(Adnkronos) - Quando recidivanti, sono indubbiamente un disturbo pesante per le ripercussioni tanto sul piano fisico quanto su quello psicologico e comportamentale. "Le cistiti, con i loro sintomi oscillanti tra il continuo stimolo alla minzione spesso infruttuosa o limitata a poche gocce di urina, la sensazione gravativa di peso sovrapubico, il bruciore ed il dolore nella fase di svuotamento della vescica, la paura di rilassarsi per non concedere al dolore la possibilità di rimanifestarsi, rappresentano un problema sociale oltre che clinico. E la loro cronica ricorrenza tende ulteriormente ad autoalimentarsi nel momento in cui, sul piano delle possibili soluzioni farmacologiche, la vescica e le vie urinarie dovessero pervicacemente restare l’unico obiettivo dei protocolli terapeutici". Così esordisce l'immunologo Mauro Minelli nella puntata di questa settimana di 'Fermenti, il segreto della salute', la rubrica online quindicinale realizzata sotto l'egida scientifica della Fondazione per la Medicina Personalizzata, in collaborazione con Adnkronos Salute.
Sarà proprio la persistenza, apparentemente ingiustificabile, di quei disturbi del tutto insensibili alla cangiante ridondanza dei vari antibiotici, a suggerire una lettura un po’ più ampia di una fenomenologia che, pur colpendo le vie urinarie, molto spesso parte da altrove.
"Le infezioni del tratto urinario, così come quelle vaginali sono, infatti, per lo più secondarie alla traslocazione di microrganismi e/o dei loro prodotti metabolici dall’intestino, attraverso una barriera epiteliale non più integra, proprio come accade nella leaky gut syndrome, anche nota come ‘sindrome dell’intestino gocciolante’ - ricorda l'immunologo - Ne sono agenti causali microrganismi uropatogeni, primo tra i quali Escherichia coli (uropathogenic E. coli – Upec), generalmente presenti simultaneamente nelle urine e nelle feci delle persone colpite, ciò che supporta un’origine intestinale per tali infezioni e, dunque, un ruolo del microbiota. In un recente studio, in cui è stato confrontato il microbiota intestinale di bambini con infezioni febbrili delle vie urinarie e bambini sani, sono emerse alcune differenze con, in particolare, un aumento di E. coli nell’ecosistema intestinale dei bambini inclusi nel primo gruppo. Verosimilmente, ambienti intestinali alterati potrebbero favorire la sovracrescita di batteri uropatogeni che, attraverso barriere epiteliali danneggiate, potrebbero traslocare al di fuori dell’intestino".
"E’ dalla conoscenza di queste premesse che possono scaturire le strategie di cura più efficaci anche per le cistici. Si è visto, per esempio, che il probiotico E. coli Nissle 1917 ha uno specifico effetto antagonista nei confronti di ceppi patogeni di E. coli, come quelli enteroemorragici. Per il resto, valgono tutte le raccomandazioni finalizzate a mantenere un microbiota sano, povero di enterobatteri e capace di produrre i benèfici acidi grassi a catena corta, tra i quali soprattutto gli acidi butirrico e propionico - sottolinea Minelli - Appartiene a questi ultimi la capacità, tra le altre, di promuovere l’integrità della barriera mucosale sulla cui tenuta anche la dieta gioca un ruolo cruciale. A tale riguardo si è dimostrato, per esempio, che una riduzione anche temporanea dell’assunzione alimentare di fibre contribuisce alla degradazione dello strato di muco della barriera intestinale aumentando, così, la suscettibilità ai patogeni. Nello specifico, una dieta a basso contenuto di fibre può favorire l’espansione e l’attività di batteri capaci di degradare il muco e dunque l’erosione della barriera mucosale, facilitando la traslocazione di patogeni opportunisti ed aumentando quindi il rischio di infezioni extraintestinali. Sarà sempre il caso di ricordarsene prima di un’eventuale nuova antibioticorepia mestamente destinata a rimanere ancora una volta senza risultati".
