Civiltà in transizione
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23
Mar, Apr

Civiltà in transizione

Coppia di orologi a polvere con ampolle da un'ora e da mezz'ora

Il senso della vita
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Esiste chi fra noi non ha mai tempo e chi non sa come trascorrerlo … Sicuramente ci troviamo "Al muro del tempo" e comunque in un tempo in cui ci moviamo sempre più annebbiati, anestetizzati, alla rinfusa, distratti da tutto e da tutti…

Coppia di orologi a polvere con ampolle da un'ora e da mezz'ora
Coppia di orologi a polvere con ampolle da un'ora e da mezz'ora

 

In questo articolo proponiamo un video in-contro sul tema: Civiltà in transizione. A parlare è Luigi Aversa, psichiatra e psicologo analista, per molti anni ha insegnato Psicologia dinamica presso La Sapienza – Università di Roma e successivamente all’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" presso la cattedra di Clinica psichiatrica della Facoltà di Medicina e chirurgia.

È stato fondatore della Società Italiana di Psichiatria Trans-culturale occupandosi di etnopsichiatria. Per diversi anni è stato presidente e vicepresidente del CIPA. Nell’ambito della psicologia analitica, ha fondato, insieme a Mario Trevi, la rivista Metaxù, è autore e curatore di numerose pubblicazioni. Si è occupato prevalentemente dell’influenza della filosofia ermeneutica sul pensiero psicoanalitico ed è stato il primo ad aprire al confronto con le neuroscienze la psicolo gia analitica rivisitandone alcuni concetti fondamentali in modo attuale e moderno.

Luigi Aversa nel video conversa nel senso reale del termine. È un parlare non a vanvera, ma cercando di dare un senso a ciò che viene espresso ed è anche un dialogare, avviene con la sua referente presente, ma anche con chi si appresta all’ascolto.

Il video può essere inteso come una "riflessione" di vasta portata e di notevole caratura, ma anche una meditazione dinamica o una meditazione che, di momento in momento, propone immagini o concetti chiave che possono essere visualizzati e possono essere ponderati se non contemplati nell’eccezione del termine. Per compierlo il soggetto in questione deve estraniarsi dalla corsa frenetica e trovare uno spazio di quiete per dedicarsi all'ozio del bel pensare o pensare a modo…

La conversazione prende spunto dagli ultimi due anni di un uomo annichilito dalla paura fisica, della malattia e della morte ed è passato o ha aggiunto la paura della guerra a livello mentale. Un uomo che si agita scomposto, se non non ritrova il contatto con se stesso ed il suo giusto posto nell’universo.

È una conversazione che ci richiama all’attenzione, all’essere vigili, alla storia dell'uomo, dell’umanità e della civiltà… È una conversazione sorta, ma non conclusa dove ognuno da sé può sviluppare a piacere uno o più dei grandi temi proposti.

La prima immagine che possiamo visualizzare è l’orologio a polvere ovvero la clessidra. Come ci descrive Jünger ne "Il libro dell'orologio a polvere": "In ogni studio, in ogni libreria antiquaria, si ritrova un pò dell’atmosfera evocata dall’orologio a polvere, un pò dello spirito della Melancholia e del San Gerolamo. C’è sempre una certa mestizia in questi luoghi, ma sempre unita a un'atmosfera accogliente, perché si è costantemente immersi in un clima di meditazione. Ognuno di noi certamente ricorda di avervi trascorso, in silenzio o conversando, ore e ore durante le quali il tempo pareva, se non immobile in assoluto, scorrere comunque con estrema lentezza…

Del resto, l’avversione per gli orologi situati entro le mura domestiche non è un fatto eccezionale. Credo, al contrario, che sia molto diffusa, ed è probabile che ognuno di noi la provi nelle sfere in cui è rimasto bambino o artista, quando, in una parola, permane in lui la selvatichezza [Wildnis] "uno stato di minore civilizzazione ma di più intensa umanità". L'orologio non ha niente a che vedere con le foreste. E neppure con il mondo degli amanti e del gioco, né appartiene al mondo della musica. Non misura le ore che lo spirito trascorre nell’ozio o nell’attività creativa. "Per l’uomo felice le ore non scoccano mai”.

Chi vive completamente immerso in questo borioso mondo dei titani, nei suoi piaceri, nei suoi ritmi e nei suoi pericoli, potrà anche raggiungere grandi mete, ma non potrà giudicare il mondo in quanto tale. Nel migliore dei casi finirà come Napoleone, che arrivò si a conquistare un impero, ma fu totalmente cieco di sé e della sua condizione. Tolstoj accenna a questa situazione nella premessa in Guerra e Pace, quando afferma che le grandi personalità è concessa probabilmente meno libertà che agli altri…

Il tempo rappresentato dall’orologio a polvere vive in ciascuno di noi, non solo nei nostri giorni infantili, o durante quelli trascorsi all’aperto oppure in una vacanza, ma è come depositato al fondo della nostra essenza. È qualcosa di diverso rispetto al tempo degli orologi meccanici, ma anche rispetto al tempo solare. Credo che valga la pena di ripotarlo alla luce, così come dai detriti di una miniera quasi abbandonata si estrae una roccia rara. Potrebbero risplendervi cristalli non comuni, potrebbe perfino celare virtù terapeutiche, oppure soddisfare una semplice curiosità…

Siamo soliti affermare: ogni cosa ha il suo tempo. Ma anche ogni luogo, e ogni essere umano, ha il suo tempo. È un fatto, inoltre, che non abbiamo mai tempo. Ciò significa evidentemente che non abbiamo tempo superfluo, dal momento che alcuni ne hanno di più, altri di meno. All’epoca degli orologi a polvere tutti avevano più tempo di oggi che siamo accerchiati dagli orologi. E siamo prigionieri delle nostre barriere temporali più profondamente e inesorabilmente che di quelle spaziali, sebbene i ceppi siano meno visibili.

Tutto ciò sta a indicare che la parola "tempo" possiede i significati più diversi. Ma qui non è solo questione di significati, quanto piuttosto di stratificazioni che ci avvolgono, che ci attraversano perfino, come un labirinto. Nessuno risolverà l’enigma del tempo, ma se, riflettendovi, apparisse chiaro ai nostri occhi questo suo carattere labirintico avremmo già ottenuto un grande risultato. Le sue molteplici facce non sono che specchi in cui anche ciò che chiamiamo "il nostro" tempo può diventare più comprensibile, e perciò più facilmente spiegabile…

Ma la conversazione del video si smuove su varie vie e al centro vi è sempre l’uomo. Allora ci viene in soccorso un piccolo testo dal grande valore: Il cammino dell’uomo di Martin Buber. Così Hermann Hesse scriveva a Martin Buber: "Tra i suoi scritti, Il cammino dell’uomo è indubbiamente quanto di più bello io abbia letto. La ringrazio di cuore di questo dono così prezioso e inesauribile. Lascerò che mi parli ancora e molto spesso." Un autentico capolavoro in miniatura. Il cui messaggio si rivela inesauribile proprio perché parla al cuore di ogni uomo e ci invita ad una autentica crescita umana.

L’opera si basa su una conferenza tenuta dall’autore al congresso di Woodbrook, nel mese di aprile dell’anno 1947.

Ricordiamo che Buber appartiene a "quella civiltà, non civiltà" dai tempi della diaspora avvenuta nel 70 dc. Se il libro parla al cuore di ogni uomo è ancor più vero che parla in modo ancor più fecondo a chi abbraccia il suo stesso credo religioso. Non dobbiamo dimenticare che appartenere ad una religione, una fede ci pone e "impone" un modo di pensare e di agire nel mondo poi si può essere turisti ed itineranti nelle religioni e filosofie oppure cogliere i fiori che provengono da ogni ambito in questione oppure creare un mélange, uno zibaldone, un purpuri, una gran confusione e perdersi, disperdersi…

Il piccolo capolavoro si dipana attraverso aneddoti chassidici e la loro spiegazione e si apre con un grande quesito a cui ogni uomo è interpellato da Dio: "Dove sei nel tuo mondo? Dove ti trovi?" Ogni volta che Dio pone questo quesito desidera che l’uomo abbia una reazione e questa può avvenire solo e solamente se si colpisce il cuore dell’uomo. Ma l’uomo si nasconde, scappa, sfugge alla domanda, ma finché la domanda viene soffocata l’uomo non si pone in cammino. Per quanto vasto sia il suo potere e colossale la sua opera, la sua vita resta priva di un cammino finché egli non affronta la voce. Ma non va ascoltata la voce del demonio che è quella che dice: "Dove sei?" ma prosegue "Nessun cammino può farti uscire dal vicolo cieco in cui ti sei smarrito". Ma questo è solo un modo perverso per non camminare…

È un libro che ci mette in contatto col mondo, ma anche col cosmo. È un gioiello che merita essere letto, assaporato, meditato per chi ricerca il proprio cammino e desidera dei suggerimenti o per chi è già in cammino è utile per entrare in contatto e cercare di comprendere il modo di credere chassidico...

Ma affinché l’uomo comprenda se stesso ed il suo cammino occorra che resti uomo e non divenga totalmente un automa.

Ritornando a Jünger: "Per cogliere appieno il suo valore di precursore, dobbiamo però tenere presente che l’orologio non è solo la prima macchina prodotta della nostra immagine del mondo, ma anche il primo automa. La fantasia si è sempre baloccata con l’idea dell’androide. Sappiamo già che nel Medioevo se ne occuparono Alberto Magno, Bacone e Regiomontano…

Ma la tecnica avanza inclemente e vari eventi sono stati preceduti da grandi sogni: l’unione di Faust con succubi da ogni parte del mondo, le formule di Paracelso e di Villanova per dar vita all’omuncolo. Nel frattempo le cucurbite e gli alambicchi sono stati sostituiti dalle provette. È rimasto il disagio con cui da sempre si guarda al mondo degli incubi come a un dominio di esclusiva pertinenza satanica. Poiché però difettano i concetti teologici, si dà corso a curiose discussioni giuridiche, biologiche e sociologiche.

Tutto questo per mostrare che non è facile fermare l’automatismo come comunemente si ritiene. Il suo asse poggia là dove non gira più nessuna ruota.

L’automatismo è oggi la potenza universale, la tecnica è la lingua universale. Non la si domina con i provincialismi.

L’uomo deve elevarsi al di sopra della propria condizione per raggiungere, attraverso la libera, spontanea forza dello spirito, una sfera universale, ove potrà abbracciare con lo sguardo l’intero processo in tutta la sua ampiezza e imponenza; solo allora potrà ricondurlo sotto il proprio controllo e sul binario desiderato. Questa altezza non può essere raggiunta indietreggiando, ma solo avanzando e al prezzo di sacrifici, ed esclusivamente da parte di coloro che hanno a cuore le leggi di un nuovo tempo del mondo.

VIDEO. Civiltà in transizione - con Luigi Aversa

 

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L’Associazione si fonda su tre pilastri:

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