Calugi (Fipe): "150mila posti di lavoro liberi nella ristorazione, ma gente rifiuta"
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
25
Gio, Apr

Calugi (Fipe): "150mila posti di lavoro liberi nella ristorazione, ma gente rifiuta"

Lavoro
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

"In questo momento, nella ristorazione ci sono 150 mila posti di lavoro 'liberi'. I ristoratori continuano a non trovare il personale che stanno cercando. La gente, per diversi motivi, rifiuta il posto di lavoro offerto". Così, con

Adnkronos/Labitalia, il direttore generale di Fipe-Confcommercio, Roberto Calugi, dà una stima dei posti di lavoro 'vacanti' nella ristorazione tra camerieri, barman e cuochi, e che gli imprenditori non riescono a 'coprire' con le ricerche di personale.  

E per Calugi sono tre i motivi sostanziali che non permettono alle imprese di trovare le professionalità richieste. "Innanzitutto, e questo a nostro parere è il freno più grosso, è l'intercettezza che circonda il settore dopo le continue riaperture e chiusure di questi mesi. Tantissimi -continua- si chiedono se lanciarsi in questo comparto per poi rischiare di restare di nuovo senza lavoro a ottobre. Noi invece crediamo, e lo diciamo, che ormai quella sia una parentesi chiusa e che il nostro settore non si fermerà più", continua.  

"Oggi i ristoratori, spesso e volentieri, si trovano davanti persone che rifiutano il posto di lavoro che gli viene offerto o che chiedono di essere pagati in nero per non perdere i diversi sussidi statali di sussistenza", continua Calugi.  

Poi, a mancare, continua Calugi, "sono anche coloro che in passato, specie nelle grandi città, associavano il lavoro ad esempio da camerieri part-time allo studio". "E poi ci sono tutti coloro che non vogliono perdere i vari sussidi di sussistenza statali", dice. Una situazione che, sottolinea Calugi, non fa male solo alla ristorazione ma all'intero sistema di accoglienza italiano. "I turisti stranieri -conclude- arrivavano in Italia soprattutto per la ristorazione, che è soprattutto attività di sala, non solo di cucina, con la capacità di accogliere e fare stare bene i clienti. Capacità e competenze che con questa situazione si perdono". E per Calugi permettere il cumulo del reddito di cittadinanza con quello di un contratto stagionale "è una proposta di buon senso, ma a breve termine". Questo perché, per Calugi, "per risolvere i problemi nell'incrocio domanda-offerta di lavoro, serve un intervento strutturale sulle politiche attive".  

"E per dirla in modo diretto - chiarisce - non è possibile che una persona possa rifiutare 3-4 offerte di lavoro senza perdere qualsivoglia reddito di sussistenza, come accade invece in altri paesi. E questo accade invece in Italia perché non c'è un tracciamento delle offerte di lavoro che un soggetto riceve e che rifiuta. E quindi serve una riforma delle politiche attive in questo senso", conclude.  

 

(di Fabio Paluccio) 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.