il nipote di Urano e della Madre Terra. E Zeus non sarebbe sempre esistito, poichè presto gli uccelli fecero il nido tra le rovine della sua statua a Olimpia. Lattanzio, il Cicerone cristiano, lo definisce un'invenzione dei poeti e interpreta la pioggia dorata non come la forma assunta dal dio, ma come una metafora usata per indicare le monete che permisero di vincere la ritrosia della vergine. Così i sacerdoti negano l'esistenza degli dei: degli altri dei e persino del padre di tutte le cose. È possibile che tutti abbiano ragione. È più probabile che tutti abbiano torto. Essi confrontano tra di loro le versioni diverse (Fassungen).

Il potente Zeus è privato dal fulmine. Ma il tuono e la folgore annunciano ancora grandi potenze, e il boschetto continua ad essere sacro.

Esso rappresenta un'isola della beatitudine conosciuta nell'antichità, della patria spirituale che non conosceva la morte. Era e rimane il rifugio dell'uomo, la sua eterna roccaforte; gli dei ne sono solo il pretesto. Quando l'uomo attraversa il bosco, quando solca i mari, si ridestano in lui l'antica patria sorta prima delle divinità e la sua libertà. Là cresce l'albero della vita, e l'uomo avanza verso di esso superando rocce e mura, luce e fuoco, vita e morte, e gli stessi dei. Ma, prima di congedarsi da essi e di domandarsi il motivo di tale abbandono, deve versare un tributo. L'albero della vita è custodito con la spada.

Gli dei esercitano il loro dominio nell'interregno, in cui esistono cose pure e impure, sacre e profane, la specie e il genere, la legge e la pena. Nella luce assoluta cessa ogni splendore e al di là del muro del temp o ha fine ogni dominio. Le cime appaiono nelle valli oscure perchè sono illuminate da un sole invisibile. Ma anch laddove il sole visibile è venerato come un dio si pensa al sole invisibile. Il suo stesso riflesso è abbacinante, e il popolo deve distogliere lo sguardo persino dai veggenti che hanno scorto un barlume.

I santuari risplendono come vulcani; offrono una testimonianza dell'antico fuoco tellurico. La terra è costellata più di crateri che di vulcani attivi. Alla loro vista ci si chiede come si annunci una nuova fase del fuoco al loro centro. Potrebbe darsi che i vulcani ancora attivi accellerino l'azione e che incomincino ad ardare occhi da tempo spenti. Poiche non esiste solo il crepuscolo cui vanno incontro gli dei, ma esistono anche le loro nozze.

Può accadere, inoltre, che il fuoco divenga visibile in luoghi insospettabili. La crosta terrestre si sfalda. La terra stessa, nella sua totalità, potrebbe riscaldarsi, dapprima in modo impercettibile e, successivamente, con dei segni visibili nel mondo animato e quello inanimato. Un lieve rosseggiare, un luccicare del brume annuncia una nuova primavera cosmica. Verdeggia il frassino dell'universo.

Tutto ciò può avere luogo attraverso degli eventi che si susseguono o che precedono in modo parallelo e contemporaneo: Pompei ed Ercolano, Sodoma e Babele, chiazze rosse che si diffondono sul pianeta, e, inizialmente senza che lo si noti e poi in modo incontestabile, l'apparire di nuove forme e potenze.

La terra vuole una nuova veste, come è avvenuto in passato molte volte. Ciò che conta è interpretare correttamente i segni: l'uomo ha bisogno di nuovi sismografi, di nuovi organi di senso, di nuovi ossevatori astronomici. Il suo occhio continua a essere il primo strumento tra gli strumenti, come la mano è il primo utensile tra gli utensili.

L'occhio del veggente penetra nel mondo più in profondità del telescopio e più lontano del raggio di luce. Si spinge fino al punto in cui si intrecciano l'inizio e la fine e la lancetta del tempo scompare. Il veggente contempla a occhi chiusi e ciechi il sole invisibile e il suo fulgore. La visione lo investe come un lampo. o gli si palesa attraverso la tenda lacerata.

Nelle visioni l'universo si rivela al veggente nella sua natura spirituale. "Fui in spiritu in domenica die..." Lo spirito era nel veggente o il veggente era nello spirito? Si tratta di distinzioni inventate dalla nostra grammatica. Lo spirito non ha né il tempo né luogo; fa la sua comparsa dove vuole. Su ciò si basano la speranza dei popoli e la consolazione dei credenti.

Il veggente è nello spirito e lo spirito è nel veggente; non esiste alcuna separazione tra i due. Nella visione non sono scissi il veggente e la terra, il Padre e la Madre, la terra e l'universo ricolmo di stelle. Egli ne segue il corso, ne scopre la legge.

Essere nello spirito significa per il veggente ricoprire il suo ufficio, proprio come il soldato è coinvolto nel combattimento, il sovrano è sul trono, il sapiente è in possesso della conoscenza. Ma ciò lo conduce oltre la sfera della volontà, del dominio e della scienza.

Il veggente non dimora all'interno della conoscenza, ma all'interno dello spirito. Non esiste alcuna separazione tra lui e il mondo. Egli attribuisce alla conoscenza il materiale che egli stesso non è in grado di conoscere e di interpretare.

Come la parola "porta" designa sia un varco d'entrata che un varco di uscita, la parola "rivelazione" ( Offenharung) indica tanto la visione quanto il suo annuncio. La rivelazione precede l'annucio. "Fui in spiritu".

Il veggente si ricorda della visione ricevuta il settimo giorno, il giorno del riposo. Sulla spiaggia solitaria tutto era quieto e silenzioso intorno al veggente. La parola può restituire solo un'eco, solo un riflesso delle immagini. Questo è il primo fenomeno di diminuzione. Tuttavia, anche qualcosa di indicibile fluisce all'interno dello'annuncio, come la vista del volto di Mosè dopo la rivelazione risultava insostenibile per il suo popolo. Ciò diviene oggetto delle meditazioni dei saggi nel corso dei secoli.

La rivelazione è percepita sotto forma di voce, ed è contemplata in un'immagine. In primo luogo è suddivisa tramite l'azione dei sensie poi quando è comunicata. Il veggente supera la cortina che separa ciò che è stato differenziato (das Gesonderte) dall'Indifferenziato (das Ungesonderte). Ma anche in spirito egli vede servendosi di occhi umani e ode con orecchi umani; sente parole pronunciate nella lingua del suo popolo. Per quanto in alto la terra si inarchi al di sopra del veggente, il suo dio deve discendere verso di lui. L'uomo lo pensa sotto forma di un uomo in modo simbolico (in Gleichnis) e lotta con lui nel guado oscuro, nella notte terrena. Lotta con lui fino al primo chiarore dell'alba, e, anche se ha la meglio, deve lasciarlo prima di scorgere il volto.

È vicino

E difficile da comprendere il Dio.

Comprendere il Dio è il grande tema dell'uomo, ma il dio può essere colto solo in modo simbolico. Sfugge alla presain mille forme, in quelle parti fugacicome in quelle più potenti. Comprenderlo resta il nostro compito.

Un simbolo (ein Gleichnis) è l'universo con le sue nebulose; dei simboli sono il padre e la madre, il figlio ed il padre, colui che preserva e colui che distrugge, la luce e l'ombra, la morte e la vita, leggi e sistemi, numeri e forme assieme all'Uno possente. Un simbolo è Shiva quale colonna di fuoco che gli dei non riescono ad attraversare in volo nel corso di interi eoni, e Brahma, bandito nel mondo sotto forma di un vasaio che lavora la creta. Tutte queste figure si completano in coppie e forme che sorgono dall'Assoluto.

Colmo è di bontà. Ma nessuno comprende

Da solo Dio.....

 

Leggi anche: Associazione Eumeswil

 


 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

 

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