Covid, l'infettivologo: "Segni immunità anche in asintomatici"
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
28
Gio, Mar

Covid, l'infettivologo: "Segni immunità anche in asintomatici"

Covid, l'infettivologo: "Segni immunità anche in asintomatici"

Salute e Benessere
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

"Sapevamo da studi precedenti che negli asintomatici non restano anticorpi" contro Covid-19. "In compenso abbiamo trovato altri attori del sistema immunitario, le cellule T, in quantità simili ai sintomatici".

Covid, l'infettivologo:
Covid, l'infettivologo: "Segni immunità anche in asintomatici"

 

A spiegarlo è l'infettivologo Antonio Bertoletti, della Duke University di Singapore. L'esperto, in un'intervista a 'Repubblica' racconta i risultati di uno studio condotto sui muratori che vivono i affollati dormitori nelle periferie della metropoli asiatica. "Lì si annidano dei focolai e molti lavoratori, giovani e in salute, sono asintomatici. Abbiamo trovato 85 positivi senza segni di Covid - dice lo specialista - La loro risposta immunitaria era stata esemplare".  

L'idea è che chi ha cellule T possa essere immune al coronavirus Sars-CoV-2, conservandone memoria. "Crediamo sia così, anche se non abbiamo certezza. Le cellule T sono più difficili da osservare rispetto agli anticorpi, anche se stiamo lavorando a un test da distribuire per facilitare queste analisi. Nel caso degli anticorpi sappiamo che c'è un calo rapido dopo la guarigione. Le cellule T invece sembrano durare di più. I nostri volontari avevano infezioni vecchie di 3 o 4 mesi. A luglio abbiamo pubblicato su 'Nature' uno studio in cui ne trovavamo anche fra i guariti della prima Sars, 17 anni fa". Per Bertoletti "è presto" per dire quando duri l'immunità a Sars-CoV-2. "Sappiamo che alcune cellule T resistono alcuni mesi. Ma non sappiamo se bastano a proteggerci da un nuovo contagio".  

Quanto ai vaccini, se il sistema immunitario "durante un'infezione naturale produce anticorpi contro più porzioni del virus" e nel caso del coronavirus "riconosce la spike, la punta della corona, ma anche altre proteine. I vaccini invece prendono di mira solo la spike. Ma questo non vuol dire che il vaccino non funzioni. I dati preliminari sono incoraggianti", assicura Bertoletti. E chi ha avuto il virus va vaccinato ma "dopo gli altri. Può darsi che chi è guarito non abbia una protezione completa: ci sono stati sporadici casi di reinfezione. Ma non è nemmeno naif come gli altri".  

La prospettiva è che con vaccini e immunità naturale si vedrà la luce in fondo al tunnel della pandemia: "Avremo altri picchi, che saranno via via più bassi. L'immunità naturale dei guariti si aggiungerà a quella dei vaccinati. Nel frattempo, però, vedremo calare anche anticorpi e cellule T. Ancora non sappiamo quanto durerà la loro protezione". L'infettivologo italiano prova a spiegare anche perché a Singapore e nei Paesi vicini ci sono pochi casi. "Le regole sono rigide. In tutta la regione, anche dove i contagi sono numerosi, la severità dei sintomi sembra più bassa rispetto all'occidente. A contare è l'età più giovane. Ma può darsi che la frequenza delle malattie infettive sia più alta e che essersi contagiati in passato con un virus che al sistema immunitario ricorda l'attuale aiuti a far scattare le difese in modo più efficiente".  

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: RedEmail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.