Giustizia, Benedetto (Fondazione Einaudi): "La separazione delle carriere è una battaglia di civiltà"
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
17
Ven, Mag

Giustizia, Benedetto (Fondazione Einaudi): "La separazione delle carriere è una battaglia di civiltà"

Politica
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

(Adnkronos) - "Con il nostro appello, pubblicato sul sito fondazioneluigieinaudi.it, chiediamo al legislatore di approvare una legge costituzionale per separare le carriere dei magistrati, tra chi giudica e chi accusa. Si tratta di un’iniziativa che ha raccolto consensi in modo trasversale e che abbiamo deciso di promuovere

indipendentemente dalle proposte di legge già depositate in Parlamento, perché pensiamo sia importante mantenere alta l’attenzione sul tema e arrivare a una rapida approvazione". Così Giuseppe Benedetto, storico esponente del Partito liberale italiano, oggi presidente della Fondazione Luigi Einaudi, interviene con l'Adnkronos a proposito dell'iniziativa di raccolta firme lanciata ieri nella Sala Stampa della Camera dei deputati a favore della separazione delle carriere. 

"La questione centrale a favore della separazione delle carriere -sottolinea - non è l’enorme potere di questo o di quel Pm, ma la totale irresponsabilità dello stesso nel sistema giudiziario italiano che non vede eguali in nessun altro Paese europeo. Sulla necessità di questa riforma ho scritto anche il mio ultimo libro ‘Non diamoci del tu: la separazione delle carriere’, con prefazione dell’attuale ministro alla Giustizia, Carlo Nordio”.  

“Mercoledì scorso in audizione alla Camera ho ribadito che separare le carriere in magistratura è, per noi della Fondazione Einaudi, la madre di tutte le riforme in materia di Giustizia - ricorda Benedetto - Rappresenta il completamento logico e cronologico del percorso di riforma iniziato nel 1989 con il nuovo Codice di Procedura Penale di Giuliano Vassalli, che ha segnato il passaggio dal rito inquisitorio al rito accusatorio, e proseguito dieci anni dopo con la riforma dell’art. 111 della Costituzione, che vede il giudice terzo. Oggi manca l’ultimo step, proprio la separazione delle carriere, ci auguriamo che il Parlamento non si lasci sfuggire questa occasione”. 

La proposta della Fondazione Einaudi prevede che sia "indispensabile avere un doppio Csm, uno per i giudici e uno per la pubblica accusa. In uno Stato liberal-democratico il magistrato non deve essere il sacerdote dell’etica pubblica, ma deve limitarsi ad applicare correttamente le leggi. Chiariamo, nessun pm deve essere controllato dall’esecutivo, ma quella dei magistrati controllati dal Ministero della Giustizia è una forzatura, una strumentalizzazione che arriva da una certa parte di magistratura militante che ogni volta che viene messa sul tavolo questa riforma si attiva per farla fallire. Il primo a dire che, pur separando le carriere dei magistrati, nessuno vuole mettere in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, è stato proprio il ministro Nordio”, conclude. 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.