(Adnkronos) - I sintomi dell’infezione da Virus respiratorio sinciziale (Rsv) possono essere difficili da distinguere dall'influenza o da altre infezioni respiratorie come Covid-19 ed è spesso complesso arrivare a una diagnosi precisa. "Il testing è essenziale perché, altrimenti, non abbiamo diagnosi eziologica",
L’esperienza pandemica però potrebbe facilitare l’adozione di questa procedura. "Tutto quello che la popolazione ha imparato a conoscere - tamponi molecolari e antigenici - ha aiutato”, osserva Giancarlo Icardi, professore ordinario di Igiene all’università di Genova. Se attualmente si usano i test per "fare diagnosi differenziale con test di laboratorio di Covid, ora l’approccio futuro con i test molecolari", nel caso di Covid negativo, spiega Icardi, si indagherà che “tipo di virus sia. Sappiamo che i virus influenzali e respiratori sinciziali sono ai primi due posti nel colpire la popolazione e danno complicanze e soprattutto esiti fatali. Ci sono delle stime - aggiunge l’esperto - che in Italia ci siano 3700 over 65 che ogni anno muoiono per complicanze da Rsv".
Le persone in età adulta avanzata sono esposte a un rischio maggiore di contrarre il virus e sviluppare malattia severa, così come i soggetti con patologie cardiache e polmonari croniche. Tuttavia, a oggi - è emerso dall'incontro - tra coloro che presentano sintomi da infezioni respiratorie acute, una percentuale molto bassa viene testata per il virus respiratorio sinciziale. A questo riguardo, sempre più evidenze dimostrano come un sistema di sorveglianza allargato possa garantire una corretta caratterizzazione dell’epidemiologia, contribuendo all’utilizzo più appropriato di risorse mediche e farmacologiche come, per esempio, le terapie antibiotiche.