L'attività chirurgica programmata negli ospedali pubblici italiani "è di fatto ferma, limitata agli interventi d'urgenza o a salvaguardare quelli oncologici non rimandabili. Ma in queste condizioni si sommano ritardi a ritardi, e la situazione delle liste d'attesa è terrificante". A fare il punto con l'Adnkronos Salute
Dopo due anni di pandemia sembra che nulla sia cambiato per i pazienti non Covid che necessitano di un ricovero o un intervento programmato. "Il finanziamento ad oggi non ha coperto la stabilizzazione degli infermieri e dei medici che sono stati assunti per l'emergenza - ricorda il presidente Acoi - Se avessimo dato una programmazione certa a queste risorse umane, forse oggi non saremmo in queste condizioni".
Ma come si può recuperare sul fronte delle liste d'attesa? "Se il ministro della Salute, Roberto Speranza, e le Regioni investono oggi in quello che chiediamo, ovvero più operatori (infermieri, anestesisti, chirurghi) e nelle strutture, in un anno possiamo recuperare il 70% degli interventi rimandati - suggerisce - Mancherebbe un 30% che si può smaltire nel 2023 se riprendiamo a regime e non ci sono ulteriori problemi".