(Adnkronos) - Roma, 28 Aprile 2022 - Questa è la storia di un’azienda Made in Italy, nata nel cuore pulsante della capitale d’Italia da un uomo che ha fatto delle sue passioni il suo lavoro e al quale dedica, insieme alla famiglia, anima e corpo.
Il tutto parte da circa 37 anni fa quando Mauro Cappelli,
Le prime macchine
L’iniziativa parte da una precisa intuizione. In quegli anni, le crepes alla francese erano un dolce che attirava una moltitudine di golosi e aveva una precisa fetta di marcato. Queste venivano prodotte attraverso una piastra e ad un bastoncino che, usato sapientemente, serviva a distribuire la pastella in maniera omogena sulla piastra. Una volta fatte volteggiare in aria e cotte su entrambi i lati, le crepes erano pronte. Certo, serviva tempo e maestria per dare origine al dolce. Si poteva semplificare questa procedura? La riposta è si. Prende vita la prima macchina per crepes a doppia piastra, rivoluzionando così la commercializzazione nelle gelaterie, bar e ristoranti del dolce francese. Attraverso la doppia piastra la cottura avveniva in maniera più veloce ed inoltre la macchina non richiedeva un personale con una formazione specifica per poter essere utilizzata. Contemporaneamente, viene intercettato un altro bisogno. La pastella, per essere realizzata, richiedeva tempo e programmazione così, anche per proporre un servizio completo ai propri acquirenti, l’azienda pensò di cominciare a fornire insieme alla macchina un prodotto semilavorato. Era il primo sistema di ristorazione messo in piedi dalla società romana. Da un lato le macchine e dall’altro il prodotto, formula che permetteva a chiunque possedesse un’attività nel campo della ristorazione di allargare il proprio business. Innovazione che offriva al cliente una soluzione “chiavi in mano”.
Dalle crepes ai waffles, churros e croissant il passo è stato breve. Il mercato stava dimostrando un certo riscontro e le macchine riscuotevano successo. La declinazione dei dolci avvenne in maniera naturale, studiando nuove piastre che potessero dare origine ad un’ampia varietà di delizie. Fu questo il primo flusso commerciale dell’azienda che da lì a poco avrebbe allargato i propri confini fiutando tendenze e bisogni.
Dal dolce al salato
Gli anni ’90 segnano l’esplosione dei pub, locali contraddistinti da un menù composto da un numero limitato di piatti da accompagnare a boccali di fresca birra. Il tipico snack che veniva consumato era una fetta di pane bruscata e condita con vari ingredienti. Venne allora pensata una macchina piccola e compatta che poteva essere messa in ogni tipo di ambiente, soprattutto nei pub dove spesso venivano riscontrati problemi di spazio. La società registra un nuovo marchio chiamato Bruschettone contraddistinto dal primo forno a nastro che permetteva di bruscare fino a 400 bruschette all’ora, quindi anche molto veloce. Altro aspetto problematico risiedeva nel pane da dover utilizzare, difficile da trovare. In questo caso venne messa appunto una collaborazione con un produttore nazionale, Morato, per poter fornire ai propri clienti anche la materia prima complessa da reperire. Fu un sistema di ristorazione semplificata che spopolò e diede l’avvio ad una produzione “salata”.
Sulla scia del Bruschettone arriva la pizza, un tassello che non poteva mancare, sempre con la stessa e identica modalità. Un forno a tunnel con nastro trasportatore per la realizzazione di ogni tipo di pizza immaginabile a seconda dei gusti ma anche della zona di appartenenza. A fianco ai forni, ovviamente, anche le pizze precotte pronte all’uso. Il sistema di ristorazione che non richiede un particolare know how, formazione o certificazione paga. Era sempre più chiaro che l’intuizione avuta da Mario nell’85 era quella giusta. La rivoluzione degli spazi in cucina stava cambiando radicalmente la grandezza dei risultati degli esercizi commerciali permettendo una produzione veloce, pratica e ordinata.
Il resto è storia. Il mix tra l’eclettismo di Cappelli ed il suo team unito agli spunti degli stessi clienti ampia notevolmente la produzione aziendale con nuove macchine e semilavorati. Spremute, gelati, frozen yogurt, cialde, pancake. Un ampio catalogo che ha portato alla creazione di altrettanti marchi contraddistinti dalla “Q”, conseguenza e necessità per dare ordine ad un’attività che stava crescendo inesorabilmente.
Visione
Il binomio vincente di Flashmachines e Italian Slow Food ha visto una importante espansione nel corso degli anni. La forza è sempre stata quella di guardarsi intorno, essere attenti osservatori del mercato italiano ma anche di quello estero in modo da anticipare tempi, bisogni e tendenze. Un esempio è l’ultima macchina per il gelato self-service, anticipatrice di un business che nel resto del mondo è già realtà.
Soprattutto negli ultimi anni si è valutato il riposizionamento dell’azienda, continuando a sostenere i propri clienti e permettendo la nascita e la crescita di nuovi imprenditori. La trentennale esperienza ha consentito di concentrarsi maggiormente, con un approccio diverso, sui vari brand e sulle nuove tecnologie mettendo al centro un livello superiore di qualità e servizi. Un’azienda in evoluzione che sta conquistando il mercato italiano e comincia a muovere i primi passi anche in quello estero esportando il tanto amato Made in Italy.
Per maggiori informazioni
Sito web: https://italianslowfood.com/
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