(Adnkronos) - Il titolare della società agricola Ai Rore’ di Treviso specializzata nella produzione di vini da agricoltura biologica: «L’alternanza di sole e pioggia ha mantenuto le piante in salute e, soprattutto, una qualità delle uve molto alta»
Treviso, 6 luglio 2023. Tra le colline della
Previsioni positive che rispecchiano il modus operandi della società Ai Rorè che già nei primi anni Novanta ha investito sull’agricoltura biologica, puntando sulla qualità: «Abbiamo ottenuto la certificazione biologica nel 1992, negli anni in cui tutti credevano nell’agricoltura di massa e nelle grandi produzioni – spiega De Stefani -. In pochi in Italia consideravano il bio un metodo valido mentre noi ci abbiamo creduto. Abbiamo fatto diversi investimenti, ingrandito la superficie dell’azienda, che oggi conta 6 ettari di vigneti, e abbandonato il settore zootecnico per dedicarci solo alla viticoltura».
La società Ai Rorè è di fatto una realtà a misura d’uomo che grazie alle sue piccole dimensioni è un fiore all’occhiello per la produzione di Valdobbiadene Docg: «Coltivare biologico è una sfida per chi produce vino – conclude De Stefani -. Occorre infatti assumersi dei rischi perché ci vogliono sperimentazione e creatività, ma grazie al terreno e altri fattori ambientali le nostre “Rive” - termine con cui in dialetto veneto si chiamano i territori in forte pendenza – sono diventate la culla del bio». Un terreno naturalmente vocato alla produzione biologica, quindi, ma non per questo immune dai rischi: «Per combattere le malattie fungine – conclude De Stefani - utilizziamo induttori di resistenza che sono microelementi di origine vegetale e microrganisimi naturali che aiutano la pianta a resistere alle patologie. In altre parole le diamo degli “anticorpi” naturali per stimolarne le difese».
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