Intesa San Paolo detta la linea: nei numeri del suo Piano strategico c'è il futuro del sistema bancario
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Intesa San Paolo detta la linea: nei numeri del suo Piano strategico c'è il futuro del sistema bancario

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(Adnkronos) - Milano, 30/03/2022 - Cinque miliardi di investimenti in tecnologia con una parola d’ordine: digitalizzazione. Al punto che nascerà una banca totalmente digitale all’interno del Gruppo stesso. Ma la crescita passerà anche da altri fattori: chiusura di filiali, riconversione di numerose posizioni

lavorative, nuove assunzioni in ambito tech, azzeramento dei crediti deteriorati, taglio dei costi operativi, crescita dei ricavi e rafforzamento di tematiche come ambiente, sociale e governance. 

Analizzare il Piano d’impresa 2022-2025 del Gruppo Intesa Sanpaolo non serve solo a conoscere e fotografare la solidità finanziaria di una delle banche più grandi d’Italia e d’Europa. 

È anche un viaggio nel presente e nel futuro. Una traversata che parte dall’oggi per arrivare al domani del sistema creditizio italiano, che noi di Save Consulting Group monitoriamo con attenzione. Il nostro obiettivo è infatti quello di offrire alla clientela una gamma di prodotti, tra cui la suite di software bancari Tigrearm, sempre aggiornati e all’altezza delle aspettative. 

Il piano messo a punto dal management di Intesa Sanpaolo, guidato dal CEO Carlo Messina, detta una linea che le banche piccole, medie e grandi dovranno seguire se vorranno mantenersi sane e rispondere alle sfide della concorrenza, se punteranno a difendere le posizioni attuali o a svilupparsi ulteriormente. Certo, la grandezza dei numeri di Intesa Sanpaolo sono quelli di un colosso del settore e come tali vanno presi e considerati. Basti rilevare che, nel 2021, il Gruppo ha erogato circa 77 miliardi di euro di nuovo credito a medio-lungo termine, con circa 66 miliardi in Italia, di cui circa 55 miliardi concessi a famiglie e piccole e medie imprese. 

È vero, i confronti non sono mai utili e propositivi di per se, vanno sempre cuciti sulla singola realtà. Ma rimane il fatto che il Gruppo guidato da Messina, con questo Piano strategico, traccia una rotta comune, disegna una visione di “sistema”, che ogni istituto di credito, pur sulla base delle proprie dimensioni e risorse, dovrà necessariamente percorrere a passo di carica se non vorrà perdere terreno. 

Nello specifico, il Gruppo Intesa Sanpaolo ha chiuso il 2021 con un utile netto a 4,18 miliardi, in crescita del 19,4% rispetto al 2020. Per i soci, una cedola di 7,89 centesimi di euro per azione come saldo dividendi per complessivi 1,53 miliardi. Il Gruppo torinese aveva già erogato a novembre un acconto di 1,39 miliardi, che ha portato a un totale di 2,931 miliardi ripartiti agli azionisti. 

E, se gli scorsi dodici mesi sono stati molto positivi, il nuovo Piano d’impresa pone come obiettivi di distribuire entro il 2025 oltre 22 miliardi di euro, di cui più di 6,6 miliardi nel 2022, da dividendi cash con un payout ratio al 70% in ciascun anno del piano e da un buyback di 3,4 miliardi nel 2022. «Obiettivi che siamo certi di poter raggiungere», ha rassicurato Messina alla comunità finanziaria, quando ha presentato questo Piano che proietta il Gruppo nel futuro perché «crea la banca dei prossimi dieci anni». 

La lezione di Intesa Sanpaolo andrebbe presa come modello anche da altri istituti di credito. Per essere protagonisti nel futuro prossimo e per avere una crescita costante dei ricavi occorrono investimenti nell’asset strategico del digitale. Tanto che, dal 2022 al 2025, il Gruppo torinese ha programmato investimenti per 7,1 miliardi di euro, di cui 5 miliardi esclusivamente destinati a tecnologia e crescita, compresi 650 milioni per la nuova banca digitale, Isybank, dove “Isy” sta per “Intesa Sanpaolo for you”. 

Una nuova “creatura” che mira a conquistare 4 milioni di clienti e sarà una piattaforma più efficiente, permettendo di tagliare strutturalmente i costi operativi e di difendersi dalla concorrenza delle società fintech. «Si tratta di una nuova banca digitale per servire efficacemente una parte significativa della clientela di Intesa Sanpaolo che non si reca nelle filiali. Clienti che generano circa 200 milioni di ricavi», ha spiegato Messina. 

La nuova banca digitale sarà dotata di una tecnologia all’avanguardia, cloud-native adattabile alla clientela multi-valuta e multinazionale, lavorando in partnership con la fintech Thought Machine. Isybank offrirà un modello di servizio interamente digitale, che include App e un contact center, e sarà sviluppata da Artificial Intelligent Sales di Intesa Sanpaolo. 

Si tratta di un nuovo modello di servizio alla clientela che consentirà un taglio di 1.500 filiali (di cui circa 450 chiuse già nel quarto trimestre 2021, con numerosi timori espressi dai sindacati) e un modello omnicanale che punta a quel bacino di 9 milioni di clienti, tra piccole e medie imprese e retail, con esigenze finanziare più sofisticate, per i quali sono previste anche 1.800 filiali dedicate. Inoltre, il massiccio investimento tecnologico include anche una modernizzazione di cloud, sicurezza e gestione dei dati. 

Su questo fronte, Intesa Sanpaolo è pronta anche a varare una rivoluzione sul fronte occupazionale. Nel triennio le uscite volontarie in totale saranno 9.200, di cui 2.850 già effettuate nel 2021. Di contro, le nuove assunzioni saranno 4.600, in particolare arruolando figure professionali in ambito digitale, dati e analytics, mentre 8 mila saranno gli addetti riconvertiti o riqualificati nell’arco del Piano. 

Sotto il profilo più strettamente finanziario, c’è da osservare che Intesa Sanpaolo perseguirà una significativa riduzione del profilo di rischio e del taglio del costo del rischio. Per questo motivo, uno dei pilastri della strategia del Gruppo per i prossimi quattro anni è il cosiddetto «derisking massiccio - ha sottolineato Messina -, con l’ambizione di diventare una banca con zero crediti deteriorati», con l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti totali al netto delle rettifiche allo 0,8% nel 2025 rispetto all’1,2% del 2021. 

Infine, il futuro prossimo di Intesa Sanpaolo, così come delle banche italiane, passerà non solo da un’elevata patrimonializzazione e da una solida e sostenibile creazione di valore. Ma anche da un‘altra scelta strategica: una marcata connotazione ESG. Perché Environmental, Social e Governance sono tre “asset” che i clienti tengono e terranno sempre più in considerazione, affidando i propri risparmi a un istituto di credito, o facendo investimenti grazie a esso. 

Non è un caso, proprio in riferimento alle tematiche ESG, che Intesa San Paolo abbia predisposto di rafforzare ulteriormente il proprio ruolo di banca leader in questo ambito. Come? Si legge nel Piano d’impresa: «Con l’impegno non solo a destinare nel 2022-2025 circa 115 miliardi di euro alla comunità e alla transizione verde e circa 500 milioni di euro per supportare le persone in difficoltà, ma anche a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette, entro il 2030 per le proprie ed entro il 2050 per i portafogli prestiti e investimenti e per l’asset management e l’attività assicurativa, e, in aggiunta, a proteggere e ripristinare il capitale naturale piantando oltre 100 milioni di alberi nel quadriennio del Piano, mediante iniziative dirette del Gruppo o finanziamenti alla clientela dedicati, e adottando una specifica politica per la biodiversità». 

Quali spunti possono essere tratti per le banche di minori dimensioni? La risposta è semplice seppur complessa: cogliere la sfida del futuro con idee e tanta, tanta innovazione nei processi sia di mercato che interni. Il piano strategico è definito, ora spetta alla platea raccogliere la sfida. 

Questo articolo è stato scritto da Roberto Savelli Presidente di Save Consulting Group srl, società attiva nell’ambito della creazione e gestione di Software di Reporting Bancario e finanziario. 

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