(Adnkronos) - Nella relazione medico-paziente "è importante usare parole semplici, non distanzianti come quelle tecniche e, nel rapporto caregiver-paziente, non essere sempre e soltanto compassionevoli e nemmeno usare frasi come 'sei un guerriero'. Bisogna invece vivere la quotidianità, lavorando sulla stima degli
Nella relazione ci sono degli "elementi dirimenti la relazione empatica - spiega Russo - La capacità di guardare intensamente negli occhi attiva i neuroni specchio". Questi, infatti, entrano in funzione "quando una cosa la faccio e quando la vedo fare. Se sorrido, sono certo che il nucleo accumbens, che ha a che fare con l'emozione positiva, si attiverà nel cervello dell'interlocutore".
Quando si interagisce con qualcuno "è molto importante - continua Russo - misurare quello che le persone non ci vogliono o non ci possono dire. Così come nello studio abbiamo misurato, con il battito cardiaco e sudorazione delle mani, l'emotional index - se l'emozione è positiva o negativa e l'intensità - abbiamo utilizzato anche un eye tracker, che misura quello che le persone guardano, per incrociare quello che si guarda con quello che si prova" come emozione "e si memorizza".
I dati raccolti sono "estremamente interessanti - sottolinea l'esperto - perché esaltano quegli elementi che i medici, magari, considerano meno improntati. A volte si è troppo tecnici nella relazione e si perde il punto di vista pratico che colpisce di più il paziente: non a caso - osserva Russo - i pazienti guardano in modo intenso il volto del medico. Una piccola distrazione", per esempio, "viene percepita dal paziente in maniera negativa: anche se questa è giustificata a livello razionale e noi sappiamo razionalmente che certe cose possono accadere - conclude il docente - emotivamente non volgiamo ammetterle e accettarle. Per questo è importante stare molto attenti alla dimensione emotiva".