Solo maschere? Ed il volto?
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Ven, Apr

Solo maschere? Ed il volto?

Solo maschere? Ed il volto?

Il senso della vita
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Un viaggio in India e soprattutto un viaggio in India in epoche passate è un viaggio tra i colori, i profumi ed i volti: sguardi vivi, intensi, persistenti. Volti differenti, con caratteristiche ben marcate.

Solo maschere? Ed il volto?
Solo maschere? Ed il volto?

 

Chi ama le foto può soffermarsi ad ammirare anche scatti amatoriali che ritraggono vitalità. Per chi è stato in India è ha sostato, posato attenzione sul viso ed ha fatto esperienza di scambi di sguardi, di occhi che si incontrano e di sorrisi che si scambiano e specialmente, in epoche remote, il rientro in Italia, in molti luoghi del nostro paese, è parso come tornare in un posto spento e smorto. Non più incontri di visi, ma incontri con zombie. Persone perse in pensieri vaganti. Quante volte si passa accanto a qualcuno e si pensa di essere divenuti invisibili perché l’altro neppure si accorge della presenza. Quante volte, per errore, si urta qualcuno in un supermercato, chiedendo scusa e l’altro rimane indifferente. Quante persone sostano a conversare davanti a bidoni dell’immondizia senza rendersi conto del luogo inappropriato per estetica e per l’odore. Un mondo di macchine, di automi che si incontrano o meglio camminano vicino, persi non si sa dove.

Nel 2019, a termine di un ciclo di conferenze, su i grandi interrogativi, si pose come domanda: Solo maschere? Ed il volto? È interessante, dopo aver indossato mascherine, che sono diventate un must ed un trend, ascoltare ciò che Marco Maculotti e Marco Marino dissero a riguardo.

È un interrogarsi e un cercare di rispondere ad ampio spettro. È un cercare di capire la maschera e cosa vi è sotto la maschera e se amplifica e/o vela.

La maschera è un tema antico che accompagna tutta la vita di ciascuno di noi fino al suo termine terreno. Non è da dimenticare che esistevano le maschere mortuarie basti pensare ai faraoni e che ancora oggi un defunto è imbellettato. Ci sono persone addette a tale compito ed in Giappone diviene un rituale fondamentale acconciare la salma per il grande viaggio.

Ma se i volti e le maschere si trasformano secondo le varie epoche è interessante leggere qualche breve frammento di Ernst Jünger tratto da: La Forbice un testo del 1988. Come si legge dal risvolto di copertina "In Die Schere, […], l’autore novantacinquenne aguzza l’esercizio enigmistico di chi comincia a leggere. Quale forma? Per un numero considerevole di pagine a partire dall’inizio. Die Schere, appare come un allinearsi di aforismi intagliati nel vecchio legno aromatico […]. Aforismi, certo, poiché anche i più lunghi, tendenti alla dimensione del breve capitolo o del frammento filosofico o dell’ asterisco saggistico, non passano mai la misura." (Dalla postfazione di Quirino Principe) Che cosa tiene insieme questi frammenti di pensiero? Compare in modo sorprendente, enigmatico, in chiusura di certi aforismi della prima parte del testo, la figura della forbice, immagine decisiva, emblematica in questo libro "adamantino".

La forbice rescinde, taglia, separa. La vita dalla morte, il pensiero dall’essere, il presente dal passato e dal futuro. Ma, osserva come figura, simbolo, modello, la forbice non taglia più è un oggetto privo di senso? Nel peggiore dei casi, è privo di utilità. Jünger distingue tra la forbice che si vede, che si guarda, la forbice in potenza, è quella che agisce, in funzione. Colto dalla visione della propria morte, l’individuo prova timore; raggiunto dal proprio destino non teme più, ne’ prova dolore. Distingue inoltre tra "un mondo in cui la forbice taglia" e "un mondo in cui la forbice non taglia". Non taglia, ma sta lì aperta, pronta a richiudersi, nelle zone di confine del tempo, nella memoria come nei presentimenti e nei fenomeni visionari. Non taglia nel mondo delle figure mitiche, comunque più potenti di quelle storiche: l’effetto che fa una figura eroica è più forte di quello di un personaggio nazionale, così come in zoologia non può raggiungere i bestiari mitologici, né le grandezze esistenti una figura geometrica perfetta.

Un progetto sopravvive alla propria realizzazione architettonica e non ne ha neppure bisogno. Un racconto o un sogno, irrealizzati, sono più nitidi della realtà. In questo mondo separato dalle idee la forbice non taglia. Ma la prospettiva è presto ribaltata. La forbice si serra inaspettatamente nel mondo reale: la medicina e la fisica hanno realizzato le mitologie, L ingegneria genetica è capace di dare un corpo fisico alle chimere, il pensiero non riesce più a star dietro alle realizzazioni della tecnica. La scienza ha demistificato tutti i dogmi, ha sfatato tutti i miti. E tuttavia- ci avverte il lucidissimo, smagliante Jünger di questa fine secolo - continuiamo a stare in un universo che vive: lo spirito, la venerazione "vive nel mondo, sta già nella materia, nell’essere pulsante".
Da La forbice:

"Dato che la macchina domina la terra, ogni non - europeo cerca di scoprire il segreto di questa terribile arma, ma interiormente la respinge, il Giapponese e l’Indù non meno del Russo e dell’Arabo. Il lato più profondo dell’anima magica fu che l’Ebreo come imprenditore e ingegnere rifugga dal creare macchine e si dedichi piuttosto al lato affaristico della loro costruzione. Del pari, il Russo guarda con paura e con odio questa tirannia delle ruote, dei fili e delle rotaie, e se anche oggi o domani si adatterà alla necessità, un giorno egli farà scomparire tutto ciò dalla sua memoria e dal suo ambiente per costruirsi un mondo nel quale nulla più esista di questa tecnica diabolica". Torniamo allo specchio. Esso è anche un simbolo di Afrodite, per questa ragione fu proibito dai padri della chiesa. Secondo Clemente Alessandrino, le etere sedevano di fronte ad esso per mascherarsi, "mentre il logos ci impone di non prenderci cura delle cose visibili, ma di quelle invisibili". Ma questo fa un pò l’effetto del cannone con cui si spari ai passeri. Per Paolo, torniamo a ripeterlo, lo specchio cela un enigma cui "in seguito però" si trova una soluzione. Esso è anche la parete del muro del tempo. Come attraverso quel muro filtra l’acqua della vita e disegna modello, così attraverso lo specchio riluce l’eterno e si lascia riconoscere attraverso i simboli. Chi vuole sapere di più, deve sfidare la morte. La "morte clinica" segna una fine, quella cui pensano i medici. Non sembra su questo siano tutti d’accordo. Se un organo deve essere impiegato, esso deve essere “in grado di esercitare le proprie funzioni”, dunque non del tutto morto. D’altra parte il donatore non deve essere più in vita. Quest’organo, se congelato, può conservare molto a lungo la sua potenza: già nel culto egizio delle mummie si possono ricordare aspettative di questo tipo. Ippocrate definì la morte come "l’istante puntuale in cui l’anima abbandona la dimora del corpo". Da ciò molto ancora potrebbe avere inizio. È inquietante quanto ancora possa accadere, negli istanti che immediatamente precedono e immediatamente seguono quel punto.

A chi è in viaggio, in questo torrido agosto, e soprattutto a chi -giudica la vita un viaggio- auguriamo di prendere parte con gioia al gioco di mascherare e smascherare il volto ed il mondo.

Marco Maculotti nasce a Cremona il 14 luglio 1988. Dopo aver compiuto studi classici, si laurea a Milano. Oltre a collaborare con varie riviste, è il fondatore e il curatore di «AXIS mundi», rivista online di cultura, studi tradizionali, antropologia del sacro, storia delle religioni, folklore, esoterismo e letteratura del fantastico.

Marco Marino, lavora come editor per la casa editrice Il Saggiatore. Ha collaborato con testate nazionali come «Il Messaggero» e periodici come il magazine dell’Enciclopedia Treccani, «Atlante», e la rivista «Enciclopedia italiana».  È responsabile della sezione Poesia del Festival Letterario «38° parallelo», per il quale nel 2019 ha curato la pubblicazione di «Di mano in mano. Due ipertesti per Valerio Magrelli» all’interno della collana «Le parole valgono» di Treccani. Sempre nel 2019 inaugura la collana di letteratura neoellenica dell’Università di Palermo, «Niata», con la traduzione della raccolta di poesie giovanili di Kostas Vrettakos, «Valore aggiunto» (Palermo University Press).

 

VIDEO. "Solo maschere? Ed il volto?" - con Marco Maculotti e Marco Marino

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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